Perché i risultati economici europei sono stati ancora una volta molto deludenti dopo questo terzo trimestre 2018 ? E questo anche nei Paesi dove le spese dello statalismo assistenziale e burocratico sono state alquanto limitate e gli investimenti di modernizzazione sono stati i meno insignificanti. L’edonismo, fatalmente sempre più straccione della denatalità mondiale, è ancora lontano d’essere identificato come causa principale della crisi economica in corso

Una crisi globale, non solamente economica, completamente imprevista e tuttora sconociuta dai suoi sedicenti esperti che hanno perso così ogni credibiltà, non solo professionale
Ancora per una ennesima volta, le “riprese economiche” annunciate in gran pompa sono state disattese o, nei casi – si potrebbe dire – migliori, molto fragili: verso più stabilizzazioni che progressioni comunque definite vacillanti o handicappate.
In breve, non si è usciti dalla crisi come mille volte dichiarato negli ultimi anni. Ormai gli “esperti economici” si sono stabilizzati nelle loro previsioni, puntualmente falsate, in una cronaca di realtà mediocri, molto mediocri o negative. La crisi economica, dopo che si è manifestata nel 2007 clamorosamente e in modo mai così virulento, non è sparita come del resto essa non era mai stata preannunciata. Anche gli indici di occupazione, quasi sempre a due cifre, è per i giovani salita e rimasta alle stelle mentre continuano a spaventare. Si comincia appena a rivedere, retroattivamente, le analisi almeno molto ottimiste delle valutazioni spensierate relative agli ultimi cinquant’anni. Nei quali non si era mai visto un progressivo indebolimento dei risultati economici che si sarebbero dovuti considerare, anche con molte generalità, come indicativi dell’attuale situazione…
Senza contare l’entrata catastrofica nell’euro, in ogni Paese sopravvalutata e per alcuni letale.
Un disastro completo per il prestigio dei grandi esperti politici ed economici che continuano a sguazzare in valutazioni sempre più minimaliste e periferiche. Oppure ancora false, come l’aver attribuito la causa di tutta la crisi ai… “surprimes” dei derivati (naturalmente) nord-americani!

Ma veri specialisti profetici l’avevano inutilmente gridato: né ascoltati, né compresi in quanto obnubilati dal desiderio di edonismo di massa, in sovrappiù che non poteva che rivelarsi straccione Analisti ben più sapienti, soprattutto culturali e marginalmente politici, avevano anche avvertito che bisognasse cercare – fin dagli anni ’60 – le origini delle recessioni già in corso, ben altrove: nella cultura sociale dei sedicenti “diritti isolati dai loro doveri (mai citati)” e nella “deriva antropologica” in pieno “fioritura”… Il disastro totale per il prestigo degli esperti ideologicamente accecati con ben altri nuovi politici massificati continua sempre a perpetuarsi! E questo, malgrado analisi e previsioni probanti non siano mai mancate. Queste erano, in effetti, chiare ma molto rare. Nel fascino di massa del “pensiero unico” già galoppante, erano restate sistematicamente marginalizzate o nemmeno discusse. Oppure ostilmente rifiutate in modo speditivo. Già negli anni ’80, in Francia, con per esempio il molto dimenticato politico Pasqua (velocemente scartato); e in Italia – sempre, per esempio – con il presidente delle finanze del Vaticano, Gotti Tedeschi (ben silurato dal suo posto !): sono stati totalitariamente zittiti o ignorati nel silenzio. Avevano limpidamente messo in guardia di fronte ai due cancri mortali della nostra epoca: lo statalismo, sul piano politico-economico, e l’edonismo, su quello morale e culturale. Senza far qui riferimento alla magistrale denuncia dell’era del disconoscimento di Dio e delle sue leggi eterne da parte dei tre papi del primo post-Concilio… Ma, in fin dei conti, si potrebbe sintetizzare il tutto nel fenomeno sempre purtroppo operativo del malthusianesimo: il più grande errore morale, antropologico e religioso della nostra era.
