La legge dell’asimmetria: perché tutti si lamentano delle tasse e nessuno chiede la diminuzione delle spese pubbliche che ne sono la causa ?

 Il cancro della nostra epoca è lo statalismo. La supremazia dello Stato sulla persona, alla quale si dovrebbe essere sempre completamente e direttamente al servizio, costituisce la madre di tutte le perversioni delle nostre sociétà soprattutto occidentali. L’origine stessa della crisi economica che sta devastando il nostro mondo è lo statalismo. In effetti, anche la causa apparentemente più lontana della colossale depressione del nostro universo antropologico, come la denatalità, è anche provocata dallo statalismo: la priorità ai valori razionalistici (non quelli razionali) sedicenti funzionali allo Stato totalitario, porta all’edonismo (straccione) di cui è sia la causa che l’effetto.
Allo scopo di soddisfare tutti i desideri degli uomini, tutti i diritti supposti di ogni categoria, lo Stato provvidenza onnipotente non può che ingrassare ulteriormente, sfornare tasse, indebitarsi mostruosamente e aumentare ancora, e ancora, il livello di tassazione. Logico e conseguente.

 L’idea della persona humana, della sua libertà suprema e della sua globale trascendenza vocazionale è completamente schiacciata dall’inevitabile dittatura dello Stato statalista che vuole fatalmente sostituire Dio. Così gli uomini divengono irresponsabili e continuano a pretendere tutto ed ogni cosa – soprattutto subito! – da parte del loro idolo statalista.

 Ma, fatalmente, una società statalista fondata sul welfare, sul perseguimento a gogo anche dell’incredibile felicità individuale (si finisce per reclamare tutto allo Stato), giunge inevitabilmente a far impazzire e a diventar sventurati i suoi cittadini spappolati mentalmente dall’assolutismo delle tasse e dai suoi vincoli culturali fatalmente arbitrari.
Da cui la lamentela permanente delle popolazioni per i carichi soffocanti di contributi.
Ora, quasi tutti i media si fanno i porta parola di questo gigantesco lamento del popolo abbrutito, inevitabilmente abbrutito, in quanto vorrebbe avere – come sempre – «la botte piena e la moglie ubriaca»: vale a dire tasse minime, come sarebbe giusto che esse siano, e gli infiniti vantaggi sociali, ottenuti da questo Stato corruttore.
Evidentemente, tutto ciò è impossibile, basta usare una piccola calcolatrice per verificarlo.
Come è possibile che tutto questo avvenga ancora oggi, comunque e quotidianamente, nei nostri paesi europei?
A causa della «legge dell’asimmetria», quella per cui Ronald Reagan era diventato famoso e più volte rieletto, dalla California a presidente degli Stati Uniti (seguìto poi dalla grande Maggie Thatcher, però in Europa solo nella Gran Bretagna persino dal socialista Tony Blair).
Cosa metteva in evidenza questa legge?
Molto semplicemente il fatto ignobile per cui ogni cittadino è abitualmente e diabolicamente disposto a sostenere lo statalismo, anche se considerato assurdo e disonesto, in contropartita ai vantaggi asimmetricamente personali che questa politica scellerata può arrecare in generale.
Il presidente Reagan, considerato mentalmente arretrato dalla cosiddetta intellighenzia europea, l’aveva capito più di trentacinque anni prima. Così come aveva previsto il crollo, con almeno dieci anni di anticipo rispetto allo stesso precoce e tedesco Koel, del Muro di Berlino nel globale fallimento del comunismo, quello che aveva definito profeticamente l’”Impero del Male”…

Dunque, la farsa in Europa non può che continuare, con l’aggravante sempre malvagia e corrotta di una burocratizzazione non biodegradabile di tutta la società. Così il potere politico e amministrativo che dovrebbe essere rigorosamente sottoposto alla persona e ai suoi valori – mi ripeto sempre – diventa totalmente parassitario della società civile dei mercati. Inutile quindi limitarsi a prendersela con i politici e con i sindacati: è il popolo stesso che deve curarsi. I politici e i sindacati sono eletti e sostenuti con le iscrizioni dai popoli detti democratici.

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