Prendiamo l’etimo d’“intelligenza”, ossia ciò che definisce il tratto principale dell’uomo. E prendiamo anche due uomini agli antipodi: uno grande pensatore occidentale, di razza bianca con cultura oceanica e “modernamente” agnostico; l’altro, un povero contadino analfabeta africano, di pelle nera ma cattolicamente religioso. Tra i due, il secondo potrebbe facilmente essere molto più intelligente del primo! L’intelligenza, infatti, deriva da intelligere, cioè “legere” (capire la realtà, ovvero saperla leggere); e dal prefisso “in” (ovvero dentro, al di là delle cose stesse). Ciò che costituisce l’intelligenza non è dunque la cultura, anche se parecchio coltivata, ma la consapevolezza della sua totalità esaustiva e integrata, per conseguenza trascendente, armoniosa e unificata nell’assoluto divino della Verità. Tesi questa, contestata vivamente oggi in Occidente e dal cui dirimere, anche nel funesto, dipende la Salvezza del futuro umano.

Tra “l’uomo è lupo per gli uomini”, attribuito in genere falsamente all’inglese Hobbes e la “società naturale” del precristiano Aristotele, non c’è vera opposizione: sono i lati nella stessa medaglia della convivenza   dominata dalla “paura” dello Stato modernista, sulla “fiducia” della sua Comunità socievole.
Gli arzigogolati psicologismi, sociologizzanti detti moderni, non sono  mai riusciti a definire veritativamente, con i loro QI (Quozienti d’Intelligenza), cosa mai sia l’autentica sagacia! La sapienza umana cristiana, invece, è stata sempre ampiamente e semplicemente descritta come ovvia “adeguazione alla realtà” della (tomistica) Vita. Ossia, della incommensurabile contraddizione intrinseca e propria dell’esistenza naturale e umana. Con la sua ragione, l’uomo ha sempre ricercato la legge o le leggi che la dominano e la governano. Ci si è parzialmente pervenuti, detto in sintesi, con due grandi filosofi: l’uno precristiano, Aristotele, che presentava la natura socievole e spontaneamente comunitaria dell’Essere umano ad associarsi con i suoi simili; e l’altro già molto  gnosticheggiante, Hobbes, sempre emblematicamente e completamente polarizzato, all’opposto e due migliaia di anni dopo, in una contrattualità sociale ben calcolata. Lì si metteva in evidenza il simmetrico di detta naturale attrazione, costituita prevalentemente dalla “paura” dell’altro da sé. La paura di essere perfino ucciso dall’altro verso cui si è  così sempre attratti! Anzi, di questa anti-calamita franca e istintiva, Hobbes aveva fatto la legge principale – soprattutto con l’installazione di quello che aveva definito lo “Stato moderno” o il suo equivalente –, il potere “assoluto” statalista. Cioè malvagio e  generativo della paura repressiva. E questo, per ordinare, da quasi sempre, il comportamento sociale contro la  possibile arbitrarietà corrente della persona e delle sue entità “trasgressive”. Alla possibilità di allinearsi ingenuamente alla fiducia umanistica primigenia sottolineata da Aristotele, egli aveva chiaramente introdotto la nozione dello speculare timore, finalmente anche superiore, nell’inquieta ansia verso lo Stato: cui demandare a protezione, tutti i propri diritti naturali. Ossia, egli concepiva la socialità come “homo homini lupus” dell’antico latino Plauto. Con Hobbes nasceva così la modernità strutturata, se possiamo dire, o quantomeno il suo anche corrotto modernismo. In quanto, da notevole pensatore speculativo qual’era, sapeva pur bene che con la conduzione generale propria dell’”apprensione terroristica” verso lo Stato incombente, non si poteva costituire la vera soluzione epistemica della contradizione, posta dall’animale sociale insito nell’Uomo con la paura necessaria al suo possibile crimine. Non a caso il nostro filosofo moderno aveva ancora un substrato della cultura reminiscente cristiana, considerando che anche solo se da pochissimo, si era pervenuti in Inghilterra all’anglicanesimo protestante… Antagonisticamente però con la sua filosofia materialista e immanente, si produceva una ideologia, come è d’uso anche nella nostra ormai auto-dannata contemporaneità e pur dicendosi contraddittoriamente “cristiano”, gius-naturalista anticristiano: antagonista con la sua teoria modernista della sua più importante opera, il “Leviatano”. Come del resto l’attuale maggioranza “cattolica” residuale che è irretita dal modernismo immanentista eretico e generalizzato: quello dall’attuale Papa “intermittente” al quasi ultimo “fedele”, non solamente parrocchiano.

