La volontaria ignoranza di Papa Francesco, anche rispetto alla Dottrina Sociale della Chiesa, è stata condivisa e messa in evidenza, da Comunione e Liberazione con la pubblicazione del volantino per le elezioni politiche. Il Popolo della Famiglia, solo partito ingiustamente negletto da votare!

Non è una novità: CL da molti anni condivide la linea relativista e onusiana del concetto di Bene comune, tipicamente massone come mediazione politicistica senza alcuna identità cattolica.
Appena prima delle elezioni politiche, il movimento ecclesiale Comunione e Liberazione ha pubblicato il consueto documento “direttivo” indicante la sua linea di cultura elettorale.
La concezione di stretta osservanza papalina è stata suggellata dalla riproduzione in un volantino di due pagine di un discorso integrale di Papa Francesco dell’ottobre scorso sull’abituale programma “neutrale” del suo pontificato. Tutto il pensiero del politically correct, del pensiero unico dominante e del razionalismo secolarizzato relativo all’agire politicante sono ampiamente rappresentati e descritti nel relativamente lungo intervento papale. Invece, non si trova nessun riferimento – si potrebbe dire, come al solito al problema centrale e cruciale sull’identità cristiana costruttiva, ormai decantato da ogni parte di detto Bene come oggetto di ogni attività pubblica.
I cattolici, infatti, sono in totale diaspora in quanto, da un quarto di secolo, sono dislocati arbitrariamente secondo la soggettività del loro opinionismo nei diversi partiti detti borghesi, opportunisticamente laicisti e dissennati. Tutti.
Non a caso le leggi degli ultimi almeno vent’anni sono totalmente contro il Bene comune da tutti tanto propagandato. Si era soppresso in ogni paese il partito democristiano in quanto diventato nel tempo sempre più, di fatto, anticattolico. Anche se pur sempre in garanzia nel salvataggio (riuscito) di ogni nazione dall’apparente destino comunista. Nel frattempo, si è però peggiorata la coscienza anche internazionale sull’identità di ciò che è veramente cattolico.
La ricostituzione dell’identità politica cristiana è così imposta dalla rifondazione soprattutto identitaria del partito unico, inevitabilmente unitario e unico, allo stesso tempo confessionale (cosa non contradditoria) dei cattolici!
Forse che il discorso del Papa ha abbordato, se non definito questi basilari concetti evangelici sulla politica in Europa? La conformità riduzionista delle molte raccomandazioni bergogliane non solo sono situate agli antipodi della natura e dell’identità cristiana, cioè dell’esistenza trascendente della vita, ma danno per scontate, acquisite e condivise le accezioni della parola aggettivata “Bene” in senso comunitario. Come se il cristianesimo non avesse nulla da dire o aggiungere di specifico rispetto all’umano (!) nella sua sfera principe, quella pubblica (oltre alla privata e l’intima).

Da dove viene questo appiattimento malgrado la miniera ricchissima e millenaria della Tradizione religiosa, raccolta nelle tre dimensioni neglette e dette divisive dei “Princìpi non negoziabili” ?
Sull’inviolabilità della Vita e della Persona, la Libertà di Educazione e la Difesa di sostegno della Famiglia naturale, la DSC, sempre ribadita e approfondita dal gigantesco arcivescovo di Trieste Crepaldi (responsabile della dottrina sociale) non è mai, assolutamente mai nella sostanza, nemmeno citata con pertinenza. Anzi, come nello stesso discorso papalino non petrino! in questione, viene motivata in controsenso. Va detto.
All’opposto della tesi molto sbandierata da monsignor Carron, presidente di CL, secondo cui Papa Francesco sarebbe la “terapia della malattia” nella Chiesa e nel mondo, la radice dei mali
contemporanei (cui la politica dovrebbe far fronte almeno nella loro fattualità più immediata), proviene dallo stesso errore d’inversione anche ontologico: da almeno mezzo millennio di ribellismo all’ordine religioso. Qualsiasi discorso sulla politica, almeno sana e razionale, non può dunque che partire dalla sempre ampia e generalizzata constatazione dell’ateismo e della sua forma espressiva pubblica nell’attuale statalismo. Quello originario e non solo epifenomenicamente economico: si pensi alla sempre pretesa prevalenza ab ovo dello Stato su Dio e la Sua Rivelazione.
Tutto il popolo fedele alla cattolicità non deve mai dimenticarlo, visto che lo fa di continuo! Comprese le schiere dei cosiddetti cattolici puristi e millantati ipergiussaniani che si affollano a schierarsi a sostegno con il loro voto “utile” (utile a che?) dei partiti inevitabilmente laicisti e spergiuri in quanto non cristiani e improduttivi di cultura identitaria. Altrimenti, ci si inoltra senza scampo nel transumanesimo più terrificante malgrado – o a causa le cosiddette buone intenzioni del migliore buonismo, comunque miscredente. Anche dei funzionari ONU, fatalmente attestati sul “volemose bbene” di massonica e mistificata memoria.
Il superficialismo della Chiesa ufficiale detta onusiana, catto-protestante, relativista, modernista, casuista, liquida, secolarizzante, culturalmente subordinata, terzomondista, fatalmente spiritualista, clericalista e antipetrina, marxiana e pauperista se non marxista, falsamente ecumenica per ammicamenti, demagogica… (tutti aggettivi dimostrati in innumerevoli pagine di critica razionale e pertinente nel puntuale) sebbene inutilmente e desolatamente intermittente, altro non è che la conseguenza della deriva verso la follia del neo-paganesimo narcisista e scientista. Perdipù abusivamente e arrogantemente incredulo, in modo pure totalitario.
Errata e tragica terapia, dunque! Il popolo cattolico, anche quello più doverosamente critico, prega sempre più per l’unità della Chiesa nella Verità. Mai ripeterà lo scisma: dopo quello intrinsecamente antireligioso di Lutero o di Lefebvre, non cadrà più nella rottura ecclesiale, fra l’altro infinita.
Questo non significa che si debba rimanere nel silenzio clericale e connivente con la menzogna!

