Il background culturale e spirituale del mio blog Francamente 2

Contro il conformismo arrogante della nostra era
A settant’anni apro il mio blog.
Avevo atteso il mio primo mezzo secolo per pubblicare il primo libro: prima avevo sempre pensato che non si potessero scrivere – in mancanza di genio – che banalità fatalmente conformiste e arroganti. Il relativismo e il nichilismo della nostra epoca, nei quali purtroppo viviamo completamente immersi, generalmente non permettono altri esiti.
Comincio il mio blog intitolandolo Francamente 2, con la stessa denominazione della mia rubrica periodica, almeno mensile, che pubblicavo nell’extranet della mia azienda, il Gruppo Eurologos (www.eurologos.com).
Ma questo remake del titolo deriva soprattutto dalla felicità di aver ricevuto il mio bel nome dai miei genitori. 
Mi hanno dunque “predestinato” – oserei dire – alla verità sempre franca e, allo stesso tempo, al suono concreto  di una moneta storica che mi ricorda sempre implacabilmente la realtà.
Così ho realizzato regolarmente da più di tredici anni, la prima serie di Francamente 1, in inglese e in francese (e professionalmente), destinata all’attenzione esclusiva e confidenziale dei responsabili delle agenzie di Comunicazione multilingue del mio gruppo Eurologos.
Adesso pubblico (“privatamente”) in francese e in italiano, le due lingue con le quali riesco almeno a farmi capire abbastanza correttamente: ho vissuto più a Bruxelles (37 anni) che in Italia (nei miei primi 33 anni).
Quindi, questo blog non parte proprio da zero. Ho già inserito i miei libri stampati o pubblicati online e in diverse lingue sui siti web delle mie società dette glocali, nelle quali continuo a lavorare tutti i giorni: società sono dirette, ormai, da mia figlia Odile.
L’altro figlio, Didier, il maggiore, anche lui francofono e poliglotta, lavora nella sicurezza e sta seguendo un cammino ugualmente imprenditoriale… Quanto a mia moglie, Orietta, – per non nascondere nulla – è una perfetta navigatrice della rete. Utilizza i social network con la stessa sicurezza del controllo sui contenuti della sua borsetta.
Ma attenzione, dedica loro una rigorosa devozione priva di qualsiasi massificazione espressiva.
Questo blog, da me gestito, (sono sempre stato molto mediocre nell’informaticomania), contiene anche alcune mie conferenze tenute, fra le altre, nelle università europee e una raccolta dei miei vecchi Francamente selezionati fra quelli non confidenziali per le agenzie del mio gruppo.

 Sempre al lavoro fino all’ultimo respiro e mai nell’edonismo straccione dell’accidia contemporanea
Salute permettendo, sono convinto che bisogna lavorare con gioia fino all’ultimo respiro: sono naturalmente e ferocemente contro l’istituto obbligatorio della pensione e le pensioni generalizzate.
“Il lavoro – come diceva il professore Del Debbio a Milano – è l’essenza dell’uomo” e non ci si può suicidare separandosi dalle proprie attività, sempre salvifiche.
La gioia consiste, semplicemente, nel continuare a lavorare per tutta la vita ringraziando sempre il Creatore di poterlo fare proporzionalmente alla propria salute.
Tutta la mia ricerca della felicità consiste nel tentativo quotidiano di aggiungere la mia piccola e infinitesimale parte nel valore aggiunto a quella grandiosa e infinita della Creazione. E questo, nella coscienza d’essere una semplice creatura con un grande piccolo destino da compiere in tutta la continuità della mia esistenza. Tutta la mia tristezza collerica scaturisce dalla constatazione che l’abominevole tendenza al rifiuto del lavoro, propria alla cultura che si vede dominante nel nostro mondo, quella che raramente viene chiamata accidia, ha prodotto attualmente un’età media di prepensionamento di appena 56 anni e qualche mese nei nostri paesi europei.
Non se ne parla quasi mai nei cosiddetti ambienti intellettuali, nella quasi totalità dei partiti politici o nei sindacati, ma l’ideologia anti-aziendale e, soprattutto, a sostegno acefalo dell’edonismo straccione o piccolo-borghese, nasconde con cura questo macro-fenomeno vergognoso della nostra era (tanto più ignobile e scandaloso che è tutto sulle spalle dei figli e nipoti).

