Il minimalismo razionalista della nostra epoca pretende di dominare tutta la realtà, ma si sbaglia puntualmente: la vita reale è sempre ben più globale e misteriosa della piccola riduzione di cui l’ideologia attualmente sovrana, detta nichilista e del pensiero unico, si arroga la rappresentazione.

Tutto sta cambiando, anche e spesso nell’errore più evidente: gli Stati Uniti abbandonano progressivamente, quasi di nascosto, il Mediterraneo e si limitano al controllo del Pacifico; i russi ne approfittano per s’impossessare del porto di Odessa e per allearsi militarmente alla Siria dell’inevitabile dittatore Assad; la Cina, sempre totalitaria, dirigista e laicista è già entrata in crisi anche economica; i governi europei considerano in piena follia che il problema più urgente e importante è il sedicente e irreale matrimonio degli omosessuali di cui l’Europa impartisce anche direttive indebite e illegali agli Stati membri (mentre una grande maggioranza delle popolazioni nemmeno più si sposa in Chiesa); le democrazie molto faticosamente conquistate per secoli rinunciano a grosse parti della loro libertà per restare tranquille senza troppo caricarsi di problemi politici e spirituali; anche la certezza che tutto può essere controllato con la sola ragione è tralasciata con una tattica di piccole soluzioni minimaliste e improvvisate, anche chiaramente solo apparenti e provvisorie…
In breve, la crisi globale – non solamente economica – è ben installata e ci si accorge che essa non dura da qualche… mese ma da almeno decenni. Ormai si è affermata l’idea che non ci sono vere e proprie soluzioni, contrariamente alla tesi che l’ideologia (una delle tante) permette di controllare e modificare tutto. E si prende atto, con indifferenza, che la ragione alla quale si era creduto così fermamente e illusoriamente da due o tre secoli non era altro che una caricatura riduzionista della salvezza umana scaturita dalla sapienza millenaria della Rivelazione.
Ci si è così addormentati mentre si “viveva” in una esistenza dormicchiando appena di continuo, a condizione di poter tranquillamente guardare la televisione per “divertirsi”. Rivolgendosi a ciò che si considera anche un edonismo un po’ straccione mentre si preparano le prossime vacanzine (che non si devono imperativamente perdere)…

Nel frattempo i figli crescono ribellandosi mollemente a tutto e a tutti senza veri motivi confessati o confessabili. E soprattutto senza speranza per un futuro radioso: si teme anche per il loro futuro professionale visto la metà europea dei giovani in disoccupazione e molti altri ben precarizzati. Le minicatastrofi di questo genere si son accumulate giorno dopo giorno da una cinquantina d’anni, quasi senza accorgersene. Il loro accumulo alquanto disperante e privo di senso apparente è diventato preponderante.
Come rallegrarsi veramente mentre si verifica che i giovani coltivano gli stessi ideali negativi della gran parte dei loro genitori assolutamente reificati, cosificati nel nulla del relativismo?
Tutta la colpa dipende, o piuttosto comincia, da questo deficit di altezza vitale propria di una vita degna di essere così chiamata: l’abbrutimento generale si è installato dietro ciò che si è chiamata l’opulenza, peraltro sempre più effimera, che si indovina e si vede implacabilmente mentre sparisce soprattutto per molti giovani. Programmati a una vita materialmente assicurata se non dalla ragione, almeno dal razionalismo di paccottiglia (certamente modernista e non moderno), non si è in grado di fare fronte alle sfide dei nostri giorni a causa della debolezza, della indolenza installata dappertutto dal “pensiero debole” stesso nel relativismo secolarizzato della nostra epoca. Al quale tutti o quasi hanno fatto fiducia in modo scervellato da decenni e che è stato chiamato nichilismo del pensiero unico. L’idea di appropriarsi del proprio destino, di rendersi autonomo da ogni trascendenza detta “medievaleggiante”, di “liberarsi di ogni vincolo morale”, di “permettere l’espandersi di tutte le energie represse” si è sprofondata – come previsto da alcuni tra cui la Chiesa – nel suo contrario nella nostra epoca detta postmoderna. L’altezza vitale può solo scaturire da una visione globale ben collegata (dal latino religata, propria alla religione), non può che fondarsi  sul riconoscere la propria créaturalità, la propria appartenenza in tutta la vita alla realtà di essere nati . E a quella di dover essere portati in ogni caso un giorno al cimitero. Riconoscersi come creatura, creata evidentemente anche in permanenza da un Creatore che ha anche creato i relativi genitori naturali, è in effetti cosa molto semplice, anche se raramente constatabile veramente.

Questo stato di concreta catalessi, di letargia intellettiva, malgrado l’apparente euphoria vitalistica e sovraeccitata dell’uomo detto moderno, fa che mediamente i nostri contemporanei siano molto fattuali. E poco portati a quella che essi definiscono l’”astrazione” soprattutto spirituale. Questa è invece, e paradossalmente, molto famigliare e in ogni caso quotidianamente ben conosciuta oltre che risentita dalla sua inaggirabile e inevitabile dimensione incorporale e materiale. Tutta la ricerca continua di avvenimenti straordinari e pure di glamour ha origine, giustamente, dal quel livello spirituale peraltro accuratamente negato e schivato. Ma l’eccezionale, lo speciale, l’inatteso, l’estremo o il meraviglioso sono tutte categorie proprie allo spirito e, fatalmente, rarissime o inesitenti (visibilmente non esistenti) nella vita dell’uomo massa. Si finisce dunque, sistematicamente, per dedicarsi al culto dello spettacolo, alla mitomania personale, alla starificazione delle innumerevolo false vedette, oppure alla mitologia mistificata del triste squallore della propria esistenza fino a quella della televisione… Anche la logorrea così diffusa è il frutto di una vera miseria di contenuti di comunicazione, o della terribile solitudine nelle relazioni: soprattutto con sé stessi. Quello che è straordinario è il fatto che, malgrado la pretesa da parte degl’ideologi narcisi e nichilisti nell’autosoddifazione umana miscredente, ci si sbaglia continuamente.
Basterebbe, molto semplicemente, riconoscere umilmente la realtà e acquisire la sapienza propria al Mistero del Regno di Dio che è alla base di tutte le azioni. Come? Applicandosi al problema cruciale di trasformare la fede in Dio in cultura cristiana integrale: cosa non facile, naturalmente. Ma cosa fare d’altro? Non si può scappare impunemente al proprio destino escatologico!

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