Dopo il gran vociare blasfemo e incontinente soprattutto della sinistra che ha cercato di soffocare il Congresso mondiale sulla Famiglia a Verona, si capisce il geniale slogan anticipato dal partito Popolo della Famiglia: “Verona va difesa ma non sostenuta”, del suo presidente Adinolfi. Gandolfini, la principale voce organizzatrice, a conclusione del Congresso, ha riaffermato il voto alla vergognosa diaspora dei cattolici nel mondo, anche se solo ad un centro destra ovviamente ancora piuttosto laicista

L’ovvio è stato il centro dell’intervento di Gandolfini al termine del politicizzato Congresso veronese: “I Family day non sono accreditabili ai partiti”. Gli si erano anche opposti (o estranei)…
Nella bolgia sacrilega e impazzita della kermesse, pure mediatica, organizzata dal nichilismo non solo sinistroso e colpevolmente ignorante, il tema della Famiglia è rimasto pressocché non veramente percepito dalle masse già molto abbrutite, non so quanto irreversibilmente, dalla loro stessa propaganda.
L’ontologico, cioè il naturale globale (aggettivo sconosciuto alla massificazione), vale a dire la voce dell’eterna Verità su cui si fonda tutta la civiltà occidentale, dunque assolutamente non riducibile ad alcuna strumentalizzazione politicista, è rimasta muta o appena percepita da molto lontano. Quasi da soli veri cattolici. Ma nel caos. E, soprattutto, in un contesto dottrinalmente errato o sgangherato, senza il riferimento fondamentale, oltreché indispensabile, della DSC (Dottrina Sociale della Chiesa)!
Tutto il vociare inconsulto, volgare e sacrilego dei contro-manifestanti parassiti e a dir poco superficiali, si è svolto all’insegna della inconsistente contrapposizione primitivamente reattiva, oltretutto falsa e falsificata. Sia per le cifre comicamente calcolate dei partecipanti che per le falsificazioni triviali delle parole d’ordine e della ideologia solo materialista e impertinente, nei confronti del tema del Congresso. Il quale non può situarsi che totalmente al di fuori dell’ateismo, oltretutto infantile, del pensiero unico dominante e sempre inconsapevolmente becero.
La Famiglia non può che rimanere la parola che definisce la realtà, la sola, che anche la costituisce: un uomo e una donna che si sono liberamente scelti per coniugarsi, anche sacramentalmente. E che, nella grandissima maggiornaza dei casi, ingenerano creature senza nessun loro merito esclusivo. Ma solo nello stupore insuperabile dello scaturire della vita che rimanda sempre al miracolo della trascendenza oggettiva. E planturosa nella fiducia.

Lo slogan di Adinolfi sintetizza, per il partito del Popolo della famiglia, la sapienza eterna della globalità misteriosa cui Dio riconduce anche tutta la dissennatezza umana, per redimerla
Nessun culto della personalità! Mario Adinolfi, fondatore e capo attuale del PdF, diventa suo malgrado e con meraviglia riconoscente l’intelligenza di porsi di fronte ad un evento che riecheggia, anche se apparentemente da lontano, quello dell’Incarnazione: “Un Congresso che va difeso ma non sostenuto”, era lo  slogan perfetto del PdF, che ha scelto di non mettere piede a Verona. Un giudizio religiosamente politico contro ogni tentativo d’impazzimento.
Perfino il radicale immanentista e razionalista (non razionale né ragionevole) Travaglio afferma oggi da giornalista venerato per la sua logica formale e la sua eloquenza, con grande e pedagogica solennità, il tema della demenza galoppante delle classi politiche che hanno perso o che stanno perdendo il controllo di quello che loro considerano il “loro”potere di tipo politicistico, per antonomasia. Cioè politicamente degradato al breve o brevissimo termine, fino all’elettoralismo immediato. Nel conformismo ideologico e nell’ eterodossia teologica più ereticamente utilitarista. Cioè nella scienza sulla vita e sulla trascendenza più comuni e permanenti per l’umanità.
Certo, Verona va “difesa” da tutte le sue interpretazioni ideologiche che distolgono e falsificano il tema della Famiglia. Che tendono ad assimilare, nella confusione ignorante delle indistinzioni (la distinzione è il fondamento della cultura!). Si tratta del tema, unico per la politica, che riassume la sua universalità già tutta preordinata nella naturalità che l’uomo, concepitosi sempre più abusivamente come Dio, vuole stravolgere. E che lo sta facendo.
Ma il Congresso, oltre ad essere difeso non è da “sostenere” in quanto colonizzato, secondo l’analisi del PdF, già nella sua struttura di concepimento secondo gli schemi politicistici, per l’appunto, dei partiti politici resisi protagonisti, quindi strutturalmente divisivi, di un avvenimento per sua natura universale. Siccome il peccato esiste ed esisterà sempre (cioè il “peccato originale” anche per i molto dimentichi e allucinati nichilisti), le forme di sessualità – cui l’ontologia ha legato la riproduzione della Vita, quindi della Famiglia – non permettono di essere contro, proprio in quanto cattolici eternamente moderni. Per esempio, opporsi all’omosessualità: come invece gli abbrutiti nichilisti continuano ottusamente a ripetere in modo coattivo. “I cattolici sono omofobi”, ripetono continuamente alla maniera pavloviana!

