Sempre più spesso si identifica il ’68 con la situazione attuale. Niente di meno legittimo. Al movimento extraparlamentare e illegale di quasi mezzo secolo fa si oppone, ai nostri giorni, una azione legalista e molto governativa in ogni paese. Perché allora monsignor Carron, presidente di Comunione e Liberazione, introduce questo tema falsificato e falsificante nel dibattito eccesiale?

Mentre il movimento ’68 era pseudo rivoluzionario e velleitario, attualmente tutto è legislativo e interno al “sistema democratico”. I parlamenti sono i teatri delle azioni che stanno attaccando in modo radicalmente barbaro la civiltà giudeo-cristiana di cui il ’68 aveva percepito solo gli elementi più superficiali. E politicistici nel lungo processo di secolarizzazione da più di due secoli. Utilizzando in sovrappiù, come strumento di lavoro, il marxismo come ideologia storicamente già ben in declino. In effetti è di nemmeno due decenni dopo, il crollo e il fallimento confessato del comunismo tutto intero nel mondo! E di appena un solo decennio scarso l’avvento di due leader eletti, come Reagan e Thatcher che avevano capito tutto con anticipo. Così, al posto della piazza e della “contestazione” senza alcun’altra conseguenza salvo sul piano culturale, noi troviamo ora proposte di legge che passano tranquillemente in applicazione, nel nostro Occidente in modo quasi automatico. In realtà, mentre si potrebbe definire il ’68 come una fase reattiva e di prima “agit-prop”, attualmente si è passati in tutti i nostri paesi all’attuazione pratica, attraverso leggi tanto totalitariamente “indiscutibili” quanto “indiscusse” di queste premesse solamente prefigurate prima. Così mentre il ’68 era un movimento d’attacco tanto irrealista che ideologico, siamo attualmente nello stadio della trasformazione concreta della realtà civile, con tutti i suoi sacri princìpi ultramillenari, con il tramite dello Stato onnipotente e passivamente maggioritario. E tutto questo grazie alla sua propaganda massificata durante almeno 50 anni di media nichilisti, molto attivi giorno e notte. L’assicurazione di questa ideologia detta del “pensiero unico e liquido”, ben ancorata nell’attuale cultura di massa e pseudo edonista, è già stata rinforzata da più di mezzo secolo di assenteismo dei cattolici silenziosi o dormienti: per cui tutta la vita pubblica occidentale si è svolta progressivamente contro la sua storia e la sua Tradizione.

Ma c’è un altro elemento decisivo che caratterizza molto differentemente la situazione attuale in rapporto al ’68! Si tratta del trasformismo macroscopico del marxismo in “pensiero debole” presso le masse popolari e intellettuali. In questi ultimi decenni il materialismo del marxismo-leninismo-maoismo si è trasformato in ideologia nichilista propria al “pensiero unico e liquido”. Già il clero era generalmente alquanto impreparato o molto poco strutturato culturalmente al collettivismo marxista. Ora, in rapporto alla fase delle nuove e cervellotiche teorie agnostiche del gender e dell’LGBT, astuziosamente ben preparate (almeno nelle loro più apparenti formulazioni semplicistiche), una parte importante dei prelati e del laicato è pure terrorizzata oppure ignara in rapporto a queste nuove rivendicazioni. Tutte immancabilmente urgenti e che scaturiscono ingenuamente anche dai loro ranghi. Dunque la conseguenza più diffusa è una sorta di panico, oppure l’indifferenza tradizionalmente intimista: quando non proprio le due non siano insieme o in cocktail, mantenendo così i loro posizionamenti in grande confusione.
Già proporre il confronto e l’analogia tra queste due fasi storiche la dice molto lunga sull’insufficente capacità di analisi soprattutto dei pastori cattolici che avevano tendenza a correre dietro i capricci irreligiosi del popolo di Dio. Il quale svuotava continuamente le chiese della loro presenza. Attualmente la capacità di discernimento è ancora diminuita in ragione di una altra grande, molto grande, differenza tra l’oggi e cinquant’anni fa. Si tratta del rovesciamento dell’atteggiamento anche anticipato di fronte a questo movimento detto dei “diritti individuali” secondo cui ogni desiderio diventa automaticamente un diritto. Mentre si poteva aspettare il cadavere trasportato dal fiume se solo si avesse avuto la forza di aspettare, oggi i difensori della Tradizione si ritrovano ad essere obbligati ad attivarsi per opporsi alle efficaci ed implacabili iniziative legislative che trasformano ogni proposta di legge in procedura anche prioritaria!
Il fatto obbligatorio, non meno che obbligatorio, di doversi mobilitare e agire – vale a dire prendere posizione e partito – di fronte alle iniziative forsennate dei nichilisti massificati, costituisce la conseguenza più importante e radicalmente nuova in rapporto alla situazione del movimento sessantottino. Se non si interviene, le nuove e orribili leggi barbare oltre che antiumane passano tranquillamente, come è già successo nei paesi importanti (non tutti!) dell’Occidente. Nell’indifferenza abituale, in sovrappiù. Ma già la resistenza italiana alla leggi del gender ha mostrato un miracolo di opposizione finora vincente contro il potere. Altri Stati, nel frattempo, sono ufficialmente sulla stessa linea come l’Ungheria e la Slovacchia. La Polonia è già pronta ad abolire la sua legge anche abortista…

