La ricerca del Vero nella certezza si è sempre svolta, nell’intenzione, progressivamente nel punto cruciale più importante nella storia dell’uomo. Ma alla fine del Medio Evo, lo stesso uomo sembra si sia stancato di non averlo trovato in modo intellettualistico, definitivo e compiuto. Ora esso ha raggiunto il livello solo autonomista da non poterlo neanche trovare attraverso la sua cara filosofia, massimamente sofisticata. La quale invece è solo lo strumento necessario – al meglio – per continuamente approfondirla!

Come quindi giungere a pensare, che per incontrare la Verità certa,“bisognain apparenza credere  nell’illogismo di amarla senza ovviamente conoscerla”, insistono gli gnostici in modo razionalistico (non razionale). Dunque per trovarlo nell’essenzialmente Rivelato evangelico !
Dopo la sua Créazione, Dio ha senza dubbio costatato che l’uomo non sarebbe arrivato veramente a vivere secondo le sue leggi divine, conformi alla tipologia della natura umana “fatta (anche) a Sua immagine”. Bisognava mostrare agli umani concretamene come, e con l’ésempio, vivere nella sua santità che aveva accuratamente predisposta pure nei dettagli. Ma questo in tutta libertà, in quanto a che scopo, altrimenti, tutta la sua indispensabile perfezione (della Genesi) progettata per una umanità solo preprogrammata? Per rendere vivo e possibile, e per compiere tutto il suo Progetto di totale Amore, Egli doveva inviare anche suo Figlio nel mondo, allo scopo di ben spiegare agli uomini, dalla “dura cervice”, quali sono veramente le leggi dell’Eterno… La parola di Dio, il Logos, sebbene inscritta nel cuore dell’uomo, appare spesso oscura alla sua intelligenza limitatamente umana. Senza contare l’opera attiva di costante confusione e di tentazione del Demonio: così la Vita, la Morte e la Risurrezione del Cristo evangelico, sebbene incarnino la Verità totale, sono restate come esempi da seguire, ma comunque tradite. Esse sono sempre destinate a esemplificare la rettitudine della Vita santificata e divina, quella non solamemente ontologica, sotto l’egida beninteso della esistenza permanente e magisteriale della Chiesa cattolica petrina. Come non giustificare l’Incarnazione e il Cristianesimo stesso, dopo la Creazione, in modo però non Rivelato? E peraltro, come pensare che la ricerca del Vero possa concepirsi senza la dimensione trascendente che comprenda la globalità della sue connotazioni, allo scopo che la parola Verità possa assumere tutta la sua densità sia immanente che sovrannaturale? È fondamentalmente per questo che tutta la “teologia” del gesuita, prolifico “sui generis” e ben eretico, il tedesco Karl Rahner, sia completamente eterodossa! Non è la teologia ma la filosofia a essere al servizio dell’altra, secondo la formula latina “philosophia ancilla theologiae” !

