I Pontefici non devono per forza piacere e i cattolici devono loro obbedienza, sempre pregando e adorando l’Eucarestia: per il rispetto sacro dell’“Unità della Chiesa”e del “Deposito della Fede”. I fedeli, nondimeno critici, hanno l’obbligo di sempre sottoporsi, a condizione che il Papa si ponga in modo “petrino” e non solo demagogicamente “papista”

La fede cattolica può essere solo critica, vigilante e obbediente. Il diritto canonico della Chiesa prevede i conflitti dottrinali, anche alle spese dell’alto clero e del Papa non tradizionali

Il Papa che si esprimesse con opinioni personali, nei casi più correnti e con tutto il rispetto che gli si deve, non può pretendere che gli si obbedisca sempre: la fedeltà e la verità della Tradizione devono invaribilmente prevalere. Attualmente, essendo Papa Francesco, abitudinario nell’esprimere opinioni religiose volontariamente ambigue e spesso smaccatamente eterodosse, crede fermamene nella strategia di lasciare correre i bubbi più delle certezze. Il fatto che anche grandi cardinali abbiano espresso i famosi “Dubia” (i dubbi) su una delle sue encicliche, indirizzandoli direttamente a lui (a chi altro se no?) ma senza mai aver ricevuto risposta, lo mostra chiaramente.
Benché con un linguaggio ambivalente, a volte pure calcolato, con lo scopo di “riformare” e installare la cosiddetta “Nuova Chiesa”, Papa Bergoglio ricorda anche frequentemente “che bisogna amare la Chiesa” (leggere la sua Nuova, alquanto relativista) e non “mormorare contro di essa”. Così, come l’ha ancora ultimamente ripetuto, dopo le ultime gravi critiche che quasi ogni settimana si verificano nei suoi confronti da parte di molti cattolici stessi. È noto: non ci si può veramente “sottoporre” ad una Autorità che non si “pone” univocamente.
L’idea riformatrice alla base dei suoi molto numerosi discorsi e interventi, anche a braccio (dell’attuale Papa) – non bisogna nasconderlo – è di origine eretica. Questa è ormai pure ben conosciuta nella sua doppia polarità: innanzitutto la ben nota “teologia della liberazione”, piuttosto marxiana se non proprio marxista, ancora molto in auge in America latina, il suo continente naturalmente culturale, non solamente di nascita. E questo, malgrado le condanne da più di una quarantina d’anni da parte innanzitutto del Papa polacco, anti-comunista per antonomasia, san Giovanni Paolo II. L’altra polarità, sempre altrettanto eretica propria della sua visione teoretica e teologica, è l’argomentazione, mescolata ad una elocuzione apparentemente familiare e semplice (a volte con accenti tradizionalisti e riduttivisti), nella protestantizzazione anche della pastorale. Quella appartenente al confratello jesuita, Karl Rahner, piuttosto sedicente teologo tedesco, prolifico e morto nel 1984. I cui deliri mondani e modernisti (non religiosi!) sono sostenuti e promossi dal famigerato gruppo denominato San Gallo. Con alla testa i cardinali Kasper di Amburgo, Marx di Monaco di Baviera e Danneels, pensionato sempre molto attivo non solo in Belgio.
Spesso questo Papa aggiunge, ai suoi rimproveri ai detti suoi critici, citazioni o allusioni ben evangeliche. Per esempio, ha utilizzato, però abusivamente, il passaggio del Vangelo relativo “all’occhio dell’avversario da liberare della piccola sua pagliuzza mentre la trave è ancora nell’occhio [del critico] che ne impedisce la vista”… Papa Francesco è anche giunto a ringraziare pubblicamente il suo più famoso ed implacabile critico laico, Antonio Socci, alquanto in modo ancora inverosimile, visto che continua da anni a persitere nelle stesse posizioni oggetto delle critiche. Questo famoso giornalista e scrittore toscano, eccellete e diligente giussaniano, si è qualificato come uno dei più rigorosamente cattolici della nostra epoca: in realtà non ha mai nascosto la sua lingua nell’opportunismo ambiente.

La vera questione, in ogni caso, rimane il fatto che il fedele cattolico ha il dovere di esprimere fraternamente le sue necessarie critiche a causa della perdita della fede nella cultura cristiana

