L’eliminazione dei partiti democristiani è stata decisa in quanto non erano più cristiani! L’indispensabile identità cattolica, soprattutto oggi, indica che bisogna riconvergere sul partito fedele alla DSC.

Siamo tutti vittime della tragedia dell’”ideologia del male minore”, il quale rimane in ogni caso il male, nascondendolo in sovrappiù!
Ho appena ripreso a scrivere per questo mio blog sulla situazione molto sconvolta della politica, non solo in Europa, nell’universo cattolico. L’avevo interrotto da un paio di mesi perché la mia piccola novella che stavo scrivendo, con le intenzionali 10-15.000 parole, è diventata progressivamente un vero romanzo di più di 45.000 parole, ben più completo e complesso.
Nel frattempo, sono rimasto spesso alla finestra (da Bruxelles) ad osservare gli avvenimenti.   Attualmente, dovrò cominciare a tradurre e adattare in italiano la mia piccola narrazione personalizzata sull’attualità globalmente religiosa, politica ed economica nei Paesi fondamentalmente, malgrado tutto, europei. Mi ci vorranno non meno di due o tre mesi mentre sarò preso anche dal trasloco della sede principale della mia impresa, il mio head office, ben che sia ormai diretto da mia figlia Odile, assistita da mia moglie (con la quale preparo il 50° anniversario del nostro sposalizio).
Il tema che ora mi urge è il ruolo dei cattolici nella vita pubblica e politica.
C’è ancora nell’attualità dimenticata la decisione, di un quarto di secolo fa, di sopprimere tutti i partiti politici detti d’”ispirazione cristiana”. Erano diventati, in effetti, tutti chiaramente anticattolici (o quasi) e sottoposti a due principi di devastazione sia dal punto di vista umano che religioso (sempre che questa distinzione rimanga ancora riconosciuta fondata).
Erano innanzitutto identificati anche nell’auto-laicismo secondo il quale la politica, la res publica dei latini, doveva essere dominata statalisticamente dalla secolarizzazione detta “neutra”, che – dai secoli seguenti al Medio Evo –  galoppa ereticamente nel mondo.
Il secondo principio, ancora più devastatore nel suo relativismo, è stato – ed è sempre molto attivo – che il fatto di essere cattolico non ha nessuna implicazione con l’azione politica se non di tipo  personale (come se fosse possibile altrimenti!). Dunque, il cattolico potrebbe scegliere il suo partito secondo i suoi sedicenti gusti e le sue ideologie soggettivamente preferite (questo secondo le direttive dell’attuale Chiesa centrale ultima ufficiale!). Di conseguenza, il suo ruolo sarebbe di difendere una politica del “meno peggio”, quella abituale dell’indifferenza dilagante.

Senza partito scrupolosamente attestato sui “principi non negoziabili”, il cattolico non va a votare né si fa eleggere: in mancanza di offerta politica, niente politica attiva!
Ma c’è anche di peggio. All’ordine del giorno non c’è generalmente la necessità e l’indispensabilità di un partito politico cattolico. L’dea dunque di affermare l’identità cristiana della vita è ridotta in maniera subordinata e solamente complementare all’ideologia devastatrice sulla civiltà, da parte di tutti questi partiti irrealisti.
Ma la DSC (la Dottrina Sociale della Chiesa) afferma tutt’altra cosa, naturalmente. L’arcivescovo di Trieste, Crepaldi, grandissimo responsabile molto ignorato della dottrina cristiana riguardante, va da sé, anche la politica, ha affermato chiaramente tre cose: a) che ci vuole un partito, anche minoritario, ma rigorosamente cristiano; b) che questo partito sia caratterizzato dal fatto – oggi forse poco popolare – del rispetto scrupoloso e inaggirabile dei “principi non negoziabili” (ai nostri giorni messi nell’armadio del dimenticatoio dalla Chiesa modernista in quanto sembra siano… troppo divisivi); c) che bisogna, a tutti i costi, preservare la libertà di coscienza e di educazione della vita, con anche la sua naturalità, soprattutto nell’istituzione Famiglia.
Senza queste tre opzioni assicurate e non rinunciabili non si deve fare oggi nessuna politica attiva.