La certa ideologia a cui la detta stanchezza storica si è cominciato a credere di averla trovata, ha sovvertito nella sua essenza la stessa ricerca della Verità: si deve conoscere per poter amare oppure si deve piuttosto prima amare per giungere a conoscere con certezza?
Si tratta qui fondamentalmente di un principio fondante la gnoseologia stessa che i filosofi dovrebbero conoscere molto bene: per conoscere qualsiasi fenomeno bisogna amarlo da prima per impadronirsene, fin dall’inizio con tutte le proprie forze e la sua intelligenza nell’ascolto dapprima ontologico e in sovrappiù Rivelato ! Oppure per poterlo ”amare” o impossersarsene in modo metabolizzato. Invece – ripetono erroneamente gli gnostici – “è necessario innanzitutto conoscerlo, senza di cui non ci sarebbe nemmeno l’oggetto dell’amore!”. Evidentemente, il razionalismo non può che rispondere con questa seconda opzione che in apparenza è systematicamente trasformata nel molto falso razionalismo. La profondità arcistrutturata della Verità non coincide mai con la superficialità destrutturata della semplificazione dell’attuale pensiero unico, apparentemente e immediatamente vera nel suo permanente miraggio, oltre che incerto. Tutta l’attiva arroganza e, finalmente, ben stupida dello gnosticismo immanentista e parziale contemporaneo, dipende da questo riduzionismo sempre primario e auto-lesionista. Ormai, quando si osa introdurre, in un qualsiasi dibattito, questa nota elementare – che abitualmente viene spesso nascosta disperatamente da parte dei rari anche figli di Dio petrini, per evitare di fare illico interpellare l’ambulanza psi – l’interlocutore contemporaneo e immanente rimane nella più perfetta incomprensione intellettiva. A tanto si è caduti già nella miseria culturale, anche da un punto di vista terminologico che sempre dtermina la conoscenza. Lo gnosticismo l’ha talmente ridotta che controlla l’esistenza delle mancanti parole, divenute più che desuete, completamente dimenticate. Di cui i concetti esorbitano dal fattuale e dall’immediata sensiblilità percettiva, al punto che non sono più concepibili in un dialogo contemporaneo. Così, la semplicità tipica dell’annuncio cristiano non può nemmeno essere iniziato e ipostatizzato… Il principio basilare secondo cui per conoscere bisogna prima amare non può essere proposto, nemmeno da parte – sembra! – di una maggioranza di cattolici storici ben sperimentata in ogni caso da secoli! Ma la tesi filosofica fondamentale messa in atto dalla DSC  (Dottrina Sociale della Chiesa), soprattutto con una serie di libri degli anni passati – oltre ai grandi del secolo passato come il francese Gilson o gli italiani don Fabro e Del Noce – mostra come la deriva maggioritaria eterodossa modernista della Chiesa cattolica, e specialmente dell’attuale Ponteficie Francesco, viene dall’utilizzo acritico di una filosofia atea (evidentemente non cristiana) per cercare di fornire una teologia cattolica veramente detta aggiornata! Il merito reponderante, se non proprio attualmente esclusivo, è da attribuire al direttore del “dicastero” della DSC,  Stefano Fontana con i suoi libri e conferenze, in supplemento anche di gran successo relativo.

Tutto lo gnosticismo immanentista ci dice falsamente e in modo abbrutito che la Verità non esiste. E che è la sua ricerca compiuta e giunta a trovare per permettere di amarla ai fini ben umani.
La domanda posta a Gesù dal pagano gnostico romano Ponzio Pilato che gli chiedeva la natura della libertà e della verità, è esattamente la stessa dei nuovi neo-gnostici, per i quali la dimensione globale, e non solamente orizzontale e fattuale, non esiste veramente. Tra non molto si potrà anche temere l’accusa di demenza psichiatrica da curare in modo toalitario e obbligatoriamente, anche posta  in “buona fede”, se non si sapesse che l’uomo vive in intimità, più o meno accettata fino ad essere anche rimossa, con la dimensione religiosa. Tutto questo discorso è accolto in modo esclusivo negli innumerevoli canali televisivi e nei media contemporanei, totalmente massificati dall’industria mondiale del discorso liquido nell’insignificanza. L’uomo è così ridotto a una marionetta i cui desideri più elevati sono identificabili nell’”edonismo più straccione”, derivato da quello dei miti attuali detti “influencers”. Costruiti dall’industria dello spettacolo, come dicevano i situazionisti francesi negli anni ’50-’60, partendo dallo “spettacolo della sociètà totalitaria”. E mistificando anche la “stessa democrazia” ridotta a società del consenso lobotomizzato, in modo anche aperto esplicitamente.

