Appena 121 miliardi di euro spesi da mezzo secolo dal governo per i continui terremoti. Ma nessun giornalista pennivendolo dei giornaloni parla dei circa 90 che ogni anno i contribuenti pagano in tasse per i soli interessi del debito pubblico!

Una manovra economica del governo è abitualmente di circa un terzo (!) di quanto costano agli italiani, però ogni anno, gli interessi del debito pubblico. Su cui il governo mette anche mance, mancette e regalie varie distribuite per vincere, comperandolo, l’attuale referendum demagogico, sgangherato e totalitario. Nessuno o quasi ne parla da decenni: tabù statale e, soprattutto, statalista. Il grado di subordinazione acritica e irresponsabile alla pubblica libertà, perfino di opinione, potrebbe essere stigmatizzato da questi due dati della devastazione dello statalismo italiano: 121 e 90 miliardi.
Delle responsabilità politicamente criminali dei governi massivamente statalisti italiani non è nemmeno il caso di parlare. Del resto, della stessa sostanza e gravità, si potrebbe riferire intorno allo stesso statalismo dissennato dei principali paesi europei e, in primo luogo, dell’Unione europea stessa.
In una ventina d’anni, solo due parlamentari italiani si sono soffermati significativamente – che io sappia – sul costo colossale sempre opportunamente taciuto relativo al consueto debito pubblico italiano: prima il parlamentare Pagliarini della Lega; e poi l’ex presidente Vignali della CdO, la Compagnia delle Opere di Comunione e Liberazione di una decina di anni fa.
Come si sa, gli interessi per i debiti devono essere pagati anticipatamente e annualmente anche se non si rimborsano, in modo inaudito, i capitali imprestati. Infatti, le decisioni scervellate prese dall’Ue a Maastricht permettono anche di aumentare i deficit nazionali ogni anno fino al 3% del PIL. Il quale legittimamente dovrebbe essere sempre in pareggio con le sue spese.

Al contrario lo Stato dovrebbe, per definizione, accumulare annualmente – come ogni buon padre di famiglia ora in desuetudine – un almeno piccolo gruzzolo e metterlo da parte per far fronte a calamità o malori che potrebbero sempre sopraggiungere ai suoi cari. Lo Stato detto moderno, vale a dire statalista, invece, pensa solo a produrre debiti per garantire ai suoi sudditi un livello di vita superiore ai loro mezzi. E, ovviamente, tralascia la naturale prudenza che vorrebbe il suo salvadanaio sia ben pieno per ogni catastrofe costantemente possibile. Lo statalismo produce tranquillamente debiti e vorrebbe continuare a mettere sul gobbone delle generazioni seguenti (i propri figli e nipoti!) ancora altri debiti: strutturalmente così mai rimborsabili. Un furto, questo, oceanico e legalizzato dallo Stato supremo che si fa così beffe di Dio e delle Sue leggi. La Chiesa cattolica – come quella protestante e massonico-onusiana – se ne sta attualmente cuccia cuccia e in silenzio di fronte a questo ormai classico assassinio della religiosità.

