«Il cattolico senza carità anche il più intelligente e onesto – diceva san Paolo – non fa che sconquassare come una inutile tromba assordante». Ma pure il fedele che applaude le politiche ecclesiali del neo-modernismo dominante nell’attuale Chiesa nanizzata, quella della Verità dubbiosa e intermittentemente antimetafisica (pure nel discussionismo ecumenico), diventa il più devastante ed eretico, oggi completamente massificato.

Come far fronte a questi due tragici errori dottrinali che costituiscono le ricette della spaventosa crisi che sta distruggendo la Chiesa. La quale – è noto – soffre e soffrirà ma non morirà mai.
In realtà, la mancanza o la penuria di carità, da una parte, e il pieno di modernità fino al modernismo dominante, dall’altra, non sono veramente paragonabili. Non si tratta di peccati equivalenti e simmmetrici. Mentre la carità è sempre in una tendenza di rarità che solo la grazia divina può coniugare alla volontà umana per trasformarla nel miracolo dell’abbondanza misericordiosa, il modernismo, non a caso aggettivato quasi sistematicamente con il qualificativo non solamente narcisistico di «gnostico irreligioso», è strutturalmente miscredente per posizionamento e non solo sul piano quantitativo. Con il modernismo, ci si ribella esplicitamente e in modo programmatico a Dio. La mancanza di carità riluttante, invece, non fa che prendere atto della debolezza permanente della misericordia presso l’uomo sempre fallibile e peccatore. Il modernismo misura così la rottura distanziante ostile per marcare la divisione autonomista del cristiano in deriva, in rapporto alle Leggi e all’Essere del Dio Creatore permanante. La carità, a sua volta, se è mancante o parzialmente diminuita, non fa che sottolineare la comunque dimensione umana e troppo umana dell’egoismo fatale e della tiepidezza generale del suo ardore. Dunque il peccato mortale di fronte al veniale, per cui l’eresia del modernismo è direttamente all’Inferno, e la sempre avara mollezza della carità, al Purgatorio! È tutta la differenza tra i due peccati di cui la dottrina fa l’enorme distinzione teologale e penitenziale. La stessa, in fondo, che giustifica la certezza della Chiesa, sebbene abitata da uomini santi e sistematicamente peccatori – anche al più alto livello gerarchico –, non potrà mai morire : per definizione fondatrice e vocazionale nella sua perfezione globale, generata da Gésù stesso, come pure ontologica. All’eccezione va da sé della sua dimensione temporale.

Per la Chiesa cattolica, essere moderna senza cadere nell’orribile modernismo fatalmente gnostico è anche il problema attuale più cruciale nel mondano della nostra contemporaneità.
La modernità riguarda la dimensione permanente di ogni epoca della storia e, naturalmente, non solo della nostra era. Ma allora perché diventa in continuità e periodicamente modernista?
Negli ultimi secoli ci è incorsa almeno a quattro riprese. Nel diciassettesimo secolo, è stato il caso del casuismo : vale a direla subordinazione e l’adattamento della Verità eterna dell’Essere a partire, assurdamente a rovescio, dal «caso» della situazione, delle circostanze e del «divenire» storico.