Una piccola speranza però è ancora in gioco: nel mondo intero con l’elezione di Trump negli USA, il referendum Brexit in Gran Bretagna, le ultime e penultime elezioni in Italia, in Brasile e la sconfitta della Merkel in Germania (e probabilmente quella prossima ora molto sognata di Macron in Francia…).Per non parlare dei Paesi post-comunisti condotti dall’ungherese Orban… Almeno le premesse di un cambiamento ideologico radicale sta per prodursi. Non si tratta ancora della soluzione globale, ma…

In un mezzo secolo, con pillole e l’ecatombe di aborti, due miliardi e più di umani non son potuti nascere: come pensare una economia appena fiorente con una diminuzione di metà delle nascite?
La passione viziosa per una vita immeritatamente comoda e a credito; e quanto ai sedicenti piaceri personali standardizzati, si è giunti per la prima volta nella storia a uno squallido edonismo di massa che ha soprattutto sconvolto l’equilibrio antropologico ed economico pure dell’intangibile riproduzione umana. L’uomo è così intervenuto radicalmente a scapito della natura (là certamente, e non nel sedicente riscaldamento della Terra, anche sul piano della percezione scientifica e dell’incommensurabilità dell’intervento, in sovrappiù, molto dispendioso!) al punto da interferire nella sua procreazione stessa. Fino a rendere anche il proprio desiderio una chimera in quanto l’inevitabile e conseguente crisi economica non poteva non esplodere: dapprima progressivamente quasi mascherata per quasi cinquant’anni con crisi e crisette (ci si ricordi!). E dopo con le recessioni nefaste e conclusive degli ultimi dieci anni. E attualmente, attraverso la continuazione – va da sé – della penuria occidentale della domanda nei mercati: equivalenti e conseguenti alla miseria spaventosa della media di 1,3 nascite per coppia!
Non si possono bravare le leggi naturali senza attendersi conseguenze catastrofiche e pure apocalittiche. Come si è potuti giungere, con due generazioni di uomini e dopo più di due secoli, al fatto che non abbiano nemmeno capito minimamente che il malthusianismo è la più colossale tra le fake news generatrice di disastri della storia?
Basta riflettere almeno un po’ per capirne il meccanismo: all’inizio del diciannovesimo secolo, il falso scienziato inglese Malthus aveva stimato che la Terra non potesse nutrire il miliardo di abitanti della sua epoca. Nel 2015, l’economia mondiale ha però prodotto, malgrado le cattive distribuzioni, le carestie, le guerre e gli sprechi enormi, una volta e mezza più del necessario per nutrire tutte le popolazioni nel mondo! Le quali sono aumentate – com’è noto – di più di sette volte rispetto a quella del cosiddetto già declinante tempo napoleonico.

La denatalità radicale non solo è ancora in atto, ma non è stata individuata come causa principe della crisi economica: l’ideologia malthusiana è ancora ben in sella, perdipiù pure di massa
Malgrado questa oceanica evidenza per i sedicenti “esperti’ e tutte le poplazioni massificate è ora difficile credere, come vedremo, che il maltusianismo sia rimasto ancora in auge. Ma bisogna farsene una ragione: l’abbrutimento quanto la subordinazione obnubilata dai possibili piaceri edonisti visti, nella narrativa delle televisioni o nella mitologia delle star alla moda, sono potentissimi.
Il crollo delle nascite ne dipende: i contemporanei continuano a pensare e a dichiarare ben attualmente che ci sono troppe persone sul nostro pianeta. Da cui la decisione di generarne mediamente pochissimi in Occidente grazie alle facilità della tecnoscienza a gogo e alle cosiddette ragioni economiche (ma mai si è stati così ben agiati!). E questo ben al di sotto della già insufficiente soglia demografica di “sostituzione” (di 2,1!). Lo stesso fenomeno si è pure verificato in Oriente, in Cina (dal totalitarismo comunista) e in Giappone (dalla simmetrica abbondanza del capitalismo)… La follia.
