Il supremo carisma di don Giussani : richiamare l’umano alla sua vocazione creaturale di salvezza

 Che la presenza del Mistero di Dio nella storia assuma di norma le forme, i luoghi e le persone di specifiche circostanze, appare evidente con il movimento di Comunione e Liberazione, con la Milano come topos sorgivo della seconda parte del ventesimo secolo e con la persona in via di beatificazione di don Luigi Giussani.
Già nella Palestina di Erode e Pilato, l’incarnazione del Logos aveva preso le forme delle persone di Maria, Giuseppe e Pietro (con gli altri 11 pescatori di anime) che dovevano permettere all’evento di Gesù Cristo di cambiare e salvare realmente la storia tutta dell’umanità.
In corrispondenza e dopo il Concilio Vaticano II, la figura e l’azione profetica nell’Ecclesia di don Giussani doveva così coinvolgere e determinare anche l’opera degli ultimi quattro pontefici che hanno profondamente marcato e trasformato le sorti della Chiesa e della sua cattolicità.
L’humus metropolitano della moderna e laboriosa Milano ambrosiana – che già aveva accolto la conversione di sant’Agostino e la prodigiosa pastorale del suo santo milanese di Treviri, lo spiritualmente gagliardo Ambrogio – doveva situare il rinnovo del Mistero della salvezza nella Tradizione contemporanea.

 Anche attualmente, la grande ed estesa diocesi milanese – a detta di papa Ratzinger – svolge la funzione di faro per tutta la Chiesa universale: soprattutto ora che è guidata dal grande magistero del suo arcivescovo Scola, uno dei prediletti allievi, già dagli inizi degli anni ’60, e stretto collaboratore di Giussani. A sua volta, il papa beato Montini (Paolo VI), fin dalla sua guida come cardinale lombardo nei primi anni del Concilio ha caratterizzato il suo apostolato sostenendo quello del nostro prete nel suo movimento; poi papa Giovanni Paolo II (già santo) iniziatore polacco della fine, fra l’altro, del comunismo nel mondo ha riconosciuto ufficialmente nella Chiesa Comunione e Liberazione.; seguìto da papa Benedetto XVI, forse il più grande e rigoroso teologo-pastore della storia, divenne rapidamente, molto prima di diventare papa, un ammiratore apologetico della teologia giussaniana; e infine, papa Francesco, tanto raffinato gesuita quanto modesto francescano è giunto a scrivere una lunga ed entusiasta prefazione, a Buenos Aires, per il libro primo del nostro fondatore; tutti e quattro questi pontefici – per loro stessa esplicita e coltivata ammissione – sono stati ispirati radicalmente dal divino, possente e diretto carisma di don Giussani.

 Il Dio vicino e operante, anche nella nostra epoca nichilista della secolarizzazione, ha scelto la libera e fervente vocazione di questo classico e anticonformista prete brianzolo, ben rappresentativo della consapevolezza dell’orrore modernista proprio al relativismo, per vivificare e rifondare il senso religioso nella sua dimensione salvifica ecclesiale.
Forse mai ad un semplice sacerdote di base (era stato comunque elevato al rango di monsignore) è stato dato di riuscire a ricondurre la deviata teologia alla sua cristocentricità, di costruire un vasto movimento ecclesiale e di diventare un riferimento per filosofi e grande amico, anche personale, di pontefici.
L’apparente «successo» del suo movimento C.L. in più di settanta paesi nel mondo, ben che non completamente espressivo della sua eccezionale carismaticità religiosa e associativa, costituisce un dono dello Spirito Santo all’umanità ecumenica.
I suoi numerodi libri, tutti online e tradotti in molte lingue (anche in cinese, giapponesee arabo), testimoniano direttamente e indirettamente della fecondità epocale della sua vita, riassunta nella grandissima biografia (Vita di Luigi Giussani, 1350 pagine!), scritta genialmente da un altro suo prediletto, Alberto Savorana.
Da non perdere assolutamente il suo Rischio educativo e la sua trilogia PerCorso: Il senso religioso, ; Le origini della pretesa cristiana; Perché la Chiesa.
Preghiamo per lui alla sua tomba al Monumentale di Milano, intorno alla sua celeste e influente santità.

Laisser un commentaire