La gravità dello scisma protestante aveva indotto anche una parte dei cattolici alla eterodossia modernista dell’epoca, consistente nel rifiuto della Verità, al conrario immodificabile (quantunque sempre da approfondire e non da confutare!). La crisi all’interno della Chiesa è quindi una crisi di Fede! Il tutto relativemente alle insinuazioni diaboliche del mondo appartenente all’epoca contemporanea. Vale a dire all’abbandono di sé stessi alla tentazione classica dell’opera permanente di Satana per separare dal Dio trinitario e cattolico anche i Suoi residuali fedeli. Il modernismo si è ripresentato una seconda e una terza volta, di nuovo e in modo sempre più acuto, nel mezzo del diciannovesimo (sotto il Pontificato di Pio IX) e all’inizio del  ventesimo: sotto Papa san Pio X che ne è diventato il più famoso critico, esperto e gran conoscitore dell’eterodossia. Con la sua enciclica «Pascendi» del 1907, egli ha pure definito il modernismo come l’eresia che aveva «sintetizzato (e sempre sintetizza in modo permanente) le eterodossie praticamente apparse precedentemente»! Questa analisi anche profetica doveva essere confermata appena mezzo secolo dopo (la quarta volta) con lo svolgimento del primo Concilio modernista, il Vaticano II. Quello del nostro tempo specificatamente autodefinito «pastorale» e non dogmatico come tutte le altre grandi assise nella storia. In effetti, la critica dell’enciclica antimodernista aveva messo in evidenza le due caratteristiche tipiche di questa eresia al suo ultimo apparente stadio. Il fatto di lasciare formalmente tutto immutato (o quasi) nella dottrina tradizionale e solamente di cambiarci radicalmente nei fatti, nella conduzione globale e in ciò che poi si è denominato il linguaggio, cioè la «formulazione  moderna» basata sull’«opinabilità» costruita ed esplicitamente ricercata. Le dette formulazioni son divenute così espressamente ambigue ed interpretabili sotto l’influenza della moda filosofica dell’ermeneutica filosofica relativista.
La seconsa caratteristica di questo Concilio è stata la conferma clamorosa della decisione progressivamente maturata e coltivata dalla filosofia più o meno sofista anche secondo il modello  relativista heideggerriano, di alloggiare eventuali eresie all’interno della Chiesa (a l’eccezione del Pontificato di Pio XII), e non, come in altri tempi, di uscirne con un ennesimo scisma. Lo stesso Heidegger, il più grande flosofo nichilista del ventesimo secolo, non si è mai «sbattezzato» da cattolico (cosa fiscalmente possibile in Germania)!
La cosa ha indotto e comportato, dopo la prima occasione persa nel 2005, di installare alla seconda,  al soglio pontificio un nuovo Papa, Francesco, preparato dopo un lungo periodo come parzialmente eretico (tutte le eresie – si sa – sono sempre parziali!). E questo secondo la vasta «teologia» molto eterodossa del gesuita tedesco Karl Rahner : bisognava e bisogna, a l’avviso di questa tendenza, trasformare (rivoluzionare) la Chiesa dall’interno.

Il «pirrismo», vale a dire l’eresia della Chiesa cattolica di non più condannare eresie in quanto  essa stessa impegnata ad installarne al suo interno: il consenso popolare per perdere Tutto.
Che ci si ricordi del dettaglio già imbarazzante per il quale il capo del gruppo ipermodernista San Gallo (pure autodefinito «mafioso»!), il cardinale fiammingo Danneels, aveva anche rinunciato a presenziare, almeno come dignitario d’obbligo, al funerale per la morte (naturalmente improvvisa) dell’altro, il secondo, cardinale belga, il wallone francofono Reis, nominato a più di 90 anni (!) come prestigioso prelato porporato da Papa Ratzinger. Il quale, notoriamente, era opposto ai cardinali progressisti dell’almeno irrituale e anticanonico gruppo svizzero : Kasper, Marx, Martini, ecc.
La ragione di questo molto scandaloso forfait era che il cardinale belga si trovava a Roma in Vaticano, in pieno pourparler della sua lobby, con gli altri cardinali elettori in vista dell’elezione del nuovo Papa. Il quale – essendo già stato bocciato all’elezione precedente a vantaggio dello stesso Benedetto XVI non poteva permettere il ripetersi dello stesso rischio nel mancare alla sua installazione al soglio pontificio. Lui che era anche tra i massimi leader della già molto ufficialmente condannata «teologia della liberazione» sud-americana, naturalmente di sinistra. Dunque, l’assenza ad un funerale per quanto importante nella Chiesa, val bene – poteva essere detto dal cardinale belga – una elezione a Papa!