Ma, ancor più straodinario, codesti contemporanei al potere politico non hanno identificato nessun rapporto tra questo fenomeno gigantesco della tragica penuria nella domanda nei mercati e la conseguente crisi economica. Potenza dell’ideologia e della propaganda giorno e notte dei poteri forti che determinano e controllano tutta, o quasi, la comunicazione e la cultura!
Per cui anche se ci si mettesse ora a generare figli in grandi quantità, cosa che non è in nessun programma né pubblico né generalmente contemplato in privato, malgrado sempre più veri scienziati soprattutto americani e inglesi abbiano abbandonato radicalmente il mathusianesimo in questi ultimi anni, il problema della crisi mondiale non sarebbe comunque risolto. Bisognerebbe ancora aspettare almeno una ventina d’anni, il tempo cioè che questi nuovi nati possano divenire ben produttivi e completamente consumatori: allo scopo che la domanda dei mercati pervenga veramente a diventare matura per permettere la scomparsa effettiva della crisi creata per la mancanza, per l’appunto, di sufficiente domanda. Naturalmente, i Paesi che con scelte sensate, giungono a ripopolarsi e modernizzarsi riusciranno – almeno parzialmente – ad uscire più rapidamente dalle recessioni e dalle mediocrità economiche.

La chimera dell’edonismo di tutti gli Stati statalisti, in sovrappiù destinata a divenire barbonizzata e illusoria, non può che cincischiare nei debiti pubblici molto funestamente costosi
Ma attualmente, non c’è quasi  alcun motivo per sperarlo: prima che le numerose ragioni dimostrative degli scienzati anglofoni almeno di buon senso divengano di dominio pubblico, passerà ancora molto tempo. Bisognerà che le popolazioni massificate si accorgano che anche l’edonismo miserabilista tanto sperato e seguito non è raggiungibile, e soprattutto non è così soddisfacente, in quanto la crisi economica può solo aggravarsi a medio termine, sempre più con la denatalità e con le attuali politiche anti-famigliari. L’edonismo, in ultima analisi, che esiste solo come ideologia nichilista in tutti gli Stati statalisti e sul piano individualistico, ha trovato il suo pendant paritario in un altro disastro almeno corrispondente e concomitante. Si tratta, per l’appunto, sempre dei debiti pubblici e, soprattutto, del loro costo. Non soddisfatti delle fruibilità economiche rese disponibili dall’essersi liberati dei detti marmocchi – i bambini: la speranza e il dono, invece, del mondo! –, le masse abbrutite sempre più miscredenti hanno cominciato ad accumulare debiti per cercare di vivere ancor più al di sopra dei propri mezzi. Oh, certamente non con debiti privati (del resto, chi glieli accorderebbe?), ma con quelli detti anonimi pubblici degli Stati: ecco la base materiale dello statalismo! Si dovrà, così, affermare come principio capitale, anche nelle Costituzioni nazionali, che lo Stato non ha alcun diritto e interesse a produrre bilanci in deficit. Al contrario, allo scopo di far fronte veramente a catastrofi più o meno naturali – peraltro correnti, non solo nei nostri tempi molto mediatizzati, quindi inutilmente iperinformati – i suoi bilanci dovrebbero essere sempre eccedentari, con ingenti riserve da accumulare. La lista delle disgrazie pubbliche è molto abituale e sempre impressionante: terremoti, uragani, accidenti eccezionali imprevedibili e imprevisti, epidemie… Ma questa lista può solo allungarsi con gli indispensabili investimenti in infrastrutture e modernizzazioni, oltre che in razionalizzazioni e in progresso reale per le popolazioni… Sono questi i veri investimenti degli Stati che devono essere prima di tutto subsidiari rispetto a quelli privati e frutto non di debiti, ma di riserve! Utopia? Certo, ne siamo oggi agli antipodi! Ma non si sfugge né alla verità umana e alla Verità divina. Ebbene, lo Stato detto moderno non prevede assolutamente tutta questa vera previdenza elementare che una volta veniva definita “da buon padre di famiglia”. Malgrado essa costituisca, naturalmente e semplicemente, la legge ferrea di ogni famiglia e di ogni azienda industriale o commerciale. Con i loro risparmi e gli accantonamenti, ora disgraziatamente minimi, se non nella stessa logica fallimentare a causa della confisca via le attuali tasse infinite.

