I cattolici, nella grande maggioranza dei Paesi europei, sono politicamente divisi e votano per i diversi partiti più o meno nichilisti o laicisti presenti sui mercati. In Italia, è sorto nel 2016 un partito, il Popolo della Famiglia, rigorosamente d’ispirazione cristiana. Ma senza ancora il successo sperato.

Benché rispettoso dei fondamentali e dirimenti “Principi non negoziabili” e di quelli della “DSC (Dottrina Sociale della Chiesa)”, i cattolici italiani non hanno generalmente aderito in massa ed immediatamente a questo partito veramente posizionato come cristiano, per mille ed una ragione. Ma mai hanno messo in primo piano l’Indispensabilità prioritaria e imperativa della “Identità cattolica”, tra tutte le più o meno altre concezioni buoniste presenti sui mercati politici. Il nuovo soggetto politico è così quasi totalmente assente sul nostro Vecchio Continente, con gravissimo ritardo nella guerra in corso, sempre più feroce, detta dell’orribile “politically correct”. Guerra che nemmeno sembra essere in grado di comprendere o interloquire con i princìpi cristiani, che pure hanno fondato e modellato tutta la civiltà occidentale. Questa guerra continua a svolgersi in un teatro di disumanizzazione totale in cui lo stesso mondo non cristiano confessa (a volte) di essere incapace anche solo di raccapezzarsi. È questa la vera e grave natura, anche sul piano economico, della “crisi” che imperversa in modo inconsulto su tutta la Terra. E ciò a causa prima ed ultima della sua ribellione insensata alle leggi di Dio e, soprattutto, a quelle della sua naturale e provvidenziale procreazione: si tratta qui del gigantesco fenomeno, da due generazioni (!), della denatalità: le tragiche “culle vuote” e gli aborti sempre assassini provocati dal trionfante e squallido edonismo, però sempre più straccione e miserabilmente masochista.

I cattolici europei sono ancora senza i loro partiti identitari con cui poter continuare ad incarnare pienamente, con le loro politiche, la vita sociale nel mondo dell’eterno Piano salvifico di Dio
È un quarto di secolo che i partiti europei detti cristiani sono stati aboliti. In realtà erano diventati da decenni praticamente agnostici e anche spesso anti-cattolici. Seguendo così le tendenze e le derive del mondo sempre più materialista e secolarizzato. Fatalmente, detti partiti si erano resi progressivamente permeabili alle ideologie ateiste, protestanti e nichiliste in una idea degradata di laicità quasi coincidente con quella dell’assurdo laicismo militante!
Con l’avvento dell’attuale ponticato di Papa Francesco, ancor più che a causa degli inconcepibili e gravissimi scandali omosessuali e pedofili del clero (che hanno comunque devastato la cattolicità nel mondo), la Chiesa è in sovra misura diventata intermittente ed irrigorosa anche sul suo piano tradizionalmente dottrinale. L’esigenza di una integra e solida “Identità” cristiana, ben presente e operante nella miseria acefala dell’attuale cosiddetto dibattito sociale, si è fatta e si sviluppa sempre più in modo acuto. Questa esigenza si esprime innanzitutto sul piano ecclesiale ma anche della richiesta di un partito politico va da sé molto identitario. Il quale possa convogliare, raccogliere e organizzare tutte le istanze sociali, prettamente politiche proprie dell’ordinamento spirituale e culturale, da cui tutta la civiltà dipende strettamente: nella sempre sua imperitura ed ininterrotta continuità. È infatti questo partito assente l’organismo che paradossalmente oggi è più necessario per riconoscere e valorizzare l’immenso patrimonio di ricchezza spirituale e culturale sl piano sociale e civile che la nostra civiltà occidentale sta disperdendo nella sua estraneità o lotta al cristianesimo. E che sta distruggendo (se non l’ha già fatto!) nel nulla spettrale e programmatico del nostro tempo.

