Due libri, il primo di storia e il secondo di teologia, per permettere agli uomini contemporanei di ben capire la loro esistenza e come comportarsi razionalmente nel nostro mondo relativista e nichilista.

Avevo ben cominciato a leggere un grosso libro già prestigioso del famoso cardinale Walter Kasper (Misericordia, Queriniana), ma la pubblicazione di un nuovo volume del vescovo di Ferrara, Luigi Negri “Il cammino della Chiesa”,  Edizioni Ares, mi ha fatto decidere ad abbandonare le riflessioni piuttosto eterodosse del pastore molto accomodante tedesco scelto da Papa Francesco: egli ha in effetti introdotto i temi (i suoi temi) parecchio controversi al Sinodo aperto nel 2014 sulla Famiglia.
Avevo già letto invece parecchi libri di don Negri, l’allievo molto fedele di don Giussani in via di canonizzazione, et mai lo lascerei preferire da una qualsiasi altra pubblicazione, anche da un punto di vista della sola priorità di lettura. Tanto più che questo libro del (senza dubbio) più grande storico attuale della Chiesa è annunciato come molto semplicemente “un capolavoro”. E a definirlo tale è il cardinale bavarese Walter Brandmüller, uno dei più grandi storici contemporanei che dalla sua tesi di laurea si è sempre occupato di temi storici. La grandezza di questo libro è costituita, in più di 300 pagine dalla leggibilità molto facile, da una carrellata puntualizzata in più di duemila anni di storia umana raccontata con il metodo detto  dell’esplicita soggettività al presente. Metodo giustamente molto polemico con lo storicismo detto dell’”obiettività” che, malgrado le sua pubblicazioni innumerevoli, non esiste e non è mai veramente esistito. Esso non fa che nacondere in maniera ipocrita la semplice verità dietro la pretesa dell’”imparzialità e della scientificità” dei sedicenti dati, peraltro soggettivamente sempre selezionati e interpretati beninteso ideologicamente. Il problema capitale della storia è che è sempre ancora mistificato dagli storici che fanno una lettura dei fatti e delle loro motivazioni che è sistematicamente dipendente dalla cultura e dalle ideologie dell’epoca d’appartenenza. Il metodo soggettivo del nostro vescovo, invece, fonda sulla presentazione chiara e continua dei principi del proprio credo religioso e culturale alla base della sua analisi! Il lettore potrà così sapere almeno di cosa si tratta. In un’era di “pensiero unico”, quella cioè del nichilismo riduttore e conformista, questa presentazione della soggettività interpretativa costituisce la luce e la misura già anticipate ad ogni ricerca di verità: vale a dire lo scopo della conoscenza storica per ben vivere il presente e preparare razionalmente (non razionalisticamente) il futuro.

Come presentare il libro storico di monsignor Negri, con tutte le sue reinterpretazioni degli avvenimenti di due millenni? Praticamente impossibile nel suo svolgersi!
Bisogna in ogni caso sapere che la maggior parte delle concezioni che si hanno sono il frutto e spesso la sorgente delle convinzioni di cui noi disponiamo, a causa delle idee dominanti nel nostro tempo. Allo scopo di educarsi, di dotarsi di una cultura critica e libera, bisogna mettersi prima in rapporto con il concetto di verità: soprattutto nella nostra epoca dove questo principio è negato da qualche secolo da tutto il pensiero dominante che s’è fondato sul relativismo e, in primo luogo, sull’idea que la verità non esiste affatto, malgrado la pretesa oggettività dei sedicenti fatti. Un vero storico comtemporaneo deve sempre mostrare nella descrizione dei “fatti storici” i presupposti culturali e gli obiettivi che ne stanno alle origini. Don Negri è sempre sottoposto a questo lavoro che rende giustizia alla vera conoscenza di ciò che è realmente successo. Egli restituisce continuamente e pazientemente il contesto globale e completo dei fatti constatati permettendo così al lettore stesso di forgiarsi o di aderire all’idea della realtà, criticando le interpretazioni parziali e ideologicamente ipotecate trasmesse dalla storiografia corrente o appartenente al passato (anch’esso caratterizzato culturalmente). Così egli revisiona tutti gli avvenimenti salienti della Chiesa cattolica restituendoli alla verità anche al di là delle convinzioni ben ancorate all’interno anche di certo clero. Le crociate, l’affare Galileo, la rivoluzione francese, il Sillabo, Pio XI e XII… sono rimessi al loro stato naturale e veritativo, con la stroncatura di tutti i pregiudizi e le distorzioni  falsificanti.

Ai nostri giorni, anche le persone le più semplici e demunite di cultura più o meno sofisticata hanno la necessità di dotarsi di una vera conoscenza critica della storia generale in grado di permettere di discernere, tra gli avvenimenti, quello che ha costruito la natura intima e essenziale della realtà di cui sono fatte, in ogni caso, le nostre giornate e la nostra continuità.
Sarei (totalmente) pazzo a comperare e leggere libri teologici e storici, in ogni caso globali e religiosi, che sarebbero riservati ai soli sedicenti “specialisti” e “esperti”? Detti esperti si rivelano molto spesso profani, parzialmente, molto parzialmente, eruditi e fallaci. In sovrappiù ideologicamente conformisti alle filosofie devastatrici della nostra epoca secolarizzata, materialista e laicisticamente riduttrice. Per vivere umanamente bisogna almeno saperlo. In quanto, altrimenti, tutti i media che ci bombardano quotidianamente di messaggi degradati di ogni genere hanno via libera per battere e ribattere le loro mistificazioni velenose che avvelenano le nostre vite e le rendono veramente invivibili: bisogna almeno difendersi, la nostra dignità e la nostra stessa vita di libertà sono in gioco.

Penso soprattutto ai cattolici che sono vittime (peraltro specialmente mirati) di quest’attacco inaudito e superpotente che il nichilismo generalizzato e dominante esercita massivamente nella continuità e a tutti i livelli. Non è vero che siamo liberi come si continua a ripetere dappertutto: una nuova schiavitù psicologica, culturale e spirituale s’insinua quotidianamente nelle nostre esistenze se non assumiamo un atteggiamento critico per far fronte alle falsificazioni che devastano tutti i rapporti della vita. Nessuno escluso.
È il prezzo della nostra vita detta opulenta: non ci si può comportare come trogloditi ignari e, in più, ignavi: ne dipende la nostra umanità. Ma anche la nostra missione ontologica inestirpabile di salvezza. Sarebbe folle di non occuparsi criticamente di storia o di teologia: con la prima si può veramente e completamente vivere il presente; et con la seconda, malgrado l’idea corrente del suo “specialismo clericale”, si può vivere la cultura nella sua globalità e essenzialità, come veri uomini ordinari che non solamente si difensono dalle falsificazioni culturali e politiche, ma che si rendono liberamente protagonisti delle loro vite e della civiltà: della loro escatologia salvifica.
Riprenderò  questo autunno il mio libro del molto sulfuroso e eterodosso Kasper che corre dietro alle masse abbrutite dall’individualismo falsamente edonista. Abbandonato provvisoriamente, riprenderò in mano il suo libro, soprattutto che si annuncia cruciale per ben capire la conclusione del  Sinodo sulla Famiglia: nodo centrale della vita della nostra contemporaneità. La civiltà occidentale, tutta la civiltà, è stata fondata soprattutto sulla storia e la teologia, vale a dire la natura intima, molto semplicemente, di tutti gli uomini con i suoi inevitabili Misteri.

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