Dopo appena otto anni di splendido e prestigioso Pontificato, Benedetto XVI ha vissuto ben dieci anni di sempre più irreale eresia per il suo vero e grande errore diabolico: commesso con le sue dimissioni, malgrado la sana lucidità intellettiva e teologica della sua visione! Soprattutto rispetto alla sempre più certa chiarezza del funesto modernismo politicista con cui si è svolta la sua successione da parte di Papa Francesco. A seguito anche della certezza sempre più eretica da secoli strisciante, e stravolgente col Concilio Vaticano II. Ora la Trinità ha già iniziato l’opera Sua miracolosa di trasformare il male in Bene: non ancora però percepito autenticamente generale e come rimedio celeste alla “sventura” rahneriana, pure progressista nella deriva storica ecclesiale.

L’intermittenza modernista della condotta pontificale fa risaltare sempre più quella che è stata definita la “crisi radicale della Chiesa cattolica”, anche con lo svuotamento delle chiese al 3%!
È da almeno mezzo millennio che l’integrità dottrinale della Chiesa romana è stata attaccata – gravemente anche al suo interno – progressivamente dall’eresia protestantizzante che, fatalmente, si è poi frantumata in più di duemila sette. Giungendo, infine, all’attuale Pontificato di Papa Francesco, dall’eterodossia modernista intermittente riconducibile a tali secoli di deriva, ultimamente denominata della “Nuova Chiesa”. Con specialmente l’ultimo Concilio riduttivamente sedicente “solo pastorale”… E con l’attuale programmato Pontificato subdolamente anche rahnerista e sangallista. Il papato detto di Bergoglio è quindi solo l’epilogo, ormai quasi compiuto, di un processo di immanentismo nella dissoluzione consapevole della Chiesa apostolica, perpetrato in modo implacabile e superficiale, nello statalismo ora anche mondialista. Si tratta cioè di quella che viene definita, da ormai più di due secoli, come “Crisi della Chiesa anche cattolica”, prima con la dirittura dottrinale di Pio IX (col suo Sillabo), Pio X (con la Pascendi), Pio XI e subito dopo con quella di Pio XII (con i suoi sacrosanti due dogmi dell’Assunzione e contro il comunismo). Naturalmente e provvidenzialmente, si ha però l’eterna Chiesa mistica e petrina che ha continuato e sempre assicura la sua eterna continuità, anche se in modo assolutamente minoritario e snobbato in maggioranza dal suo stesso clero. Oggi comprendente anche il suo vertice militante, nella falsa coscienza secolarizzata e immanentista. Naturalmente, non mancano i fautori del “Dottore della Chiesa sùbito”, che ben sarebbe legittimo senza le sue orrende e inimmaginabili dimissioni da Papa!