Le terroristiche manipolazioni contabili del diventato supremo “partito vincente internazione della finanza”, veramente totalitario e parassita contro la prima verità dei popoli chiamata “populismo”
Non solamente, questo Stato vorace oltre ogni misura – va da sé – in emissioni di tasse e con la preoccupazione di dominare o reificare lo stesso Dio, quando non agisce totalmente per eliminarne le leggi divine, non fa che sviluppare, fatalmente più o meno, i suoi debiti che costano molto caro.
Qui, bisognerebbe pure parlare della conseguenza prima di questa ennesima anomalia dei debiti pubblici. Quella di aver creato e di continuare a sviluppare la piaga di cui tutti si lamentano (inutilmente e infondatamente): parlo qui della finanza mondiale, le banche dette moderne!
La nuova classe padrona e, soprattutto, molto, troppo sproporzionata rispetto all’entità della stessa economia mondiale, è operativa solo dopo che le società civili, attraverso lo strumento della politica demagogica, richiedono i detti prestiti da accumulare nel debito pubblico e da consumare subito.
Naturalmente, bisogna considerare anche una pratica corrente di delinquenza pubblica, indotta fatalmente e anche conseguente. Accenno solo qui alla manipolazione delle cifre per inquadrare il debito degli Stati (quanto meno a renderlo soggettivo o arbitrario) da parte degli organismi internazionali pilotati da certi Paesi piegati al vizio capitale dell’egemonia. Bisogna prima ricordarsi che il debito pubblico mondiale è del 237% del suo Prodotto Interno Lordo. L’ultimo calcolo lo si è effettuato nell’agosto 2018: dunque per rimborsarlo, sono necessari, in effetti, ben più di due anni di esistenza della popolazione di tutto il pianeta a digiuno senza che si consumi un solo biscotto.
Anche Papa Francesco non può lamentarsi come ha giustamente fatto, almeno verbalmente (in una intevista trasformata in un libro e in un discorso all’inizio del suo pontificato) della casta finanziaria internazionale sproporzionalmente – diciamo così – “parassitaria dell’economia reale”.
In effetti essa funziona solo su domanda spontanea del mondo immorale pseudo-edonista a credito!
Detto questo, ci si dovrebbe legittimamente chiedere la verità anche su questa percentuale stratosferica di debito planetario. Infatti si è anche saputo che, dopo molte manipolazioni annuali, la planturosa Germania deterrebbe un debito pubblico ben nascosto del 287% del suo grasso PIL: si può così dedurre – anche nell’incertezza – l’ancor più spaventosa, immorale ed ingiusta realtà non solo delle future generazioni, ma anche delle nostre attuali. Le quali non devono avere il timore di utilizzare i termini “delinquenza” del potere pubblico e “assurdità fallimentare del debito di Stato”. Non nel senso utilizzato dalle elitées tecnocratiche in piena dabbenaggine benpensante e sinistrosa di Bruxelles. Del resto, lo si sa molto bene, il famoso “asse franco-tedesco” (peraltro in crisi, sembrerebbe sostanzialmente irreversibile) non sarebbe che la struttura reciproca che permette anche alla Francia di manipolare pure contabilmente i suoi bilanci con giochetti aritmetici, fondati sui Dipartimenti oltremare, attraverso i quali si giustificano finanziariamente la dominazione europea, con quella tedesca, sugli altri Paesi (compresa, come tradizionalmente, l’Italia).
Meno male che le popolazioni hanno cominciato fieramente a ribellarsi, provocando divergenze che stanno mettendo sotto accusa le stesse elites ciniche, parziali per esempio dell’Unione Europea.