Il corollario principale a questa nuova elezione è stato il silenzio fatto cadere sul Vaticano per tutte le espressioni praticamente al di fuori della linea progressista di sinistra e modernista. Allo scopo di conferire il successo alla propria linea riformista eterodossa, non si sono condannate e non si condannano pîù, almeno fino alla scomunica, le deviazioni ideologiche ecclesiali sia che provengano da «destra o sinistra». Questa nuova forma d’eresia è stata definita nichilisticamente «pirrista»: «vincere in popolarità e Tutto perdere». L’apparente concordia interna alla Chiesa si è in tal modo trasformata in quello che molti teologi hanno denominato lo «scisma sommerso» e autoinflitto. L’attuale crisi!

Da dove deriva questo doppio modernismo che costituisce il cuore della crisi attuale e che tiene sotto scacco sia il mondo laico contemporaneo che quello religioso della Chiesa cattolica?
Con l’era delle scoperte dei nuovi continenti oltremare (1492, sbarco di Colombo nelle Americhe…) e con lo sviluppo scientifico e sociale a seguito del compimento di tutta la civiltà e della già geniale  tecnologia monastica del Medio Evo, la cultura  europea ha cominciato a seguire l’idea maestra  molto eccentrica e falsa del tempo detto moderno relativo all’epoca, per staccarsi dal concetto teocentrico. Così si imboccò la via verso una concezione detta antropocentrica di tutta l’esistenza. Il punto centrale di codesta visione, che i tedeschi avrebbero chiamato nuova weltanshauung, era basata sull’allontanamento ed anche sulla negazione totale della creaturalità dell’uomo. Il quale aveva sempre costatato, con la sua nascita e la sua morte naturalmente indipendenti dalla propria volonta e, piuttosto, dalla dipendenza dall’Assoluto: del Dio vecchiotestamentario e del cristocentrismo.
La crisi della conoscenza era stata così dichiarata, vale a dire della possibilità di conoscere la Verità che la metafisica realista aveva costantemente assicurato all’umanità, anche con la civiltà greca precristiana. Una sorta questa, di nuovo «Spirito del tempo» che era in tal modo iniziato a slalomare intorno all’«impossibilità della certezza assoluta», di poterla vedere e confermare nell’universo trasmesso dall’Antichità. Bisognava, secondo questa vulgata intellettuale e sempre più rivoluzionaria, divenire imperativamente moderni mettendo al centro dell’esistenza non il Mistero ma la fattualità sedicente intelligente dell’uomo, detta esperienza sensibile, anche col suo scetticismo a detrimento della Verità eterna. Questa era progressivamente considerata sorpassata, anche senza alcuna vera  dimostrazione. Sorprassata dall’ateismo pubblico o neo-pagano nascente da una molto vasta generalità intellettualista. Si giungeva progressivamente anche a idolatrare l’incertezza sebbene questa apparisse completamente artificiale. La Verità diventava così la collezione delle innumerevoli parziali verità sensuali soggettive. E, in luogo di farsi misurare dai risultati della ricerca, era la ricerca umana solitaria e razionalista (detta filosofica) che doveva tutto misurare… Finalmente la «modernità » lo richiedeva, era quanto venisse pensato e detto continuamente. E niente poteva o doveva impedirlo. Bisognava ri-vo-lu-zio-na-re, veramente tutto. L’anima del modernismo era così nata.

Il discussionismo inconcludente dopo la «tabula rasa» totale dell’«inutile» passato interpretato nichilisticamente senza nessun «valore certo», come sempre nelle filosofie moderniste.
Tutto doveva essere reinventato da zero facendo innanzitutto «tabula rasa» di ogni verità acquisita.
La realizzazione completa di questo progetto rivoluzionario avrebbe richiesto tempo, almeno cinque secoli in quanto era una minoranza – come sempre – a proporre siffatta rivoluzione.