Il grande direttore Cascioli della Bussola Quotidiana, prestigioso quotidiano online, giunge a squarciare due tabù di certo conformismo politico cattolico ancora obnubilato lontano dalla DSC
In un editoriale all’indomani di questo WCF (World Congress of Families), dopo aver ripercorso obiettivamente tutti i meriti indiscutibili e abusivamente coperti dagli opponenti ideologici del Congresso, questo direttore ha posto le basi, forse anche un po’ involontariamente, per quella che sarà molto probabilmente ed anche abbastanza presto, l’evoluzione del mondo cattolico critico e militante in Italia. E non solo in Italia, considerando l’importanza strategica per l’Occidente e molti altri Paesi dell’esperienza cristiana nello Stivale.
Innnazitutto, egli ha rivolto ad uno dei maggiori esponenti del cattolicesimo critico non solo italiano, Gianfranco Amato, l’accusa di aver semplificato abusivamente la sua analisi rispetto ai motivi per cui aveva dimissionato dal partio Popolo della Famiglia appena dopo le elezioni politiche del marzo 2018. Dal suo partito in cui era stato fondatore e deteneva la posizione di numero due, solo dopo Adinolfi.
Il nostro valente Amato attribuisce ai risultati delle elezioni molto deludenti rispetto alle aspettative reali per i risultati (non) conseguiti, il motivo (molto forzato) della sua partenza per l’impegno associativo: allo scopo di educare il disatteso popolo di Dio nell’associazionismo.
Cascioli, come avevo fatto immediatamente all’indomani delle sue dimissioni in una lettera aperta pubblicata su questo blog, gli contesta dopo quasi un anno che nessuna novità rilevante fosse trapelata in siffatte elezioni per giustificare le sue dimissioni. C’è in effetti, continuo a sottolinearlo, una sindrome in Italia a favore dell’associazionismo culturale ed estremamente in opposizione con il partito di riferimento dei cattolici. Ritenuto invece prematuro, ben dopo… due millenni di cristianesimo alla base della nostra civiltà.
Il problema, invece, è che già c’è un movimento ecclesiale, si potrebbe dire, “troppo maturo”.
Al quale Amato appartiene e in cui presta le sue eccellenti attività che però sono vive a fianco, molto minoritariamente, di una crisi, ben conosciuta e pure molto analizzata nella sua gravità all’interno della Chiesa stessa, e nei suoi movimenti ecclesiali.

