In estrema sintesi, si può dire che le popolazioni sono in lotta, ai nostri giorni, con due partiti fondamentali : i « mondialisti » (ideologici e totalitari, dunque gnostici), contro i “populisti” (piuttosto religiosi detti sovranisti). Perché la verità pertinente definita dalla parola “glocalismo”, creata dai californiani all’inizio degli anni ’90, non ha avuto il successo sperato nella cultura spirituale e nella politica operativa?

Il termine “glocalismo” è formato dalla fusione di due parole in lotta implicita e feroce, in ogni caso infondata: globalismo e localismo, tanto intrinsecamente inseparabili che complementari
Non si può essere mondialisti se non si è localisti, naturalmente sovranisti laddove ci si è involontariamente trovati. Già il latino Seneca l’affermava: “Chi è dappertutto non è da nessuna parte” (Numquam est qui ubique est). Gesù stesso, costituendo personalmente già da solo tutto il cristianesimo, cioè l’universalismo unitario della Salvezza massimamente globale, completando Trinitariamente il giudaismo, si era incarnato come galileo nella stirpe di Davide. Parlando l’aramaico e nell’era dell’Impero romano. Necessariamente e ineluttabilmente, come sempre per ogni essere umano nel mondo e, soprattutto per l’Occidente, a partire dal suo insuperabile globalismo ben cristiano! Non si sceglie, va da sé, il proprio localismo mentre ci si deve riconoscere globalmente e umanamente nel suo universalismo, nel proprio obiettivo ontologico inevitabilmente mondialista.
I marketer californiani, creando il neologismo glocalismo, all’alba dell’era Internet, pensavano soprattutto alla sua funzionalità economica. Ma avevano potuto concepire il “nuovo” termine a partire almeno da duemila anni di cristianesimo universale… Invece l’idea attuale e corrente secondo la quale la religione, cioè la visione globale sulla vita e l’universo, non avrebbe alcuna influenza nelle convinzioni politiche e nelle sue scelte, l’idea dunque rincorsa da più di un quarto di secolo da una certa Chiesa cattolica – molto eterodossa! – costituisce già la prima idea ripresa dallo gnosticicismo.
Il rapporto con il reale è così composto sia dalla realtà locale, anche individuale immediatamente vicina, che da quella universale, complessiva e dell’essere filosofico stesso. La loro supposta divisione esclusivista e simmetrica può solo creare una opposizione che ne nasconde un’altra ben più radicale, che metterò in evidenza qui sotto, soprattutto nel prossimo capitolo. L’idea di base della parola mondialismo deriva quindi direttamente dal concetto universale e globale del cattolicesimo: massimamente globale e mondiale almeno quanto indispensabile e inevitabilmente inaggirabile di locale. Ecco dunque il doppio significato insuperabile della parola glocalismo che ho scoperto per caso un quarto di secolo fa, in un articolo di un settimanale francese… femminile. Il quale parlava, alquanto in modo millantato, degli Stati Uniti come avanguardia concettuale, in rapporto ai mercati mondiali. Le lingue della comunicazione, vale a dire l’oggetto delle attività di marketing, di pubblicità e di traduzione della mia piccola impresa internazionale www.eurologos.com mi ci avevano avvicinato con l’interesse diretto e condotto naturalmente: i mercati internazionali! Attualmente, dopo il tempo di una generazione, son costretto a constatare che il neologismo creato non è troppo uscito dal suo campo di applicazione professsionale ed economico, piuttosto iniziale. E questo, malgrado il suo significato intrinsecamente universale lo destinasse a declinarsi ed applicarsi massicciamente in ben altri campi: soprattutto quelli culturali e politici.

