Il corso di DSC (Dottrina Sociale della Chiesa) dell’arcivescovo di Trieste Crepaldi – il più gran servizio reso al cattolicesimo con il supporto del quotidiano online La Bussola – è giunto a metà del suo percorso: la sua ricchezza e il suo rigore si sono già manifestati in tutto il loro splendore di chiarezza e verità.

“Solo la cultura della DSC e della preghiera allo Spirito Santo – si ripete spesso – possono evitare, apparentemente, lo scisma”. Essa è stata completamente abbandonata o dimenticata da questo pontificato e dai grandi movimenti detti ecclesiali. Era necessario rimetterla all’onore nella sua centralità contro la deriva attuale del modernismo spiritualista e casuista. È anche per questo che il responsabile della DSC, Crepaldi, ha organizzato un corso per corrispondenza a partire dall’inizio di giugno scorso sulla dottrina sociale cattolica. Le prime cinque lezioni magistrali sono state date da questo grande teologo e pastore, in partenariato con la Bussola quotidiana, forse il più grande quotidiano cattolico online dei nostri giorni, non solo in Italia. Si conosceva abbastanza bene lo spiritualismo intimista e disincarnato praticato da più di sessant’anni dall’Azione Cattolica. Si conosce meno il casuismo (seppure con la stessa origine), l’eresia combattuta dalla Chiesa nel diciassettesimo secolo fondato sull’idea que la teologia e la pastorale devono seguire le mentalità e le circostanze di questo mondo: non solamente adattarci i metodi. Quest’ultima deriva si è aggiunta tragicamente a quella spiritualista ed intimista, in corrispondenza e dopo al Concilio Vaticano II nel suo slancio legittimo e teleologico di modernizzazione proposto da san Giovanni XXIII.
il modernismo risultante, ormai già classico, si è così imposto progressivamente su questo sforzo non nel ritorno alle eterne origini del cristianesimo, ma come mediazione (spesso ben reticente) con il diabolico peccato della secolarizzazione cristiana ormai diffuso endemicamente.
C’è voluto l’intervento alacre (!) di tre papi (il beato Paolo VI, san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Papa Emerito) per salvare, diciamo così come ripetono i francofoni, almeno i mobili dalla grandissima devastazione di cui è stata vittima la Tradizione evangelica e magistrale. San Giovanni Paolo II ha pure ripubblicato la Dottrina Cattolica nel 1992 inserendoci tutti i fondamenti (attualizzati!) dell’immenso Fidei Depositum. Con l’avvento del pontificato di Papa Francesco, si è portato alla vittoria questa degenerazione tragica di devastazione totale casuistica e clerico-autoritaria, anche senza alcun rigore formale di fede.

Di fronte a questa globale confusione babelica, dove il solo trionfo è quello de relativismo que afferma la sedicente verità delle proprie posizioni, detto Catechismo della Chiesa cattolica, completato da san Giovanni Paolo II e il Compendium della DSC, pubblicato sempre in Vaticano nel 2005, costituiscono i punti dottrinali fermi di riferimento. Il merito molto prezioso di questo corso di dottrina sociale è quello di ricordarlo systematicamente: molto seplicemente!
Non solamente, ma esso si svolge – documenti alla mano – con sempre citazioni precise e pertinenti di encicliche papali, soprattutto a partire da Leone XIII, il padre della DSC. Le lezioni ripercorrono i tornanti della grande cultura del Deposito della Fede. Il valore dottrinale dei testi scaturisce così per evidenza, senza il minimo spirito polemico: la dottrina, la vera dottrina, è fatta per essere ben compresa e dominata anche da uomini semplicissimi sprovvisti di “sofisticazioni” culturali: i veri “poveri di spirito” di cui parlava Gesù. Si può riconoscere, per opposizione, tutto l’artificio soprattutto psicologistico – anche il più astutamente presentato come sempliciotto – di cui si nutre il “pastoralismo modernista” alla moda, assetato di applausi più di Verità.