Come giungerci ? Attraverso il discussionismo (che, evidentemente, non significa rinuncia alla ricerca), con il cosiddetto dialogo mystificato dell’incredibile interlocuzione, con la ricerca ad ogni costo negando i dogmi e conoscenza precedenti e, soprattutto, affermando un solo piccolo… dogma: l’interdizione di averne e di coltivarli!
Come del resto ci si è realmente giunti, molto dopo, verso la fine de questa «rivoluzione» che è stata quella detta del 1968. Quella almeno pazzescamente ideologica, in cui si era forgiato il famoso slogan emblematico, vero e proprio ossimoro impossibile sessant’ottino, «Vietato vietare »!
L’assurdo del modernismo cattolico era così già nella ricerca filosofica del mondo detto laico ben prima di quello della Chiesa e dei suoi scismi protestanti. Questi erano due, quello anglicano e quello luterano. I quali ne hanno prodotto, a loro volta e come previsto, centinaia d’altri!
Il modernismo cattolico è così la forma «religiosa» (in realtà assolutamente irreligiosa!) e aggiornata del fatto che non si crede più a nulla e che ci se ne vanta, in nome di una libertà che coincide con il classico libero arbitrio individualista! Da cui il discussionismo infinito e naturalmente senza via d’uscita. Allora i cattolici sarebbero contro la ricerca ed anche sarebbero i campioni dei reazionari intellettuali e anti-scientifici?

Perché l’attuale tendenza al totalitarismo mondialista, il più despota della storia in quanto apparentemente il più liberale, si burla dei dogmi cattolici (del resto rarissimi e sacri)? E qual è la Verità salvifica della metafisica realista, anche concepita come Assoluto dai precristiani ?
Secondo i criteri mondani del permissivismo nel liberalismo occidentale, tutto suggerisce che il modernismo relativista sia apparentemente e finalmente il più liberatore. Ma c’è un sassolino nascosto in questa affermazione e nel suo infernale moderno ingranaggio. Il liberalismo vieta anche formalmente, se non proprio ancora legalmente, l’esistenza della Vérità unica ed eterna. La cosa fa che il liberalismo ideologico (quello pure del liberismo economico e del libertinismo dei costumi) sia il più orribilmente totalitario mai concepito dalla e contro l’umanità. Per la semplice ragione, apparentemente esterna malgrado la sua storicità fattuale, che Cristo si è rivelato come Verità (allo stesso tempo che come Via e come Vita) spontaneamente per amore nel Suo dogma trinitario. Peraltro e non per caso, mai nessun altro Essere l’aveva detto e, soprattutto, fatto pubblicamente prima. La cosa avrebbe portato Gesù anche al sacrificio supremo sulla Croce da innocente, prima della Sua Risurrezione!
Perché non poterci almeno credere pubblicamente, in piena legittimità e globalmente, malgrado più di due millenni oceanici e malgrado la suprema civiltà di tutta la Terra, a testimonianza della bellezza e dell’indiscutibile supremazia planetaria della cultura cristiana detta occidentale?
A questa domanda retorica non si può nemmeno opporre l’obiezione secondo cui si dovebbe credere esclusivamente all’inconsistenza ideologica semplicista e aporetica che si è dimostrata, in tanti secoli, anche incapace di riuscire a mettere d’accordo (naturalmente) gli uomini e i suoi relativi scienziati. Non solamente da un punto di vista pratico, ma anche e soprattutto sul piano teoretico: che il liberalismo sia liberatore, dunque veramente salutare. In realtà esso è semplicemente – e lo si vede sempre più – demenziale!

All’origine, l’Europa politica era stata concepita anche sul principio, naturalmente tipico cristiano, della «Comunità» e non su quello gnostico e laicista dell’ «Unione». Fuori dall’Euro subito!