L’antagonismo attuale tra i mondialisti (piuttosto cosmopoliti e statalisti) e i sovranisti (di tendenza religiosa detta populista) è il risultato della gnosi contro il peccato originale cristiano
Innanzitutto non è forse superfluo ricordare rapidamente che lo statalismo non è, all’origine, solo ciò che appare oggi fondamentalmente nel campo economico. In effetti, due poteri presiedono sempre ogni società umana: quello divino e l’altro appartenente all’organizzazione statale. Lo statalismo è la pretesa di dominare Dio e le sue leggi. Oppure di eliminaLo totamente, o di espellerLo dal campo pubblico sempre da parte dello Stato totalitario. L’idea della priorità dello Stato su Dio e, per conseguenza, sulla Persona humana, anche sulle sue prerogative intangibili, è oggi apparentemente la più diffusa e rende praticamente le attuali nazioni già tutte stataliste. Si hanno quindi oggi società idealmente senza Dio e funzionanti, almeno, “come se Dio non esistesse” (secondo l’espressione di Papa Emerito Ratzinger). Società quindi che relegano Dio, al meglio nella dimensione privata o intima e nella loro insignificanza vitale e sociale per ogni cittadino. Ai nostri giorni, la maggioranza dei cattolici (sorattutto occidentali) diventa così “spiritualista”: contrariamente all’insegnamento della vita evangelica, di testimonianza pure totale e pubblica, da parte di Gesù. Questi cattolici rincorrono così, in modo anche auto-laicista, questa idea privatistica di Dio che ne costituisce la completa negazione, secondo la tradizione opposta di tutta la storia della Chiesa.
Così le nazioni diventano fatalmente laiciste e non solamente democraticamente laiche!
Questa visione pre-déista e irreligiosa oltre che pre-cristiana, è quella dell’eterna gnosi. La qual cosa genera automaticamente, al  nostro tempo, le società nichiliste e agnostiche. Soprattutto in Occidente, di tradizione storica invece profondamente cristiana, in quanto formata dalla religione salvifica incarnata e molto pubblica, oltre che personale.

La vergognosa determinazione a votare i grandi partiti laicisti e gnostici piuttosto che l’ancora piccolo partito identitario e rigorosamente rispettoso del cattolicesimo petrino
Eppure la concezione dello Stato laico è stata inventata dal… cristianesimo: la si trova espressa per la prima volta nella storia, nel Vangelo che attraverso la bocca di Gesù stesso, allorquando fa la distinzione e conferisce le attribuzioni tra Dio e Cesare. Perché cotanto “zelo” da parte della cristianità? Come sempre, per proclamare la libertà inviolabile, come primo valore umano, che don Giussani situava subito dopo la parola Dio. Lo stesso valore alla base dell’altrimenti incomprensibile Passione fino alla Morte (e Risurrezione) del Cristo!
L’antagonismo tra i mondialisti e i sovranisti è così determinata, innanzitutto, dalla concezione religiosa o irreligiosa della storia e della società. Tutti i partiti poltici che riducono infine la presenza di Dio alla dimensione privatistica – quando ne ammettono ancora l’esistenza! – sono definiti mondialisti, vale a dire in una accezione di degradazione o inutitilità cosmopolita: nel senso del senza identità e appartenenza. Questi mondialisti non devono tener conto di Dio e delle Sue leggi: loro sola legge è quella detta antropocentrica, dunque inevitabilmente relativista in quanto essa è prima di tutto riduzionista e muta per dividersi in rapporto al pensiero cosiddetto umano e soggettivo (oggi il pensiero unico). E non in relazione alla legge divina che rimane sistematicamente la stessa come legge ontologica umana, cioè naturale contro ogni distorsione artificiale transumanista e denaturata. Vale a dire, contro la sua intangibile divinità.
In breve, si tratta della lotta inconciliabile tra il fatale nichilismo detto umano della gnosi e la visione sacra, più che naturale, fondata sulla redenzione del “peccato originale” proprio dell’uomo, cosciente di dover essere salvato. La radicalià quindi di queste due posizioni esistenziali è inconciliabile: l’una detta di sinistra (relativista, esclusivemente umana, contro natura) e l’altra di destra (con la sovranità divina e ontologica, dunque trascendente e completa, oltreché pienamente umana). Essa è anche fondata sulla Verità eterna dell’uomo “creato a Sua immagine”: questa costituisce la doppia polarità (la polarita è sempre doppia) dei partiti di appartenenza religiosa, per conseguenza anche completamente umana. Non solamente, come ai nostri giorni, dove il nichilismo assicura già il trans-umanismo devastatore, da parte dell’attuale e generalizzata pubblica follia, soprattutto politica.