La centralità della cattolicità italiana per la Chiesa universale si è rimanifestata così a riferimento e modello per il mondo invece modernista nel nostro tempo: l’Opzione Benedetto nella sua eternità
Dopo due millenni di cristianesimo, c’è ora una importante parte di cattolici, tra i più, che però ancora sostiene la priorità di creare e sviluppare l’impegno cristiano nelle attività spirituali e culturali, comprese le sue opere. La crisi della Chiesa e il rifiuto generale del Cristianesimo li induce a ricominciare totalmente d’accapo come se l’esperienza – benché ora negletta – di tutto il Piano di Salvezza non esistesse più. Realtà queste della cultura cristiana, del resto, sempre valide naturalmente. Ma la necessità più pungente è oggi quella della creazione e sviluppo di partiti politici unici e per ogni Paese. I quali, nella ricerca di affermazione della loro identità cristiana, devono radunare, conglobare e declinare i valori storici – certo non veramente personali e non proprio direttamente escatologici per ogni uomo – che i loro moltissimi e potenti avversari stanno spappolando pubblicamente. E stanno pure sovvertendo con le loro scellerate scelte legislative approvate o in corso. Ed in modo anche forsennato.
Quest’ultima tendenza maggioritaria e mondiale, anti-umanista, antropocentrica e razionalista non è neppure razionale. La razionalità, invece, include e sintetizza sempre, con il suo specifico orizzontale, il divino verticale e creaturale.
Già a partire dal Rinascimento, siffatto processo ideologico è in atto: è, in effetti, da circa il Quindicesimo secolo che l’uomo ha iniziato il suo narcisistico e tragicamente catastrofico disconocimento di Dio. Fino all’attuale disastro cui si giunge a volte a disperarne perfino la possibile soluzione salvifica.
Tutto il cattolicesimo si è in tal modo lasciato corrompere progressivamente, soprattutto nel secolo scorso. Il narcisismo autorealizzatore degli atei ha così quasi finito, ai nostri tempi, di compiere la sua orribile missione. La quale è giunta ad affermare, anche a livello di massa, la cosiddetta morte di Dio… Da molti anni, però, c’è un movimento in gran parte poco visibile e abbastanza sotterraneo, impetuosamente carsico, che sta riconnotando l’universo che apparentemente sembrerebbe già consegnato all’inferno del nulla e della reificazione: confluito nell’attuale ribellismo lobotomizzato e massificato. L’Opzione Benedetto non è così solo il titolo di un consistente libro che l’americano Rod Dreher sta vendendo con grande successo in tutto il mondo, come “strategia per i cristiani in un mondo post-cristiano”. Esso è infatti la descrizione della reazione alla capitolazione avanzata dei ancora detti fedeli, con tutto il loro cristianesimo annacquato e deturpato: quello diffusissimo di Karl Rahner, il “teologo” tedesco che oggi, dopo la sua morte nel 1984, imperversa in incognito – diciamo così – nella Chiesa… Una capitolazione però ad una ideologia già morente o morta.
Al clamore e alla (molto falsa) sicurezza della tecnoscientista prosopopea di questo modernismo per nulla moderno e, malgrado tutto, già in prolungatissima agonia, ecco il pullulare delle innumerevoli e parecchio silenziose piccole comunità cristiane preganti. Talvolta anche protestanti o di confessione ortodossa, che cercano di raccogliersi intorno al Corpo Mistico di Cristo celebrato nei ben attuali monasteri, al cospetto della Verità nei confronti della creaturalità del Creato universale.
Il Benedetto in esso citato altro non è che quello di Norcia, scampato a tre tentativi di avvelenamento da parte dei suoi tiepidi frati e che fondò il più grande movimento cristiano e monacale della storia. E per generare la grande civiltà, da millecinquecento anni, oggi avversata radicalmente, anche se in modo superficiale e riduzionista, non solo in tutto l’Occidente!

Il deficit della cultura cattolica di fronte alla definizione concettuale che separa e distingue tra loro la “Comunità ecclesiale”, il “Partito cristocentrico” e la totalizzante “Chiesa Universale
Questo movimento cristiano, già inizialmente storico, non è solo un progetto, ma in parte realizzato ed in via di grande ampliamento. Le cose che veramente cambiano la storia – si sa – vengono sempre dalla Verità eterna della Rivelazione e dal profondo del cuore umano!