L’astensione è una scelta assolutamente politica: in ogni campo si può essere a favore, contro mais anche e validamente astenersi, spiegandone chiaramente il perché!
Tutto ciò, sotto il cielo che in politica ci sono sempre tre opzioni. Se non si dispone di un partito che assume imperativamente i “principi non negoziabili”, ci si deve astenere e, al limite, non andare nemmeno a votare. All’opposizione totale dunque, da dove è almeno possibile comunicare intensamente, e in Verità, col proprio elettorato. 
In un corso di teologia sociale che l’arcivescovo Crepaldi ha appena dato per corrispondenza in collaborazione con il quotidiano online La Bussola, questi principi cattolici sono stati spiegati in dettaglio. Tutte le divisioni fittizie, occasionali o personali che attualmente occupano il terreno della cosiddetta discussione politica dei cattolici è così resa inutile e risibile.
Innanzitutto e sempre bisogna assicurare esplicitamente l’identità cristiana: la testimonianza!
Bisogna così condannare senza alcuna esitazione tutti gli squallidi dibattiti personalistici e pietosi sulle scelte d’appartenenza o di apparentarsi a formazioni più o meno laiciste.
Per fare approvare tutte le leggi anticattoliche, le ormai abituali leggi veramente scellerate anticristiane, sono sufficienti ampiamente tutti i partiti esistenti.
Peraltro, siccome finiscono per militare contro la ragione (non contro il razionalismo!) e non hanno per nulla da difendere prioritariamente valori, né cristiani né umani, spesso lo fanno anche in modo forsennato, quasi immancabilmente relativista in un endemico totalitarismo.
Bisogna riconoscere che i veri cristiani sono attualmente molto minoritari e, soprattutto, gridarlo ai quattro venti allo scopo di svegliare le coscienze anche residuali per farle uscire dall’illusione della loro potenza (impotente) nelle loro divisioni frastagliate e lobotomizzate, anche insipide.
Le sedicenti coalizioni con i tiepidi ed incerti partiti borghesi non possono che portare a risultati disastrosi (visti i rapporti di forza decisivi in politica). Del resto queste leggi sono sotto gli occhi di tutti da decenni. Tutte le disposizoni o quasi anticattoliche sono – si può dire – già state approvate, col voto favorevole spessisimo degli stessi cattolici del sedicente “meno peggio“.

Bisogna dunque finirla con le discussioni, peraltro superficiali, spocchiose e ad personam sui leader eletti oppure che si presentano candidati al partito unico – unico! – dei cattolici. Non esiste alcuna alternativa intelligente o pretesa tale al partito esplicitamente confessionale quindi intrinsecamente laico: è il cristianesimo che ha évangelicamente inventato la laicità che prima non esisteva. Bisogna avere il coraggio di dirselo e di avvertire il sedicente popolo cattolico, oggi particolarmente smemorato, in diaspora che deve assumersi tutte le proprie responsabilità culturali, civili e politiche.
E il fedele che si pone candidato in un partito qualunque, senza progettualità strategica ed immediata, vale a dire che non si pone come membro reale di partito confessionale (certo laico, bisogna ripeterlo per gli innumerevoli laicisti anche “cristiani”!) subito operativo, deve essere giudicato pubblicamente ignorante della DSC e in cerca miserabile di uno strapuntino (quando non una bella poltrona) politicista, naturalmente inutile, per sedervisi tronfio.  In modo anche meschinamente personale e molto lontano da ogni politica alla ricerca del “bene comune”.
Ai nostri giorni, l’impiego politicista è subordinato (molto subordinato) de facto alla coalizione  sistemicamente anticattolica rivelata sempre fatalmente, all’occorrenza delle circostanze.
Impiego questo, caricato però di privilegi che fanno d’esca al portafoglio e/o alle vanità personali, in rapporto invece ad ogni posto di lavoro offerto dal mercato delle reali utilità.
Tale scelta di oggettiva e umiliante subordinazione costituisce, già dall’inizio, la più distruttiva e diabolicamente nichilista delle opzioni politiche.
Tutti i giudizi condiscendenti, vanamente orgogliosi e pure spesso arroganti, in rapporto a quelle persone del partito unico cattolico esistente o in formazione, che si sono presi il carico di umilmente applicare nella loro azione politica i principi e le direttive (laicissimi!) della DSC, sono radicalmente e oggettivamente anticristiani.
Che non pensino, in ogni caso, di essere dei buoni cristiani questi candidati o cattolicini neoconformisti se non riconoscono che i più grandi apostoli del cristianesimo, come san Paolo e sant’Agostino, erano anche in netta e pubblica opposizione, quando non come ex-persecutori, dei cristiani.
In ordine à quanto si fa di solito, per esempio, trattare il presidente o il segretario del partito Popolo della Famiglia come indegni di essere votati o facendo loro processi d’intenzione anche futuribili, ci si ricordi di essere situati al di fuori di ogni visione cattolica. Dove regna la condanna antievangelica del laicismo e dell’auto-laicismo. E dell’orribile amalgama del peccato con quello dell’ipotetico peccatore!
E che ci si ricordi pure che un partito d’ispirazione cristiana, sventolante uno slogan come l’attuale de Popolo della Famiglia, non si era mai visto. Mai: “A noi la battaglia, a Dio la vittoria”!

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