Ma l’eterna e immutabile Verità della sempre Mistica Chiesa cattolica e petrina non può che paradossalmente rifulgere, nell’attuale sprofondare tragico nel relativismo dottrinale.
Sarebbe un intollerabile affronto alla teologica mitezza di Papa Benedetto XVI se si sottraesse che l’inizio e la fine della sua vita religiosa non fossero stati macchiati da due fatti secolarizzanti: ampiamente anche pubblicamente e a lungo rigettati o rimossi, rispetto all’immanentismo modernista corrente. Quello stesso che caratterizza dannatamente tutta la nostra era! Mai rimuovere la Verità, pure marginalmente o totalmente confessata: il Purgatorio serve a ripagare i peccati che hanno sconvolto, sebbene perdonati e non accolti in una indulgenza plenaria, l’Ordine divino del Regno dei Cieli. La probità abbastanza rigorosa, ormai leggendaria del Pontificato di Benedetto (rimane l’illusorio ed erroneo ecumenismo con le false religioni), lo esige intrinsecamente per la sua profonda dirittura dottrinale in genere approfondita, quasi completamente ancor più scolastica e tomista! Com’è non molto noto, fin da quando era un semplice sacerdote teologo, il futuro Benedetto XVI era un seguace, significativamente con don Giussani, di san Bonaventura da Bagnoregio, detto il Doctor Seraphicus, insegnante a Parigi come il divino domenicano san Tommaso d’Aquino. Questo grande monaco francescano ebbe anche con detto più grande teologo domenicano della Chiesa di tutti i tempi, una non periferica controversia: in cui il supremo Tommaso ammise il suo parziale e quasi scontato torto dottrinale! E questo, prima che il Papa stesso della metà del tredicesimo secolo non intervenisse in favore del nuovo “poverello” di Assisi, chiamato rapidamente a succedere a capo dell’ordine dei Francescani…  Così, non solo la Chiesa tradizionale continua a sussistere, petrina e sempre ortodossa per opera dello Spirito Santo: se si considerano tutte le vittorie contro le varie eresie che la storia le aveva inflitte. Paradossalmente, anche le scelte eretiche del clero cattolico, non fanno altro che evidenziare in fine una maggiore, singolare e autentica fedeltà nell’approfondimento dottrinale della Verità eterna. Fino al suo Pontificato teleologicamente in modo rigorosamente teologico: indispensabile come esempio, con il provvidenziale reintegro totale nella Comunione del Cattolicesimo (!), in quanto Papa nell’ormai gennaio 2009, della Fraternità Pio X (scomunicata nel 1988)! Sano reintegro condotto grazie alla sua ritrovata cristocentricità salvifica già da decenni! È il caso della traiettoria fino al compimento suo non solo almeno irrituale “Pontificato Emerito”. Accostato però giustamente ed esplicitamente ai due più grandi servitori del Dio trinitario, nella seconda metà del secolo scorso: i due fondatori gemelli e simmetrici (l’uno prevalentemente liturgico e l’altro fondamentalmente comunitario), senza però apparentemente saperlo, della Fraternità sacerdotale san Pio X, da parte di monsignor Lefebvre; e di don Giussani, il grandissimo servitore religioso di fatto anche lui anti-modernista, sebbene tradito in mezzo secolo due volte, dal suo movimento storico di Gioventù Studentesca prima, e del rifondato Comunione e Liberazione: dopo la sua stessa morte, ora quasi ufficialmente e “perfettamente” allineato col modernismo bergogliano… E questo, nel frattempo che tutta la filosofia esclusivamente gnostica e positivista, detta moderna, si stava impadronendo, già dal Rinascimento, del pensiero non solo sociale, diventato immanente e secolarizzato sempre più. Oltreché materialista modernista e tragicamente molto relativista (sebbene sempre più “spiritualista” in modo pure conformisticamente speculativo!).

L’evidente inconsistenza, anche ontologica delle assurde dimissioni da Papa, non può che aver roso nel tempo (sempre detto galantuomo) la radice efficientista della grande e artificiosa “Rinuncia” papale: soprattutto dopo il precedente del veramente malato “santo Papa sùbito”.
È così diventata pure evidente la suprema Verità dell’eternità inviolabile del Papato che, invece, ha assunto sempre più le caratteristiche dell’apparente efficientismo politicista (ne riparlerò), opposto alla sua originaria e intrinseca vocazione! Testimoniata maggioritaria da almeno milleni. E quasi completamente pure dagli ultimi papati. La missione pontificale principale è così sempre quella di salvaguardare prioritariamente e indispensabilmente la Fede e l’Unità dell’Unica Verità religiosa e salvifica, propria del Cattolicesimo. Per cui tutto, veramente Tutto, impone il pontificale “Non possumus”, imperativo per evidenza. L’ultima grande testimonianza è stata quella di Papa san Giovanni Paolo II che, malato al punto da essere diventato quasi afono (!), aveva suscitato il movimento spontaneo detto del “Santo sùbito”, da parte delle masse cattoliche e non solo. Che ne costatavano la sua vera Santità, anche se “impossibilmente efficace”. Facendo così decadere, nell’idolatria relativa ed evidente, il falso ed estraneo principio “cristiano” dell’efficienza codiddetta umana. Cioè di un valore solo subordinato e conseguenziale. Tipico del neo-gnosticismo, perdipiù eretico, della cosiddetta modernità! Solamente l’evangelica vera Verità, invece, “rende liberi”. Cioè il valore assoluto e preliminare pure dell’umano supremamente detentore nel decidere “liberamente” – in modo anche assoluto, sebbene arbitrario – del proprio destino. Che Dio stesso onnipotente aveva rinunciato a dominare totalmente (vedi l’Aquinate che corregge e perfeziona sant’Agostino sulla cosa, allora ancora disputanda!) per Amore dell’Uomo da Lui creato. Il “Peccato originale” si fonda infatti su questo principio antropologico e divino assoluto ben intercettato da san Bonaventura, che definisce la natura umana e tutto il suo valore, sempre “creato da Dio”: per cui si rende possibile e amabile il vero Umanesimo creaturale! Il campione assoluto e teologico di questa supremazia era già l’iniziale teologo e cardinale Ratzinger, già sostenitore, soprattutto nel suo periodo più buio della sua amicizia ideologica con il gesuita rimasto eretico, suo connazionale tedesco Rahner. Nell’unità inscindibile – contro tutti i venti del modernismo – tra Fede e Ragione. Egli è poi giunto fino alla decisione sua finale di dare assurdamente ed ereticamente le dimissioni da Papa! L’assurdo nell’assurdo da lui stesso sostenuto: a cardine della sua stessa concezione di vita! Nulla e nessuno è, infatti, al di sopra delle sorti umane e divine del Papa (cattolico) e Vicario (cosa negata – si direbbe “ovviamente” – dall’eterodosso Papa Francesco)… Nessuna circostanza, anche la più apparentemente vitale, ne è al di sopra. Eppure il razionalismo efficientista (atto assolutamente irrazionale nel religioso) l’ha realmente sovrastato nella scelta, forse più diabolica della sua esistenza! Non avrebbe dovuto che costatarne, anche con l’evidenza della storia sia pubblica che personale, la reiterata ed eterna Verità della sua intrinseca impossibilità, pure logica. Infatti, più di una volta ha dovuto esternare, anche pubblicamente, lo Stupore della sua contraddittoria longevità in sovrappiù lucida e “sopravvivenza” alla vita, per più di una decade dalla sua sorprendente e forse anche “troppo meditata decisione”… Che in molti han potuto rilevare come l’affermazione di un oggettivo… “castigo divino”. Anche circostanziale, a smentita delle sue motivazioni apparentemente oggettivamente farlocche d’ideale efficienza funzionale, assolutamente estranea al Cattolicesimo…