Il movimento iniziale attuale più interessante a livello internazionale (di cui l’Italia detiene una posizione di leadership) è quello fondato su una reazione alle follie della secolarizzazione.
Monsignor Carron ha ora un obiettivo prioritario e preponderante: siccome ha dichiarato esplicitamente che partecipare alle manifestazioni nazionali a Roma già il 20 giugno 2015 e il 30 gennaio 2016 era “inopportuno” (!), contro ogni tradizione interna al suo movimento ereditato, gli occorrono giustificazioni ben prestigiose per continuare a sostenere la sua posizione, che peraltro persiste. Tanto più che ha aggravato questa dichiarazione: sapendo che molti appartenenti, come me, a Comunione e Liberazione avrebbero comunque partecipato ai due grandi eventi, ha pure aggiunto che “chi voleva poteva”, creando così un dualismo inaccettabile sul piano dell’esercizio dell’Autorità per un movimento ecclesiale, particolarmente nella tradizione carismatica di CL! Senza troppo epilogare sul fatto che si è anche lanciato con argomenti evidentemente falsi e insostenibili secondo i quali le manifestazioni pubbliche fanno solo peggiorare i loro esiti in rapporto a quelli intenzionali… E questo secondo quanto era già successo in Spagna, suo paese natale: come se l’esperienza iberica, molto scombussolata culturalmente dall’ancora recente franchismo, poteva contare qualche cosa per l’Italia o l’internazionale.

Ora, siccome per CL e per tutto il movimento cattolico universale la testimonianza contro corrente più prestigiosa è quella di don Giussani stesso completamente in accordo (ed ammirato), come si sa, con  san Giovanni Paolo II e papa Emerito Benedetto XVI, risulta indispensabile, particolarmente per Carron, poter addurre le posizioni e le affermazioni (a lui molto parzialmente favorevoli) del fondatore del movimento più importante del secolo scorso al mondo. Allo scopo di riuscirci, il mese di marzo scorso, alla formazione dei responsabili CL di Lazise, Carron ha introdotto il falso parallelo con il’68, ingenerando – forse pure involontariamente – una confusione ancora più grave, tanto più che ormai i testimoni probanti dei fatti sessantottini sono diventati molto rari. Il più grande educatore al mondo, alla testa di CL per più di mezzo secolo, è morto ben prima dei nostri anni (nel 2005) caratterizzati dagli attuali problemi così diversi… Nessun problema, tuttavia, per Carron: il suo intervento (non meno di una decina di pagine fitte fitte pubblicate da Tracce) è quasi tutto centrato sulle critiche che don Giussani aveva riservato, soprattutto negli anni ’80, all’esperienza politica di CL e che ruotava, oltre sul cristocentrismo, su un abbastanza comprensibile attivismo troppo politicistico, oltre che piuttosto primitivo. Questo tipo di falsificazione in ciò che viene chiamato ormai il “citazionismo carronniano” è già ben conosciuto: decontestualizzazione storica, ritaglio ad hoc degli interventi, scelta delle dichiarazioni ad usum delfini e rovesciamento totale del senso di interpretazione… Così l’attuale linea spiritualista, intimista e psicologista assunta da CL “si fonda”, ora, su un riduzionismo di fatto irreligioso, che mostra il trucco abbastanza nascosto di un molto grave statalismo. Esso consegna la Persona e la Famiglia al potere dello Stato! Lo statalismo non aveva mai macchiato, al contrario, il posizionamento irriducibile del movimento CL almeno diffidente col potere. Che don Giussani aveva invece rigorosamente sempre sostenuto come fiore all’occhiello per tutta la Chiesa!

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