I poteri di tutti i partiti politici europei, anche alle opposizioni e detti « populisti », non parlano di statalismo. È per questo che nuove tasse supposte poco visibili arrivano continuamente: ancora sul carburante come in Francia, sulle auto in Italia o, chiaramente, con quella intitolata “patrimoniale”… Da cui i gilet jaunes, oppure la lotta totalitaria dell’UE contro il budget 2019 dell’Italia. In effetti malgrado la logorrea dei media, non una parola sull’armata di milioni di statali eccedentari in Europa!

Anche all’origine, lo statalimo è la pretesa del dominio dello Stato su Dio: ora esso si esprime con le tasse per rinforzare l’armata nella conseguente guerra civile non senza sangue
Nel 2017, un’inchiesta meticolosa aveva messo in evidenza che in Italia c’era quasi un milione di eccedentari statali, vale a dire di dipendenti pagati inutilmente alle spese di Pantalone. Naturalmente, remunerati dalle amministrazioni pubbliche in misura largamente superiore alle necessità: 750.000 statali con in più 15% di sovraccosti al di fuori della Lombardia… Questi stessi lavoratori nullafacenti continuano, da Palermo a Bolzano, dopo anni di denunce e condanne, a fare i furbetti del cartellino! Senza che nessuno se ne chieda la vera ragione strutturale oltre quella della “disonestà personale”: anche la ministra dell’attuale governo, compresi tutti i giornalisti, non accennanoo una parola secondo cui tutti ‘sti furbetti non hanno niente da fare al loro lavoro e che sono stati assunti per altri scopi! Così, obiettivamente parassiti involontari, continuani imperterriti, anche a turno, nella loro pratica scandalosa: all’incirca allo stasso modo e nelle stesse proporzioni per ogni paese, inevitabilmente statalista, dell’Unione Europea. E illegalmente sulle spalle dei contribuenti. Questa notizia sconvolgente era stata documentata pure da una inchiesta americana nel 2016, motivata per prevedere la possibile resa degli investimenti USA all’estero… L’economista americano Luttwak, esperto in cose europee e italiane aveva comunicato alla televisione RAI, tra il silenzio totale di commenti, in prime time nell’ora di grande ascolto serale, l’orribile notizia. La stessa sorte, nell’assenza sempre assordante di mancanza di vero dibattito sulla cosa, è stata riservata alla stessa notizia, corroborata degli stessi risultati, pubblicata nel marzo dell’anno seguente nel quotidiano on line, Il Sussidiario del molto importante movimento cattolico Comunione e Liberazione.
L’autore dell’articolo è il leader di questo movimento, professore di statistica (!) all’Università Statale di Milano, Giorgio Vittadini. Bisogna notare che questo stesso professore aveva scritto lapidariamente nella medesima frase dell’annuncio del suo articolo “che non è questione di licenziare i 750.000 eccedentari (la stessa cifra di Luttwak!)”. Senza dire minimamente il perché. Tutti i membri del suo movimento (CL) erano così rassicurati, senza nemmeno parlarne, mentre molte decine di milioni di lavoratori del settore privato erano stati licenziati in Europa negli ultimi dieci anni.. Occorre ricordare che questi membri del movimento erano diventati sostanzialmente statalisti per opportunismo, in modo attivamo o passivo, contrariamente alla loro generazione precedente: prima della morte del loro fondatore don Giussani, il più grande educatore al mondo sempre inutilmente celebrato nel movimento! Di concezione e militante assolutamente cattolico, quindi totalmente e solamente sussidiario al privato. Praticamente, si tratta così anche di almeno un milione di salari, se si applica il coefficiente abituale detto “per statali” relativo ai casi di calcolo che li riguarda… Peraltro si sta parlando delle remunerazioni tra le più alte del Bel Paese. Pagate progressivamente da decenni nel silenzio molto interessato che tutti possono immaginare.
La notizia dell’inchiesta, oltre ad essere coerente con quella dell’anno precedente, aveva tutti i requisiti per spiegare ampiamente (si facciano i calcoli della cifra stratosferica così sprecata!) la mancanza cronica d’investimenti in innovazione et infrastrutture, a causa ed effetto pure della recessione economica in cui tutta l’economia nazionale si trovava. E tutt’ora si trova tragicamente.

