Quali sono le sedicenti basi evangeliche della chiusura intimista, spiritualista e mistico-statalista dei movimenti come l’ultimo Comunione e Liberazione, di fronte al processo distruttivo di secolarizzazione sempre più in corso?

Come in tutte le deviazioni teologiche, si trovano sempre origini bibliche – ben sconvolte – dalle quali esse derivano la loro esistenza e successo. Così movimenti cattolici, non solamente tra i più limitati, che si sono rinchiusi in un isolamento intimista e spiritualista contrario alla loro presenza nella lotta anche pubbllica, hanno motivato pure reiteratamente la loro separazione o allontanamento dall’impegno primo dei cristiani: la testimonianza urbi et orbi (alla città e al mondo). Essi si sono piuttosto incantucciati nella testimonianza detta personale e diretta giungendo pure a negare quella pubblica, portatrice secondo loro di inevitabili e inutili degenerazioni evangeliche e salvifiche!

È ben più da una quarto di secolo, da almeno la fine della prima “guerra fredda”, che le sociétà europee non dispongono più di rappresentazione politica cristiana et unitaria: la sparizione dei loro partiti confessionali! La necessità imperativa della testimonianza almeno pubblica dei movimenti cattolici si è dunque fatta ancor più pressante. Anche in Italia, il paese storicamente “più cristiano” al mondo, sede centrale della Chiesa e del suo Magistero nella Tradizione: Roma. Al contrario queste organizzazioni si sono progressivamente ritirate nelle loro sagrestie moderne. In quello che don Giussani, il fondatore in via di canonizzazione di Comunione e Liberazione (presente nel mondo intero), aveva definito nella sua ultima intervista televisva appena prima della sua morte, la reale “vergogna di Cristo”.

Così anche CL si è sostanzialmente asserragliata nelle sue pseudo-catacombe illusorie, accumulando motivazioni molto falsificate, come qui mostrerò in parte, per giustificare un atteggiamento autolaicista e imperdonabile di esclusione volontaria dalla vita pubblica e politica. Questa aveva invece costituito la gloria e la reputazione della sua esistenza sotto la direzione innovatrice e cristocentrica – peraltro per tutta la Chiesa – di mezzo secolo del suo pastore e fondatore. Il quale aveva raccolto l’ammirazione e la piena fiducia di almeno tre papi: il beato Paolo VI, san Giovanni Paolo II e l’Emerito Benedetto XVI.
Altre associazioni cattoliche hanno fatto anche di peggio!

In un’epoca in cui il processo anticattolico da parte del laicismo militante è diventato ancora più devastatore, con le sue pratiche disumane attraverso metodi anche legislativi, la maggior parte dei movimenti cristiani ormai tradizionali, con alla loro testa una parte importante del suo clero, compreso molti dei suoi vescovi, sta tenendo un bassissimo profilo accampando problemi di autenticità nella Vérità, non attinenti alla cristocentricità salvifica ma solo a quelli politicisti. Felicemente lo Spirito Santo, che aveva soffiato abbondantemente contro le grandi tendenze moderniste dette del “post-Concilio”, sta gonfiando le vele di un nuovo movimento ecclesiale ben visibile, e attivo da parecchi anni, che ha già restituito la speranza eterna alla Chiesa vivente!

Il fondamento di tutto questo nuovo movimento cristiano in formazione è la fusione indispensabile  tra la verticalità divina e l’orizzontalità umana secondo il modello trinitario dell’incarnazione (per l’appunto!) di Gesù. La motivazione principale dei movimenti attualmente assenteisti nel sociale e nel politico, sotto l’attacco intensivo e permanente di ogni sorta di nichilisti e relativisti, è la sedicente autenticità della testimonianza personale, diretta e “solamnete verticale”. Questa testimonianza, diciamo a 50% ma anche molto meno in quanto al rapporto alla sua globalità, contrabbandato come unico e totale mentre essa è solamente parziale e fatalista, è antagonista con tutta la condotta evangelica e della grande Tradizione cristiana. Questi cattolici un po’ settimini, piuttosto molli e languenti utilizzano molto spesso ad autogiustificazione l’episodio di Zaccheo nel Vangelo dove Gesù lo invita ad un incontro privato, personalmente in casa sua, allo scopo di parlargli e (cercare) di convertirlo. Ed è proprio così che le cose si realizzano: Zaccheo diventa cristiano, si pente dei suoi furti sistematici e restituisce la metà delle sue appropriazioni indebite sotto l’influsso dello “sguardo” misericordioso di Gesù: il solo metodo proclamato “legittimo” di avvicinarsi all’orizzontalità dell’umano. Ma codesti riduzionisti “dimenticano” due dettagli che si rivelano di grande importanza: primo, il fatto che lo sguardo del Cristo che già aveva cominciato ad operare ha potuto essere indirizzato a Zaccheo in quanto si trovavano in pubblico, ben visibilmente, mentre l’esattore delle tasse era arrampicato su un sicomoro per osservare il Salvatore che passava sulla strada, davanti a tutti, col suo grande corteo abituale; secondo, che la relazione posta come esempio della testimonianza personale poteva e stava diventando espressamente di tipo individuale e privato. Non si trattava di una relazione sottoposta all’urgenza di una legge pubblica come quelle che sono in procinto di essere approvate dallo Stato, valide per tutti e per la la stessa civiltà.
Modo quindi molto riduttivistico di chiosare ed esemplificare l’avvenimento!

È piuttosto dalla testimonianza pubblica – si potrebbe dire – che prende piede quella personale e direttamente relazionale. Tutto lo svolgimento della vita descritta nel Vangelo e negli Atti degli Apostoli lo mostra con evidenza. Ma soprattutto bisogna considerare che è siffatto atteggiamento inerte e subordinato di questi cristiani laici, innaturalmente intimista e con uno spiritualismo oggi anche poco comunicabile (quasi risibile) se non corroborato da una comunicazione adeguatamente pubblica e mai contraddittoria, che favorisce l’installazione della precondizione indispensabile allo statalismo massificato. Quello di uno pseudo-misticismo e di un intimismo fatalmente psicologista.
Il cancro, distruttore di ricchezza economica e culturalmente letale, il più mortifero della nostra era, è lo statalismo. Vale a dire il dominio della categoria dello Stato sulla Persona, tanto giustamente celebrata, questa ultima, da codesti improbabili mistici (il misticismo in un mondo massificato e immerso nel relativismo…?). In sovrappiù, si sa, il vuoto di potere creato dall’assenza autoforzata, in natura, non esiste. Lo Stato con le sue strutture e la sua possibile (molto frequente) demagogia kafkaiana lo riempie sempre. Anche con arroganza.
Di tutti gli slogan del ’68, forse il solo che è rimasto valido è: “Se tu non ti occupi (anche) di politica, la politica si occupa di te”. Naturalmente, la cosa vale anche per i cristiani (soprattutto?) che, se appartengono al Cielo, vivono sulla Terra, di cui devono diventare vocazionalmente il sale.

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