Gianfranco Amato, leader del partito Popolo della Famiglia, in conferenza intima e familiare alle Dolomiti questa estate: la politica riscoperta al di là degli stereotipi e all’origine di un un umano dimenticato e calpestato dal pensiero unico oltre che dal politically correct della secolarizzazione selvaggia.

Non ho potuto assistere all’ultimo degli 700 incontri (!) in tre anni che anche e soprattuto Amato www.lacrocequotidiano.it ha tenuto praticamente in tutte le città d’Italia per il partito rigorosamente cattolico che è stato appena fondato, il Popolo della Famiglia. Ma ho ascoltato attentamente la registrazione del suo speech dopo essere arrivato in fatale ritardo sabato 29 luglio alla vacanza del gruppo dissidente da Comunione e Liberazione (In Movimento) al cuore delle Dolomiti, a San Martino di Castrozza, sulle montagne forse più belle al mondo. Trecento kilometri attraversando, necessariamente in macchina e lentamente, le Alpi: dall’alto del Lago di Como passando per i meravigliosi colli che hanno fatto, tra l’altro, la storia del Giro (Aprica, Ponte di Legno, Tonale, Trentino Alto Adige, Passo Rolle): sempre da 1.200 a 2.200 metri. Un gran regalo per uno residente al Plat Pays, a Bruxelles, da quarant’anni. Amato non si era presentato a mani vuote a queste vacanze e al suo magistrale intervento. Il suo ultimo libro, Un caldo semestre sottotitolato Tra politicanti e preti coraggiosi, edito da Youcanprint in giugno-luglio scorsi, ci immerge, in effetti, nelle 186 pagine delle sue cronache politico-culturali, critiche e brucianti, della nostra contemporaneità, fino in America (Messico). Così ho potuto incontrare, anche personalmente, il grande leader politico del PdF (con particolarmente Adinolfi, suo amico) tra le personalità più significative del cattolicesimo internazionale. In sovrappiù giussaniano rigoroso (con la famiglia)!

Malgrado i mille kilometri che ci separano abitualmente, avevo visto Amato ad una delle sue confernze molto seguite da un vasto pubblico, a Como quasi due anni fa: una vera forza della natura accompagnata da una cultura religiosa e politica raramente straodinaria, con una capacità oratoria da tribuno massimamente attraente. Si tratta infatti di un talento e di un livello intellettuale di una profondità profetica assolutamente inusuale, nell’abituale analfabetismo culturale e spirituale “di ritorno” dei politici presenti sul mercato. Il tutto dotato di una verve popolare immediatamente e semplicemente percettibile, sebbene di grande spessore e brillante. All’inizio 2016, avevo pure pubblicato un post entusiasta su questo blog, sempre bilingue, dove avanzavo una vera e propria apologia del suo libro scritto in collaborazione con l’amico don Gabriele Mangiarotti, un altro vero maestro giussaniano di molto lunga data. Con il titolo, Per l’umano e per l’eterno, il libro si limitava quasi solo a citare in exstenso ed in modo rigorosamente preciso tutte le 152 citazioni di don Giussani che Comunione e Liberazione non utilizza mai oppure che ritaglia, con opportunismo endemico a sostegno delle sue nuove tesi pastorali riduzioniste: degne dell’Azione Cattolica anni ’50-‘60. Siccome l’editore aveva intercettato, non so come, le mie lodi, Mangiarotti mi ha telefonato a Bruxelles… Da cui anche la ragione del nostro incontro sotto le superbe pale delle Dolomiti, tutti e tre.