La denatalità come conseguenza prima dello statalismo che proclama la superiorità assoluta dello Stato su Dio e le sue leggi a condanna dell’edonismo fatalmente totalitario e straccione
Bisogna ben dire, in realtà, che la cosa è soprattutto a causa e principalmente dello stesso fenomeno sinistro generatore e della stessa natura originaria statalista: la denatalità malthusiana ed edonista delle popolazioni, dagli anni ’60. Si tratta del cancro sociale ed economico più mortifero della nostra epoca, la cui la lotta strenua è condotta dalle grandi masse al potere, tutte a sostegno idolatricamente del modernismo statale nel conformismo a gogo!
Ma per condurre una siffatta guerra scontata e sempre vincente, bisogna disporre, per il mondo messo al potere dalle moltitudini, di una armata detta culturalmente invincibile. Dunque pure quantitativamente preponderante nei confronti dei produttori di ricchezza reale, i quali dovranno essere completamente spennati con tassazioni infinite al livello della pura confisca. Le guerre ideologicamente economiche – è cosa nota – costano molto. È la ragione, anche e soprattutto nei nostri giorni, di queste eccedenze di statali e delle spaventose tasse accumulate: via i carburanti o i deficit del debito pubblico inarrestabile detti piuttosto “invisibili”, in rapporto a quelle già sature nella percezione media delle popolazioni. Il denaro dell’edonismo massificato e a credito progressivamente sempre più scarso chiesto a prestito. Di codesta ideologia statalista, detta anche “dell’edonismo straccione”, la sinistra massificata e i sindacati hanno fatto il loro principio fondatore. Così esso appartiene più o meno a tutti i partiti borghesi e piccolo borghesi europei. Per conseguenza, tutti son sottomessi a questa visione dalle conseguenze catastrofiche non solamente sul piano economico.
Si è così giunti all’attuale oceanica crisi economica – anche spesso e fatalmente resessiva – per semplice mancanza di domanda sufficiente nei mercati occidentali. È l’effetto della causa chiamata delle “culle vuote”. Questa tragedia scervellata e soft si situa all’incirca agli antipodi in rapporto regale di Dio e della Chiesa. La quale deve, secondo questa visione nichilista, sottomettersi e marginalizzarsi in relazione all’onnipotente Stato. Non è a caso se l’enciclica de san Paolo VI, Humanae vitae del 1968, è stata la più impopolare della storia e molto contrastata all’interno della Chiesa stessa. A priori, dunque, lo Stato borghese è in stato di guerra, per definizione teleologica. Dedicata alla sua ideologia assolutamente egemonica verso uno statalismo totale ed esclusivo. Nulla deve opporvisi. Altrimenti c’è l’aggravamento anche non silenzioso della guerra totale e pure “nucleare”: cioè ideologica e distruttiva totalitariamente della ragione e del buon senso.

Ma le masse popolari non possono essere manipolate all’infinito: giungono in ogni caso a ribellarsi. A volte con violenza in piazza fino all’estremismo politico detto “inaccettabile”
Appena un anno dopo i silenzi clamorosi del potere e dei suoi media, o dei suoi ignobili servitori, l’”imprevisibile” esplosione succede puntualmente. Le sedicenti sorprese politiche di questo genere, di tutti questi ultimi anni, sono state fabbricate nella stessa catena di produzione silenziosa, ma piena di clamore di chiacchere e di diverdimenti demenziali. Trump, Brexit, referendum e ultime elezioni italiane, brasiliane, tedesche, ecc. si spiegano, molto semplicemente, alla luce si questo piccolo spot acceso sulla realtà, malgrado l’informazione e la propaganda massificate.
Ma questa guerra economica conseguente e immorale è (soprattutto contro le generazioni del futuro ben ipotecate senza nemmeno saperlo), una vera guerra civile e residualmente detta moderna. Essa è preparata da quelli del potere politico che l’apprestano giorno dopo giorno con le innumerevoli assurdità dello statalismo. La linea strategica d’azione è quella realmente antipopolare. I totalitari spediti elettoralmente al potere dalle masse, nella grande maggior parte dei governi europei, rifiutando la loro appartenenza al Dio Creatore e Trinitario, impongono questa ideologia riducendo ogni problema al non detto scontato e consesuale. In ogni modo, la verità viene comunque a galla in tutto il suo orrore, a volte con una progressività pure molto rapida. Dunque, anche i partiti tradizionali immancabilmente riduzionisti installati al potere o all’opposizione, non propongono la soluzione autenticamente cercata dalle popolazioni che, in ultima analisi trovano uscite parziali o prvvisorie. Sempre provvisorie. Ma non quelle che la Chiesa annuncia o dovrebbe annunciare. È in ogni caso l’appannaggio dei laici cristiani di prenderli a carico direttamente. Soprattutto quelli detti dell’”Opzione Benedetto” di cui ho un po’ già parlato in quest Blog. Peraltro, i problemi economici ben reali dei nostri giorni, non sono altro che i sintomi di una ricerca o di un bisogno di Salvezza globale, di cui questo movimento mondiale ha fatto il suo oggetto.
Un esempio clamoroso lo mostra. Ancora una volta, mentre Papa Francesco annunciava una Verità eterna propria del Deposito della Fede della grande Tradizione cristiana, la CEI (Conferenza Episcopale Italiana), alla maniera di ben altre istituzioni nazionali europee, straniere e nei diversi Paesi, proclamava il suo endorsement alla linea statalista e totalitaria – encora potentissima – dei burocrati bruxellesi per tutti i membri statalisti dell’UE. Tuttavia non per tutti: secondo le sue regole funeste, impertinenti e tecnocraticamente a favore dei suoi due paesi detti leader: la Germania e la Francia. Ci si chiede ancora per quanto altro tempo. Così, dalla sedicente astensione politica – in quanto, da sempre, la teleologia della Chiesa è quella di annunciare innanzitutto la Salvezza eterna che comincia, sicuramente, qui in questo mondo – i vertici del clero sono passati a sostenere la parte oppressiva, attualmente sempre dirigente dell’Unione Europea, al servizio esclusivo della sua leadership molto contestata e… sfinita a causa della crescita a valanga del detto populismo.
Si tratta peraltro della stessa Unione che ha rifiutato di dichiarare, chiamata Costituzione europea, anche l’origine della civiltà del nostro Vecchio Continente come formato dalla magistrale e gigantesca cultura storica del cristianesimo.
Potrebbe apparire incredibibile, ma questo reale tradimento è ancora veramente successo la settimana scorsa e, in sovrappiù, da parte della Chiesa romana stessa. E, pure in presenza ignorata del nuovo partito italiano appena fondato, il Popolo della Famiglia. Il quale è, in più e a proposito, rigorosamente coerente con i principi talmente negletti della DSC (DottrinaSociale della Chiesa).