È sempre la trascendenza la soluzione di questo dilemma irresolvibile tra “candore” aristotelico e “diffidenza” hobbesiana. Ecco così l’avvento del Cristianesimo giunto nella “pienezza dei tempi”!
Hobbes era troppo intelligente per non almeno intuire e pure conoscere l’imperfezione della sua teoria “contrattualistica” ante litteram: dello Stato repressivo nel suo commonwelth rispetto al parecchio successivo svizzero Rousseau. Già prima del suo famoso trattato centrato sullo Stato Leviatano e statalista (dal mostro descritto nell’Apocalisse di san Giovanni), aveva marginalmente pure preconizzato e profetizzato anche lui, per cui solo con l’avvento del Regno di Dio su Terra, si sarebbe veramente giunti alla perfezione della Giustizia misericordiosa (nella terza e quarta parte del suo grande saggio)… Quella scaturita dalle lotte che, due secoli dopo, il marxismo descriverà come “tutte prodotte dalla contraddizione debitamente polarizzata” tra il candore aristotelico e la diffidenza puntualmente paurosa hobbesiana. Ossia in politica tra destra e sinistra originariamente! Esse si sono realizzate nella storia all’interno di questa vera e propria falsa dicotomia sempre sostanziale nella sua fattualità. Il Cristianesimo incarnato nel Salvatore Gesù, figlio di Dio nella Trinità, fino alla Risurrezione dopo la morte in Croce, irrompe di fatto nel Mistero della storia… Fino al compimento di quello che la predizione, prima cristiana e poi cattolica, ha definito come unica e vera Salvezza nella “pienezza dei tempi”. Ovvero, nello splendore dell’Impero Romano, con centro ovviamente a Roma. La capitale cioè sempre odiata dall’Occidente non solo gnostico, poi protestante e ora del Forum di Davos in aperta apostasia. Detta “laica” (in realtà laicista) e tradita, con la sua stessa grande vocazione, nonché tradizionale di sede storica. E questo da più di tremila anni, nella Civiltà ancora giudaico-cristiana, prima a Gerusalemme e poi sempre a Roma, Hobbes aveva immanentemente quasi ragione… pure in questo: la polarità tra tendenza naturale alla socievolezza e quella della paura statale preponderante, costituisce infatti una contraddizione antagonista e irresolvibile con le forze solo umane e naturaliste. Occorre la forza divina trascendente della Rivelazione, dell’unica e vera religiosità: quella cristiana oggi cattolica! Il filosofo inglese, in fondo, “lo sapeva”, come molta parte degli anglicani britannici rimasti alquanto o parecchio sostanzialmente “Cattolici”, almeno sul piano culturale, fino al caso emblematico del grande oratoriano oxfordiano Newman: leader anglicano convertito e diventato pure cardinale apostolico a Roma e Firenze (molto tardivamente con Papa Leone XIII!). Più di mille e cinquecento anni testimoniali avevano ben insegnato… La teoria politica del Nostro era quindi solo a compimento del riequilibrio dell’idea, diciamo così, aristotelica troppo polarizzata nel suo oggettivo apparente  ottimismo unilaterale. Limmanente e concreto Machiavelli era già passato circa un secolo prima negli analoghi… paraggi teorici e politicisti. La modernità, nella sua essenzialità originale, è questa: una visione ben antinaturalistica e protestante rispetto a quella attualmente cattolica e romana. Ben altro, ovviamente, è la sua degradazione, oggi massificata specialmente in Europa, fino all’attuale Unione Europea: con i suoi psicologismi più o meno freudiani “da marciapiede”, cosiddetti suoi quozienti anche intellettivi razionalisti e falsi, nonché completati dalle attuali derive totalitarie e secolariste!

La superiorità incommensurabile et indiscutibile dell’”homo religiosus” anche sul più sofisticato solo “homo habilis”, pure scientificamente colto: solo se umilmente consapevole, c’è confronto!
