I cattolici e il voto utile: la corsa al sostegno ai partiti detti avaloriali, e senza “Principi non negoziabili”, ha portato alla impotenza politica. È invece tempo di (ri)costruire con pazienza la cultura della vera Identità cattolica con il suo partito laico e unico: il negletto Popolo della Famiglia continua imperterrito.

Non è servita l’inutile esperienza di lunghi decenni nel sostegno o nell’indifferenza alle assurde leggi anti-cristiane e post-umane: si è voluto ignorare l’inevitabile cammino pieno di Fede del PdF
Dopo un mezzo secolo di forsennata attività politicista anti-cristiana – quindi anti-umana! –  (dal primo divorzio alle ultime DAT, passando per l’abominio della legalizzazione dell’assassinio inferto dall’aborto e per l’equiparazione della sessualità aperta con quella naturale del matrimonio!), si è giunti masochisticamente a reiterare lo stesso errore. Con la ripetizione così dell’eresia di abbandonare l’Incarnazione cristiana rifugiandosi nello spiritualismo e nell’individualismo lobotomizzato del laicismo. Il quale esclude la presenza dell’annuncio evangelico dalla presenza attiva nella vita pubblica. Per finire con l’appoggiare i partiti politici che, programmaticamente, hanno lo scopo esplicito di secolarizzare sempre più il mondo contemporaneo: nella sua corsa alla follia dissennata della cosiddetta escatologia avulsa dalla realtà.
Il partito Popolo della Famiglia, fondato nel 2016, con almeno un quarto di secolo di ritardo (se si può dire) dopo il tradimento cattolico della Democrazia Cristiana, già in deriva pluridecennale (ma almeno “baluardo contro l’avvento al potere del partito allora comunista più importante d’Occidente”!), è stato boicottato e combattuto dalla maggior parte della cattolicità italiana militante. Senza però mai spiegarne veramente la ragione e adducendone di molte, tutte immotivate, spocchiose o eterodosse rispetto a quelle evangeliche e alla base della Tradizione della Chiesa.
Nello specifico, si tratta di una ignoranza incredibile alla base di contanta ostilità anche artatamente silenziosa: l’identificazione madornale, e piena di conseguenze, tra le due identità movimento e partito. Come se la difesa del movimento (oltretutto oggettiva e non necessariamente richiesta) coincida con quella del partito (perdipiù necessaria e indispensabile in quanto unitaria e in fase pure iniziale e fondativa).

La quasi assenza e l’irrilevanza  auto-organizzata della proposta, pienamente cattolica nel mercato politico, ha perdipiù aggravato la tragedia del nichilismo già confuso nell’orizzonte culturale
C’è un conformismo deleterio nel mondo cattolico ad affermare il cosidetto dovere a votare e ad impegnarsi a influenzare i partiti borghesi e secolari. Supponendo così una forza propria completamente spappolata oltre misura per l’assurda dispersione auto-imposta nella volontaria diaspora politica ed orfana di un proprio partito identitario!
Mentre l’illusione sulla propria forza elettorale risulta evidente sia dall’esperienza di molti decenni  secolaristi che da quella della marginalità individualista e opinionista propria del relativismo imperante. Quanto al conformismo dell’obbligo al voto, la dottrina sociale della Chiesa è molto chiara: se il mercato dell’offerta politica non è soddisfacente soprattutto per il cattolicesimo e per il cattolico, questi ha pure il diritto (quando non il dovere) di non andare a votare o di annullare la scheda con motivazione!
Onde per cui, al contrario, i cattolici sono diventati progressivamente marginali ed ininfluenti.
Così, nella conseguente confusione ideologica e religiosa del mercato politico propria per la sua dissennatezza abituale, si aggiunge anche quella per la disgregazione indistinta e disordinata del cattolico eresiarca di neo-pelagianismo casuista. Vale a dire, di narcisismo sopravvalutativo di una propria (inesistente) capacità sia ontologica che pratica. La tecnica politica esige, infatti, sempre chiarezza culturale che solo una forte identità permette.
L’opinionismo e l’individualismo del ribelle pensiero unico celebrano esattamente il contrario!

La virtù teologale della Speranza alla base della lotta alla spocchia cattolica del “fai da te”, lontano dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Essa riafferma il primato dell’Essere sul folle Fare politicista
Se per giungere ad una maggioranza relativa da DC, c’è voluto, per le 5 Stelle, più di dieci anni, si possono apprezzare i 220 mila voti militanti del PdF ora raggiunti, dopo nemmeno due anni di vita, tra l’altro ben boicottati dall’acerrimo fuoco amico dei cattolici organizzati e in diaspora elettorale.
Ho ascoltato la conferenza stampa del presidente Adinolfi alle 15 del  5 marzo, e sono rimasto ammirato dalla sua speranza espressa e ribadita con lo slogan profondamente entusiasmante del partito: “A noi la battaglia, a Dio la vittoria!.
Ancora na volta, il gigantesco grassone non ha voluto essere offensivo – anzi! – nei confronti dei cattolici che anche dopo queste elezioni hanno continuato ad attaccare il PdF, come l’incontenibile e sempre più fatuo Gandolfini. Il quale non si accorge di essere della stessa risma dei dirigenti politici giustamente rottamati da queste ultime votazioni: chi va con lo zoppo impara a zoppicare.
Non più di un mese fa, a Milano, l’arcivescovo Crepaldi, alla testa del dicastero preposto alla DSC (Dottrina Sociale della Chiesa) aveva presieduto un convegno di una giornata sul tema “Essere e Fare” in politica, dove l’Essere rigorosamente fondato era stato presentato ampiamente prioritario e antecedente al Fare altrimenti destinato al politicismo acefalo e anticristiano.

La missione del partito laico d’ispirazione cattolica Popolo della Famiglia
Sarebbe stato veramente necessario che almeno i leader cattolici avessero tutti assistito e ben ascoltato gli interventi dei vari grandi conferenzieri scelti anche dalla Bussola quotidiana per indicare veramente i criteri con cui i cattolici devono porsi in rapporto con la politica. Invece erano molto presenti ad un altro incontro concorrente (con l’Autorità massima della Chiesa!) in cui il leggermente abbrutito Gandolfini  pretendeva dare i criteri (ben altri da quelli DSC) per i cattolici elettori!
L’atteggiamento misericordioso dei dirigenti del PdF non può quindi  che essere compreso alla luce di questi insegnamenti perenni della Chiesa e ripresi dopo approfondimenti teologici sempre più pertinenti e rigorosi.
È questo uno dei compiti più necessari oggi nel mondo cattolico che devono informare e formare la visione politica del nostro mondo cristiano trimillenario. L’opinionismo e l’individualismo proprio del ribelle pensiero unico celebrano esattamente il contrario!
Il PdF, anche dopo queste elezioni politiche apparentemente deludenti, continua la sua storica e veramente costruttiva strategia di un Regno nell’amata selva umana.
Il partito idetitario cattolico può infatti solo fondarsi sulla radicale indispensabilità della costruzione di una solida e diffusa “Identità cristiana”, ben evangelica e rigorosa, in rapporto coniugale con la Comunione della Chiesa.

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