Impossibile qui riassumere o sintetizzare i contenuti del corso: la loro ricchezza debordante non può che stupire il fedele anche avverito che ci si avvicina. Potrei solo presentare l’esempio fondante dei “principi non negoziabili” oggi abbandonati nell’armadio senza naftalina da tutti i modernisti clericali. Il servo di Dio, Crepaldi, ne fa una rapida descrizione, ben documentata della loro origine ratzingeriana nel 2002, 2006 e 2007. Si tratta della Vita, della Famiglia e della Libertà di educazione: l’insigne prelato precisa che non è solo questione di valori ma di principi strategici.
Tutti coloro che appartengono alla “società liquida”, che evitano come la peste di parlarne, possono solo essere giudicati assolutamente inadeguati o antagonisti ad ogni possibilità di pratica politica. Chi non sostiene attivamente – costi quel che costi – la Vita, la Famiglia e la Libertà d’educazione, su che cosa vorrebbero qualificare la loro ideologia e i loro programmi politici?
Il resto è marginale o insignifcante, soprattutto viste le risorse disponibili, o piuttosto indisponibili. Tutti i paesi europei sono tragicamente indebitati ed in cronico eccedentario di statali clientelizzati da decenni (in Italia e in Francia con più di un milione): se ne faccia il costo annuale!
Quale organizzazione cattolica, su questi tre principi, passerebbe l’esame antistatalista? E quale ecclesiastico – compreso particolarmente il Papa stesso che non è sempre infallibile! – sarebbe appena sufficiente per superarne il livello della minima coscienza critica? In effetti, ne esiste più che qualcuno. Ma il Pontefice attuale ha loro tagliato il dialogo e spesso anche i “viveri”, piombandoli anche nella inevitabile paura.
Solo un movimento o partito che facesse la sua bandiera di questi tre principi ”non negoziabili”, in quanto di competenza esclusiva della persona, solo quindi un partio indipendentemente dalla sua dimensione elettorale, sarebbe degno di attenzione di voto da parte dei cattolici.
Anche se piccolo e capace solo di testimonianza pubblica? E allora? Di che altro si deve preoccupare innanzitutto un fedele?

Sono queste “esagerazioni di estremisti conservatori inutilmente terrorizzati”, come il Papa stesso e il suo clero, sempre più forsennato, ripetono con sufficienza? Allora che si consideri l’ulteriore ma rarissimo punto di rottura nel silenzio necessariamente ascetico al quale si è destinato Papa Emerito, appena negli ultimi giorni. L’occasione gli è stata offerta dalla preparazione – sempre come camminando su uova petrine – dell’orazione funebre per la morte del suo amico cardinal di Colonia, Meisner (uno dei famosi redattori dei cinque Dubia a proposito dell’enciclica bergogiana Amoris Laetitia). Due sono le particolarità di questo messaggio pubblico: la prima è che l’orazione per un cardinale, tra molti, che hanno spedito le domande al Papa a cui non ha mai risposto (dopo un anno: forse non si era mai visto niente di simile in due millenni!); la seconda particolarità è che la data di questo messaggio è quella a lui particolarmente cara: l’11 luglio, vale a dire l’anniversario di san Benedetto, patrono della sua beneamata Europa (contrariamente alle tendenze molto sud-americane parecchio marxiane mostrate da Bergoglio). Ecco ciò che il nostro Papa Emerito, silenzioso e pregante, ha scritto: “… [Meisner] ha saputo seguire la certezza profonda che il Signore non abbandona la Sua Chiesa, anche se a volte la Sua barca sta rovesciandosi”!

La reale situazione della Chiesa sta veramente affondando? Più che la metafora del Titanic, occorre realisticamente constatare una condizione ormai quadripartita: innanzitutto la parte clericale trionfante, quella che detiene il potere al livello centrale, quella del Papa e dei grandi  movimenti detti ecclesiali, tutti convinti – per la maggior parte in buona fede evidentemente – di star realizzando la grande riforma modernista (per loro indispensabile) detta della “Nuova Chiesa”; poi c’è la parte del Popolo di Dio fedele e sconvolto per l’accumulo barbaro e spaventoso delle eresie intermittenti e pure mistificate di spiritualismo intimista…; la terza parte è costituita da una massa di cattolici che non si pongono e non voglion porsi problemi evangelici e ecclesiali: si tratta della gran parte delle truppe praticanti, o che restano in realtà alquanto praticanti; e infine, ci sono le grandi masse di ex praticanti, di neo increduli più o meno diventati agnostici e neo-pagani che si sono fatti una idea della religione individualista ed “ecumenica” di tipo onusiano: si tratta del grosso che ha svuotato le chiese.
L’orazione di Papa Emerito si situa nel cuore del Popolo di Dio fedele: preoccupato ancor più dell’Adorazione Eucaristica (richiamata nell’orazione!). Il cardinal Meisner è morto pregando col breviario in mano! Anche l’aricvescovo Crepaldi raccomanda di pregare. Senza tacere.

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