Una traversata del deserto prevedibilmente molto lunga: Dio vince e vincerà sempre, è certo, ma l’arbitrio anche scervellato degli uomini può rendere tutto il percorso dolorosamente accidentato
Invasi paradossalmente dalla papolatria eresiarca, lo spaccato emerso intorno all’iniziativa di Verona del WCF è stato molto indicativo per la Famiglia: la vera Famiglia, non quella assimilata o succedanea. Essa traccia il cammino salvifico divino. C’è pure una fatale sopravvalutazione da parte dell’associazionismo cattolico più avanzato, per la sua indispensabilità pedagogica… E, nello stesso tempo, c’è una sottovalutazione, altrettanto fatale nelle capacità di un partito già esistente, da appena tre anni (il PdF), riferita alle sue supposte in capacità di catechesi e concretamente di comunicazione. L’obiezione verte pure sul piano strettamente politico. E sui principi cattolici scaturiti dalla Dottrina sociale della Chiesa. Che, però i tre partiti politici indicati nell’endorsement per il voto da Gandolfini non possiedono affatto e non potranno acquisire, se non con molto tempo.
Del resto, gli stessi cattolici colti e avanzati che hanno proposto e organizzato il Congresso non sempre sono ferrati, non solo metodologicamente, ma anche in modo direttamente conoscitivo nei confronti dei principi della DSC. Questi cristiani hanno anche spesso l’aria di non aver veramente compreso almeno bene la citazione frequentemente utilizzata del Papa san Paolo VI sulla “politica come suprema carità”… La vittima del gigantesco equivoco est fatalmente l’attività di partito. Nella fattispecie, si tratta del partito ancora si può dire in formazione, il Popoplo della Famiglia giudicato, contro ogni evidenza, deficitario di capacità di espansione. Il tutto mentre da molti lustri siffatti cattolici illuminati si prostituiscono gratuitamente nella subodinazione totalmente sottomessa ed inefficace alla loro stratégia di poter “concretizzare risultati apparenti”. Con l’idea della politica fatalmente dannata in quanto statalista ideologicamente anche se sul piano economico a volte ingannevolmente popolare.
Come i loro responsabili di partito a cui si sottopongono, si credono già compiuti religiosamente senza bisogno di una Autorità specifica: politica e sociale, quella della DSC!
Nel frattempo, il partito di riferimento già diponibile non può che predicare nella generale dissipazione di un deserto molto lungo da attraversare!

Il secondo tabù squarciato da Cascioli, questo più involontariamente, è quello della necessità urgente di un partito identitario di riferimento in quanto totalmente fedele ai principi della DSC
Innanzitutto egli constata la molta debolezza del movimento veramente cattolico avendo un pontificato, una Chiesa e un clero estremenamente e variamente eterodossi! E pure installati nell’edonsimo socio-peccaminoso abitualmente denunciato dal suo quotidiano. Con gli articoli guida soprattutto di Stefano Fontana, direttore del dicastero della dottrina sociale e con presidente il supremo arcivescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, fondatore dell’Osservatorio Van Thuan.
Del resto, lo stesso Amato due o tre mesi prima delle sue dimissioni dal partito, aveva descritto, con la metafora della lunga edificazione delle cattedrali medievali, la costruzione di un nuovo partito laico detto rigorosamente cattolico, identitario e di riferimento per tutti i politicanti che si arrogano la loro cattolicità sotto le mentite spoglie di laicisti alquanto soggettivisti, individualisti e pure eretici!
Non potremo vedere i veri e sempre incompleti risultati del nostro lavoro nella nostra vita”, ripeteva Amato nelle sue innumerevoli conferenze, articoli e libri! Peraltro egli continua a ripetere le stesse tesi ma dando la priorità esclusiva alla formazione culturale nell’assoggettamento ai partiti più vicini ma che non traducono sul piano politico, nella corsa sfrenata di competitività, il rigore della dottrina cristiana della Chiesa petrina.Già due mesi dopo faceva una ben altra analisi, sulla base dei risultati elettorali che non hanno permesso subito nemmeno un seggio al suo partito in parlamento!
Come sempre, è urgente un partito che ricordi il suo slogan altrettanto geniale ed eterno: “A noi la battaglia. A Dio la vittoria”.
Meno male che la Trinità costruisce il Suo Regno anche con gli errori degli uomini tanto sempre amati!

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