La dominazione, proria della visione soggettiva nel rapporto filosofico con la Realtà, sta concludendo il suo cammino con la proclamazione del pensiero pure personalista, come matrice originaria dell’idea di “rivoluzione” applicata alla politica (divenuta politicista)…
La visione antropocentrica dell’esistenza, in vista di sostituire quella teocentrica, si era manifestata soprattutto già nell’era dell’Umanesimo. Per svilupparsi e precisarsi con il Rinascimento pure europeo e il protestantesimo luterano-anglicano della prima metà del sedicesimo secolo. La grandiosa resistenza dei Papi e del clero nella Chiesa cattolica ha talmente contrariato detti scismi, almeno fino al Pontificato di Pio XII, da riuscire non solo a limitare la conquista dei fedeli cristianie romani. Questa ha però continuato a realizzarsi e completarsi in corrispondenza del dopo Concilio Vaticano II. E soprattutto dopo l’inizio dell’installazione al Soglio pontificio di Papa Francesco, detto il “sangallista”: dotato di un modernismo anche teoricamente rivendicato e progettuale.
Sul piano politico, l’ideologia neo-gnostica e immanentista (ad intermittenza, come ne prescrive l’ormai abitutdine!) si era progressivamente assimilata attraverso l’idea semplicista e primaria dell’Illuminismo, all’origine della rivoluzione francese. Tutta fondata – se così si può dire – sul concetto sovversivo e ora sempre più evidentemente inesistente, nella sua essenza, secondo la quale l’uomo è autonomo e auto-sufficiente a se stesso. Oltreché alle sue proprie forze. Tutte sufficienti per la… sua Salvezza progressista totale. La lotta materialista ed edonista, contro la Civiltà cristiana e il Cattolicesimo assumeva, in tal modo, la sua configurazione massificata e già massone – falsamente nascosta nel secolarismo razionalista – già internazionale. E incipientemente già vincitore. Ma fondamentalmente, l’idea-idolo scaturita da tutto questo movimento di ultimo mezzo millennio fino alla nostra attualità, ha partorito la nuova nozione modena e modernista della politica. Compresa la stessa guerra come suo prolungamento detto “naturale”. La quale regna senza quasi alcuna opposizione apparente.
La quale forma l’idea, ormai nel mondo intero, dunque di rivoluzione fatalmente politicista!
Alla base di ogni attività pubblica, in effetti, a destra e in modo particolare a sinistra. Si incontra così la molto generalizzata logica della “volontà di potenza” prevalente ed opposta alla Verità. E alla sua ricerca basata sul dovere eterno. La cosa anche nel sistema dei valori sempre bisognosi idispensabilmente dei princìpi che possono essere applicati solo a partire dall’esterno. Oppure piuttosto dal livello superiore. Si ha in tal modo la logica della forza rivoluzionaria concepita pure al di fuori della razionalità o della sua apparente ragionevolezza. Da cui la tendenza fondamentalmente a sinistra, in quanto sempre patologicamente incurabile e trasformista in modo costante e falsificante. Pronta a indurre sempre la demenza endemica: caratteristica di quanto si sta generando apparentemente sotto gli occhi di tutti nell’assurdo…
Non si scherza infatti con il rapporto con il Reale, fondato ovviamente sulla Verità!
Al nostalgico et mediocre provincialismo si oppone l’idea oggi astratta del “mondialismo”, originario già dell’”universalismo” cristiano! In California alla fine del secolo scorso, è stato inventato il neologismo senza futuro di “glocalismo”: sintesi di “mondiale e locale”
La scomposizione (dopo la rivoluzione francese) in opposizione a livello planetario della destra e della sinistra, principalmente per difetto di religiosità, confluente nell’ateismo manifestato e che si declina in tutti i campi, dal filosofico al culturale. Così una delle espressioni più notevoli di questo antagonismo perpetuamente contraddittorio, si è chiaramente dichiarata con l’invenzione, verso la fine del secolo scorso soprattutto in California, del geniale neologismo “glocalisation” in inglese. Il quale, come spesso la lingua anglo-sassone ora planetaria lo fa regolarmente, restituisce agli idiomi latini il significato semantico delle loro proprie parole, spesso perso. Con le radici concettuali anche originarie. In sovrappiù, con una pertinenza stupefacente in rapporto ai bisogni urgenti del senso più necessitante proprio della contemporaneità. Il termine glocalizzazione, composto in sintesi dai due significati “globale” e “locale”, è rapidamente entrato nei vocabolari correnti delle specializzazioni socio-culturali e scientifiche. A partire dagli anni ’80 del secolo scorso, quelli cioè che sono stati definiti del “post-industriale”. Ma che non si sono per nulla caratterizzati da uno dei più necessari e indispensabili tra gli altri molti neologismi, di cui non si percepiscono ancora oggi nemmeno i prodromi di primizie dell’avvento iniziale relativo al “post-modernismo” sprituale…
Concetto, per il momento conosciuto solo dalle avanguardie cattoliche e di alcune altre dette “laiche”. Ma attualmente immerse, quest’ultime, nell’abominevole “wokismo”, totalmente prigioniero del modernismo filosofico. La sua critica sulle manifestazioni più aberranti della follia del moderno, prorie delle già assurde costituenti l’Illuminismo (quelle per indendersi dell’ancora molto celebrato Voltaire) e dell’idealismo hegeliano, soprattutto di derivazione marxista. Questa è attualmente non proprio ai suoi primi apparenti passi in Europa e già in gravissima crisi regressiva. L’antagonismo ben giustificato del “mondialismo” di Davos (ereditato dal Club di Roma) e dell’ONU attuale, di fronte alla cultura “localista” e reazionaria di certi residui politicanti nostalgici, è ancora ben installata nell’ideologia mondialista e generale. Malgrado stia divenendo appena e lentamente minoritaria, non solamente nell’emisfero occidentale.
