Elezioni politiche in Europa : i cattolici sono ora subordinati alla cultura laicista, dipendenti dal nichilismo progressivamente dominante e sono dispersi in mancanza del loro partito. Anche la Chiesa è silenziosa, dunque complice, di fronte all’atteso sconquasso delle ideologie precedenti.

Pure cardinal Ruini ha appena giudicato che i cattolici mancano di “tensione unitaria”, dimenticando forse che è stato sotto la sua stessa direzione centrale che si sono naturalmente dispersi, non solamente in Italia: nei partiti e nelle orrende ideologie correnti, “a loro propria scelta”!
In realtà, i cattolici non scelgono proprio nulla: sono generalmente subordinati alle culture in vigore sui mercati fondamentalmente anarchici e agnostici. E, in ogni caso, dominanti. Essi hanno alquanto perso, in concreto, il loro diritto di cittadinanza nella società postmoderna. Dove il laicismo militante e pieno di consenso passivo non ammette ormai la possibilità di presenza culturale e sociale altra che quella dell’ideologia secolarizzata del pensiero unico. Et questo anche sul piano politico. Così i cattolici non hanno più alcuna via per la loro espressione pubblica e legislativa. Essi si ritrovano continuamente incantonati l’uno contro gli altri (e tra di loro) a causa dei loro posizionamenti partitici: lo sono anche a causa del politicismo fatale che oppone ogni partito agli altri in modo partigiano. Lo diventano anche in opposizione artificiale anche sul piano della visione culturale in quanto ne hanno inevitabilmente rinunciato la loro (!)  in modo spontaneo, un quarto di secolo fa.
Così nei paesi europei, non si ritrova più praticamente un solo partito cristiano veramente attivo.

Quali sono stati i possibili vantaggi di questa diaspora autoimposta? Nessuno!
Non c’è stata altro che l’autoeliminazione della propria presenza nel dibattito culturale e politico. Ma soprattutto ci sono stati la centrifugazione e l’indebolimento di ogni posizione specifica al cattolicesimo. Questo vuoto, come è sempre prevedibile, è puntualmente riempito dalle ideologie correnti e pretenziosamente dominanti, tanto più che esse sono anche molto militanti proprio perché infondate.
Si può tutte riunirle sotto la denominazione di “modernismo”, la famosa eresia ancora in atto nelle innumerevoli sacrestie e ordini religiosi di tutta Europa da quasi due secoli. Quello che è paradossale, in effetti, è ora nche l’autolaicismo dei cattolici stessi, nell’epoca in cui il cristianesimo avrebbe dovuto giungere a ragionevolmente trionfare tra tutte le ideologie in fallimento. Dal nazi-fascismo sociale al marxismo secolare e irreligioso, tutte le ideologie – scaturite soprattutto dalle cosiddette “luci” dell’illuminismo sfociato nella rivoluzione francese – hanno mostrato ampiamente il loro preannunciato crollo: nessuno dei suoi partigiani, che hanno riempito più di due secoli di cultura positivista nel mondo, osa più apertamente difendere esplicitamente i suoi principi semplicistici e riduzionisti. La posizione defilata dei cristiani ha loro permesso tranquillamente l’ignobile metamofosi della loro sconfitta verso il nuovo sfacelo del politically correct nel pensiero unico detto pure e fieramente debole.

Dopo un venticinquennio di assenza tragica di partiti del salvifico cristianesimo bimillenario, questo grande problema molto centrale non sembra nemmeno all’ordine del giorno!
L’omologazione all’ideologia dominante dell’irrazionale permette così la vittoria apparente del nichilismo nel cimitero delle idee e della progettualità. I cattolici continuano generalmente a praticare in modo tragico due atteggiamenti opposti ma convergenti nei loro effetti.
Da un lato, c’è una grandissima parte che si è chiusa nell’idea spiritualista secondo cui è inutile ed impertinente che si faccia veramente politica in quanto cristiani, attività non eternamente divina. L’incarnazione cristiana è stata così tradita in modo clamoroso. Gesù, in quanto uomo pubblico et morto/risuscitato dopo condanna eminentemente ed esclusivamente politica, non è mai stato spiritualista!
Dall’altro lato, la parte più intelligente e razionale della Chiesa ha intrapreso la convinzione che “il popolo di Dio non è abbastanza maturo”, dunque deve silenziosamente formarsi al posto di agire “subito” politicamente: togliendo in tal modo all’attività politica, per esempio, anche tutta la sua intrinseca azione formativa (sua caratteristica ben predominante)!
Da cui la posizione globale d’inattività doppiamente passiva, falsamente ideologica e irrazionale. Soprattutto rispetto alla sedicente e mitica età d’oro della cosiddetta “maturità popolare”.

