Molti cristiani (liberali) non vedono nessuna differenza tra movimento e partito. E pensano che il Partito della Famiglia – seppur ligio alla Dottrina Sociale della Chiesa – non vada votato. E la perduta identità cattolica?

Con il partito di ispirazione cattolica – pensano ci si fa contare per i pochi votanti”: ma perché continuare a nascondersi dietro il ditino dell’irrilevanza? Ricostruire tutta l’identità cristiana!
L’errore di fondo dei cattolici è di continuare a concepirsi se non maggioritari, ancora molto rilevanti nella vita pubblica e politica dei paesi occidentali e, in particolare, dell’Italia. Così si son viste approvate nell’ultimo mezzo secolo le orribili leggi più anti-umane da tutti i parlamenti almeno europei. Al posto di constatare la propria inutile e bistrattata marginalità, ci si comporta come illusoriamente determinanti nella vita pubblica. Non solo, ma le stesse comunità cristiane sono ormai  imbevute nell’ideologia edonista, psicologista e alquanto nichilista del mondo, sempre più dominato dal pensiero unico e politically correct.
La grandiosa reazione cattolica e militante dal 2015 col Family Day, pur seguita dalla (ri)fondazione, da molti anni assente e indispensabile di un partito di ispirazione totalmente cattolica, è stata bollata da una spocchia confessionale speciosa fondata sull’”idea” che il “movimento cristiano non debba essere tradito” (?) per la realizzazione di un partito (appena nel 2016) chiamato, in sovrappiù, della Famiglia e con lo slogan “A noi la battaglia, a Dio la vittoria!”.
Lo storico partito “cattolico” italiano (la Democrazia Cristiana) era stato abolito in quanto, fondamentalmente, divenuto già largamente anti-cristiano da decenni. Ma la necessità di un partito di ispirazione rigorosamente cattolica non era mai stata tanto indispensabile: la deriva anti-religiosa, già dal post-umanesimo rinascimentale, si era accelerata vertiginosamente nella nostra contemporaneità.
Quale la ragione di un siffatto errore storico? Tanti motivi, ma uno culturale di fondo: l’idea della mancanza di differenza tra movimento e partito. Eppure, c’è l’analoga differenza tra movimento ecclesiale e Chiesa. Mentre il movimento, nella fattispecie cristiano, raccoglie varie tendenze espressive della sua identità, il partito è lo strumento operativo e fattuale, sul piano politico, per significare, testimoniare e agire pubblicamente (nella vita mondana) la visione di Civiltà dell’Incarnazione. Naturalmente, partito necessariamente unitario (se possibile). Ma, in ogni caso, indispensabile. Soprattutto in un’epoca in cui – a partire dagli anni post-conciliari – l’identità cristiana si è sempre più appannata nel progressivo e molto avanzato secolarismo.

E poi – insistono – i fondatori del PdF hanno rotto il dialogo nella genesi del partito”. Mentre da  secoli,  il laicismo anti-religioso ha reso ancor più indispensabile l’urgenza umanista e cattolica.
Di fronte alla cruciale indispensabilità di un partito chiaramente cattolico, naturalmente laico, che incarni il compito sempre più irrinunciabile di identificare socialmente i principi religiosi e naturali dell’umano, aggredito dal laicismo militante e forsennato del nostro tempo, ogni obiezione a questo scopo non può apparire che inconsistente e risibile. Figuriamoci relativamente alle critiche relative alla cosiddetta “genesi dialogica”! Come se la dialogicità, anche speculativa, propria di ogni  movimento possa costituire ostacolo nella formazione decisionale di un partito (oggettivamente dipendente dal movimento storico) già in grave ritardo della sua sola esistenza.
Peraltro, dopo la sua fondazione, un partito evolve sempre (può e deve farlo), sotto l’influenza dei suoi membri e delle tendenze del suo movimento sociale di riferimento…
Il tutto, in una era in cui un mezzo secolo di esitazioni e di derive avevano prodotto disastri veramente anticattolici (oltre che anti-umani) come la denatalità edonistica fino a circa 1,3 figli per coppia (praticamente  la metà naturale con almeno 2 miliardi di non nati nel mondo con conseguente riduzione della domanda detta interna come principale causa della crisi economica mondiale), ad uno statalismo iperbolico di una antireligiosità totalitaria e, ancora per esempio, un assurdo debito pubblico immorale e spaventoso (non rimborsabile e sempre in crescita) nei confronti delle generazioni giovanili e seguenti.
Il fatto che detta deriva fosse anche iniziata dai secoli illuministi, non potrà mai giustificare discussioni sterili e antagoniste su bizantinismi relativisti marginalissimi.
L’idea assassina abortista, quella contro la famiglia per le cosiddette famiglie, dell’eugenismo, degli affitti uterini, delle mostruosità ormonali in atto contro i bambini, delle eutanasie, della sessualizzazione infantile, dell’equiparazione normativa tra eterosessualità e omosessualità, di labilità insegnata e indotta nel genere stesso naturale (gender)… mentre avanzano e si fanno sempre più concretamente leggi totalitarie e intolleranti, trovano così i cattolici a discutere di futili modalità di costruzione e di “dialogo”. Assolutamente surreale!

Non votare il PdF – concludono – per non disperdere a sinistra il voto cattolico”. Ma perché allora votare per partiti privi di “principi non negoziabili” che hanno votato tutte le leggi anti-cristiane?
Non solo si reitera il voto per i partiti di destra (e pure di sinistra), che hanno votato o non si sono minimamente opposti, in realtà, alle leggi insensate e post-umane per lobotomizzati e dannati culturali, ma si infierisce – come ha appena fatto il (discreditato) leader del Family Day  – anche contro il PdF, il solo partito che non fa, nel rigore pre-elettorale, nessuno accordo, peraltro storicamente infondato in tutta evidenza, con siffatte formazioni piene di promesse da marinaio, impossibili perdipiù da mantenere. Anche a rischio di non superare la soglia minima elettorale per un partito identitario appena debuttante.
“Non votate il PdF”: ecco l’”ordine” che Gandolfini ha impartito ai membri del suo stesso movimento ecclesiale che avevano annunciato invece il loro voto al Popolo della Famiglia.  La follia!
Roba de matt, direbbero nella mia Milano, anche se vivo a Bruxelles da più di 40 anni.
Cosa rispondono i leader del PdF  a codesti crimini religiosi pieni di spocchia ignobile anti-cristiana?
Secondo la loro linea abituale, ripetono senza nessun astio, pieni di speranza cattolica e con ironia, che ci si dovrà rimettere in contatto e insieme, da buoni cristiani, l’indomani delle elezioni che peraltro si annunciano anche dai risultati molto, moltissimo incerti. In cui probabilmente ci si dovrà rendere ancora conto, dell’irrilevanza penosa (si spera l’ultima) della diaspora acefala cristiana umiliata a mendicare inutili strapuntini (pure molto incerti!) ai partiti nei fatti miscredenti.
Il PdF punta così eroicamente a scalare il 3% minimo per l’elezione (non senza sabotaggio politico col quasi silenzio settario) di una pattuglia di primi suoi eletti parlamentari,  sempre totalmente liberi, perché disposti a rinunciare – se necessario – al diabolico e perverso potere nel mondo: per il politicismo dissennato bastano i partiti borghesi!
I cattolici del PdF sono già auto-dichiarati, come i grandissimi e profetici “costruttori delle impareggiabili cattedrali medievali” (citati ultimamente da Socci e Amato), i quali spesso non vedevano realizzati nella loro esistenza i risultati delle meraviglie che avevano umilmente e pazientemente costruito.

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