Epperò c’è molta differenza tra l’immensa e sublime (praticamente già infinita!) cultura cattolica che tutto il Magistero della Chiesa ha cumulato in due millenni, rispetto alle ridotte conoscenze (alquanto rahneriane, senza anche troppo saperlo) dei cattolici oggi piuttosto modernisti e riduzionisti. Riduzionisti nella, malgrado tutto, ben limitata e innanzi tutto attuale e ideologicamente spocchiosa (clericale) del cattolicesimo contemporaneo.
Si prendano, per esempio, gli apparentemente tra i migliori, se non i supremi: i cattolici del movimento internazionale e di origine ambrosiana, Comunione e Liberazione. E soprattutto, quelli rari e anziani di ferrea cultura giussaniana “rigorosamente” religiosa, i quali non si identificano proprio con quella delle giovani e sue ultime generazioni cattoliche piuttosto pedissequamente bergogliane e adepte del lassismo selettivo carroniano (escluso, quasi generalmente e parzialmente, per i suoi Memores Domini). Quindi, si tratta dei cattolici laici ritenuti generalmente tra i più religiosi e consapevoli oggi esistenti. Malgrado – bisogna notare – che questo paragone deve essere molto relativizzato in ragione del fatto diffuso, relativo al tracimamento dell’immenso carisma culturale e personale di don Giussani verso altri movimenti ecclesiali e nel Vento dello Spirito Santo sempre operativo! E questo, grazie anche al fascino e al rigore totalmente condivisi dai primi tre papi post-concilari: san Paolo VI, anche ben pastoralmente pertinente e vicinissimo arcivescono ambrosiano di Milano (per identificarlo veramente, lo si focalizzi nella sua religiosissima e non a caso molto impopolareHumanae vitae”); il secondo, il già storico san Giovanni Paolo II, frequentato in amicizia profetica dai ciellini già come supremo pastore polacco della diocesi di Cracovia; e il terzo, Papa Emerito Benedetto XVI, grandissimo teologo e ammiratore dell’allora movimento di CL, fino ad aver anche presieduto al grandioso ed eccezionale funerale del beatificando servo di Dio, mirabile monsignore brianzolo (Luigi Giussani).

L’immaturità nella concezione del rapporto tra le tre dimensioni religiose e laiche che costituiscono i tre formati espressivi – umani e celesti – del cristiano eterno
Così, anche prendendo questi cristiani ritenuti eccelsi a modello comportamentale rispetto alle dimensioni abitualmente richieste dalla realtà religiosa e globale della vita detta moderna, si è costretti a constatare una sorprendente immaturità nel fronteggiare la diversità di queste tre entità e misure dei suoi ambiti fondamentalmente esistenziali più modernamente comuni.
Si è così immediatamente colpiti dalla identificazione corrente e totalizzante con cui siffatti cattolici fanno coincidere la loro comunità o la loro (ex-)ecclesiale militanza – nel qualcaso sempre endogena di CL – con quella dell’appartenenza all’eterna Chiesa Universale (cui tutti dovrebbero vocazionalmente giungere). E questa lacuna non per demerito del loro fondatore, Luigi Giussani (ora anche patrimonio di moltissimi nel mondo), in quanto nell’anno ’63-’64 aveva fatto intensamente leggere a tutti i responsabili nelle sue fila, con moltissime catechechesi ad hoc, il saggio non sul “suo” movimento, ma intitolato chiaramente “Fare la Chiesa”, del teologo francese Leclercq. Nei tram di Milano si potevano vedere spesso molte centinaia di studenti isolati (di Gioventù Studentesca) e di lavoratori (di Giovani Lavoratori) che circolavano intenti con il libro tradotto dalla copertina verdone.
