Come celebrare pertinentemente la Passione, la Croce e la Resurrezione nel terzo millennio? Una monaca di clausura di un convento consacrato all’Adorazione Perpetua Eucaristica e, allo stesso tempo, missionaria attiva nel nostro mondo postmoderno, ci indica molto semplicemente come farlo profondamente ed in modo estensivo!

La crisi d’identità salvifica e di missione nella comunicazione sono le due polarità intorno alle quali tutta la Chiesa sta attestandosi per misurarsi alla libertà, primo valore umano soprattutto del nostro tempo. Così l’Eucarestia e la Missione evangelica diventano le due garanzie della cattolicità moderna. “Fate questo in memoria di me” e “Andate e annunciate il Vangelo”: ecco la due direttive cristiane principali del miracolo più profondo e silenzioso e del dialogo aperto, più libero e gioioso.
Il silenzio e il dialogo, dunque, in un mondo dominato dalla logorrea tanto inutile quanto permanente, di cui queste due parole chiave diventano risolutive. Il recupero della sacralità delle loro dimensioni coniugate – l’una verticale : alla base dell’identità della persona, quella della spiritualità e della trascendenza; e l’altra orizzontale: la missione dell’esistenza, quella della relazionalità dialogica – sono cruciali nella fede della nostra era. Peraltro, si sa che anche i nichilisti meno stupidi sono ora preoccupati della sparizione del sacro, dove il relativismo, la dittatura del relativismo, ha reso la vita troppo banale, superficiale e senza sale. L’affermazione nichilista che l’esistenza non ha e non può avere senso né verità, sta divenendo il punto di crisi dell’illusione di un mondo senza la ragione delle leggi naturali di Dio. “La società dello spettacolo et lo spettacolo della società” evocate dai situazionisti francesi alla fine degli anni ’50 ha mostrato, in effetti, tutto l’orrore del suo vuoto angosciante e disperante. A volte giungono pure a ingenuamente lamentarsene. Il controllo della complessità non può essere una cosa da niente o leggera. Bisogna ripartire da queste due dimensioni, dal verticale e dall’orizzontale riunite nella semplice creaturalità che porta immediatamente al Creatore. Dal finito all’infinito… In quanto non si sfugge al cimitero!

Maria Gloria Riva, scoprendo queste due polarità nella sua esistenza ha potuto anche identificare la sua densità, la sua vocazione religiosa alla clausura. Ella è giunta a fondare – dopo, in piena maturità – un monastero femminile sempre di clausura  e consacrato all’Adorazione del corpo di Cristo, del Suo corpo mistico e sacramentale, dell’origine della vita, del cammino e della verità. Ma ella ha riunito questa vocazione primordiale e originaria propria del silenzio cosmico del logos, dove scaturisce tutto il senso della Verità, con la fattualità esistenziale della ricerca immediata e tangibile: quella della missione, dell’annuncio della salvezza eterna, dell’apostolato evangelico. Affinché la sapienza identitaria cristocentrica “non debba rimanere nascosta sotto un secchio”, deve essere messa al servizio del grido umano più acuto e autentico: quello che chiede solo di essere salvato nell’eternità di ogni momento. Cominciando qui e subito. La tradizione delle suore di clausura solamente silenziose e rinchiuse completamente era per la nostra monaca così terminata.

Tutte le informazioni, ormai storiche di questa suora adoratrice nella contemplazione operativa anche delle sue sorprendenti attività possono essere ritrovate nel sito web www.adoratrici.it. Da parte mia, sono prima di tutto preoccupato di mettere qui in evidenza il perché è giustamente la polarità binaria e indivisibile, come in una calamita, a permettere di conferire tutta la legittimità culturale e descrittiva dell’avvenimento centrale dell’uomo, il Cristo!
L’interrogativo vitale posto nel titolo di questo post resta il tema fondamentale del mio compito: la Passione come chiave della risposta alla domanda di salvezza eterna dell’uomo anche, e soprattutto, moderno. È  molro facile e frequente sfuggirci. Ed è  esattamente su questo punto che tutta la pertinenza di suor Maria Gloria entre in gioco. Sono andato ad una Via Crucis da lei commentata a Maniago, il 21 marzo scorso in Lombardia, dove tutta una parrochia si è riunita nella sua chiesa per ascoltare, nello stupore pregante, le parole di una intelligenza veramente intrinseca e personalmente pertinente al massimo. E questo a commento della prima domanda umana e centrale del nostro tempo. In una rara semplicità disarmata e disarmante propria della vocazione che, sintetizzante l’unità compiuta tra l’identità verticale e la missione orizzontale, la sua voce acuta ma ferma ha percorso con un soffio le molte stazioni della Passione fino alla Resurrezione. Tutte proiettate su grande schermo e dipinte da Jerzy Duda Graez ( Images correspondant à jerzy duda gracz via crucis ) con il suo “sguardo penetrante – ha aggiunto la nostra madre suora con un sorriso maestoso – all’interno delle pieghe sanguinanti della storia della Polonia. Ma, al fondo, [è] la storia di ogni martire”. L’unità miracolosa, costituita dalla pienezza sacra della spiritualità trascendente propria alla sua adorazione quotidiana e alla sua concreta ricchezza relazionale, nell’attualità bruciante della nostra contemporaneità, si svolgeva nel suo fluido commento rapido. In una trasfigurazione immediata della realtà di noi tutti.

Ciò che appariva molto particolare nei commenti di suor Maria Gloria era il carisma seducente eccezionale della sua concezione religiosa per la quale ella è costantemente richiesta. Oltre a molte conferenze, alle sue incombenze nelle pubblicazioni delle numerose pubblicazioni di libri e, naturalmente, ai suoi incarichi ben pieni di adorazione e di preghiera nei suoi due conventi e in un inizio di una nuova sezione maschile in ciò che ancora viene chiamato il suo nuovo “ordine agostiniano”, bisogna precisare che questa suora ben vitale ha beneficiato di una solidissima formazione giussaniana e, fra l’altro, biblica (anche con studi ebraici!). Con due relazioni privilegiate nell’antico movimento di Comunione e Liberazione : il grande arcivescovo Luigi Negri e don Mangiarotti, curato di tre parrocchie e assistente dei suoi conventi ( www.culturacattolica.it ).
Si tratta qui di una amorevole duplice direzione molto costante e integrale, anche ammirata e scrupolosamente seguita in una fedeltà completa e totalmente interna alla Chiesa vivente. Madre Maria Gloria, in effetti, si oppone radicalmente allo spiritualismo astratto e casuista, così alla moda del nuovo bigottismo moralista. Allo stesso modo, è profondamente “tradizionalista” nella sua innovazione permanente ma senza nessuna concessione al cosiddetto “progressismo” di quella che si fa chiamare la Nuova Chiesa (modernista). L’orrore dell’aborto e delle adozioni con l’utero in affitto, dei “matrimoni” omosessuali, dei divorzi o delle inaccettabili limitazioni di nascite (l’assurda e oceanica denatalità da due generazioni!), comprese le lobotomizzate teorie del gender LGBT… Il tutto con un molto elevato senso radicale dell’Autorità ecclesiale, coordinata ad una simpatia personale propria della sua estraneità al potere mondano. Non si può assolutamente resisterle.

Laisser un commentaire