Il cattolico ama il suo Papa e, per questo, è anche disposto a criticarlo pubblicamente allorquando afferma chiaramente direttive contrarie alla Tradizione magisteriale della Chiesa
Ecco l’ultimo caso che mostra l’antagonismo della linea petrina del Papa Francesco oscillante tra la mancanza delle sua coerenza interna e verso l’impossibile realizzazione senza grosse falle di un cristianesimo modernista e in discontinuità con se stesso. A volte questo Papa si abbandona alla sua naturale religiosità e ne fa il centro della sua comunicazione pastoralmente classica e famigliare.
In ben altre occasioni si fa prendere dall’idea che ha maturato nella sua cultura sud-americana condannata esplicitamente da una quarantina d’anni. È san Giovanni Paolo II che ha attaccato e sconfitto questa cultura (la Teologia della Liberazione) che ancora oggi fa credere al Papa la necessità di riformare la “Nuova Chiesa” (di concezione fondamentalmente rahnériana riferita e sostenuta dal “Complotto di San Gallo”). È allora che diventa ideologico e comincia a farsi riprendere dalle idee massificate e culturalment esecrabili di riformista immaginario. Senza alcuna continuità con la tradizione petrina alla quale dovrebbe sempre riferirsi. Meno male che non parla ex cathedra!
Si può così perdonargli le sue cantonate imbarazzanti. Ma spesso non è possibile lasciargliele tutte passare. Ci si ricorda dell’episodio in cui san Paolo riprende pubblicamente san Pietro su una delle sue insopportabili e pubblicamente scandalose dichiarazioni: teologicamente anti-cristiane e pure oggi interpretabili come vagamente massoni e onusiane ante litteram.
La grandezza petrina di san Pietro, del primo Papa apostolo scelto da Gesù stesso, consiste così nella sua umile accettazione – per esempio – del rimprovero anche pubblico (!) che, senza dubbio, aveva seguito altri richiami fraterni e in privato. Questo primo Papa, aveva compreso prima di tutti la risposta alla domanda: “Verso chi andremo? Cristo è il solo ad avere parole di Vita”. Ne era cosciente nel suo spontaneismo gaffeur e peccatore che gli giocava brutti tiri (i tre “chicchiricchi”profetizzati profetizzati del gallo al mattino della Passione erano… per lui e per il suo comportamento da tradimento).
A sua volta il più grande problema del Papa attuale consiste, in modo particolare, nel fatto di strutturare con le sue nomine una quantità enorme di cardinali e vescovi di tendenza avanzata verso il protestantesimo modernista e assolutamente non moderno, e creduto irreversibile. Ho già trattato, anche in dettaglio, su questo tema. La Santa Chiesa – si sa – è composta di uomini, dunque di peccatori.