La stessa carenza, purtroppo e comunque, è da rilevare riguardo alle loro anguste modalità del relazionarsi col partito politico unitario cristiano come se fosse – ancora attualmente, dopo più di un mezzo secolo! – una semplice propaggine sottoposta alle stesse regole molto fraterne della loro divina comunità ecclesiale. Per farsene una ragione, basta leggere le motivazioni molto confuse, raffazzonate e soprattutto strutturalmente impertinenti dei parecchi che si allontanano o demissionano dal neo-partito Popolo della Famiglia, che però è in pieno sviluppo anche quantitativo.

L’illusione di poter “influenzare” le scelte dei partiti borghesi che, invece, sono sempre più estranei pure al dialogo non solo coi cristiani, ma con il vecchio buon senso creaturale e antitotalitario
La comunità cristiana scelta, grazie alla particolarità del suo proprio carisma, è propedeutica ed introduttiva alla grande appartenenza, veramente teleologica, alla Chiesa cattolica. Per conseguenza, il livello di esigenze e di rigore, sia nell’atteggiamento che nella condotta, non può essere addotto e richiesto allo stesso modo, come indispensabile e preventivo, per un organismo come quello del partito politico detto “cattolico e laico, completamente laico”. Al di fuori della propria comunità cristiana – ancor più, naturalmente, che della Chiesa – si deve essere mediatori e pure caritatevolmente tolleranti nei confronti degli altri “correligionari” diversamente associati.
Più che altro da considerare membri di partito più che fratelli di Chiesa o di movimento! E più o meno attivi in modo spesso pure molto diverso.
Si prenda, ancora per esempio, la scelta di dimissioni e di uscita dal partito Popolo della Famiglia dell’intelligentissimo, alacre e pure di cultura giussaniana Gianfranco Amato: ha appena fondato, in alternativa, un’altra associazione culturale. Tutte le sue motivazioni da lui presentate, veramente tutte, sono a dimostrazione di questa indistinzione elementare accomunante abusivamente in modo egualitario, i detti tre ambiti. L’appartenenza alla comunità ecclesiale e specifica, prescelta e congeniale alle proprie sensibilità, prevede e supporta rigorosamente vincoli e prerogative però via via sempre più indulgenti e lungimiranti nei confronti della totalità dei fratelli cristiani appartenenti misteriosamente, in ogni caso, alla Chiesa del Corpo Mistico Universale. E, ancor più, questa distinzione deve valere verso i membri del partito politico, anche se di rigorosa ispirazione cattolica. Certo, la scelta di Amato sarà in, ogni caso, utile e concomitante a quello della Chiesa rigorosa e pure – forse soprattutto – dell’opzione Benedetto. Peraltro, va ricordato il fatto che egli deteneva la responsabilità della seconda carica (!) del PdF, e del fatto che ne era stato il fondatore con il pubblicamente gran convertito ex-marxista, o marxiano, presidente Adinolfi. Con cui costituiva la coppia ideale e rappresentativa dei due movimenti storici più importanti nel campo politico: il movimento popolare cattolico e quello (ex)social-comunista, nei quasi due ultimi secoli.
Scegliere, come ha fatto, di dar inizio all’ennesima associazione culturale cattolica, denominata Nova Civilitas, (perdipiù con la pretesa unitaria e unificatrice rispetto alle altre associazioni cristiane) non è per nulla in antagonismo o in alternativa con la creazione e lo sviluppo del partito identitario della cattolicità, ad ogni buon conto indispensabile e assolutamente precedente, se non oggi prioritario, in rapporto ad ogni altra missione divina nei nostri giorni.
Perché infatti cercare di declassare la capacità straordinaria sul piano anche culturale di un partito e rispetto alle associazioni solo culturali. Esso, infatti, dispone da anni di un eccellente quotidiano, teologicamente centrato e on line, nonché del privilegiato accesso televisivo (quasi) permanente, proprio della hypermediatizzata spettacolarizzazione della politica nel nostro tempo.
In sovrappiù, c’è la prova che detto partito continua a svilupparsi imperterrito e validamente, con gran lena, nella sua consueta strategia, come è già nel suo programma ben realistico che prevede parecchi anni prima di pervenire al suo successo, anche elettorale meritato e pieno. Allo stesso modo, del resto, con cui pure i partiti leader attuali hanno richiesto decine di molti anni prima di affermarsi a livello di massa.
