Una lettera di verità agli elettori da parte, forse, di politici europei sui contenuti delle attività pubbliche, anche internazionali.

Appena l’ho letta, mi son subito promesso che l’avrei pubblicata sul mio Blog Francamente2, anche in varie lingue come era stata scritta, pare da un piccolo ed audace gruppo multilingue qui a Bruxelles di parlamentari europei. Mi rimaneva il dubbio di una lettera troppo bella per non essere falsa.
Carissimi ed indispensabili elettori,
Mentre lavoravamo insieme in una commissione – ci succede –, siamo stati colti da un rarissimo raptus di autenticità e di verità. Così, presi da una sorta d’ironica ridarola irrefrenable, abbiamo scritto una lettera concepita in una intangibile – che ci crediate o no – verità e serietà.
Siete voi, elettori, i nostri padroni e non il contrario: lo siete per averci scelti e votati e per essere costantemente i nostri ispiratori. Non è assolutamente vero che noi politici pensiamo e facciamo costantemente quello che vogliamo. Non facciamo altro che interpretare i vostri desideri, a volte anche i più reconditi. Tutte le brutture, le assurdità e le scemenze (qualcosa di buono l’abbiamo pur anche fatto) che abbiamo trasformato in innumerevoli e molto pleonastiche leggi negli ultimi cinquant’anni, praticamente da due generazioni, altro non sono che il distillato leggermente colto del vostro (e nostro) abbrutimento esistenziale generalizzato.
In democrazia, quella oggi così definita, è in prima ed ultima istanza il popolo che decide e pure progetta. Sempre. È anche successo che ci abbiamo messo del nostro, ma quasi mai di testa nostra. Pur di assecondare ai vostri desiderata, abbiamo anche fatto sprigionare qualche scintilla di talento. Ci potete credere: altrimenti come garantirci la nostra rielezione? Non esite nessun posto di lavoro tra i veramente produttivi, uno strapagato, facile, prestigioso e incredibilmente privilegiato quanto il nostro di politici (forse i magistrati, ma non in ogni paese).

La prima cosa che abbiamo dovuto fare da una cinquantina d’anni, è stata di garantirvi permanentemente che il vostro tenore di vita sia ben più alto di quello possibile con i mezzi economici veramente disponibili. Ben che a volte riluttanti, abbiamo fedelmente ottemperato. Anche anticipando – seppur di poco – i vostri progetti. In tutti i nostri paesi europei abbiamo acceso e cumulato, anno dopo anno, debiti (anche lautamente remunerati con interessi di mercato monopolistico e strozzino) per far fronte a sempre più richieste di ottenere progressive ed infinite rivendicazioni di cosiddetti “diritti inalienabili e urgenti” da voi avanzati. Così ci siam visti trasformare, nei paesi del nostro Vecchio continente, in rappresentanti e garanti di un mondo a gogo che ora è arrivato ad aver, per esempio, stabilito la media di età pensionata e prepensionata a 56 anni e qualche mese (dato reale in Europa che, naturalmente, teniamo riservato!). Va da sé che abbiamo dovuto nascondere accuratamente anche il costo di questa bengodi: quasi nessuno sa – è il nostro fiore all’occhiello – che gli interessi annuali, e obbligatoriamente da pagare dei debiti, mai e poi mai rimborsati, sono altissimi. È un nostro vanto – ce ne si deve dare atto – averlo nascosto e mistificato malgrado la sua entità colossale. Essi rappresentano tra i dieci e i venticinque volte (a seconda dei paesi europei) gli “investimenti” residuali e possibili per il lavoro dei giovani. Naturalmente è vero che sono disoccupati a quasi il 50%, oppure che sono largamente precarizzati, ma siamo riusciti a tenerli buoni e (quasi) tranquilli da più di trent’anni: ma la cosa che ci lusinga ancor più è che li abbiamo allineati all’ideologia della vostra strategia edonista, alquanto stracciona e nichilista. Sono sempre in testa a tutti i cortei rivendicativi di privilegi e “diritti”, compresi quelli francesi che chiedevano, qualche anno fa, di abbassare assurdamente l’età pensionabile ufficiale a 60 anni (poi anche ottenuta): loro ne avrebbero pagato inconsapevolmente, e da gonzi, il prezzo!
È questo uno degli esempi il cui modello era stato presentato, molti anni fa, da Reagan, il presidente americano giudicato cretino dagli “inteliggentissimi” intellettuali europei, sulla sua idea di “asimmetria politica”…

Naturalmente, il nostro contributo sul piano culturale e ideologico non è stato da meno. Si pensi all’ultima decisione del Tribunale più che europeo (compresa anche la Russia) che ha deciso la cosiddetta “condanna per l’Italia” per ammettere, come ripetono papagallescamente i giornali e le televisioni, le unioni omosessuali: non è per niente vero, naturalmente. Oltre al fatto che la sentenza parla dell’impossibilità di trasgredire alle Costituzioni nazionali contrarie alla cosa, esplicitamente si cita che, in ogni caso, non potrà trattarsi di “matrimonio” come quasi sempre si gabella… In questo però, lo ammettiamo abbiamo trovato nei giornalisti un livello di falsificazione ideologica e di ignoranza, di molto superiore a quella che abitualmente ci viene sottoposta o che noi politici produciamo (oppure dobbiamo produrre). E questo a prova che l’opinione pubblica relativistica e laicista sta alla base, putroppo, del nostro lavoro. In realtà, di continuo abbiamo assistito, quasi impotenti, allo sfacelo della cultura di massa proprio alla secolarizzazione delle nostre società.
Più o meno la stessa cosa è successa riguardo al problema, che si sta rivelando più che capitale, della denatalità. Il fatto che, sotto i nostri occhi, si siano generati meno della metà di figli da due generazioni, si sta evidenziando come la causa più importante della gigantesca depressione economica e recessiva. Le domande interne dei paesi, questo è il problema, sono crollate. Quando in Francia ne parlava il nostro collega peraltro bistrattato Charles Pasqua, tutti facevano spallucce. È quanto è successo anche in Italia a Ettore Gotti Tedeschi, l’ex ministro delle finanze vaticane, che però ora molti giornali intervistano spinti dall’evidenza dell’estrema marginalità delle crisette dette finanziarie, ormai invano addotte dai cosiddetti esperti, all’origine della crisi economica. Noi politici, almeno quelli del nostro gruppetto bruxellese, lo confessiamo: abbiamo trascurato la politica della famiglia, le sue cause culturali e anche religiose. Ci siamo troppo occupati, in modo anche scervellato, degli omosessuali e di altre corbellerie del genere Gender.

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