Un giudizio pertinente, chiaro e netto sulla nostra epoca che si declina nel blog
Non si può mai veramente comprendere un blog e situare criticamente ognuno dei suoi post se non si dispone di una mappa del background culturale e spirituale dell’autore. Così, i miei libri, i miei Francamente, le mie conferenze e i miei articoli, compreso il trimestrale del mio gruppo in più di sei lingue (www.glocal.com), presentano le mie posizioni religiose sulla vita esistenziale e professionale (economica).
In breve, per terminare abbastanza rapidamente la presentazione di questo blog, e per dichiararne le intenzioni (le mie), è necessario che il mio giudizio sulla crisi economica del nostro Occidente, ossia il quadro permanente che incornicia le nostre vite, sia almeno annunciato qui. Questa crisi è stata provocata dalla denatalità radicale degli ultimi cinquant’anni e, secondariamente, dai mostruosi debiti dei nostri stati viziosamente statalisti.
La denatalità ha, va da sé, diminuito la domanda interna dei nostri paesi bloccando tutta la vera crescita e provocando sette milioni in più di disoccupati negli ultimi cinque anni in Europa.
A sua volta, il debito pubblico (più o meno insopportabilmente elevato in tutti i paesi, ma sempre irresponsabile e immorale) ha paralizzato ogni investimento quantitativamente serio fino a creare la scomparsa, in pochi anni, di centinaia di migliaia di imprese a causa dei livelli insostenibili delle tasse.
Rimando, per le argomentazioni di queste tesi, ai miei libri e, in particolare, alla mia intervista del 2014 ripubblicata nel blog.

 Una crisi culturale e, ormai, antropologica a causa della perdita della propria creaturalità
Queste due cause scaturiscono soprattutto da una crisi storica di natura culturale e anche antropologica: è stato abbandonato, o perso, il fatto di riconoscersi come creature prima di considerarsi dei piccoli “creatori”, in una cooperazione celeste. Attualmente, l’uomo si arroga pretenziosamente il diritto di concepirsi come autosufficiente. Di conseguenza, decide impudentemente che anche la vita e la sua trasmissione gli appartengano, nel loro sciagurato arbitrio. Da qui le culle vuote delle due ultime generazioni. Ma non solo.
Parallelamente, questo stesso uomo contemporaneo decide anche di far pagare egoisticamente il costo dei suoi debiti colossali alle generazioni future al fine di poter vivere al disopra dei propri mezzi: non ha mai pagato un centesimo dei suoi scellerati debiti permessi, persino giuridicamente, dai suoi Stati degenerati.
A dire il vero, la ragione fondamentale di questo blog è anche per testimoniare la mia profonda desolidarizzazione da questa attitudine antireligiosa da parte della stragrande maggioranza dei miei contemporanei che, con le loro tre ideologie devastatrici, vogliono o stanno per disumanizzare le nostre vite, in una totale deresponsabilizzazione irrazionale nella nefandezza.

 Le tre ideologie totalitarie che vogliono devastare le nostre esistenze
Quali sono queste ideologie così liberticide e distruttrici?
Prima di tutto il nichilismo, che afferma che la vita non ha senso (quindi che non valga la pena di impegnarcisi).
Poi, il relativismo conseguente, che non fa altro che proclamare che la verità non esiste (afferma, piuttosto, che le “verità” sono infinite in una inflazione in cui tutto e il suo contrario sono sempre in gioco).
E infine, il laicismo che fa finta – spesso senza saperlo – di essere rispettoso della libertà degli altri ma che, in realtà, esclude che questa possa pubblicamente vivere ed esprimersi nella società. Solo le soluzioni riduttive stataliste hanno il diritto di imporsi. Per esempio, la mia fede cattolica non può uscire – secondo quest’orrida concezione – dalla mia intimità e dalle mie sacrestie. Un altro et (qui) ultimo esempio è costituito da tutte le leggi dette LGBT (Lesbian, Gay, Bisexqual, Trangender) che stanno attaccando a livello internazionale la nostra civiltà.
Mai un sistema di totalitarismo così virulento si era presentato operativamente nella storia occidentale.
Nella mia storia.

F.T.                                                                                                                                                                Bruxelles, 1 agosto 2014

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