La del resto stessa opzione salvifica Benedetto, con le sue già numerosissime piccole comunità carismatiche (spesso intorno a monasteri), sta a dimostrare, dopo quasi duemila anni anche di strabiliante monachesimo ecclesiologico, la necessità di tempi lunghi per il successo democratico ed elettorale. Ad ogni buon conto, è l’affermazione della sua identità cattolica sul piano politico che interessa veramente il partito dei cattolici, nella fattispecie del PdF, all’interno della sua prima fase di esistenza!

Il concetto di laicità politica nella libertà democratica moderna in antagonismo al modernismo transumanista e totalitario indotto anche dalla deriva antropolgica e dalla crisi pure economica
La necessità sempre richiesta di ampliare il movimento culturale da parte delle innumerevoli associazioni ecclesiali e sociali, più o meno intellettuali o caritative con opere e missioni multiformi e sempre (apparentemente) diverse, non sarà naturalmente mai paga dei risultati già ottenuti.
Per cui nulla sarà perduto degli sforzi e delle nuove iniziative messe in campo. Nessuna associazione culturale razionale e religiosa diverrà mai nemica, anzi (!), della necessità primariamente oggi imprescindibile: quella della (ri)fondazione di un partito politico unico di rigoroso riferimento cattolico e di iniziativa totalmente laica. Pure in ogni Paese europeo.
Anche e soprattutto la Chiesa non potrà, a suo tempo, che riconoscerlo pure ufficialmente.
Del resto lo slogan del PdF, “A noi la battaglia, a Dio la vittoria”, è a dimostrazione della posizione gerarchica del partito ben coscientemente subordinato e in primis alla Chiesa cattolica. E in secondo ordine, relativamente ai suoi movimenti ecclesiali che inevitabilmente lo devono appoggiare, anche spontaneamente e strutturalmente!
Quanto alle associazioni culturali, il partito non può che considerarle costitutive e aggregative della sua vasta area di consenso, ben oltre il puro ecclesiale e confessionale.
Anche l’imperdonabile e confusa, oltre che ingenua, idea molto diffusa “d’influenzare cristianamente le politiche dei partiti” (del resto, al meglio, essi sono attualmente, più o meno, pure tutte tragicamente piccolo borghesi!) sarà sicuramente ricuperata nella strategia globale – certamente non politicistica in quanto fondata sulla vita religiosa dei cattolici consapevolemente dediti all’Unico Cristo Re – nell’alveo globale della molta estesa opzione Benedetto. Si tratta, anche  qui, del concetto di laicità cristiana introdotto e definito, per la prima volta nella storia, da Gesù stesso nel Vangelo. Precedentemente esso non esisteva, nemmeno dal punto di vista anche solo teoretico.
In una società aperta e secolarizzata quasi completamente come la nostra che ormai si accinge a percorrere le ultime tappe (anche legislative) del nichilismo relativista nella piena disumanità, si attende l’impiego della difficile arte del laicato. Questo deve diventare attivo e si aspetta che i fedeli appartenenti al Regno dei Cieli, pur vivendo nel mondo fatalmente infernale del senza senso e del senza domani, assumano sapientemente la totalità delle loro responsabilità. Come anche richiesto esplicitamente all’inizio del suo pontificato da Papa Francesco. Indipendentemente anche – va da sé – dalle sorti dell’apparente Chiesa clericale pure cattolica!

La crisi economica, ricorrentemente reiterata a dispetto degli innumerevoli annunci ruffiani degli economisti e politici, continua ad imperversare: impossibile senza una estesa natalità naturale!