Per gli uomini apparentemente moderni e logici, la ricerca del certamente Vero non può che essere una assurdità scandalosa, cui l’uomo cerca di sacrificare la sua “residua razionalità”.
Tutta la storia e tutta l’esegesi del Cattolicesimo si concretizza, nella metafora evangelica ben conosciuta e suprema, del lievito costituito da una piccola quantità (a volta solamente da un po’ di sale) allo scopo che tutta la sociètà dell’uomo detto moderno, anche escatologicamente, sia salvo!
Attualmente noi tutti viviamo in Occidente in società dalla storia e dalle strutture orignarie sempre appartenenti alla civiltà cristiana ma costituita di uomini che ne hanno maggioritariamente dimenticata la cultura. Come pure un risultato di un mezzo millenario di protestantizzazione di tutto  e, soprattutto, delle loro trasformazioni in irreligiose comunità pubblicamente senza Dio e spesso contro Dio, ben laiciste. La présenza di cristiani petrini, che si esprimono pur sempre nella marginalità sociale, apportano una visione infelicemente polverizzata e parcellizzata del mondo neo-gnostico che è considerata generalmente una buona zuppa intaccata però da qualche capello caduto per ormai  rovinare il minestrone che lo rende immangiabile: una impacciante e ripugnante incongruenza gastronomica nell’ideale razionale alimentazione moderna, con però qualche errore o inconveniente.
La tolleranza appena sopportata negli ultimi secoli si è così progressivamente evaporata fino a diventare sempre più aggressiva, sia sul piano pubblico e legislativo che personalmente, sul piano della discriminazione persecutoria. Molti indizi preannunciano un prossimo futuro anche di violenze sociali per ogni dissidente proprio dell’universo residuale  soprattutto dei veri cattolici. I quali  avranno il coraggio proprio della Fede petrina, di opporsi a questo Pontificato molto giudicato eretico di modernismo. Il fatto che il Papa corra sistematicamente appresso ai giudizi del mondo immanentista e ateo per ingraziarseli, non ha fatto che aggravare la situazione surreale: è di questi ultimi giorni la notizia che, al prossimo suo viaggio all’estero “non riceverà che vaccinati” (ma il Papa  non dovrebbe sempre rimanere a Roma affinché siano tutti gli altri al mondo a spostarsi in San Pietro?)! Ecco dove si finisce per cocepire la missione di libertà e di misericordia col modernismo riformista coatto e sangallista…

La religiosità, oramai solo cattolica, è la sola che può condurre alla scoperta della certa Verità per una doppia ragione concomitante: che essa sia stata Rivelata divinamente dalla cristocentricità; e dalla funzione della Chiesa petrina che conduce l’uomo a riscoprirla anche nella trascendenza!
L’uomo non può essere che integrale. La sua concezione deve includere anche la dimensione orizzontale quanto quella verticale e religiosa nella quale tutte le dimensioni riunite nella loro plenitudine (intime, private e pubbliche) con un accento particolarmente curato per il pubblico in quanto questo è stato ormai devastato e quasi completamente respinto, se non come a volte dal sedicente ”buon senso”! Come reagire, del resto, con una sommità eretica esplicitamente posizionata nell’eterodossia ufficiale, solo astutamente a volte frenata, dalla vera Chiesa cattolica. A meno che non si decida di seguire i princìpi e la grande cultura riassunta dalla DSC (Dottrina Sociale della Chiesa), cioè dal dipartimento che si preoccupa particolarmente della dimensione pubblica della teologia sul piano politico rigorosamente nella Tradizione. In effetti queste due profondità sono quelle che specialmente il gruppo dirigente della DSC sta curando rigorosamente da molti anni… Massimamente, il suo ex-presidente ora emerito, arcivescovo Crepaldi e il suo direttore, come già detto, Stefano Fontana, negli ultimi anni del Cattolicesimo con un seguito entusiasta anche se ancora relativamente limitato, hanno reso rigorosamnte ortodossa tutta la teologia generale e socio-politica,  criticandola magistralmente. E non si tratta di una opzione tra le altre apprezzabili, ma di una esclusività indispensabile che rimedia criticamente alla causa cruciale di fondo, in rapporto alle scelte eretiche della grande maggioranza della Chiesa cattolica, specialmente dell’ultimo e attuale Papato. Se in sovrappiù si pensa che la Chiesa romana è la sola che potenzialmene – se però giunge a superare la sua paurosa deriva modernista! – può ancora salvare religiosamente il mondo, ci si rende conto della funzione centrale e indispensabile della sua attuale missione strategica e pubblica: in questa storia quasi completamente gnostica che sa distruggere la religiosità con la conquista della dimensione pubblica.

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