È la “Verità che rende Liberi” nei suoi dogmi eterni e non altro. Mai riconducibile alla rincorsa ai gusti e ai voleri antropolgici dell’uomo detto moderno: la sintesi di tutte le eresie della storia nel subdolo modernismo conduce inevitabilmente al fallimento anche fattuale del progetto gnostico!
La prova provata dell’umanità irriducibilmente peccaminosa, originaria ma sottatta con la sua salvabilità con i Sacramenti – soprattutto del “Non possumus” pontificale – è stata quella, con infinita sorpresa ontologica, nonché teologica e teleologica delle sue dimissioni nel febbraio 2013. Che comunque non inficiano minimamente la validità nell’elezione, da parte del Conclave, “apparentemente poco assistito” dallo Spirito Santo (secondo gli eretici sedevacantisti)… I progetti divini sono anche imperscrutabili per l’irrazionalità fatalmente razionalista e positivista, spesso  correntemente nell’Uomo. Per cui tutta la concezione della Chiesa ne è ora determinata. Non solamente per la vita eterna, ma già in questa passeggera esistenza di cui i sette Sacramenti, tutti, significano e vivificano il Senso. Nemmeno il cosiddetto processo degenerativo, per cui si potrebbe dire che il “Papa è impazzito”, è in grado di giustificare la sua destituzione (peraltro ci si chiede: da parte di chi?), oppure le sue dimissioni: i piani della Trinità non sono giudicabili a prima vista con la sola e immediata saggezza umana! Il “Sùbito santo” delle folle di fronte all’impossibilità apparente di argomentare totalmente la Fede che ne è alla radice, lo dimostra ampiamente. C’è una intuizione naturale di buon senso che supporta siffatta facoltà di origine divina. Essa costituisce la vera natura umana veramente vocazionale per l’Uomo. Per cui non esiste – per definizione – nessuna ragione (anche supposta grave o gravissima), cioè nessuna ragione ragionevole e pure solo antropologica e giustificativa, delle dimissioni di un Papa. E solo di un Papa! In quanto, piuttosto, si tende pure ed erroneamente a sostenere l’inavomibilità anche corrotta di qualsiasi incarico fattuale e mondano, invece sempre e sistematicamente sostituibile. È in questo che è presupposta tutta la differenza sostanziale tra un mondo gnostico ed uno con il dominio indiscutibile, come quello “non negoziabile” cattolico. Definizione questa, propria del Papa stesso Benedetto XVI (!), relativa al tanto da lui difeso a spada tratta, Cristo Re dell’Universo!    

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