Cosa resta del carisma di don Giussani in Comunione e Liberazione sotto la direzione intimista e spiritualista di Carron ? Il suo atteggiamento ancora risilbilmente altezzoso e riduzionista (contrario anche alla manifestazione del 30 gennaio a Roma) fa rivoltare in Paradiso il futuro beato fondatore di CL tradito a più del 50%

La mia vita appartiene alla Chiesa cattolica e, particolarmente, alla Fraternità di Comunione e Liberazione che ho scelto come comunità di militanza grazie, fondamentalmente, al suo carisma integrale e globalizzante. L’ho incontrato nel 1962 a Milano: era il carisma del fondatore di questa Fraternità, don Luigi Giussani, attualmente in via di canonizzazione e ritenuto il più grande educatore al mondo nel ventesimo secolo. Egli è, in efetti, il teologo-pastore più importante dell’epoca contemporanea tra i più straordinari alla base del rinnovamento mondiale del cristianesimo che ha ritrovato la sua più originaria autenticità nella solida riunificazione della dimensione eternamente verticale e divina con quella orizzontale e umana in questo nostro mondo. Questo carisma non era altro che l’estrinsecazione storica  – senza alcuna paura e vergogna sociale nella nostra era! – dell’Incarnazione stessa nel mondo, posta al suo vertice dal Mistero della Passione e della Resurrezione. Negli ultimi anni, dopo la morte di monsignor Giussani, c’è stata una progressiva e rapida sparizione dei principi vitali, totalizzanti ed ecclesiali che avevano costituito l’attrattiva irresistibile della mia adesione alla comunità di CL, prima del mio trasferimento a Bruxelles una quarantina di anni fa.

Così ho letto, ancora incredulo e con la stessa avidità prima della manifestazione del 20 giugno 2015 a Roma, l’ultimo articolo di don Carron pubblicato sul Corriere delle sera, con la presentazione della sua posizione – in quanto responsabile di CL – riguardo al Family Day (ancora nella capitale italiana) di sabato prossimo. Questo è stato indetto dal comitato Difendiamo i nostri figli in radicale opposizione alle leggi snaturate e scellerate contro, intenzionalmente e di fatto, la Famiglia naturale fondata esclusivamente sul matrimonio tra uomo e donna. Questa unione (sacramentale) è la sola aperta, per definizione, alla nascita di figli e contro la blasfema pretesa adozione dei bambini – come se si trattasse di un diritto naturale – a sostegno esterno (!) del sedicente amore e benessere delle coppie omosessuali. Con il diritto inalienabile e prioritario – ontologico! – dei bambini, nemmeno presenti minimamente nelle preoccupazioni di questi “riformatori”, di avere mamma e papà. I modernisti candidati “legislatori” sono  i sostenitori molto implicitamente di ciò che succede nel tragico fallimento civile e culturale di certi paesi all’estero occidentale che praticano anche altri orrori neobarbari come l’”affitto dell’utero” legalizzato… Una manifestazione dunque di legittima difesa in rapporto a non meno che lo scardinamento del fondamento della civiltà: la Famiglia. Una volta approvata, una legge, qualsiasi essa sia, diventa oltretutto sempre produttrice – a sua volta – di cultura e di costumi!

Di fronte alla degenerescenza della sua CL, nella sua tomba al Monumentale di Milano sempre sommersa di fiori e preghiere, credo che don Giussani, che non ha fatto altro che legare il verticale delle profondità all’orizzontale umano, per produrre la civiltà a partire e con la fede cristiana, stia rivoltandosi parecchio.  Siffatta ulteriore conferma carroniana in opposizione anche a questa manifestazione pubblica, assolutamente pseudo-mistica ed esclusivamente verticale, mostra la degradazione riduzionista e semplicisticamente altezzosa di tutta la concezione cristocentrica e pubblica che una volta era la testimonianza di Comunione e Liberazione nella società concepita come missione.   
Grazie al cielo, il sostegno alla manifestazione del 30 ha fatto quasi l’unanimità tra il Papa, una gran parte importante dei suoi vescovi condotti dal presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), cardinal Bagnasco, fino all’approvazione senza riserve del responsabile della DSC (Dottrina Sociale della Chiesa), monsignor Crepaldi, arcivescovo di Trieste. Per non parlare qui di un avvenimento che ha del miracoloso: l’opinione favorevole con più del 75% della popolazione italiana (sondaggio Sky), malgrado la campagna massiccia e internazionale per fare allineare il Belpaese agli standard diabolici nel legislativo del relativisme dei sedicenti grandi paesi dell’Occidente.