Cosa vuol dire, in effetti, intelligenza e perché un piccolo condadino nero può diventare – col suo Cattolicesimo anche solo missionario africano – molto più intelligente di un supposto pensatore (modernista), per esempio europeo e immanente? Se si tiene ben fisso il criterio eterno nel riferimento alla realtà oggettiva e non al sentimento soggettivista dell’individuo isolato e individualista (come invece vuole l’ideologia, per intenderci, già massificata di Davos), il giudizio è immediatamente già dato e perfezionato. È lui l’uomo, ancora globalmente umano e divino analfabeta africano, nemico intrinseco e veramente vaccinato dai sette  Sacramenti contro tutte le perversioni moderniste anti-umane, post-umane e trans-umane del nostro tempo. Attualmente, anche contro l’ideologia principalmente ateista di sinistra americana detta woke! Si tratta dell’estremo e ultimo paradosso scaturito dalla stupidità del modernismo razionalista (assolutamente sempre irrazionale!), scaturito dall’adozione del pensiero ateista d’obbligo e coatto incarnato nell’umanaità solo antropologicamente. Pensiero contraffatto – senza nessuna consapevolezza veramente critica, ma solo aporetica – contestato vivacemente e meticolosamente con brillantezza, da un Cattolico veramente tradizionalista, quindi modernissimo, il direttore dell’Osservatorio della Dottrina Sociale di Trieste, Stefano Fontana. Oppure dall’intellettuale canadese, anche francofono del Quebec, Mathieu Bock- Côté, inviso agli ideologismi oggi in voga soprattutto, ma non solo, nel continente attuale dell’UE e statunitense (comprensivo del vastissimo territorio tra Vancouver e Montreal)… A dire il vero, era stato l’umile prete belga Ries amico di don Giussani, fatto cardinale da Papa Benedetto XVI appena un anno prima che morisse nel febbraio 2013 (durante il conclave in cui venne eletto Papa Francesco al posto del dimissionario Papa Ratzinger!), ad aver scoperto e riaffermato l’”homo religiosus” di sempre, superiore a tutti gli altri homines della storia! Ecco perché anche il nostro povero preindustriale nero, uomo africano e analfabeta, può essere al confronto una creatura più “intelligente”, anche di un parlamentare poliglotta europeo a Bruxelles. Gli esempi molto noti non mancano! L’umanità degradata dell’Occidente è anche ovviamente affetta dalla malattia, apparentemente incurabile, del razionalismo tipo e simmetrico: come quello unilaterale opposto e supposto, dialogicamente da me anche posto esemplificatamente, tra Aristotele e Hobbes. Non si dimentichi che l’idea corrente, cosiddetta moderna e occidentale di “intelligenza”, è piuttosto concepita oggi tra il nativo e lo scaltro furbastro… Quasi mai, paradossalmente, si ricorre alla vera aggettivizzazione e spiegazione di tipo culturale o, ancor meno, semplicemente religiosa. Attinente questa ultima all’essenziale creaturalità, intrinsecamente umile e pure modesta, sempre eterna. Propria della consapevolezza, per esempio, di dover in ogni caso morire, dopo essere nato con inevitabile stupore: in una data epoca, società e famiglia e non in altra condizione! E soprattutto, senza alcun intervento della propria debolissima… “volontà di potenza” (volontaristica!). Sistematicamente sopravvalutata aldilà di ogni ragionevole moderazione umana, almeno logica e dignitosa.

Quando incontri un ecclesiastico che cambia idea spesso sulla Vérità dottrinale cattolica, sappi che sei di fronte al tragico problema del modernismo. Hai solo da scappare verso l’eterna e splendida Verità!