Si è chiamata la lotta feroce, da parte delle nuove technocrazie e burocrazie dell’attuale potere politico generale, con questa reazione di sana verità, il “populismo” o il “sovranismo”!
La carneficina ideologica è tuttora in corso con tutti mezzi, soprattutto con lo sfacelo superficiale e riduzionista contro il relativo leader mondiale di tale reazione: l’America di Trump.

Ecco il perché della radicalizzazione delle posizioni antagoniste sul piano politico: i popoli sono spesso lenti, ma inesorabili. Il valore sebbene tardivo della democrazia (epperò sempre precaria)
Siccome in cifre assolute questo valore del debito pubblico può solo sfuggire, bisogna ragionare in cifre relative di paragone. Per esempio, si deve sapere o ricordare che ogni anno il debito degli Stati deve essere rimborsato prima per gli interessi maturati, e poi per il suo capitale prestato. E siccome i bilanci sono sempre in passivo (ufficialmente per il 3% massimo scaturito dagli accordi di Maastricht), questi costi – soprattutto per l’Italia, indebitata attualmente a circa il 130% del suo PIL – sono diventati astronomici. Nella fattispecie, il rimborso annuale per interessi, di cui nessuno parla (!), costa più di due volte (quasi tre) il valore strabiliante della “Manovra di bilancio per il 2019” che Bruxelles sta contestando allo Stivale! Esso è pure sospettato di non essere economicamente coperto. Gli ormai famosi “esperti” technocratici hanno così l’aria di continuare comunque a nulla capire. In realtà, sono per un’altra strategia politica, quella improduttiva nichilista ben favorevole alla formalissima burocratizzazione statalista! Ragionano – se si osa dire – con cifre e valutazioni tutte interne alla crisi: dunque con dati fondamentalmente ideologici. Ma, siccome a lungo andare le verità possono solo venire a galla, le popolazioni, che devono sempre pagare l’addizione finale (altro che uscita dalla crisi!), partecipano molto meno demagogicamente a questo spettacolo surreale danzante di cifre a priori truccate: sia grazie al loro stesso edonismo sempre più fantasma e indesiderabile, che a causa dei molti politicanti al potere terrorizzati per essere pure in procinto di essere anche presto trombati. Così, i popoli cominciano a fare loro stessi le addizioni reali. La loro saggezza residua e molto posticipata entra così in gioco.
È questa la ragione fondamentale della radicalizzazione delle posizioni in antagonismo politico nei nostri giorni nel mondo: populismo cosiddetto nazionale (perché, del resto, non dovrebbe esserlo? Altrimenti, a favore di chi o di cosa in modo esplicito?) contro liberalismo cosiddetto democratico!
Tutta la politica si svolge ai nostri giorni all’interno di questo contesto a duplice polarizzazione. Così anche il fondamento rigoroso del principio opposto al debito pubblico si ritrova a dover sostenere investimenti in deficit allo scopo di cercare di rilanciare tatticamente le economie. Si sa, nel ridecollaggio, le energie sono consumate almeno al doppio! E con una iniziativa paradossalmente di sussidiarietà classica e ben cristiana. Contro i propri princìpi morali stessi i quali affermano che la ricchezza deve sempre restare nelle tasche delle genti che l’hanno prodotta. E non alimentare lo statalismo e le nuove classi parassitarie della finanza rese artificialmente necessarie.
Che si pensi a questo punto all’irrealtà e all’assurdo delle iniziative di tutti questi cattolici europei che hanno come scopo di cercare d’influenzare ingenuamente e ingannevolmente i partiti borghesi e, soprattutto attualmente, piccolo borghesi in quanto aspiranti a sostenere subordinatamente il disastroso sistema nichilista. In sovrappiù, con l’aiuto dei princìpi cattolici divini ed eterni, totalmente estranei e appartenenti alla Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica. E questo senza prima aver compiuto l’azione indispensabilmente efficace della costruzione di un vero partito cristiano, unico ed identitario sempre di riferimento!

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