Per la lettura critica di questo articolo-manifesto che presenta la linea Carron in Comunione e Liberazione nel mondo (più di 70 paesi di presenza), avrei bisogno di scrivere almeno una mezza dozzina di pagine. Sono dunque obbligato qui a scegliere solo qualche sua frase invitando i miei quattro lettori a legger o rileggere il mio post del 12 settembre nel quale, in 42 (!) pagine e 22 capitoli, ho analizzato abbastanza esaustivamente la deriva delle scelte intimiste, spiritualiste e personaliste di CL (e di altri movimenti cattolici) come dimensione del riduzionismo anche psicologista del suo “testimoniare” cristiano.
Innanzitutto la prima falsificazione di Carron. Trattando delle manifestazioni in piazza, egli scrive che “si producono fratture sociali e conflitti politici che sembrano insanabili”. Ora, non solamente le fratture sociali non sono prodotte dalle manifestazioni: esistono, va da sé, da molto prima e, eventualmente, esse provocano le dette manifestazioni che ne sono necessariamente l’esplicitazione allorquando le instituzioni politiche non giungono ad esprimerle in modo appropriato e sufficente: sia per l’incapacità dei politici di interpretarle e rappresentarne le istanze popolari et/o di verità ontologica; e sia per il loro totalitarismo intervenzionista astratto. È esattamente quanto sta succedendo per le leggi  nell’agenda di approvazione in parlamento dopo almeno l’inizio 2015. La loro applicazione, peraltro, non è mai ineluttabile, nonostante quanto se ne dica in certi ambienti di CL. Ragion per cui non ci si può astrarre dalla realtà politica e posizionarsi, nella vergognosa ignavia, presuntuosamente con alterigia e auto-laicismo, fuori dalla competizione. Un movimento di laici come CL non è un convento dedicato solo alla preghiera contemplativa, ma è chiamato a situarsi in prima linea tra il popolo di Dio e non solo, così come l’ha fatto ammirativamente nell’ultima seconda metà del secolo scorso. Col modello di quanto aveva incomparabilmente fatto Gesù, che non è mai stato uno spiritualista nell’intimità solamente interpersonale, fatalmente destinata allo psicologismo sperduto. Soprattutto nella nostra epoca psicanalizzata sui marciapiedi. Tutta la storia dei martiri, fino agli attuali innumerevoli, cominciando dal supremo sacrificio sulla croce in cima al Golgota, è stata, e ancora è causata, da questa semplice verità ben più che evidente.