La dottrina sociale cattolica prescrive – Crepaldi dixit, giustamente – che, in mancanza di un partito identitario cattolico, non si debba nemmeno andare a votare e astenersi dichiaratamente!
Quando l’offerta politica è deficiente, perché votare? Altro che apparentarsi!
La cosiddetta efficacia elettorale a sostegno con inutili e vergognosette quarte gambe fatalmente traditrici annunciate, che in campagna elettorale firmerebbero tutti i documenti immaginabili pur di assicurarsi anche solo un po’ di potericchio putativo: e andare a lavorare al posto di anelare a stropuntini? Siccome la cultura al vento inutilmente “progressista” è quella laicista e siccome la dispersione di diaspora cristiana è giunta al massimo grado masochista ed al minimo livello di efficacia, bisogna convergere sul partito cattolico unico.
È perfettamente voto inutile altro che utile! quello di non concentrarsi, per esempio in Italia, sull’unico partito cristiano e indipendente: Il Popolo della Famiglia.
Come è impensabile lo scisma, che si preghi la Trinità e si voti un solo partito cristiano!
E che si metta al bando tutta la spocchia prodotta negli ultimi anni dal vano narcisismo anche degli autodefiniti cosiddetti “puri” di testa e di cuore, sebben spergiuri (inconsapevolmente?) giussaniani. Questi condannano senza nessuna giustificazione razionale e cattolica questo partito da poco fondato che ha coniato come suo slogan: “A noi la battaglia, a Dio la vittoria”!

Alcuni esempi delle ignobili e inconsistenti obiezioni irreligiose al Popolo della Famiglia.
Tutte, dico tutte, le cosiddette critiche per escludere questo partito dalla compagine elettorale sono gravemente irreligiose e impertinenti. Per esempio, le critiche personalistiche: “Il presidente è andato a Las Vegas per divorziare” (accusa pregressa, arrogantemente moralistica e soprattutto in spregio al dettato evangelico per cui si condanna il peccato ma non il peccatore: che solo è   giudicato da Dio e dal confessore!). Con l’aggiunta: “Ma è anche un giocatore di poker! (Ebbene sì, con i suoi soldi e non quelli dello Stato, cioè i nostri! Li può anche perdere, così come ogni imprenditore…”. Oppure: “É un partito destinato à perdere elettoralmente come nella prima consultazione” (profezia indebita in quanto tutti i partiti cosiddetti vincenti (ma in che e per che cosa?) sono nati sedicenti “perdenti” e speranzosi alla loro fondazione). Ovvero: “Meglio sostenere la candidatura di un nostro fidato candidato di cui sappiamo tutto anche le intenzioni future presso una coalizione “sicuramente” vincente…” (sicuramente? Ma vincente per fare cosa? E poi, votare o candidarsi per un partito che strategicamente non ha valori cristiani da difendere in priorità, quindi naturalmente mai affidabili, è molto più rischioso della cosiddetta relazione di fiducia… Per non parlare del primo e ineliminabile compito proprio del cristiano: sempre la testimonianza che si concretizza con la creazione e lo sviluppo di un partito politico che strutturalmente sviluppa una cultura, al di là dell’aleatorietà della responsabilità personalistica e veramente pubblica!). O, infine, ma si potrebbe continuare: “È un partito con scopi personali e occulti, per fondersi con il partito di provenienza di Adinolfi, il presidente, cioè il Partito Democratico ex-comunista…: (scurrile predizione complottistica indimostrabile e assurdamente motivata, che definisce piuttosto la genia dei sostenitori di questo tipo di critiche! Perdipiù, si pensi a Paolo di Tarso, detto anche san Paolo, il più illustre cristiano della storia: era un persecutore del cristianesimo; oppure come sant’Agostino, grande oppositore prima del suo battesimo officiato dal grandissimo sant’Ambrogio da Milano…).

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