La stessa Chiesa dovrebbe invece imbracciare primariamente lo statalismo come diabolico e irriducibile nemico numero uno contro Dio e la Sua Trinità redentrice: la salvezza dell’Uomo ne dipende! “Ricostruiremo e risolveremo tutto”, mentono spudoratamente ogni giorno tutti i politicanti associati che sanno di disporre solo di debiti non rimborsabili o destinati anche ad aumentare, viste le volontà popolari sempre più ingorde di irresponsabile edonismo straccione, peraltro in via di estinzione per mancanza di fondi. Se i politici sono malfattori è perché i popoli di cui sono rapprentanti sono perniciosamente e banditescamente inclini alla predazione verso il futuro.
Ma il livello di delinquenza reale e endemica di detti popoli, cosiddetti moderni, non si limita a questa scelleratezza economica per cui, con paesi esposti anche a ricorrenti cataclismi e disastri detti finanziari, producono debiti e demagogia. Esso è ancora più ampio e devastante. Il sacrilegio massificato più grave è stato perpetrato ormai da due generazioni, dagli anni ’60. Nella sua delirante e assurda affermazione narcisista di onnipotenza autonoma e laicisticamente incontrastata, l’uomo modernista – e non moderno – ha deciso di diminuire globalmente e artificiosamente la sua produzione di figli!
È proprio di questi ultimi giorni l’annuncio da parte dell’Istat sulla diminuzione ulteriore delle nascite in Italia, rispetto allo già spaventoso tasso di 1,3 bambini per coppia, mentre ne occorrerebbe uno da 2,1 per almeno riprodurre alla pari la sussistenza delle popolazioni…
Non solo , quindi, si sono indebitamente e antidemocraticamente caricati di debiti sulle future generazioni, ma non si sono nemmeno generati abbastanza figli per farglieli pagare.

Perché nessuno o quasi parla mai, da decenni – né da parte dei politici, intellettuali e economisti vari – della vera causa della denominata “crisi finanziaria” internazionale che attanaglia l’economia mondiale? Eppure l’evidenza è macroscopica: i due miliardi di non nati (circa 3-4 volte la popolazione europea!) nelle due ultime generazioni hanno provocato la più grande penuria progressiva di domanda di prodotti e servizi della storia!  Ecco cos’è, per l’essenziale, la crisi da cui non si esce, naturalmente, se non con la ripresa – e dopo molti anni di recupero – della natalità. Donde la follia di accogliere indiscriminatamente tutti gli immigrati del mondo falsandone largamente le possibilità e le capacità d’integrazione: la volontariamente ignorante e dissennata direzione della Chiesa rispetto alla sua Tradizione si è anche messa alla testa di questa linea acefala, opposta a quella degli altri paesi, non solo europei.
Sono forse diventati, i governi italiani di sinistra, a sostegno della strategia cattolica? Nel loro aumentato laicismo sempre più forsennato, questi governi apparentemente lobotomizzati mentono sapendo di mentire affermando – all’unisono con praticamente tutta la stampa e le televisioni del Vecchio Continente – che gli immigrati  ci pagheranno le impossibili e insostenibili pensioni. Queste sono state prepagate solo per un 18-25% del loro prevedibile costo. In Europa, non ce lo si dimentichi, la media del pensionamento e prepensionamento è da molto tempo di appena 56 anni e qualche mese (dato scrupolosamente nascosto).

Ma, ancor più guardando verso le nefandezze, anche i cattolici sanno, da almeno metà marzo 2016, che in Italia ci sono più di 750.000 statali eccedentari. Di cui, molti, non sapendo cosa fare veramente, non vanno nemmeno in ufficio a turno (i cosiddetti furbetti del cartellino). Giorgio Vittadini, leader di Comunione e Liberazione da moltissimo tempo, ha in effetti pubblicato un articolo su Il Sussidiario in cui ha confermato, papale papale e senza citarne la fonte precedente, la stessa cifra eccedentaria. Era stato l’esperto americano in cose italiane, Luttwak, che aveva riportato lo stesso dato (!) di una inchiesta statunitense nella televisione nazionale italiana in prime time nel 2015!
Ma la cosa pure più grave è che il professore di statistica Vittadini si è premurato di dichiarare che i detti 750.000 eccedentari non erano da… licenziare. Ognuno può fare il conto di quanto costano, da decenni, al contribuente questi in realtà ben più di un milione di “fanigotton” parassiti, come dicono in Lombardia. Non a caso settimana scorsa il quotidiano Libero titolava in prima pagina a caratteri cubitali “Licenziamo i forestali e puliamo i fiumi”.
Come volete dunque che si finanzino veramente le ricostruzioni terremotate e le manutenzioni, per esempio, dei fiumi intasati? Per non parlare di tutto il resto!

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