Nel Belgio modernista e nichilista, c’è un ex arciverscovo di grande fede rigorosa, il primate André Léonard pensionato, che ha costituito una discontinuità rigorosa nella decadenza mostrusa della Chiesa cattolica belga. Ora ha scritto un libro di memorie: sono andato alla presentazione a Bruxelles per rendergli omaggio, almeno con la mia presenza

Il libro, sul modello di quello che ha reso famoso il “Curato di campagna” scritto da Bernanos, è stato accolto con emozione da una sala piena malgrado il carattere della riunione tenuta discreta
È da ben più di una quarantina d’anni che con mia moglie vivo a Bruxelles felice della vita familiare con i nostri due figli ormai adulti. Monsignor Léonard, ex primate del Belgio nominato sotto il pontificato di Benedetto XVI, ha costituito forse la sola consolazione religiosa ed ecclesiastica in questo Paese diventato leader mondiale dell’eterodossa protestantizzazione laicista e casuista di quasi tutta la Chiesa cattolica. Ultimo di quattro fratelli in regione wallone – in una famiglia si direbbe di una volta! – tutti ordinati sacerdoti (!), questo arcivescovo alla testa dei pastori belgi ma ben francofono sebbene molto poliglotta con una eccezionale facilità per le lingue (almeno sei) e la grande teologia, don André fa eccezione dopo due cardinali, Suenens e Danneels. Questi si sono presentati, già a partire dal Concilio Vatcano II per la loro posizione assolutamente progressista e modernista (naturalmente non moderna in quanto si è già passati al postmoderno da decenni!), alla base dell’attuale crisi globale della Chiesa. Il cardinale Suenens si era distinto già per le sue inclinazioni vagamente teologiche di contestazione durante il Concilio per poi prendere la testa dell’opposizione all’Humanae vitae, l’enciclica forse più controversa della storia (sempre però contenutisticamente e teoreticamente inviolata, dopo mezzo secolo) e emblematicamente opposta all’edonismo straccione caratteristico della nostra era!

Il movimento di protestatizzazione nella Chiesa, con l’attale pontificato, ha conquistato la sua maggioranza con la confluenza del modernismo nord-europeo e il marxismo sud-americano
Ormai la tradizione del clero abbastanza ribelle belga, associato in gran parte a quello olandese e soprattutto tedesco apertamente filo-protestante, continua con la nomina del successore di Léonard, il cardinale De Kesel. Il quale, nominato da Papa Francesco, comme abitualmente fa per i suoi antecedenti ben modernisti, è stato insignito allo stesso tempo subito del cappello cardinalizio al di fuori di ogni rito anche nella sua politica di poteziamento quantitativo seguito in questo pontificato.
Il quadro è quello dell’attuale riforma detta della “Nuova Chiesa” del gesuita tedesco Karl Rahner, morto nel 1984. Questa teologia eretica aveva già conquistato una molto larga parte di fedeli e del clero cattolico nel movimento postconciliare.
Quanto all’altro cardinale fiammingo e pensionato, con l’arrivo di Léonard nel 2010, Danneels, è sempre in piena attività in quanto grande organizzatore della lobby chiamata San Gallo, costituita con alla testa dal cardinale di Amburgo Kasper, grande elettore del Papa attuale argentino.
Questi, è noto, è molto contestato per le sue idee dette riformatrici attraverso soprattutto dell’accumulo di potenza dei suoi sostenitori prima di tutto latino-americani. E ancora praticanti la “teologia della liberazione”, ben condannata esplicitamente da Papa san Giovanni Paolo II, da una quarantina d’anni. È l’apparente strana congiunzione, nell’attuale mondo liquido post-ideologico (descritto da Bauman) oltretutto latino-americano con quello modernista detto anonimo nord-europeo, che ha fatto tutto il resto.

Il sostegno dei media nazionali e internazionali al Papa Bergoglio ha ripreso vigore con l’attuale primate belga De Kesel avendo pure messo da parte i feroci attacchi al fedele e lontano Léonard
Quando fu eletto Papa Ratzinger, il cardinal Danneels, primate dei vescovi a Bruxelles-Malines, indirizaandosi al nostro vescovo dell’epoca a Namur, André, provocatoriamente gli chiese se fosse contento di siffatta scelta. L’allusione alle tendenze del pastore di Namur, bersaglio del potere politico e culturale delle sinistra del Paese nei media, a causa delle sue tesi dottrinali rigorose (dunque considerate automaticamente di destra!), non era nemmeno troppo nascosta: la lobby detta San Gallo aveva appena incassato la sconfitta dell’elezione a papa del cardinale peronisteggiante Bergoglio. Il nostro vescovo, già reputato per essere un tranquillo sostenitore della dottrina “molto tradizionale” (in mancanza di una definizione semplicemente cattolica, in quanto non si può esserlo se al di fuori della tradizione del Magistero!), rispose sobriamente e rispettoso delle sue Autorità, sia universale ben papale che nazionale e diretta (ripetto al formulante la domanda): “ Cosa volete che vi dica ancora, è lui il Papa!” (Journal d’un évêque de campagne, Luc Pire Éditions, 2019, p. 182). Questo atteggiamento discreto, frenato e non privo di una venatura ironica è peraltro fatidica di Léonard: si tratta globalmente della stessa prudenza nell’annuncio dell’incontro per l’uscita del suo libro e, soprattutto, evitando scrupulosamenteogni possibile polemica con il suo successore. Il quale, appena eletto alla direzione della Chiesa belga, ha sùbito sciolto il suo seminario di Namur colpevole di essere “tradizionalista” e di essere molto (troppo) frequentato: più di trenta seminaristi (contro qualche unità a livello nazionale!)…; egli ha dopo vietato in Belgio la Fraternità di Gérusalemme colpevole delle stesse accuse; e, per poi quasi terminare, ha permesso il licenziamento del professore all’Università Cattolica di Lovanio, Stéphane Mercier, colpevole di aver affermato presso i suoi studenti che “l’aborto è un omicidio” secondo l’insegnamento del Catechismo della Chiesa…

