La star Houellebecq in Francia è reputata aver capito, e «risolto» al più alto grado, la crisi economica: quando si è parte del problema senza averne la soluzione!

Michel Houellebecq è diventato, in una decina d’anni, il best seller numero uno della letteratura in Francia. Ma è anche una rock star, un cineasta e un intellettuale di primo piano. Un libro intitolato «Houellebecq écononomiste», appena uscito del giornalista tardo-keynesiano Bernard Maris, presenta lo scrittore anche come virtuale Premio Nobel di economia e come il più grande interprete socioculturale della sociétà contemporanea!
Lui stesso, Houellebecq, poeta anche riconosciuto, ha dichiarato in una delle sue innumerevoli interviste, che in caso d’impegno politico, amerebbe diventare non meno che ministro dell’economia.
La cosa non poteva non interessarmi: da 25 anni, coltivo l’idea che i soli ad essere in grado di capire veramente la crisi economica attuale sono gli antropologi e i letterati. Oppure i veri semplici di spirito. In effetti la crisi contemporanea occidentale è culturale. Dunque, economica. E molto secondariamente, anche marginalmente, finanziaria. Era stato un saggio sociologico di Alain Etchegoyen, Le capital lettre, best seller (!) all’inizio degli anni ’90 in Francia, che mi aveva incoraggiato in questa ricerca: «il mondo è diventato – scriveva – troppo complesso per gli ingegneri e i tecnici che non possono ben percepirlo e padroneggiarlo…». Dunque, un romanziere cantante rock, presentato come raro esperto in economia mi ha subito attirato. Mi sono precipitato sulla cosa, va da sé.

Avevo già letto una decina di anni fa un grosso mattone di quasi 500 pagine, La possibilité d’une île, di questo intellettuale eccentrico, dotato di talento narrativo sempre raro, ma conformisticamente anticristiano e ateista: la cosa mi è stata sufficiente per classificarlo tra gli scrittori nichilisti, tra i più nichilisti e relativisti ; o meglio, il più nichilista di Francia. Poi, l’ho quasi dimenticato seguendolo solo da lontano nelle sue attività letterarie e pluriculturali. Le sue avventure riservate, soprattutto in Spagna dove vive frequentemente, si svolgono in una continuità variata e riduzionista. Cosa racconta attualmente? Certamente non molto di più di quanto non fosse già possibile estrapolare dal romanzo che avevo letto. E che, si assicura, abbia continuato a descrivere nelle sue pubblicazioni successive. In primo luogo, secondo il suo personaggio ribelle, è restato anacronisticamente anticapitalista: come tutti gli alternativi, non si dichiara oltre limitandosi ad annunciare – senza un vero seguito almeno logico – il suo credo ideologico economicamente sempre non conseguente e non conclusivo. La sorgente di tutti questi errori è costituita dal suo sostanziale ed esplicito rifiuto di considerarsi una semplice creatura e, in ogni caso, non esclusivamente un creatore autonomo e falsamente libero.

 A dire il vero, sui contenuti economici, si scatena contro il produttivismo scervellato della nostra epoca che « costringe » i nostri congeneri a consumare prodotti che non hanno mai veramente desiderato : molto bene.
Ma perché si è diventati così masochisti e abbrutiti, e cosa fare d’altro? Ed è là che il dente duole. Come in altre considerazioni altrettanto realiste, l’analisi del nostro artista non giunge mai alla sua radice razionale e operativa.
In breve, se il talento gli fa percepire, fenomenologicamente, alcuni fatti assurdi del nostro tempo, mai questo produce la più piccola analisi delle cause reali che le hanno generate. Per esempio, egli non fa nemmeno allusione
– secondo l’abitudine degli economisti di cui ride – alla denatalità gigantesca e ai debiti mostruosi della ultima cinquantina d’anni… Si tratta delle due cause primarie della crisi economica epocale dell’Occidente.
Senza la coscienza completa e globale delle cause di un fenomeno, non si può risolverlo.
In ciò Houellebecq non è certamente migliore degli economisti di regime che piuttosto nascondono simili analisi. Quanto a lui, invece, si deduce anche che non sarebbe nemmenod’accordo: il suo è l’edonismo straccione, molto simile al suo anarchismo pseudo-primitivo, anche estetico. Questi è alla base dell’onnipotenza paralizzata nella sua ideologia implicitamente denatale e improduttiva. Oltre che amorale.
Così, anche se con certe considerazioni acute e talentuose, il signor Houellebecq rimane totalmente all’interno della crisi che descrive parzialmente, molto parzialmente. E riduttivamente.

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