La grande musicalità come sentimento della ragione, preliminare alla ragione stessa, alla base dell’incontro a Roma tra Comunione e Liberazione e papa Francesco.

 

Affinché la ragione sia percepita e possa insediarsi durevolmente in ogni persona, è necessario che il sentimento della ragione sia preliminarmente interiorizzato e affezionato. Altrimenti si resterà nel razionalismo, lontano e persino in antagonismo alla ragione, in tutti i campi. Con anche la sua più grossolana e disumana caricatura. Non si è forse sempre detto che “Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”? Ed è proprio questo sentimento preliminare che bisogna allora coltivare attivamente prima che la razionalità, tutta la razionalità, possa fiorire. Altrimenti sarà inevitabile cadere in quel razionalismo acerrimo nemico della complessa razionalità dell’uomo globale e completo. Il sentimento, l’intuizione, precede in effetti sempre la precisione e il rigore cosciente della conoscenza applicata. Nel nostro mondo nichilista e ridotto al relativismo, le attitudini sono state anche profondamente diseducate. Al punto che bisogna rieducare la nostra percezione sentimentale: pensiamo al grado di indifferenza che il laicismo (da non confondere con la gloriosa laicità!) ingenera nelle mentalità cosiddette moderne.
Meditavo su questi concetti sabato 7 marzo, a Roma in Piazza San Pietro, all’incontro tra papa Francesco e Comunione e Liberazione, i cui membri erano giunti – come per me e un’altra quaranina dal Belgio – da 47 Paesi del mondo.

Mentre cercavo di dare forma ai miei pensieri, ero totalmente incantato e emozionato dalla musica e dai canti che si diffondevano dai potenti altoparlanti della bella e grande piazza, la più celebre al mondo. Un eccezionale coro del movimento CL cantava, con sublime maestrìa, delle Lodi medievali fino a dei capolavori polifonici di Palestrina, ma anche dei canti di Adriana Mascagni o di Claudio Chieffo: magistralmente interpretati all’unisono persino dai quasi 100.000 ciellini che avevano riempito la piazza e oltre. Poco prima, l’incontro era iniziato con il concerto per violino e orchestra di Beethoven, che don Giussani, fondatore del movimento CL (ormai presente in più di 70 Paesi) utilizzava attorno alla metà degli anni ’50, all’inizio della sua carriera da professore nel liceo Berchet di Milano. La sua idea – che si è in seguito tramandata – è che la bellezza suprema del dialogo eterno rappresentato dall’irriducibile individualità, quella del violino, e dalla coralità della comunità, quella dell’orchestra, sia la struttura indispensabile e preliminare per percepire e apprezzare l’infinita bellezza della creaturalità e del Creatore. Ancora prima dei discorsi di monsignor Carron, attuale presidente di CL, e di papa Francesco, era stato il sentimento intrinseco e globalizzante, soprattutto della musica e del silenzio più eterni, a riempire la piazza con la grande religiosità della storia e del pianeta. Persino con canti individuali in cinese, spagnolo, portoghese… Il tutto armoniosamente salmodiato dalla marea dei presenti. Così abbiamo potuto anche partecipare ed ascoltare, con una scansione ritmata e proporzionatamente equilibrata, la preghiera ecclesiale delle Lodi del mattino, la più devota e diffusa al mondo. Come se scaturisse da un’armoniosa intimità claustrale e non da una folla quasi incalcolabile accorsa dal mondo intero. Miracolo fattuale, melodioso e razionale di un sentimento educato e preparato (da 60 anni, dalla fondazione di CL)!

 

Il formato di una sola pagina di questo Blog non mi permette di parlare dei contenuti veramente storici dell’incontro e del messaggio severo e centrale del Papa: lo farò presto. Tengo però a sottolineare che il mio tentativo di meditazione laterale sul sentimento della ragione, che precede e deve precedere la ragione stessa, nonché della mia generale riflessione, è corroborato dalla scelta dell’Emerito Benedetto XVI di pubblicare nel 2011, presso l’Editrice Vaticana, come primo dei sedici volumi della sua raccolta teologica e ecclesiologica, l’imponente volume di ottocento pagine sulla liturgia. Si possono ritrovare lì i suoi appunti primordiali sulla musica nella Chiesa che non può non essere meno che “solenne”. Il papa probabilmente il più “razionale” della storia si è preoccupato qui, in modo particolare, che la prima grande pubblicazione della sua opera omnia metta bene in vista l’elemento musicale, il meno apparentemente espressivo – ma solamente su un piano esplicito ed esplicativo – nel raduno del popolo di Dio. Inoltre, il papa più ammirato per il suo rigore teoretico è – lo si sa – un appassionato pianista, ancora oggi dilettante attivo (nel senso di diletto amatoriale), nella continuità.
Il sentimento della ragione, prima della ragione, nel Logos.

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