“Pensare globale e e agire locale” diventa così la direttiva eminentemente maggioritaria e sempre più del futuro! Le vittorie dei partiti di destra, nel mondo intero ed eminentemente dei repubblicani negli Stati Uniti, lo gridano ormai in un’opposizione acuta e generalmente sconvolgente. Il fatto di coniugare la visione ormai indispensabilmente planetaria con un’azione necessariamente primordiale e locale, culturalmente identitaria e in breve locale, è diventata una evidenza immediatamente sempre più chiara. E comunque, indicante però il debole grado di sviluppo attuale di questo imperativo ormai “categorico” e ragionevole. Dobbiamo purtroppo, conseguentemente e per questo costatare la sparizione (o quasi) del neologismo luminoso e ingegnoso di “glocalismo”. La strada ora imboccata appare solo iniziale, anche se di speranza.
La confusione pure elementare dei concetti più semplici – spesso anche con l’ipoteca della demenza – scaturisce dalla perversione di non riconoscere la semplice Verità del Reale. E affermare, invece, la primazia del proprio “pensiero soggettivo” rispetto al Creato
Mai l’affermazione per cui un “gran caos regna sovrano sotto le stelle…” ha più dominato i nostri Paesi occidentali (e pure, come sempre, gli orientali) anche se ancora pre-industriali o appena inizialmente industializzati, sebbene con altissima redditività economica come la Cina e l’India. Tutto vi è mescolato: la confusione politicista, l’opposizione partigiana e irrazionale, le follie progettuali futuriste e l’inconsistenza del proprio destino anche personale… Pure e soprattutto sul piano morale. Il tutto in una concreta evaporazione del sentimento non chiaramente identificato rationalmente di vivere in una inutile e impotente vita, in modo vano: “allegra coatta” e miticamente “edonista”.
Lo statalismo ipertrofico degli Stati occidentali, con l’ideologia nata seicentesca per esempio di un inglese “economista” come Hobbes col suo mostruoso leviatano già statalismo, divora in tasse, in burocrazia parassitaria e in astuta inflazione, gran parte della ricchezza prodotta. Così, oltre alle tre prime parole “democrazia”, “ rivoluzione” e “glocalismo”, anche quella di “comunismo” (oggi chiamato socialismo), caotico e demente, appare invadente allo spirito totalmente oppresso dell’uomo sedicente moderno. E vagamente perduto inconsapevolmente. Tutta la crisi contemporanea incombe su ogni uomo in una mancanza di coscienza talmente endemica che essa sembra “normale” e “acquisita” nella sua generalizzazione. È soprattutto il senso della esistenza che appare occultato. E anche dissolto per innumerevoli individui. Tutte le manifestazioni espressive dell’esistenza moderna lo descrivono come fenomeno ormai… abituale. In definitiva, nel nostro mondo praticamente e socialmente senza Dio, o con la divinità confinata nell’intimità soggettiva, “tutto è possibile”: come aveva anche preconizzato (e già costatato) il russo Dostoievki! Peraltro, il semplice relativismo affermato continuamente sembra non più giungere ad entrare in frizione trascinante e armoniosa col principio unitario e morale a fondamento del benessere dell’esistenza. Tutto il rapporto con la realtà appare nullificato nel soggettivismo, puntualmente in azione volatilizzante. Il sentimento d’isolamento totale e della sua propria fragile anemia sorpassa ogni scrupolosa cocienza di sé. Le questioni ultime e non facilmente sopprimibili sembrano schiacciate senza scampo da un attivismo reattivo del vuoto dinamico e distraente fino all’imperioso diventato corrente. La volatizzazione sempre più dileguata della parola glocalizzazione, come la sparizione di molti simili concetti antichi, anche diventati fatalmente di attualità obbligata, non è certificata ma ugualmente sospettata da un potere che è presentato sempre vittima di complottismo. Quello stesso che ha cambiato ogni realtà altrettanto negata dalla mistificazione regina del modernismo storico: