L’abbandono radicale e reiterato, della profonda tradizione umanista e realmente religiosa, ha portato la civiltà occidentale a rimuovere il principale ed unico attore di tutta la sua grandezza mais sorpassata : lo sviluppo della sempre sola cultura incarnata e globale del pianeta, il giudeo-cristianesimo trinitario. Così il miserabilismo è anche giunto ad un riduzionismo galoppante verso il “pensiero unico”, dominante in tutta la contemporaneità

L’incapacità di dominare i problemi posti dalla crisi economica da parte degli intellettuali classici (stranieri alle tecnologie) e dei tecnici moderni (refrattari al classicismo)
Dopo le sacrosante ostriche, i foies gras, i formaggi ben maturati, i dialoghi a tavola a Natale ci hanno portati, improvvisamente, a parlare di una trasmissione di Apostrophe: quella di Bernard Pivot su Antenne 2, alla televisione francese degli anni ’80. Il tema trattato era quello del libro “Il Capitale lettere” di Alain Etchegoyen, diventato best seller con il sottotitolo significativo, Letterari per le imprese. La tesi centrale dell’autore era scaturita dalla costatazione che il mondo dell’economia percepiva già un livello degradato d’abbrutimento generale nel personale dirigente l’economia produttiva. Questo faceva all’epoca le fortune del “tecnicismo”. Ma a detrimento della separazione incommensurabile creata con le esigenze dirigenti globali e classiche. Le quali venivano avanzate sempre più dalle imprese. Il livello di complessità dei problemi che la crisi economica europea poneva erano tali che la cultura dell’ingegneria tecnologica non sapeva nemmeno approcciare. Simmetricamente, la cultura letteraria, essendo sprovvista di capacità tecniche, rimaneva altrettanto inefficace. Allo scopo che questi intellettuali potessero essere utilizzati, sarebbe stato necessario che si dedicassero, infine, all’appropriazione e al dominio delle tecnologie… In sovrappiù, ce lo dimentica però spesso, la crisi economica era all’epoca già subdolamente avanzata, da più di un decennio: la cosa aggravava considerevolmente il quadro!

In supplemento, quindi, la crisi economica attuale era già molto operativa. Ma bisognava vederla con l’aiuto del discernimento: essa era ben nascosta tra quelle delle riconversioni industriali
In effetti la denatalità, come crollo della domanda interna nei mercati occidentali e anche orientali (soprattutto in Cina e Giappone) era ben avanzata. Da una generazone si generavano figli solo a una media di 1,3 per coppia (più di 2 miliardi di non nati) un deficit demografico demenziale!
Gli effetti delle culle vuote erano dunque ben progressivamente evidenti da un quarto di secolo e ci si apprestava ad insistere nella stessa direzione, in pieno orrore. Oggi, dopo ancora più di una trentina d’anni si continua ancora con le stesse percentuali di denatalità. Nel frattempo, al telegiornale delle 20 dell’epoca, Roger Gicquel (una sorta di Bruno Vespa francese), annunciava con spavento di spegnere tutte le spie con accensioni automatiche in casa, a telecomando, e abbassare radicalmente la temperatura del riscaldamento perché “la mancanza di energia sarebbe stata al masssimo”…
In un clima economico di crisi totale e globale, ma non percepita realisticamente, si temeva anche di non potersi pagare – visto lo stato dell’economia e la disoccupazione a due cifre – l’energia del petrolio. Questa era praticamente creduta in esauruimento quasi immediato. Non a caso il primo ministro Raimond Barre, alle critiche stataliste sulla disoccupazione, rispondeva con scandalo generale:“Che i disoccupati creino imprese!”.
Si parlava così alla televisione e in libreria, nella vendita del libro con successo, intorno alle necessità delle imprese e sulle capacità delle due culture che il Rinascimento aveva cominciato a separare: la cultura classica e filosofica da quella fattuale dei tecnici.
Da cui si deduceva che bisognasse colmare il gap tra il classico intellettuale e la tecnica moderna ben simmetrica in rapporto alla grande cultura. Notando che sarebbe stato molto più facile permettere – se così era possibile pensare e dire – agli intellettuali di impadronirsi delle tecniche rispetto alla possibilità che fossero i tecnici a globalizzarsi con il classicismo: tanto era già percepita la gravità devastante della situazione cui era giunta tutta la cultura tecnologica!
Queste due categorie sociali erano così sotto accusa. In quanto totalmente inadeguate alle nuove necessità assolutamente globali e di sintesi del mondo economico in crisi di penuria della domanda, pure nel supplemento internazionale. Vale a dire già nella recessione iniziale, manifestata come rallentamento sempre frenante, come quella esplosa dei nostri giorni dal 2007/8. Di cui la quasi totalità non capisce, tutt’ora, la vera causa e la vera natura.