Le numerose differenze contraddittorie e le particolarità tra i diversi partiti dei popoli europei, in occasione delle prossime elezioni continentali, si situano in questa fatale polarizzazione
È quindi inevitabile che questa assurda polarizzazione, che la storia ha sempre denominato con diverse formule fino alle attuali, da circa due secoli, “di sinistra e di destra”, ma sempre anticattoliche. Ben altra cosa, invece, è la sparizione progressiva delle vecchie ed ultime ideologie (sostituite da ben altre apparentemente nuove e sempre gnostiche) in ragione delle quali si è giunti a parlare di nostre società deideologizzate e postsecolari (Bauman). Continua ad esistere la fatale tendenza dell’uomo a desolidarizzarsi da ciò che il cristianesimo chiama il “peccato originale”. Essa ha lasciato libero corso all’incorporo, sempre più nel proprio spirito vocazionale e comportamentale, del male e non solamente del bene. Le numerose forme che differenziano le espressioni specifiche dei differenti popoli non sono che le manifestazioni particolarmente proprie alla lotta eterna, tra il bene e il male. Le attuali destra e sinistra, anche se soprattutto oggidì, il male è largamente condiviso tra questi due diffusissime ideologie. Questa distinzione di contenuti così definiti è storicamente approssimativa a causa dei riduzionismi che le diverse società moderniste praticano abitualmente nei loro relativismi più o meno culturali, da mezzo millennio.
Così, tutti i partiti che riducono la presenza di Dio alla dimensione privata (o tendono a sopprimerla ateisticamente: il che è quasi la stessa cosa) sono definiti – come ho già mostrato – mondialisti, cioè cosmopoliti, quindi disumanizzati. Come se questi due ultimi aggettivi si situassero nella verità prestigiosa e ideale! Siffatti partiti scelgono di non dover tenir conto di Dio e delle Sue leggi. Anche l’idea per cui l’impegno e le scelte politiche sarebbero indifferenti e che la sola cosa che interessa l’umano sia determinata dalle relazioni interpersonali, è tanto assurda quanto quella opposta secondo cui solo i risultati della politica determinano l’escatologia detta umana. L’opposizione “spiritualista” contro le “attività politiciste” è dunque completamente falsa. Eppure si tratta della realtà alternativamente più corrente nelle nostre società occidentali: da un lato abbiamo il potere occulto che gode di una sua grossa maggioranza, tutti cioè quelli che pensano che le attività politiche siano le sole possibili produttrici di cosiddetto progresso terreno, come gli gnostici progressisti. E dall’altra, c’è una minoranza, naturalmente di tendenza piuttosto religiosa, che è convinta attivamente che la cosa importante nella vita sia innanzitutto centrata sulla ricerca costante della Verità e della Salvezza.
Questa parte, a sua volta, si suddivide tra certi tipi di uomini religiosi che considerano le attività politiche oggi pefettamente inutili e quelli che agiscono con l’obiettivo di metter alla prova il principio di libertà umana. Secondo cui il Regno dei Cieli comincia qui su Terra. Come presso i cattolici oggi detti “eroici”. Mi considero tra questi ultimi.
In breve, la vera lotta inconciliabile è pur sempre quella tra il nichilismo umano della gnosi contro la visione sacra più che naturale che è fondata sull’inevitabilità del “peccato originale”: proprio dell’uomo, cosciente però di dover essere salvato. Naturalmente la parte dei cristiani “spiritualisti” finisce, fatalmente, per subordinarsi molto semplicemente e in pratica ai sempre parecchio attivi politicisti. I quali sono sempre alla ricerca sempre più edonista – o pseudo tale pure se stracciona – dell’illusorio potere almeno quanto molto transitorio.