vale a dire il razionalismo che deforma tutta la realtà, trasformandola in ideologia che tutto capovolge e riduce allo stravolgimento. Sempre più in modo disperato e radicalmente opposto, in quanto in contrasto con i suoi esiti ostili, per il momento solamente contrari sul piano politico alle previsioni del programma generale della massoneria internazionale. Ormai da da alcuni secoli. Si può tranquillamente gabbare le masse dette popolari con l’indegna propaganda politicista, anche con ideologie massificate e apparentemente sofisticate come il marxismo o l’”arcobalenismo” delle ideologie gender. Quelle delle pratiche ormai trasformiste con anche quasi una settantina di generi sessuali: al posto dei soli due simmetrici e complementari, evidentemente creati ed effettivamente esistenti!
Salvo naturalmente scelte personali e dannate da considerare sempre come eccezioni, più o meno indotte o dipendenti dal privilegio del “libero arbitrio” ontologico…
Ancor più, l’aberrazione modernista consiste nella negazione dell’unica ed eterna Verità che si può sempre approfondire e mai contraddire. La Rivelazione trinitaria ha già fornito l’umanità dell’intelligenza libera per farlo: già nella stessa Creazione divina
Il problema centrale, del quale sembra che il nostro mondo contemporaneo si ritrovi ancora lontano da l’averlo non solamente compreso ma pure non percepito anche supeficialmente, è – come sempre – quello religioso. In quanto è sempre la religiosità nella riconoscenza attiva della Creazione permanente ad essere decisiva nell’esistenza… Non solamente in modo uno e unico, prima che Dio trinitario decida di addormentarsi, secondo la fallace e implicita argomentazione del neo-gnosticismo moderno! Non è un caso se la cosa relativa all’atto creativo assoluto abbia generato il nichilismo modernista, secolarizzato e immanente. Ossia il pensiero moderno molto vago e inconcluente. Tutto l’atto della Creazione, descritto per l’essenziale già nella Bibbia, non è mai stato invalidato se non per i suoi aspetti inevitabilmente letterari o mitologici, quand’anche poetici… Darwin stesso era credente, a suo modo, nella Creazione sovra-naturale e divina… E questo, anche se molta scienza porta inevitabilmente a Dio, mentre poca conoscenza – come già diceva uno dei più grandi scienziati moderni dell’antibiotico, il franese Pasteur – conduce all’ateismo”. Sempre rimasto come minimo senza alcuna dimostrazione oggettiva, pure dopo secoli…
Ma il modernismo ha fatto anche di meglio che la negazione ateista della logica malefica relativa alla Creazione sovra-naturale. L’ormai considerata ingenua concezione scientista dagli stessi veri scienziati attuali (relativamente alla Fede, ovviament) afferma le tesi della stessa Rivelazione cristiana ripudiata… Esso le riconduce nelle loro totalità a una dimensione talmente limitata nella sua effettualità fattuale propria di tutte le… religioni. Le quali, in un tentativo di fittiva dimostrazione della sedicente “necessaria religione civile universale”, sembrano particolarmente devote a tutto il modernismo, sia filosofico che religioso.
Compreso quello ora pure cattolico! All’interno della sua portata, nella sostanza solamente antropologica. La teologia di riferimento è fondamentalmente quella del gesuita tedesco Karl Rahner, inseguita dall’ideologia devastante anche dei movimenti ecclesiali laici e residuali, attivi alla maniera di una cosiddetta teologia di Maritain (soprattutto il “personalista” della prima maniera), sempre attuale e in pieno sviluppo nel secolo scorso. La quale teologia ha sempre affermato, già negli ultimi anni, che Dio (sul modello implicito e involontario del protestantesimo luterano naturalmente eretico) non ha bisogno per Servirsi e per Salvare gli uomini: nemmeno della Chiesa cattolica e apostolica (da Cristo creata!) come “intemediario” con l’umanità. C’è di che pregare ancor più!
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