Cosa deve fare un cattolico libero e responsabile con un Papa che, a giorni alterni, diventa onusiano o cattoprotestante? Il dramma situato tra l’obbedienza del fedele et la sua coscienza valoriale veritativa lo deve vivere nella preghiera o nel gridarlo caritatevolmente da tutti i tetti. Oppure sia nell’uno che nell’altro modo.

Da anni, ormai, si è sempre più radicalmente dissidenti rispetto alla nuova linea teologica ed ecclesiale di Comunione e Liberazione. La sua direzione ha deciso e ribadito, anche in modo chiaramente irreversibile, una svolta totale nei confronti pure del carisma fondativo del movimento, quello di don Giussani. Esso aveva tanto inciso, nell’ultimo mezzo secolo e più, all’interno di tutta la Chiesa e del mondo civilizzato. Nel frattempo, si è verificato l’avvento di Papa Bergoglio che, sorprendentemente, dopo più di cinquant’anni di tradizione pontificia rigorosissima, ha iniziato a praticare anche linee eterodosse, molto eterodosse, nella conduzione quotidiana della cattolicità. È così avvenuto che le due svolte, nel magistero del movimento di CL e in quello della Chiesa tutta, si siano sovrapposte e sostanzialmente identificate. Il punto di incontro, non solo in prospettiva, è una sorta di “religione civile o olimpica” tardomassonica e soggettivistica oggi molto in auge nell’Occidente paganeggiante e nichilista.

Quest’anno, ben prima del Meeting di Rimini, don Carron il presidente attuale di CL si è recato dal Papa il quale ha, di fatto, così benedetto la nuova linea del movimento chiudendo il cerchio “magico”, anche delle due svolte più che consumate. Cosa fare, per un semplice cristiano come me che liberamente – quindi responsabilmente –  cerca di seguire e applicare la Tradizione della Dottrina cattolica così maltrattata e stravolta? Come rivendicare il carisma giussaniano sconvolto e mistificato allorquando il Papa fa anche di peggio? Con l’ormai interminabile sequela di gravi eterodossie teologiche che molto rigorosamente Antonio Socci, un fedele giussaniano, non manca di puntualizzare e annotare da anni ogni settimana?
Non è a caso, se lo “strano cristiano”, come Socci aveva intitolato uno dei suoi pregevoli libri, è stato constretto – diciamo così – ad occuparsi, quasi nella sua continuità di blogger, di scrivere pressocché sempre sulle malefatte (o male dette, dette male) di Bergoglio: è soprattutto della svolta teologica del Vicario di Cristo che ci si deve occupare e non (solamente) di quella del suo clero e dei suoi movimenti ecclesiali. Ci si “deve occupare” in quanto non solo è diritto del singolo e semplice cattolico, ma anche suo dovere riprendere con carità, e nel giusto, pure e soprattutto il Papa. Come aveva fatto san Paolo con san Pietro a Roma (lui che non aveva conosciuto personalmente nemmeno Gesù), critico nei confronti del pur umile e santo pescatore “Simone” che era stato nominato “pietra fondante la Chiesa” dal Figlio di Dio: malgrado i suoi tradimenti cantati dal gallo!

Dopo almeno due anni di giuste e sacrosante critiche anche molto aspre del Socci, Papa Francesco gli ha anche risposto mesi fa per ringraziarlo (!) dei suoi post pure d’inevitabile stroncatura. Comunque il sommo pontefice sembra che non ignori – naturalmente – che il diritto canonico preveda il caso del trattamento giuridico del papa apostata.
Mai, dopo il Concilio, si era avuto così bisogno di pregare lo Spirito Santo per illuminare la sua Santa Chiesa. Ma, si sa, i santi sono tutti pure peccatori: il demonio è sempre in azione, notte e giorno, ed è molto astuto. Tutte le perversioni del mondo si ripercuotono così anche all’interno della Chiesa: bisogna saperlo. Oggi quella dello statalismo spirituale ed economico, come pure del sempre fallace casuismo sono le più gravi e diffuse eresie. Supportate tutte dalla “dittatura del relativismo” di cui parlava Papa Emerito, inducono a correre appresso alle masse molto abbrutite* dalla loro autoprivazione della vitale relazione creaturale con Dio. Il successo col mondo, i suoi applausi, il suo apparente consenso e tutta la deriva ecclesiale di sottomissione alla mondanità costituiscono oggi la più acuta tentazione diabolica. Ma la porta è restata sempre la stessa: stretta! Quando si riceve il consenso delle altre religioni sistematicamente ambiguo e blasfemo, della reificazione rappresentata massimamente dall’ONU e dai poteri statalisti degli Stati, si è certamente fuori strada. Fuori dalla Grazia di Dio. Come potrebbe il Creatore ammettere il predominio dello Stato sulla Persona umana sua inviolabile prediletta?

Il semplice cattolico, nella sua piccola responsabilità personale e libera, diventa in queste condizioni fatalmente solitario. Non solipsista naturalmente, ma tremendamente solo. Drammaticamente solo di fronte alla sua libertà e responsabilità: comunque nella incomparabile ed eterna unità della Chiesa e della sua quotidiana compagnia. Mi chiedo se i primi cristiani non fossero nella stessa condizione concreta e psicologica: dover annunciare la Vérità nella solitudine al mondo ignaro e pagano. La Verità indomita di una esperienza irrinunciabile e suprema.
Tutti i valori umani, tutti, dovevano essere sottoposti, come ripetuto nel Vangelo della liturgia della ventitreesima domenica del Tempo ordinario, a quello di Gesù che annunciava la possibilità di essere Suoi “discepoli” solo se li si abbandonava e subordinava a Dio. Oppure, come ho potuto ancora riscoprire nella nostra vacanza agostiana a Norcia, che il principio preliminare indicato imperiosamente da san Benedetto, patrono d’Europa, era la “rottura col mondo”.
E pensare che meno di un mese fa, Comunione e Liberazione ha ancora ripetuto esattamente il contrario: “essere testimoni e non militanti” oppure “non farsi dei nemici”. Mentre il solo fatto di essere discepoli di Cristo ingenera non solo nemici ma pure persecutori… I martiri cristiani, anche oggi sono innumerevoli. E militanti. Insomma, la Trinità richiedeva già duemila anni fa e richiede sempre questo livello di militanza per chiamarsi discepoli cristiani. Militanza – e che militanza! – come fedeltà alla testimonianza. Non di meno.

 

 

*Ripeto per chi non m’avesse letto precedentemente, che per me l’aggettivo qui utilizzato “abbrutito” non solo non è una offesa, ma costituisce un complimento ontologico – sì, sì! – in quanto indica il livello di degradazione umana allorquando
si decide di allontanarsi o di negare la misericordia divina.

Commentaires

  • Come ti poni di fronte al raduno a Bologna di fine settembre? Aderirai anche tu al nuovo inizio?

    Maria Bottino9 septembre 2016
    • Cara Maria,

      Non son potuto andare a Bologna perché bloccato a Bruxelles (dove vivo da quarant’anni) per lavoro, ma ho spedito, molto prima, una lettera di adesione ben motivata.
      È proprio il “nuovo inizio” come dici tu che mi ha spinto a farlo.
      Prego sempre che ciò avvenga.
      È storicamente necessario!

      Ti abbraccio

      F.T.

      Veni Sancte Spiritus. Veni per Mariam.

      Franco Troiano4 octobre 2016

Laisser un commentaire