Ma veniamo al tenore della sua conferenza: una comunicazione infrequentemente dal tono innazitutto fraterno e molto personale, come appartenente ad una dimensione intima dove non bisognava presentare alcuna dimostrazione artificiale.  Anche se solo apparentemente forzata, come abitualmente invece spesso utilizzata nella propaganda superficiale e ideologica, soprattutto verbale,  dei politicisti. Comletamente a suo agio, Gianfranco Amato aveva l’aria di sentirsi come in una vecchia compagnia autenticamente ritrovata! Prima di trattare i temi politici per i quali lo si era anche invitato, s’è lungamente abbandonato a sincere confessioni spirituali e profonde motivazioni alla base della sua dedicazione, da più di tre anni, alla militanza “religiosa” per la costruzione del partito PdF, di cui è segretario nazionale. Nello stesso modo ad un incamminamento vocazionalmente in una sorta di entrata in convento nella sua vita veramente comunitaria. Ascoltandolo, ho subito pensato all’attaccamento forsennato alle “poltrone poltiche molto reputate per le loro remunerazioni paradisiache e in sinecura” de parte della maggiornaza assoluta dei suoi colleghi… Così si è immediatamente qualificato, in opposizione di fatto ad ogni altro politico (anche, di fatto, sedicente attuale cattolico). Quest’ultimo è preoccupato soprattutto non proprio della verità e dell’efficacia strategica della sua proposizione politica da offrire, ma dell’importanza quantitativa delle probabili coalizioni con altri partiti – anche se laicisti –  ai quali fatalmente subordinarsi.
Amato ha quindi raccontato, per esempio, un episodio di uno delle decine di vescovi che ha dovuto incontrare nello Stivale, il quale si è generosamente reso disponibile a partecipare ad una manifestazione pubblica, a condizione che il nostro avvocato Gianfranco – che era stato ben all’origine di due grandi manifestazioni a Roma  di più di un milione di partecipanti – gli assicurava “la presenza di almeno 5.000 persone”… Tutti adepti, così (anche nel clero) della stessa logica mondana del successo e non della testimonianza evangelica ben cattolica!

È questa logica che ha condotto l’universo cristiano internazionale dell’ultina generazione al disastro non solamente politico, ma culturale e di civiltà (pure antropologica) all’interno della crisi di oggi.  Alfredo Mantovano, ha appena pubblicato sul settimanale Tempi che leggo ogni mattino con La Bussola e La Croce tra i giornali italiani, la lista delle inaccettabili sconfitte laiciste accumulate con questa divisione masochista. Quella della direttiva della Chiesa di dissolvere e non ricostruire il partito cattolico! Così si è costretto per un quarto di secolo tutto il popolo dei fedeli a disperdersi e a morfondersi al servizio (!) dei partiti dominati dal nichilismo laicista (totalmente agli antipodi della laicità evangelica). Quello cioè del pensiero unico proprio al politically correct della secolarizzazione, la quale si vuole anche forzata e totalitaria. L’attuale divisione dei cattolici, anche dei movimenti ecclesiali detti radicalmente parecchio rigorosi, sembra rimangano nella stessa linea politica di devastazione catastrofica e di subordinazione servile, spesso complice, con i partiti politici relativisti e, di fatto, anticristiani. “Meglio essere alleati di una coalizione al 30% che prigionieri di un piccolo partito inutile come quello del Popolo della Famiglia al 3%”, osano affermare in modo spocchioso e senza generosità realistica!
L’orfelinato della Chiesa in rapporto all’incarnazione del Cristo presso i fedeli, mette in evidenza la scelta scervellata e con spocchia odiosa dei laici, eppure debolmente e vaghemente incoraggiati anche da parte di Papa Francesco – a suo tempo e nel mare delle raccomandazioni non richiamate e molto dimenticate – di prendere l’iniziativa politica e costruttiva.

Ecco dunque una parte dell’inventario funesto, frutto dell’autolaicismo in sovrappiù anche recidivista, dei cattolici che avrebbero scelto il “loro partito di predilezione” e di subordinazione.
La legalizzazione dell’affitto dell’utero (per ora all’estero), il gender nelle scuole, il divorzio rapido, la droga detta leggera, la fecondazione eterologa anche con la mutua, la messa in moto dell’eutasia, le tasse ancora contro la famiglia, l’emergere lassista dell’emigrazione-invasione, la denatalità a gogo anche sostenuta, la sussidiarietà ancora maltrattata, l’introduzione senza nemmeno brontolare della soppressione dell’obiezione di coscienza (!), le proposizioni del testamento detto biologico anticipato (DAT) peggiori delle leggi belghe e olandesi)… Tutti interventi non solamente anticattolici, ma orribilmente transumani. Gianfranco Amato, il presidente anche dei giuristi cattolici, si ritrova con molto lavoro politico da abbattere: non per caso il partito che ha fondato ha come motto non a breve scadenza e molto evangelico: A noi la battaglia e  a Dio la vittoria”!    

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