Tutta questa apparente liberalità si traduce in effetti, paradossalmente e come sempre, in una dispotica oppressione da pensiero unico che cerca continuamente di imporsi legalmente. Et per via giuridica con la promulgazione abbondante di leggi almeno dissennatamente nichiliste e illegittime.
Le ideologie e la strumentazione adeguata per giungerci realmente costituiscono la struttura del  mondialismo ideologico con i suoi organismi tecnoburocratici soprattutto internazionali. L’ONU e l’attuale Unione europea al potere ne sono le principali strutture di sostegno: la prima ancora abbastanza simbolica e attualmente alquanto debole fortunatamente di reale potere; e la seconsa ormai configurata come l’istituzione politica più ferocemente dittatoriale del pianeta occidentale, naturalmente in modo soft con tutti i suoi mezzi tecnocratici ben collaudati dall’immenso potere finanziario e digitale. Tanto più che è sostenuta assurdamente anche dai vertici dell’attuale Chiesa cattolica Vaticana, malgrado le continue dimostrazioni di ostitlità sterminatrici e predatrici, appena frenate per decenza, nei confronti non solo del suo Popolo di Dio. Al punto da configurare una incredibile patologia da sindrome di Stoccolma per il suo attaccamento perverso, in quanto vittima consueta, ai metodi da cinici briganti planetari vezzeggiati dai sempre potenti e superattivi massoni.
Siccome non si può uscire dalla propria famiglia naturale di appartenenza, l’eterna Europa del Vecchio Continente anche dall’era mitologica dei Greci, che si esca al più presto possibile dalla sua immatura cosiddetta divisa ancora infondata ed ingiusta «Euro ». Allo scopo di riacquistare subito l’indipendenza finanziaria, quindi economica, in attesa di tempi realmente unitari per la moneta unica… E, soprattutto, di rimettere veramente in discussione tutti i trattati nefasti dell’UE, che la costituiscono come peggior sistema politicistico di rapina nella storia.
Se l’Italia avesse un po’ di buon senso, approfittando pure dell’effetto naturalmente devastante e eccezionalmente distruttivo non solo sul piano politico ed economico del coronavirus, non dovrebbe fare urgentemente altro. E questo allo scopo di rifondare tutta l’Unione europea, secondo il principio fondatore che si chiamava, non a caso, cristianamente «Comunità» e non laicisticamente modernista, mondialista e gnostica «Unione».
Ma affinché ciò accada, i cattolici italiani devono immediatamente rimediare all’errore per cui non si sono dotati masochisticamente da anni, non aderendo nemmeno all’unico partito cattolico almeno inizialmente fondato, del loro strumento laico e autonomo, sotto la spontanea Autorità teologica del suo organismo preposto. E rigorosamente religioso triestino (l’unico oggi esitente nella Chiesa), oltre che esperto in Dottrina Sociale. In grado di garantirne l’unità anche ecclesiale per un naturalmente unico partito d’identità religiosa, almeno di riferimento per tutti gli altri partiti borghesi più o meno nichilisti (anche se nettamente divisi tra la sempre immonda sinistra e la promettente destra)!
Siccome non ci si è riusciti tutti subito, col partito molto rigoroso Popolo della Famiglia rispetto anche ai noti e indispensabili «Principi non negoziabili» (cosa molto disattesa dai cattolici in diaspora con la scelta a favore dei partiti più o meno nichilisti scrocconi assurdamente votati dai frettolosi di successo in auge, «intelligentoni» cattolici da strumentalizzare) è pure probabilissimo che succeda una grossa, gigantesca euro-disgrazia economica e tellurica! Che, peraltro, già si è preparata e si sta perfezionando da parte dell’attuale partito-fantoccio e antidemocraticamente minoritario, ad uno stadio molto avanzato (per esempio anche col già mistificato MES, ciliegina già collocata e pagata sulla torta renana molto avvelenata). Preghiamo!

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