Da dove provengono questi due grandi atteggiamenti catastrofici che non fanno altro che produrre la situazione perdente e assurda della politica soprattutto in tutto il continente europeo?
Da tre fondamentali errori.
Innanzitutto, da un apparente piccolo peccato tradizionale dell’universo cattolico: la spocchia, la sufficenza in rapporto alle tendenze naturalmente multiple e apparentemente deboli delle varie  concezioni culturali nell’ecclesia cristiana. Un peccato quindi tipicamente appartenente al primo e più grave dei capitali: l’orgoglio della superbia.
Secondariamente, dall’orribile cultura statalista che si esprime attualmente nella subordinazione al pensiero unico, diventato tradizionalmente e soprattutto della sinistra ultrastatalista, il partito  dell’irreligiosità per antonomasia: vecchia e classica sottomissione ideologica e storica al male assoluto.
In terzo luogo, dalla mancanza di progettualità unitaria causata dalla frammentazione individualista provocata, a sua volta e nel migliore dei casi , dall’indebolimento della fede, dalla sua concezione intimista e privata della religiosità.

A dire il vero, c’è nella molto vasta articolazione cristiana delle sue molte minoranze cattoliche, che hanno attivamente ben centrato i problemi politici e culturali del nostro tempo.
Ma l’armata restante sembra trovare la sua preferenza militante nella loro opposizione, nella sufficenza a questa pattuglia di virtuosi, senza la quale nulla di buono sarebbe mai possibile! Tutta la capacità speculativa sul piano teologico e filosofico di questi rinunciatari sembra essere messa al servizio della ricerca delle argomentazioni, più o meno fittizie, per l’annientamento delle posizioni invece risolutive dei cattolici imprenditoriali e pieni di fede. Così, per esempio in Italia, si è sviluppato un movimento cristiano durante molti anni fino  produrre manifestazioni a  Roma centrate sul Family Day (ben contrariate dal clero ufficiale e da importanti movimenti ecclesiali). ”Esse sono inopportune”, dicevano e ripetono  inappellabilmente a proposito di queste manifestazioni in piazza rivelatesi eccezionalmente da più di un milione di partecipanti!

Nello slancio, hanno anche fondato un partito rigorosamente cattolico intitolato “il Popolo della Famiglia”. Ma l’opposizione irriducibile e sorprendente della maggior parte delle stesse  associazioni cattoliche (a volte anche di alcune che avevano attivamente partecipato  al movimento religioso e politico di rifondazione) ha fatto sì che questo nuovo partito sia stato condannato a una posizione drammaticamente marginale ed insignificante sul piano politico. Letteralmente boicottato, esso è stato spinto all’inutilità elettorale, almeno per il momento. Mentre, all’opposto, ne costituiva la sola soluzione. Ma la gelosia, le motivazioni illegittime, le ragioni insignificanti e ingiuste hanno avuto la meglio su tutto. Forse anche le considerazioni di circostanza e realmente pertinenti dovevano essere tollerate di fronte all’urgenza della necessità, tutt’ora ancor più d’attualità. Eppure la situazione sociale in quasi tutti i paesi europei permetterebbe molto facilmente, già da anni, una larga maggioranza di centro-destra culturale e storicamente preponderante nella quale tutti i valori cristiani sarebbero ben affermati e difesi, anche sul piano politico e legislativo.
Preghiamo affinché ciò si avveri al più presto.

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