Nessuno o quasi ne parla: la cosiddetta crisi economica che continua ad imperversare in tutto il mondo laddove la denatalità e gli aborti da due generazioni non hanno fatto nascere più di due miliardi (!) di umani, continua a riprodursi. Il suo tasso di pervicace insistenza è proporzionale ai due cancri mortali e simili della nostra era: lo statalismo che afferma a rovescio la supremazia del potere dello Stato su quello di Dio; e l’edonismo individualista, fatalmente diventato naturalmente straccione e masochista e che ha programmato le innaturali oltre  che assurde politiche di denatalità!
I cosiddetti esperti economici, demografici e politici ci hanno perso definitivamente la faccia: sono ancora convinti che sulla Terra ci siano troppe persone secondo le falsissime e pre-scientifiche teorie malthusiane dimostratesi totalmente false! Malthus, il cosiddetto scienziato inglese dell’inizio Ottocento, affermava infatti che il pianeta non poteva nutrire il miliardo di persone della sua epoca: da cui il suo programma di depopolazione con tutti i mezzi. Già nel 2015, invece, il mondo ha prodotto una volta e mezzo più del necessario per nutrire tutta la popolazione mondiale. La quale, nel frattempo, è aumentata di sette volte! E, va da sé, sussistono sempre tutti i problemi relativi alla sgangherata distribuzione, alle guerre con carestie, agli sprechi e alle anomalie storiche…
La cosa straordinaria non è solo l’antiscientificità pacchiana di Malthus, ma il fatto che non solo i cosiddetti scienziati e “esperti” attuali (dopo più di due secoli) ma l’opinione pubblica mondiale è convinta di questa clamorosa controverità: tutte le televisioni al mondo la propagandano di giorno e di notte!
La ragione attuale di questa eccezionale e storica fake news è, nel nostro tempo, l’edonismo.
A partire dagli anni ’60, ha iniziato – con gli anticoncezionali e con gli aborti assassini, anche legalizzati – a denatalizzare massivamente le famiglie. L’apprendista stregone che voleva così consumare più di quanto producesse – l’edonismo, in fondo, non è altro! – si è così ritrovato più o meno in tutti i paesi con debiti pubblici non sanabili sulle spalle delle generazioni future e crisi economiche endemiche proporzionali al misero 1,3 circa di nascite per coppia occidentale (compreso il Giappone e la Cina).
Non ci si ribella alle leggi e di Dio (anche solonaturali) senza attendersi a catastrfi apocalittiche!
Non ci si riproduce – come comunemente viene detto “in sostituzione” – nemmeno al aminimo in ogni caso insufficiente: come potrebbe essere che così la crisi economica non si allontani o comunque non finisca?
I popoli modernisti (non moderni) e la loro dissennata politica materialista e razionalista (non razionale) hanno invece scelto tragicamente lo statalismo anche economico (a credito), e quindi l’orribile e senza futuro denatalità autolesionista. Il tutto non poteva portare che alla penuria di domanda nei mercati internazionali. Quindi alla crisi economica.
E questo, sebbene qualche scienzato o politico, ancora liberamente consapevole di cosa “sapienza” voglia dire, non abbiano mancato di avvertire, già da mezzo secolo, che senza sviluppo naturale e demografico, non ci può essere che crisi: sia economica che esistenziale nella demenza.
Infatti, le profezie cattoliche – si pensi ad un rigoroso come Gotti Tedeschi, presidente delle Finanze vaticane (immancabilmente silurato), o addirittura all’enciclica ovviamente impopolarissima Humanae vitae di san Paolo VI promulgata nell’estate ’68! – non solo non sono state seguite, ma avversate radicalmente ancora oggi. E questo, solo allorquando se ne parla! I cattolici ortodossi con l “o” minuscola, ritenuti bigotti e “oscurantisti medievali” (chissà perché, se non per crassa ignoranza!) sono comunque i rari, troppo rari, che ne parlano.
Tutti gli altri, compresi i partiti borghesi, sempre più o meno nichilisti, cianciano di altro o di argomentazioni incredibilmente fuori tema. Pur convinti di trattare il problema tecnicamente in modo detto competente.
La vera competenza è invece il timor di Dio e delle sue leggi naturali.
Avevate parlato di successo del partito dei cristiani identitari di riferimento e prioritario?

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