Senza la memoria storica della sua salvezza, l’uomo può solo diventare povero, stupido e sado-masochista. I quattro punti cruciali del 2015 da non dimenticare.

Franco Nembrini, il più grande studioso e interprete dell’opera incomparabile di Dante nella cultura del pianeta, ha identificato nella perdita della memoria storica la causa principale di tutte le crisi. Che siano teologiche, intellettuali, politiche o economiche, l’origine di tutti i malanni è lo smarrimento dei valori nel vano tentativo di reinventarli prometeicamente senza svilupparli, legandoli alla loro sacra tradizione. L’uomo contemporaneo, non solamente rischia continuamente la perdita dei riferimenti che sono alla base della civiltà e della sua identità pazientemente costruita nei secoli ma, nella convulsione degli avvenimenti tutti ipermediatizzati e ideologicamente giudicati, vanifica anche la memoria vicina degli ultimi mesi. Senza ricordarsi storicamente anche dei fatti recenti, il nostro mondo è strutturalmente incapace di giudicare razionalmente i fatti costitutivi della realtà. Senza identità niente giudizi, dunque la via alla perdizione del relativismo è tutta aperta.
Alla vigilia del 2016, è dunque indispensabile ricordarsi cosa veramente è successo quest’anno così denso e eccezionale al livello anche mondiale e globalizzato. Almeno nell’essenziale e nei suoi campi principali. I quali sono fondamentalmente e gerachicamente nell’ordine non meno di quattro. La storia della Chiesa; l’evoluzione dei movimenti ecclesiali; gli avvenimenti politici mondiali e europei; l’incomprensione culturale ancora quasi totale delle cause dell’attuale crisi economica.

Siccome è Cristo, l’avvenimento centrale e decisivo nella storia dell’umanità, bisogna cominciare l’analisi a partire prioritariamente dalla storia della Chiesa. Nel 2015 due grandi fatti si sono svolti: il Sinodo e l’apertura delle Porte sante nel mondo intero per l’Anno della Misericordia. E questo in corrispondenza dei primi grandi viaggi di Papa Francesco: prima in Asia, poi in America Latina e del Nord, per terminare con le visite ai popoli entusiasti nell’Africa nera. Questi ultimi paesi sono anche stati i protagonisti dei due detti appuntamenti ecclesiali. Nel primo, i prelati asiatici e africani hanno determinato l’esito che ha onorato la Tradizione della Chiesa (senza contare l’immancabile intervento dello Spirito Santo!) in rapporto alla Famiglia e al suo sacramento; l’apertura della Porta a Bangui del secondo avvenimento ha sottolineato un certo spostamento del baricentro ecclesiale al di fuori dell’Europa diventata – si sa – generalmente alquanto laicista.

Il secondo punto notevole 2015 è quello dei nuovi movimenti ecclesiali, soprattutto europei, che sono sorti e son maturati particolarmente in Francia e in Italia. Essi hanno trovato nella nascita di un quotidiano, La Croce (oltre agli altri tradizionali come La Bussola o Tempi), gli organi di espressione teologica e militantte che hanno caratterizzante un profondo rinnovamento nella vita della Chiesa. La grandiosa manifestazione a Roma del 20 jugno contro il Gender ne è stato il punto culminante di riferimento. Anche la concezione teologica ed ecclesiale propria del più grande educatore al mondo del secolo scorso, don Giussani (in via di canonizzazione), è debordata dal suo movimento d’origine Comunione e Liberazione, fino a investire ben altri movimenti…

Il piano politico, nel quadro mondiale, è stato molto modificato quest’anno da tre fattori decisivi. Innanzitutto un certo abbandono da parte degli Stati Uniti nella loro tutela sull’Europa e il Mediterraneo: gli americani si sono piuttosto concentrati sul Pacifico. Questo vuoto ha permesso l’entrata in scena geopolitica della Russia. Secondariamente, si è avuta l’accentuazione internazionale del terrorismo islamico (dal Charlie Hebdo alla carneficina di Parigi in novembre fino all’attacco più o meno spontaneo californiano) dove la Russia si pone sempre più come supplente alla reticenza occidentale imbelle e vile contro l’Isis. Il terzo fattore decisivo quest’anno è lo sviluppo della crisi del posizionamento dei cattolici nello scacchiere politico internazionale. Si sta avverando che la difesa dei “valori non negoziabili”, lasciati nel dimenticatoio negli ultimi anni, stanno diventando sempre più dirimenti (oltre allo statalismo che afferma assurdamente la priorità dello Stato sulla Persona!) nella definizione dell’azione contro i poteri governativi. Il boom poi del milione di immigratiin Europa, fra cui una gran parte accolti in Italia mentre altri paesi, come la Francia e la Germania, chiudevano le loro frontiere, è stato un record nel 2015. Ciononostante si è dovuto assistere alla clamorosa ingiustizia per cui si è trattato lo Stivale come un paese inefficiente da parte di una Europa comandata dai questi due paesi sopraddetti che considerano l’Italia alla stregua sistematica del due di picche! Renzi, il primo ministro pieno di fanfaronate demagogiche e centralistiche nello statalismo, si è leggermente ribellato solamente per la prima volta non essendo stato nemmeno invitato, per l’ennesima volta, ad uno dei summit europei (sull’immigrazione, in sovrappiù). La dittatura opportunista tedesca nell’Unione Europea è sempre più generale e totalitaria: a vantaggio, abitualmente, delle banche (le sue!) e, per esempio, per la distribuzione del gas in provenienza dall’Est, al Nord Europa e non al Sud…

Il quarto campo cruciale in questo anno così importante è quello della crisi economica. Quasi tutta l’intelligentia culturale e politica non ha ancora capito quali sono les cause di gran lunga principali della gigantesca depressione economica che infierisce particolarmente e progressivamente da ben più di una decina d’anni. Essa è dovuta a una doppia aberrazione ideologica e performance negativa di cui avremo vergogna storica di fronte ai nostri figli e nipoti. Prima di tutto la denatalità dei nostri paesi che non hanno fatto nascere, negli ultimi cinquant’anni (due generazioni) al mondo l’equivalente di tre volte la popolazione europea: un miliardo e mezzo. La qual cosa ha fatto crollare (artificialmente) la domanda interna dell’Occidente, compreso il moderno Giappone. Poi si sono registrati i debiti oceanici di tutti gli Stati statalisti che non hanno esitato ad indebitarsi (continuano peraltro a farlo tranquillamente) per cercare di perennizzare l’edonismo immorale e piuttosto straccione al di sopra dei propri mezzi. In ogni modo, essi non li rimborseranno mai in quanto saranno le future generazioni, attualmente beffate e spogliate, che cinicamente dovranno farlo… Il costo degli interessi annuali è altrettanto colossale quanto coperto da un totale silenzio colpevole: per esempio in Italia, si deve pagare casch quasi il triplo (!) del budget per 2016 chiamato ignobilmente di “stabilità” (quasi 90 miliardi di euro). Senza contare il crimine di avere così creata una nuova casta sociale parassitaria di potenti finanzieri, condannati ipocritamente da tutti.

Quando di cerca di alterare – per mezzo di pillore di massa, steriletti e aborti banalizzati – le leggi naturali e di Dio sulla via della riproduzione, ci si deve attendere catastrofi sia culturali che economiche, come pure antropologiche. San Paolo VI l’aveva profetizzato, con poco successo, già nel 1968 con la sua enciclica Humanae vitae. Una umanità che dimentica la sua storia e la storia della sua salvezza non può che diventare folle, stupida e sado-masochista.

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