E pure per le dichiarazioni – spesso del Papa stesso e del suo clero – bisogna considerare quelle numerose che tradiscono il Magistero eterno della tradizione storica. Perché allora i numerosi cattolici critici sarebbero – vien fatto di chiedersi –  intenzionalmente interni alla pura “maldicenza” e non fautori di semplice amore per l’affermazione dela Vérità di Dio? In effetti, salvo in rarissime occasioni, tutti i fedeli critici sono anche e soprattutto ben intezionati. Vigilanti attivamente nel rilevare tutte le derive, e contrari all’ultima e puntuale crisi d’identità della Chiesa, non perdonano e minimizzano le “gaffe” perpetrate e aggravate, in modo intermittente, nelle dichiarazioni e gli atti di questo Papa e del suo clero espressamente installato. Le considerazioni così espresse – spesso vere e proprie stroncature molto motivate e dimostrate – sono fatalmente puntute sebbene avanzate in modo rispettoso, frequentemente anche con sofferenza pregante. Peraltro, non è rarissimo che la Chiesa abbia dovuto opportunamente correggere i suoi giudizi – a volte anche dopo secoli, pure con anatemi – pronunciati a spese di fedeli cattolici, anche scomunicati. Per poi proclamare questi eroici illuminati tra i più grandi Santi e Dottori dell’Ecclesia (per esempio, sant’Attanasio).
Meglio dunque un Papa poco popolare ma petrino, che un pontefice glorificato da masse soprattutto di tipo ribelle modernista e piuttosto di sinistra materialista, o comunque conformi ai regimi totalitari senza mai riempire le chiese che rimangono sempre più vuote. Il cattolicesimo è una religione di martiri a partire da Gesù condannato alla crocifissione dal popolo massificato del tempo. Un Papa, dunque, non demagogicamente “papista”, vale a dire alla ricerca costante di uno sterile consenso (non religioso) e fondato sull’applauso del mondo: a partire quindi dal basso dei suoi media asserviti, spesso senza saperlo, al potere mondano. E non liberamente a Dio. Un pontefice, questo, celebrato da masse incredule recalcitranti, apparentemente fedeli e soprattutto di sinistra materialista. In ogni caso conformi e formati ai regimi totalitari e miscredenti. Sottomessi, in sovrappiù, all’orribile pensiero unico dominante nella nostra era. Il potere economico e finanziario della nostra epoca, in tutti i casi profeticamente e storicamente perdenti, ha interesse ad assicurare la rovina morale e sacramentale delle moltitudini nella post-secolarizzazione. La quale riduce la Persona alla sua più semplice funzione consumatrice. E alla sua dimensione di passiva produttrice in un lavoro sempre più degradato e svogliato: l’accidia il peccato forse più diffuso della nostra era edonista!
C’è ormai una maggioranza decisionaria – al potere nel clero centrale – minuziosamente costruita in questo pontificato: con un numero senza precedenti di nomine di prelati modernisti e casuisti nei posti chiave del relativismo massificato “riformista” .
Il cattolico detto “tradizionalista” (peraltro, come potrebbe esistere un altro tipo di vero cattolico?) può solo soffrire, nel nostro tempo. E dedicarsi alla preghiera quotidiana, con al primo piano l’Adorazione Eucaristica consacrata nella liturgia della Messa. Nel mentre che si eleva la propria lotta critica alle deviazioni soprattutto dottrinarie, o ai suoi atti, come quelli incipienti nel manifestarsi apertamente. E questo contro la cristianità in generale, attaccata sia dalla secolarizzazione avanzatissima sempre laicista esterna, che da parte del modernismo relativista e del politicismo interno alla Chiesasia centrale che periferica.

I cattolici ora residuali, rimasti nella fede della Chiesa, non hanno mai tanto pregato per il rigore petrino e trinitario del Papa e per la grazia di tutte le comunità ecclesiali

Non c’è alcuna scissione nella Chiesa cattolica: nessuno l’ha chiesta, né la richiederà. La si è già scampata provvidenzialmente con la san Pio X e con il suo compianto capo, cardinal Lefebvre. Condannata da san Paolo VI, ma reintegrata totalmente nell’Unità della Chiesa da Papa Ratzinger!
È per l’appunto grazie a questo grande pontefice, alla sua sapienza religiosa e pastorale, e a quella del Popolo di Dio internazionale aderente a questa emblematica e santa Fraternità (compreso il suo buon senso), che si è giunti al giusto declino per il concetto stesso di scissione. A causa dell’immensa devastazione della grande scissione protestante evocata e rimessa all’attualità dal gravissimo conflitto tra gli anni ’70 e il primo decennio di questo nuovo millennio. Così, questi veri protagonisti hanno saputo conservare o ricuperare, dopo l’ultimo Concilio, l’integralità della ricchezza sacra e inestimabile del rigore e della liturgia tridentina. Non solamente per il suo latino (lingua praticamente universale!), ma a vantaggio di tutto il genio divino della Chiesa. E, soprattutto, è grazie alla veglia permanante dello Spirito Santo che, come sempre, preserva la sopravvivenza immancabilmente miracolosa della Verità eterna nel seno della “Sposa di Cristo”. E questo, anche se la situazione di questo pontificato sembra – ben apparentemente – aver compromesso tutto nella mistificazione modernista e casuista. Era già successo nei secoli precedenti! La quale minaccia ora il suo compimento finale accelerato. Il problema numero uno della Chiesa e della nostra contemporaneità, in effetti, è – non se ne parla mai – l’orribile statalismo: sia da un punto di vista politico ed economico, che (soprattutto) sul piano della supremazia spirituale e culturale nel mondo. Attribuita all’idolo dello Stato piuttosto che a Dio e alle Sua leggi anche naturali!
Alla proposta costante e continua, avanzata da una cattolicità ridotta da questo pontificato al rango di religione pseudo-ecumenica, in sovrappiù abbracciata mortalmente, quasi incondizionatamente, al modello di quella protestante o musulmana, il Papa Francesco dovrebbe veramente allietarsi piuttosto che veramente lamentarsi delle critiche ricevute. Soprattutto a causa della caratteristica prima del piccolo universo di questi suoi cattolici tanto coscienti e attivi. E analisti rigorosi della politica ecclesiale relativa alla sua responsabilità petrina. Il rischio dell’indifferenziazione sincretica e massificata delle religioni tra loro viste omologate, alla maniera dei progetti massonici o dell’ONU mondialista, è intenzionalmente richiamato dal suo popolo rigoroso nella cattolicità di cui ci si deve solo rallegrare e ringraziare la Santa Trinità. Questa giubilazione è giustificata dal fatto che tutti i cattolici in questione sono animati da un senso supremo della Chiesa, della sua liturgia e della preghiera eucaristica per la salvezza eterna.

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