A che punto siamo oggi, dopo 30 anni, con tutte queste disastrose lacune? La storia ha mostrato che non solamente non sono state risolte ma si sono ulteriormente aggravate
La cultura contemporanea, certamente non moderna ma modernista in una confusione totale, non è in grado – soprattutto per l’ultima generazione di giovani – di risolvere questo problema di adeguazione e di sintesi globale delle due polarità nella cultura anche industriale. E questo, in codesta trentina di anni ultimi che si sono succeduti, abbastanza inutilmente sul piano critico.
Al contrario, la crisi si è anche aggravata in modo ancora più radicale e nella stessa linea di quanto si era appena una generazione prima indentificato. In un’analisi che appariva quasi intuitivamente esatta – da cui il grande successo del libro –, ma ancora molto superficiale et iniziale. Così, a dire il vero, la quasi totalità, appartenente al pensiero riduttivo del secolarismo economicista e statalista, non ha nemmeno capito l’origine autentica, la ragione profonda di questa vera crisi globale. La quale è anche di una dimensione e di un’ampiezza che possono solo sfuggire completamente ai fatalmente ignari contemporanei, ma ben responsabili e colpevoli, almeno di pigrizia e dabbenaggine. Di cosa si tratta?

Il rifiuto di Dio, al livello delle masse, ha generato una crisi intellettiva e pratica in tutti i campi: Dio – eppure, lo si sapeva – riguara tutti e tutto!
Grandi pensatori ed educatori dei due ultimi secoli, come Nietzsche, Dostoievski o don Giussani avevano ben avvertito che il fatto di mettere fuori gioco Dio dalla vita e dalla vista degli uomini (il Dio detto morto) poteva solo generare la totale rimessa in questione di tutte le categorie dell’esistenza e delle modalità del suo funzionamento nel mondo.
Per esempio, non si può ridurre di metà, arbitrariamente – in un modo pseudo edonista – il tasso di nascite, per puro piacere a credito (il debito pubblico!) e grazie alla tecnoscienza piccolo borghese (la pillola massificata e l’aborto sempre assassino!) senza attendersi conseguenti catastrofi anche apocalittiche.
Le leggi di Dio, che siano naturali o rivelate, non possono essere violate e sconvolte secondo criteri razionalisti, esclusivamente e abusivamente umani, senza che il disordine introdotto non provochi conseguenze nell’ordine naturale in ogni campo, compresi quelli economici.
C’è un’armonia di proporzionalità naturale nelle leggi universali che apparentemente sembrano appartenere alla semplice e diretta “competenza” umana. Ma tutto, lo si sa da sempre, è integrato e previsto nel piano meraviglioso di Dio: il quale ha anche mandato suo figlio Gesù, il Cristo nell’unità trinitaria, allo scopo di indicare e condurre gli uomini alla loro salvezza eterna che comincia qui sulla Terra. Certo, l’uomo è il libero attore che deve intervenire nella gestione sapiente, ben creativa di queste leggi. Ma deve scoprire, con la sua ricerca, la sua intelligenza e la sua volontà le regole che sono inscritte nel Grande Piano Eterno. Utilizzando, sempre, tutta la sua libertà, anch’essa inscritta nel Progetto d’intelligenza verticale e divina. Ma gli uomini, soprattutto da qualche secolo, con la secolarizzazione anche laicista, stanno ribellandosi alla loro creaturalità, non solamente individualmente come sempre, ma anche pubblicamente contro la presenza nelle nostre società del Dio vivente. Così, è la penuria mondiale e il riduzionismo generale che sguazzano in un’abbondanza virtuale di tutto. Come nel caso di questa crisi economica mondiale dalla quale non si riesce, naturalmente, ad uscire. A causa di non aver voluto, in effetti, comprendere la sua dimensione nella scelta antireligiosa che si è allegramente imboccata.
Contro l’esistenza stessa di Dio, si diventa pure ciechi e masochisti, come apprendisti stregoni!
È questo il peccato originale e principale che ha aperto il vaso di Pandora. Il quale, in principio, dovrebbe essere generalmente ben chiuso e dovrebbe restare – non senza fatica , pure col supplemento di crisi economica – nell’armonia propria, celeste e intangibile.
Anche le regole riguardanti il rapporto di complementarità tra cultura classica e quella tecnica contemporanea non sono più comprensibili, non solo dai detti specialisti, in una concatenazione di disastri fatalmente legati. È per questo che l’umanità al potere, determinante il corso dei destini su Terra, ci ha portati nel vicolo cieco in cui ci troviamo nella nostra epoca : tutti in antagonismo, radicalmente, gli uni contro gli altri…

Come in alre circostanze della storia pagana, gli uomini della nostra era sono solo vittime del loro proprio peccato conseguente alla volontà di abbandonare la loro religiosità cristiana
Il tema del libro tanto discusso, non solamente in Francia, era così solo molto parzialmente secondario in rapporto a quello che l’aveva generato dopo l’attribuzione dell’ignorante e falsa definizione della parola “oscurantismo” inflitta al Medio Evo. Esattamente il contrario del vero, ben documentato e storicamente certificato!
È là che lo specialismo detto moderno è diventato accecante, riduzionista e totalitario.
La metafora geniale di Chesterton secondo la quale, avendo tagliato il filo maestro, ancorato e discendente a sostegno della sua meravigliosa tela, il ragno si ritrova mortalmente soffocato nella sua costruzione che, inevitabilmente, si raggomitola su se stessa senza l’appoggio creatore appena reciso. Vale a dire, una volta che si è tolta l’architrave Dio, tutto crolla rovinosamente!
Allora, il problema posto da Etchegoyen non sarà, in tal modo, mai risolto. Va da sé.

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