Un Papa detto “intermittente è deve essere amato ma non proprio seguìto quando parla non ex cathédra: bisogna difendere il Deposito della Fede, nella Tradizione per la sua attualizzazione
Così, mentre faceva della sua comunicazione più notevole tra le sue dichiarazioni settimanali nella più rigorosa ortodossia, il suo tra gli ultimi nominato come presidente della CEI, il cardinal Bassetti si dedicava a dichiarazioni che passeranno alla storia tra le più impertinenti e erronee sul piano cruciale della politica ecclesiale… E, allo stesso tempo, sul piano della dottrina sociale! Un vero e ennesimo scandalo a detrimento dei già sperduti fedeli cattolici dispersi nei partiti europei, fatalmente più o meno statalisti. È un dovere di ogni cristiano correggere sia l’uno, il cardinale (non senza una sofferente meditazione pregante e una penitenza personale per la sempre possibile arroganza di giudizio dal basso). Ma occorre pure applaudire e pregare per l’altro: specificatamente per il ben in funzione difficile, molto difficile, del Papa Francesco in questa Chiesa in crisi storica. E in fase petrina – cosa per lui abbastanza rara – perfettamente rigorosa. L’obbedienza dei fedeli cattolici, in effetti, deve essere sempre critica, fino al dovere della critica estrema, anche pubblica!
Bisogna per i cattolici essere prima di tutto petrini nella grande Tradizione magisteriale e accumulata della Chiesa. E non in modo piatto e servilmente papista yes man. Gli esempi come quello di Attanasio non sono rarissimi: il vescovo di Alessandria del IV secolo, esiliato dolorosamente da quasi tutto il clero della sua epoca – compreso il suo Papa diventato pure lui ariano (partigiano di Arius) –, era stato canonicamente santificato, naturalmente dopo la morte, ed anche proclamato Dottore della Chiesa. In seguito, la grande storia ecclesiale ha già previsto – sempre canonicamente – questa tipologia di anomalie papiste allo scopo di evitare l’orrore caratteristico del protestantesimo che polverizza ancora ogni posizione razionale o rivelata, polverizzando allo stesso tempo anche se stesso. Ma, allo scopo di proteggersi dalla sindrome scismatica, bisogna evitare i silenzi ipocriti, sia umani che trascendenti. In tal modo, anche i partiti più populisti che si dichiarano (superficialmente e molto raramente) anti-statalisti non abbordano nemmeno il tema cruciale degli statali molto eccedentari in questa Europa nichilista. Questi sono quantitavamente talmente importanti (in ogni famiglia, si potrebbe dire), che si evita con opportunismo nefasto pure solo di parlarne. In Belgio, per esempio, gli statali sono quasi numericamente allo stesso livello dei lavoratori del privato: cioè per ogni attivo uno statale, senza – va da sé – dirlo. In sovrappiù, siffatto statale è produttivamente incomparabile con il povero lavoratore ben alacre (coatto) del settore privato!

L’estrema e urgente necessità prioritaria dell’unità dei cristiani con i loro partiti nazionali in ogni Paese, ben ed esplicitamente riferiti alla Dottrina Sociale della Chiesa
E la fatidica esplosione è sempre più vicina di quanto lo si creda. Inutile dunque pensare a ridurre lo statalismo? Niente affatto. La Verità e la Giustizia caritatevole trionferanno in quanto è già stato fatto in Cristo. Nel frattempo, lo statalismo è sistematicamente devastante e distraente in relazione all’unità ontologica dei cristiani che, ce lo si dimentica troppo spesso, sono il sale della Terra. O dovrebbero esserlo. E non come, in generale, succede attualmente: in cui ci si fa confondere irresponsabilmente, a volte anche attivamente, con l’avvento dell’orribile sedicente unica religione mondiale al minimo comun denominatore, preconizzata “naturale”. E quasi panteisticamente nel suo riduzionismo disperato.
Esagerato? Niente affatto, almeno per ora nelle intenzioni!
Se solamente si guarda bene, che si noti l’assurdo di ritrovare i cattolici attualmente dispersi e depotenziati, in perfetto relativismo di diaspora, nei partiti borghesi e piccolo borghesi scatenati nello statalismo mai denunciato apertamente e quotidianamente. Nella sua radice teorica, théologica e, praticamente, nei suoi effetti.
Per esempio, chi ha fatto installare la statua del sempre iper-scomunicato Lutero in Vaticano, in occasione – in sovrappiù – delle festività dei 500 anni del loro scellerato e ben condannato scisma nella Chiesa cristiana?
E questo, dovendo costatare – sempre per esempio – gli elogi pubblici, o permettendo attraverso il silenzio colpevole che lo si faccia, a favore di personaggi notoriamente miscredenti pubblici, nichilisti di fatto e modernisti (nemici giurati della Chiesa) come il militante irriducibile a favore del divorzio ben ateo, Pannella. Oppure la femminista gnostica più che agnostica a sostegno dell’assassinio per aborti (anche di massa), Hillary Clinton…
Senza, nel frattempo, la possibilità di essere almeno presenti con la saggezza et tutta la sapienza del partito prioritario d’ispirazione esplicitamente cristiana. In quanto è necessario molto tempo e parecchie elezioni per affermarlo storicamente ! E riferito, naturalmente e ben meticolosamente, alla sua plurimillenaria Dottrina Sociale della Chiesa.

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