Dopo aver rifiutato di riconoscere l’evidenza delle radici cristiane dell’Europa, tutti i partiti si disputano i voti dei cattolici: anche malgrado la DSC (Dottrina Sociale della Chiesa)
Perché i cattolici europei residuali e non solamente militanti sul piano politico sono così divisi fino a produrre la loro irrilevanza storica? Almeno tre ragioni di base: la prima, a causa della penuria di fede in rapporto anche all’Autorità ecclesiale veramente petrina, che in realtà è sbandata nel modernismo casuista. Poi d’ignoranza in relazione all’immensa cultura cattolica plurimillenaria: il fatto di non più riconoscere l’Autorità, legittima e veramente petrina della cattolicità, separa la parte ecclesiale colpevolmente ignorante dall’insegnamento della Dottrina Sociale ddella Chiesa, l’organo centrale competente in materia sociale e politica. Et, soprattutto, in terzo luogo, tutta la cosa crea la condizione dell’attuale pervicace impossibilità dell’unità stessa generale dei cattolici: senza una Autorità suprema, come poter affermare una unità anche operativa?
In effetti anche in caso di contestazione al più alto grado, come attualmente contro Papa Francesco e il suo pontificato molto ancorato all’eterodossia più maligna, quella del casuismo sgangherato, pure se intermittente e sottoculturale, lo scisma non é neppure richiesto o immaginato!
Cosa dice l’insegnamento della DSC – dunque del Dicastero incaricato espressamente dal clero – in questo caso? Esso afferma, per esempio, che “in caso di mancanza di un partito” (unico e unitario, del resto) rigorosamente rispettoso dei “principi cattolici non negoziabili”, cioè dei fondamenti del cristianesimo, non solo non si devono votare i partiti laicisti borghesi, parzialmente laicisti o nichilisti, ma non bisogna nemmeno andare a votare”!
La cosa la dice lunga sull’importanza capitale, prioritaria e indispensabile di disporre di un partito veramente identitario e totalmente (!) di riferimento ispirato al Catechismo e alla Dottrina Sociale. In Europa, non esiste uno solo di questo tipo di partito!
In nessun Paese, salvo in Italia che invece dispone di quello fondato appena tre anni fa, nella grande tradizione rigorosamente popolare et sturziana: il partito aderente al PPE europeo, denominato “Popolo della Famiglia”.
Ma quasi tutti i cattolici italiani hanno votato fino ad ora per partiti laicisti o quasi, disobbedienti a questo principio logico e tradizionale. Si rifiutano di votare il PdF, perfettamente inspirato dalla dottrina sociale ecclesiale e molto scrupoloso sui suoi “principi”. Perché questa anarchia?
Per ribellione inaccettabile e a causa della fatale piccolezza di questo partito ideale (come se i giganti nascessero politicamente con dimensioni già mastodonti): che essi, non votandolo, contribuiscono a ben conservarlo – nelle loro limitatissime intenzioni – come apparentemente iniziale.
Votando perdipiù i partiti borghesi. Questi partiti (in realtà anche molto squallidamente piccolo borghesi) li adescano subdolamente con l’argomentazione del partito massificato “meno cattivo” (ma in ogni caso del genere sempre cattivo), oppure con la disponibiltà per qualche leggina debitamente affogata tra altre letali “meno peggiori delle altre, ma utili”…

Divisi, imbelli e inermi, i cattolici europei non possono che presentarsi quasi come un solo e unico boccone per i nichilisti inconsapevoli, modernisti e massoni: veri e diabolici distruttori di civiltà
La sola scelta veramente utile da praticare è invece l’astensione politica ben motivata pubblicamente e attivamente: almeno fino alla fondazione di un partito per cattolici nel Paese in questione. I quali dovrebbero liberarsi dal terrore di essere così contati, eventualmente anche per difetto! Compresa la costruzione non facile e parallela ben determinata di questo partito laico identitario e veramente incensurabile sul piano della Dottrina teologica, per i cattolici e gli altri cristiani.
In effetti, lo si sa, questo partito rispettoso del cattolicesimo rigoroso è anche valido al più alto grado per tutti gli uomini di buona volontà, almeno razionali e non razionalisti!
Dunque, bisogna costruire e perfezionare questo partito laico, per almeno ogni Paese europeo, di esempio e di riferimento anche per tutte le altre formazioni politiche di grandi dimensioni. Dimensioni di massa grazie alla loro inevitabile demagogia che soddisfa l’eterno bisogno di male nel mondo. E di “successo” grazie all’appoggio del potere diabolico delle grandi finanze nella secolarizzazione politica del pianeta, gestito dai media asserviti e mendaci.
Il cattolicesimo attuale sembra preferire invece la disubbidienza e la diaspora che rende i fedeli fatalmente insignificanti nel piano politico. Ma obbedienti al proprio narcisismo, come sempre ignorante e devastatore: è la crisi anche e soprattutto della Chiesa, la più grave a partire da quella che ha portato allo scisma protestante, cinque secoli fa. Altro che esporre la statua di Lutero in Vaticano! Si tratta, nel qualcaso, anche dell’attuale direzione dei vescovi, per esempio italiani, che al posto d’incaricarsi della loro posizione vocazionale di leadership anche internazionale e universale, si sono dichiarati molto vicini, non solo obbedendo a Papa Francesco, alle tendenze degli orribili mondialisti europei detti progressisti. In supplemento, implicitamente alquanto gnostici e generalmente di sinistra in modo mascherato, naturalmente molto statalisti.
Sono questi gli stessi cattolici divisi, imbelli e inermi (tutti duchiaratamente ben battezzati) che hanno subìto o permesso, di fatto, che decidessero i liberali di cultura massone sedicenti di destra (presidente francese dell’apposita commissione, Giscard d’Estaing) e ai materialisti eterni, tradizionalmente detti di sinistra nel Vecchio Continente. Decidessero cosa? Di non adottare la formula – nella cosiddetta pre-costituzione fondante del 2003 – propria delle storiche e evidenti “radici cristiane d’Europa”.

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