Ci son troppe persone sulla terra? Già i maltusiani lo affermavano due secoli fa. E non ce n’erano più di un quinto degli attuali 7 miliardi e mezzo. Il razionalismo è anche devastatore.

I demografi calcolano, per difetto, che ben più di un miliardo di «culle vuote» hanno caratterizzato le ultime due generazioni: i 400 milioni di non nati, più le centinaia di milioni di aborti già solo a causa della politica totalitaria cinese, detta del «figlio unico» (peraltro in totale fallimento e abbandonata), non sono che la punta dell’iceberg della follia umana che sconvolge il mondo dagli anni ’60. Bisogna aggiungere, in effetti, le innumerevoli limitazioni di natalità provocate dall’utilizzo massificato della pillola. E bisogna pure aggiungere gli aborti che non finiscono di diminuire nel mondo: in Belgio, per esempio, più di 60 aborti per settimana (ufficialmente!) su una popolazione appena superiore ai 10 milioni d’abitanti (come la Lombardia). L’Occidente registra così decenni di denatalità artificiale che hanno fissato la fertilità a 1 virgola qualche decimale, al posto del minimo matematico di 2,1 necessario per il semplice mantenimento della popolazione del nsotro universo opulento. Il più vecchio di questi innumerevoli non nati avrebbe una cinquantina d’anni con almeno uno o due figli già genitori di bebè. Di tutto ciò non si parla quasi mai: di tutto si disquisisce salvo stupidamente dell’essenziale e del welfare… E quando si tocca comunque la questione, si continuano a ripetere le scemenze dei luoghi comuni maltusiani, antiscientifici, senza speranza e ignoranti, di due secoli fa. Perché ?

L’economista inglese Malthus (1766-1834) era un razionalista (non un razionale) secondo la moda dell’epoca che confondeva, piatto piatto, la ragione con la dépravazione ideologica che ne costituiva, in effetti, la caricatura formale: il razionalismo. Da cui l’errore gigantesco che lo scientismo di un secolo dopo, formato dalla stessa natura pseudo-intellettuale, andava tranquillamente a perpetuare. E questo ne prosegue l’operatività amplificata ancora oggi, in maniera apparentemente egemonica nella spensieratezza pseudo intuitiva del nichilismo contemporaneo. Il problema all’ordine del giorno è, in realtà, l’edonismo straccione della nostra era. La risposta alla mia domanda ha quindi l’aria di essere approssimativa e partigiana di un pregiudizio storico. In effetti, le cose semplici, dopo che ci si è a torto allontanati dagli insegnamenti e dai costumi provvidenziali della Chiesa, appaiono inverosimili: se non si seguivano, se non si seguono, les strutture falsamente razionali e conformiste, frutto di costruzioni stravaganti dell‘illuminismo e sistematicamente pseudo-scientifiche, si rischiava e si rischia, di essere stigmatizzati come reazionari. Così l’errore si riproduce nella nostra era, dove il pensiero unico continua a vedere grigi tutti i gatti nel buio di ciò che il filosofo della scuola di Francoforte, Horkheimer, ha chiamato «L’eclisse della ragione».

Oltre alla dimostrazione dell’errore colossale e storico del numero di persone che la Terra può accogliere, c’è oggi anche di peggio. La quasi totalità degli economisti al mondo non si immaginano ancora che c’è un rapporto importantissimo di causa e effetto tra l’attuale denatalità oceanica e l’altrimenti incomprensibile crisi economica. I mercati internazionali sono crollati progressivamente (invece di svilupparsi), in una maniera direttamente proporzionale allo sfaldamento della natalità e, quindi, della domanda interna provocata dalle stesse innumerevoli «culle vuote». Non si può contravvenire alle leggi naturali e divine per più di cinquant’anni senza provocare conseguenze disastrose generali. Gli esperti economisti saranno forse gli ultimi ad accorgersi di questo rapporto sotto gli occhi di tutti. Sono troppo presi ad invischiarsi nei loro piccoli e complicati calcoli, oltre che alle loro saccenti analisi, in ogni caso molto marginali e raramente economiche nel vero senso della parola (ma sostanzialmente finanziarie). Capiscono dunque molto poco di ciò che succede realmente. In effetti, così come non hanno capito l’inizio progressive della recessione – l’hanno anche ammesso! – non hanno ancora realizzato que essa è dovuta a ragioni veramente culturali e antropologiche. Queste hanno cambiato la natura socioeconomica stessa del mondo. E, sempre seduti sulle cattedre dei media, continuano a sbagliarsi sistematicamente ogni trimestre. Annunciano riprese che sono in realtà solo reprisette relative a perdite smisurate che non sono state recuperate e che – in sovrappiù – producono ancora disoccupazione intollerabile, soprattutto per I giovani. Per il momento, questi “esperti” non sono neanche sfiorati dall’idea che si comincerà a realmente uscire dalla recessione economica solo dopo, sostanzialmente molto dopo, aver cominciato a risolvere I problemi della denatalità artificiale. E dei debiti statalisti il cui costo d’interessi giganteschi bloccano ogni investimento. Senza parlare dell’insostenibile welfare e del conseguente livello di tassazione. Per non far nenche riferimento al livello molto pleonastico, da decenni, dei funzionari amministrativi e para-politici!
Bisognerebbe, per conseguenza, che si sia pronti a prendere in conto l’economia in una maniera veramente globale, cioè religiosa. E non solamente in modo tecnicistico e razionalistico.

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