Carron continua poi affermando che le masse politiche si aspettano “che l’ordine giuridico possa risolvere il dramma del vivere e garantire ‘per legge’ una soddisfazione dei bisogni infiniti propri di ogni cuore”. Il fatto che la cosa possa essere sempre vera attesta l’esistenza tautologica del diavolo in attività forsennata con, per esempio, la proposta di queste leggi falsificatrici oltre che ingiuste e inumane. Il fatto che esse siano in corso di approvazione mette in evidenza l’orrore dell’inciviltà strutturata per legge. E questo, sempre, anche quando ci sono grandi possibilità di perdere nella lotta (come contro le leggi che hanno liberalizzato il divorzio e l’aborto assassino). Il cristianesimo e la sua Tradizione ci richiedono almeno la testimonianza pubblica, oltre beninteso l’impegno per l’immensa forza della sua apparente debolezza di fronte all’arbitrario del mondo. Allo stesso modo si può dire della preghiera che ci costringe a ricordare che il Creatore agisce eternamente, Lui. Come il Cristo morente ben visibile sulla croce mentre testimonia l’immensa forza della sua debolezza espressamente scelta per garantire la nostra libertà e salvezza.
L’abituale esempio riportato poi dal Carron che descrive Gesù nella testimonianza fondata esclusivamente – secondo il responsabile di CL – sulla dimensione “personale” che recita: “Zaccheo, scendi subito, vengo a casa tua”, non esclude – mai! – la testimonianza pubblica e sociale come antagonista o fatalmente contraddittoria (con la sedicente igiene mentale del possibilismo salvifico carroniano). Al contrario, si potrebbe dire che è proprio dalla dimensione pubblica e sociale che molto spesso prende piede l’iniziativa privata… Perché dunque mettersi artificialmente contro o essere reticenti verso la testimonianza sociale, anche quando ci si è socialmente obbligati dall’urgenza e dall’azione irriducibile degli avversari di Dio e degli uomini?

Nell’articolo di Carron, il problema preliminare per tutto è piuttosto quello del dominio intrinseco sul piano culturale della Persona che dovrebbe sempre esercitarsi sullo Stato. Il quale non potrebbe mai avere la pretesa e la possibilità di dominare sui diritti sacri e inviolabili di Dio e della sua civiltà cristiana: quelli che vengono chiamati i valori indiscutibili, che papa Emerito Benedetto XVI aveva definito “non negoziabili”. Carron li sfiora appena ma non giunge a dispiegarli veramente, probabilmente per non troppo disturbare i suoi nuovi amici statalisti del governo spesso adulati  da parecchi attuali responsabili di CL. Questi amici, politici politicisti, sono sostenitori orribilmente della supremazia dello Stato sulla Persona: il cancro della nostra epoca secolarizzata già arrivata a ciò che viene chiamato il pensiero unico. È per questo che detto presidente della CEI, cardinal Bagnasco, ha appena dichiarato che “i bambini non sono un diritto”  come, al contrario, i partiti di sinistra (ma non solamente) non smettono di ripetere il contrario. E questo, nell’ignoranza superficiale della cultura veramente umana e nell’ottusità più aggressiva. “In quanto (i bambini) appartengono all’antropologia e non all’ideologia”, precisa il cardinale.
Per il resto, ciò che resta veramente del carisma di don Giussani è ancora garantito dalla sua grandiosa estensione e dalla sua profondità talmente vaste. Così l’idea di abbandonare la mia Comunione e Liberazione, in effetti, non mi sfiora nemmeno. Eppoi, decine di migliaia di veri “ciellini” restati fedeli al loro carisma sono già mobilitati da molto tempo e partecipano, almeno idealmente, al nuovo movimento oggettivamente in formazione – anche internazionale – dove il carisma di don Giussani è misteriosamente confluito tracimando.
Ma che non si pensi che Carron abbia veramente vietato formalmente ai membri di CL di partecipare alla sacrosanta manifestazione di questa settimana! Cosciente di non poterlo impedire (a molte decine di migliaia del movimento), ha “lasciato libertà di andarci”. Come in giugno scorso. Ma, soprattutto, è nell’idea di questo monsignore “progressista” il fatto di concepire l’autorità ecclesiale di un movimento religioso di laici come libero di porsi o di non porsi: dunque di non chiederne, reciprocamente, il divino sottoporsi d’obbedienza (che si legga, al proposito, la sua Scuola di comunità del 20 gennaio 2016 su Internet).
Si è dunque lontani, molto lontani, dall’autorità evangelica “sì, sì, no, no” di don Giussani. E dell’attuale don Luigi Negri, suo fedele discepolo per più di mezzo secolo, ora arcivescovo di Ferrara.

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