Perché la Ragione deve sempre dare la priorità alla Fede? Il più grande teologo della storia, san Tommaso d’Aquino, non a caso l’aveva ampiamente dimostrato come superamento strutturale del vicolo cieco più drammatico della storia (ricordato oggi praticamente in modo pressoché esclusivo dal citato Osservatorio Van Thuân di Trieste, specialista nella Dottrina Sociale, per l’appunto cattolica). La sola possibilità di Salvezza – sia personale che sociale – è in realtà la Vérità: quella del Vangelo. Essa è definita l’unica strada che veramente “rende Liberi”! Non la libertà del mondo che corrisponderebbe alla volontà di fare ciò che si vuole, come plateale falsificazione, inevitabilmente e per definizione sprovvista illusoriamente dei numerosi limiti oggettivi e incombenti, sempre della Vita! La Legge trascendente della Trinità l’ha semplicemente stabilito ontologicamente per l’eterno. E certamente, con l’evidenza che essa non basta assolutamente mai, nella sua erroneità. Che si eviti quindi di intralciare – come viene detto – anche solo teoricamente la scontata e altrui libertà. Per superare la contraddizione in materia di Libertà, non è sufficiente la categoria della fattualità. Non a caso l’Uomo detto naturale è sempre trascendente, checché ne vogliano le immanenze delle ideologie materialiste immancabilmente politiciste (per esempio quella marxista fallita nella confessione, clamorosamente e spontaneamente, di fronte al mondo intero, nel 1989-91). La realtà è che il cosiddetto concreto dell’esistenza è sempre composto, anche e fondamentalmente, di spiritualità trascendente. Per cui solo la religiosità – peraltro Rivelata e naturalmente installata anche prima della nascita in ciascun uomo (si è sempre detto: nel suo cuore!) – può risolvere la contraddizione antagonista sopra accennata. Occorre infatti un valore, un principio che non è disponinibile per natura nelle categorie umane della fattualità o della volontà, anche più sanamente politica. È necessaria cioè la Misericordia divina che scaturisce dalla coscienza religiosa e massimamente profonda nel rapporto cattolico con la realtà. Quella negata dal modernismo praticamente ateo, banalizzandolo come al solito. Oppure anche da quello, ancor più pericoloso “cattolico modernista” ai nostri giorni, che ha adoptato la filosofia gnostica e ateista all’interno della sua “religiosità”: contaminandola mortalmente, anche se a volte in modo solo intensivamente intermittente!

L’unica vera lotta oggi nel mondo, madre di tutte le altre, è quella tra il Cattolicesimo di sempre contro il “modernismo gnostico e immanente”. Il resto non è altro che politicismo infinito!
Anche Hobbes, il filosofo moderno e quasi per tragico partito preso modernista ateista, aveva probabilmente questa retro-consapevolezza per “esperienza almeno culturale”. La stessa che lo rese inviso al suo stesso establishment rivoluzionario anti-monarchico di Cromwell, nell’epoca sovversiva del protestantesimo anglicano, per cui dovette pure esiliarsi in Francia… Come sempre la sola via ragionevole di uscita verso la libertà dell’intelligenza pratica, è così data ancora dall’autocoscienza della realtà, senza interpretazioni capziose e pseudo-ermeneutiche! E questo soprattutto in Occidente oggi: si escluda, evidentemente, l’universo quasi post-marxista ma sempre totalitario cinese, ai nostri giorni capitalista di Stato super-statalista! Solo con un alto livello di coscienza è possibile accedere a siffatta Libertà – per la persona detta moderna – nella massificazione manipolata dalle oligarchie moderniste, compresa quella ecclesiastica pontificale attuale! Anche se è possibile affrancarsi con la pratica sincera dei sette Sacramenti, nella Chiesa Mistica di sempre, appartente a Cristo e sotto la Sua conduzione. Rispetto alla detta Libertà, massimo valore umano! In tal senso, il fatto che anche questo Pontificato sia ormai veramente vittima volontaria, quasi quotidianamente, della predazione ideologica del modernismo mondano, spiega il livello di drammaticità del residuo minimo umanitario che ancora permane nella nostra contemporaneità. Senza la trascendenza Trinitaria in Tutto e in ogni cosa, si finisce fatalmente per  lavorare a profitto del Davos attuale. E per l’eterno e corrispettivo Satana: specialisti insuperabili – nel loro genere – del cosiddetto “male” (!) minore, il sempre preferito dai “Cattolici” non solo bergogliani e immanentisti. Per cui, prima di organizzare partiti politici veramente ispirati ai principi della Dottrina Sociale cattolica, occorre sincerarsi che essi possano essere veramente consapevoli, sostanzialmente di dette Leggi divine, cognitive e operative. Della Civiltà del Cattolicesimo, oggi quella assicurata e garantita principalmente dall’Osservatorio di Trieste.
È il motivo per cui, anche alle ultime elezioni dette  amministrative della Lombardia, non sono andato a votare. Ovviamente annunciandolo e motivandolo anticipatamente, per non confondermi con i qualunquisti astenuti di sempre: come vera testimonianza di Libertà di scelta. L’unica oggi chiaramente rimasta! Col mio massimo di intelligenza possibile, nell’unica lotta vera oggi al mondo: tra il Cattolicesimo e la Gnosi!

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