Quando la piccola politica ecclesiale precede pubblicamente il Mistero religioso della vita e della morte, la quale pretende sempre che tutto si sospenda: l’affaire dei funerali mancati!
Per comprendere il clima apertamente revanchista che domina la cultura cattolica belga, bisogna ricordare un episodio che la dice molto lunga. Alla morte del secondo cardinale belga, Julien Reis, nominato da Papa Ratzinger un anno prima della sua morte a più di 92 anni (!) come riparazione di una vita esemplare nell’umiltà e nel molto prestigio al più alto livello nella ricerca universitaria in antropologia (è di lui la definizione di homo religiosus ripresa da Mircea Eliade, che precede quella di homo faber o di homo sapiens…), il cardinale Danneels si trovava a Roma. Ci stava “organizzando” come abitualmente il perfezionamento dell’elezione di Papa Francesco al pontificato che l’elezione di Benedetto XVI aveva fatto fallire. Ebbene, questo cardinale detto anche con colpevole epiteto “Mafia”, non ha voluto abbandonare i suoi importanti pourparler romani (anche solo per una giornata) per non fare fallire i piani del San Gallo: non partecipò al funerale grandioso di Ries… Il suo omologo, alter ego francofono, cardinale Ries è stato invece onorato anche dal corpo accademico, ma non dall’altro cardinale belga. Una mia amica nerlandofona abitante a Gand, che aveva assicurato la sua presenza a Tournais all’ultimo servizio religioso dello studioso cattolicissimo, m’aveva fatto notare che nessun vescovo fiammingo era presente alla cerimonia: tutto si ferma normalmente davanti alla morte sacra, davanti a Sorella Morte, che domina ogni cosa col suo Mistero sulla Terra, niente può opporcisi!
Chi poteva essere il responsabile di cotanto scempio? La cosa qualifica, purtroppo, anche l’elezione di Papa Francesco (il quale, non credo proprio, sia stato coinvolto nella cosa, va da sé).

Il coraggio apparentemente sorprendente dei poveri di spirito ma molto colti nell’umile e vasta sapienza cumulata e convalidata dal Magistero: Léonard che predica ai cardinali e al Papa
È in ogni caso necessario, dopo questi primi elementi che descrivono, ai nostri giorni, grosso modo l’ambientazione non solamente belga, comprendere di più la personalità religiosa dell’arcivescovo Léonard. Soprattutto che il suo spessore di grande teologo può permettere di far sfuggire la sua solidità dall’apparente semplicità delle maniere del suo eloquire popolare, mai condito di false preziosità: egli ha sempre coltivato uno stile molto lontano dai falsi intellettuali. Questa sapienza reale non era sfuggita al Papa polacco, san Giovanni Paolo II che l’ha invitato a tenere il Ritiro di Quaresima 1988, con meditazioni spirituali che ogni anni sono organizzate in Vaticano per i cardinali e diversi prelati, compreso il Papa stesso. Compito di altissimo livello e di fiducia dottrinale estrema. Tanto più che queste meditazioni sono assicurate in italiano! Il tema da trattare era il Grande Giubileo in preparazione per l’anno 2000. Léonard giunse a tenere i suoi esercizi spirituali molto ammirati. Per due ragioni principali. La prima relativa al suo italiano praticamente senza accento: la cosa, per un francofono, costituisce sempre una performance straordinaria conoscendo l’accento tonico francese praticamente inestirpabile (gli si era stato anche chiesto se sua madre non fosse per caso italiana…). La seconda ragione era sui contenuti e i temi scelti. Siccome la qualità culturale eccezionale dei partecipanti (circa 75) era situata all’interno di una crisi ecclesiale molto percepita dopo tutto il periodo postconciliare, aveva scelto anche il tema dell’Antecristo di Vladimir Solov’ëv!
Alla pagina 153 del suo libro, mette in evidenza l’attenzione particolare prestata alle sue parole dal Papa già molto malato da anni: “sollevava la testa e tendeva l’orecchio…”.
Solov’ëv, l’autore russo che monsignor Léonard aveva anche presentato di origine italiana, aveva situato il suo dialogo da meditare nel cuore del cristianesimo: non è un caso se la semplicità sconvolgente del suo racconto è diventata leggendaria nella letteratura cristiana. Il nostro vescovo André l’ha saputo porre alla meditazione del suo più altro clero, naturalmente molto critico: è il miracolo che si realizza allorquando la Fede e la Cultura sono ben sposate e la priorità è data alla Fede. È per questa ragione che noi tutti (compresa mia moglie) eravamo là, in quasi trecento, alla sua conversazione “confidenziale” in libreria. Peccato che ho dovuto constatare che nessun membro della comunità, almeno bruxellese, di Comunione e Liberazione e della sua Fraternità dei Memores Domini fosse presente!

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