Io ordoliberista? Senza coscienza delle cause della crisi, non è possibile uscirne.

Che io sappia, si tratta del solo economista che utilizzi la nozione di ordoliberismo nell’analisi della crisi contemporanea. Il suo nome è Giulio Sapelli. Già da tempo ha trattato l’argomento. Particolarmente nel quotidiano italiano online Il Sussidiario.net, molto vicino al movimento cattolico rigoroso presente in più di 80 paesi, Comunione e Liberazione.
Se si vuole avere la misura della propria ignoranza e meditare sulla modestia del proprio talento culturale, basta leggere anche un suo piccolo articolo nel quale i suoi giudizi sempre acuti e precisi sono situati immancabilmente nel loro contesto storico. E con angoli visuali puntualmente originali e pertinenti (anche polemici). Una rarità assoluta. Professore cattolico all’’Universita degli Studi a Milano, Sapelli è una testa tra le più brillanti e seguite anche a livello internazionale. Tuttavia, le sue scelte politiche non sono sempre da me condivisibili: egli è piuttosto incline ereticamente a sinistra, aveva (per esempio) sostenuto l’elezione di Hollande alla presidenza francese (!).
Cerco, in ogni caso, di non perdere uno dei suoi libri e dei suoi articoli, sempre più che interessanti.

Certo, sentirmi indirettamente associato agli ordoliberisti funzionari eurocrati e spocchiosi oppure ai conservatori « reazionari nordisti » (i tedeschi) la cosa non fa che che bruciarmi sempre e particolarmente. Anche se solo leggendolo. Bisogna dunque che mi spieghi. Coltivo sistematicamente l’idea – nella povertà della mia cultura che oso pretendere cattolica – che senza la coscienza attiva delle cause che hanno provocato la crisi, non è possibile, per l’Europa, di cavarsela e di uscirne. Ora, ho anche la debolezza di credere che tutto dipende, fondamentalmente, dalla denatalità mostruosa delle due ultime generazioni che ha fatto crollare la domanda interna dei mercati occidentali (duecento milioni di bocche in meno da nutrire e di destini, non solamente economici, da soddisfare in Europa). A questo fatto concreto e già molto ben misurato (con una fertilità catastrofica di 1 virgola qualche decimale!), bisogna aggiungere la seconda causa: quella dei debiti giganteschi dei nostri Stati statalisti sempre occidentali. Questi, a parte il fatto che hanno dovuto bloccare tutti gli indispensabili investimenti, sono sottoposti a pagare – va da sé – gli interessi passivi colossali di detti debiti.

Il problema è che di queste due cause, soprattutto la denatalità, non se ne parla nemmeno o quasi. Oppure in un modo frammentario e mai globale. Esse invece scaturiscono insieme dallo stesso «vizio» molto immorale del nostro tempo: voler vivere al di sopra dei mezzi disponibili, alle spese degli altri (di Pantalone: in realtà delle generazioni future).
Quanto alla denatalità, essa costituisce anche la causa più grave per le sue connotazioni culturali e antropologiche. L’uomo detto moderno, autodefinito autonomo et separato da ogni tradizione, è diventato nichilista e senza alcuna reale (conseguente) speranza nel suo futuro.
Secondo il professor Sapelli, gli ordoliberisti, che definisce reazionari, sarebbero quelli che si oppongono – grosso modo – all’aumento del debito pubblico detto necessario alla ripresa economica, dunque alla vera lotta alla disoccupazione.

La mia posizione è che al punto scellerato cui siamo giunti, con i debiti inenarrabili e le (il miliardo al mondo di) culle vuote, la sola possibilità realista e inaggirabile per forse uscirne, è di aumentare ancora i deficit: vale a dire peggiorare ancora il costo dei debiti. Bisogna dunque dire, ripeterlo, argomentarlo, e ancora ricominciare… Non basta trovare possibili (improbabili) soluzioni.
Come infatti motivare le masse edoniste (culturalmente straccione e irresposabili) senza coscienza?

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