Anche il Papa dice che Dio « non ama i tiepidi ». Essi vivono già nell’inferno della loro mediocrità. L’inferno è tiepido.

Gli ecologisti hanno decretato che noi viviamo nell’era del «warming», del riscaldamento del pianeta.
È invece chiaramente evidente quasi il contrario: le loro tesi sono ascientifiche quando non antiscientifiche. Oltre che platealmente false, anche per il senso comune.
Essi stessi ne hanno fatto le spese a Copenaghen, nella loro grande messa universale di qualche anno fa dove, per ragioni di sicurezza, han dovuto tremare di freddo nelle interminabili file in attesa di poter entrare nel palazzo dei congressi dove erano riuniti per raccontare le loro incredibili stupidizie. Di cui tutti ormai s’infischiano perdutamente… Bisognerebbe piuttosto che si dedicassero a spalare la neve della Groenlandia che, come il suo nome lo indica, significa Paese Verde: esso lo era qualche secolo fa quando i danesi lo scoprirono completamente verdeggiante. Lottare contro la natura senza dare la precedenza all’umano è una follia nichilista di presunzione mortifera oltretutto molto costosa. In effetti gli ecologisti farebbero meglio ad occuparsi dell’ecologia umana piuttosto di quella climatica.
La crisi globale e antropologica del nostro mondo ha già profondamente intaccato le facoltà intellettive, di cui le loro teorie sono tra le espressioni più pericolose.
I loro relativi e decrescenti successi politici scaturiscono piuttosto dal legittimo desiderio degli uomini di vivere in pace e nel tepore delle giornate soleggiate e molto luminose.
Ma non del tepore culturale e spirituale!

 L’altezza vitale dell’esistenza umana ha sempre beneficiato degli slanci e della densità del calore degli uomini che hanno saputo mettersi in rapporto con il mistero dell’esistente sistematicamente in ricerca febbrile e ardente. Tutta la civiltà è nata da questa dimensione immancabilmente esaltata e fuori norma. La vita sonnolenta e artificialmente tenuta ad una temperatura spirituale tiepida dallo spettacolo della società e dalla società dello spettacolo, come ripetevano i situazionisti francesi all’inizio degli anni ’60, è indegna dell’uomo. Così egli si reifica, si identifica alle cose che danno un comfort materiale ad un essere che, per definizione, è animato, dovrebbe essere animato, dalla sua ricerca dell’infinito, di assoluto. L’evidenza della crisi economica contemporanea dovrebbe ricordare agli uomini che, quando essi coltivano l’arroganza estrema di voler determinare esclusivamente con le loro forze, con la sola «intelligenza umana» il corso della storia, si possono temere le peggiori catastrofi.

Per esempio, siccome si è voluto correre appresso all’edonismo più illegittimo, dedicandosi alla denatalità la più arbitraria da due generazioni e, in sovrappiù, accendendo debiti che solo i figli e i nipoti potranno (forse) pagare, si deve subire una crisi proporzionalmente depressiva, e non solamente economica. Non si diminuisce mostruosamente la domanda interna dei paesi indebitando il futuro, senza pagarne il prezzo colossale, così come noi tutti stiamo già facendo.
 La tiepidezza di cui ha appena parlato il Papa e di cui non smette di ricordare per esempio da anni don Zanotti, curato a Marsiglia, è uno dei fenomeni che preoccupano più i grandi pastori di anime nel nostro tempo. Il giovane don Zanotti non ci va con i guanti quando ripete, mentre riempie la sua chiesa, frasi come «Al diavolo la tiepidezza» oppure «I tiepidi vanno all’inferno».
E, paradossalmente, malgrado questa ideologia detta prudente, appartenente alle temperature spirituali delle mancanze di zelo e delle mancanze di fervore, ci si è dimenticati che il Vangelo parla di «centuplo quaggiù», destinato agli uomini che inseguono l’infinito e l’assoluto con alacrità.
Don Giussani, il futuro santo fondatore di Comunione e Liberazione, continuava a ridirlo in tutti gli insegnamenti al suo movimento. In effetti non era uno spiritualista che parlava del paradiso e dell’inferno come realtà che non cominciano già nella nostra vita terrestre.

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