Perché quasi tutte le analisi politiche non parlano mai (!) delle vere cause della crisi economica provocata dalla tragedia della denatalità? Almeno due miliardi di non nati nell’ultimo mezzo secolo (quattro volte la popolazione europea) hanno generato la crisi per mancanza di domanda naturale.

Da quando l’ideale massificato nei paesi detti sviluppati è diventato l’edonismo (in sovrappiù piuttosto straccione), le masse abbrutite, soprattutto occidentali, hanno deciso che non bisognava più generare oltre uno virgola tre bambini per coppia di media. Tutto era cominciato alla fine degli anni ’60 con la generalizzazione della pillola contraccettiva e l’esplosione progressiva – fino alle attuali  follie assassine – degli aborti. Sia con la banalizzazione degli interventi chirurgici che con le innumerevoli pillole dei giorni seguenti do-it-your-self, sempre anch’essi criminali e presentati come “diritti umani”! A supporto “culturale”, se si può dire, di questa incredibile visione scervellata e transumanista, si è continuato a utilizzare, da parte di tutti i grandi media e della maggior parte degli “opinion makers” detti progressisti il malthusianismo, vale a dire la falsa ideologia già lobotomizzata prima della lettera alla sua prima formulazione in Inghilterra, più di due secoli fa. Che si pensi alla stupidizia incomparabile di un imbecille razionalista come Malthus, pseudo scienziato dell’epoca fanatica dell’illuminismo: egli affermava che la Terra non poteva nutrire la sua popolazione mondiale. Da cui la supposta necessità imperativa della denatalità, ora anche avverata con i mezzi della  tecnoscienza. Ma c’è stato anche di peggio. Fino a giungere alle popolazioni dette moderne dei nostri giorni, di tutto il pianeta, massivamente convinte di questa scemenza universalmente e inutilmente dimostrata tale. Ne 2015, in effetti, si è prodotto una volta e mezzo di più del cibo necessario mentre il numero degli uomini è aumentato di più di cinque volte rispetto a quello dei primi anni dopo la rivoluzione francese. Ora restano da risolvere solo grossi problemi di distribuzione e di sprechi giganteschi. E di guerre innumerevoli che fabbricano, tra l’altro, orrende carestie.

L’idea che si è troppi sulla Terra è ancora oggi un luogo comune: le classi dette dirigenti, i professori, i giornalisti fino ai politici ne sono massicciamente convinti. Eppure non mancano uomini di grande cultura che continuano a ripetere (inascoltati), sia sul piano scientifico che antropologico e religioso, le verità che anche la sola intuitività ragionevole dovrebbe assicurare. Peraltro e naturalmente, non ci si ribella senza conseguenze catastrofiche alle leggi della natura e, soprattutto, a quelle di Dio. Non è un caso se, per esempio, l’enciclica Humanae vitae promulgata nel 1968 da papa Paolo VI è stata considerata non meno che risibile e stroncata dai sedicenti intellettuali del mondo intero di sinistra (ma anche di destra). Innumerevoli vescovi e preti vi si sono pure opposti. Si assiste anche nei nostri giorni a neomalthusiani ecclesiastici che organizzano congressi e simposium in Vaticano a sostegno della denatalità! E questo malgrado che scienziati di punta, soprattutto anglosassoni, abbiano abbandonato Malthus e le sue tesi scervellate.
Ad esempio, Ettore Gotti Tedeschi, l’ex reponsabile delle finanze vaticane, da anni continua a dimostrare, in un silenzio scoraggiante, le critiche radicali, soprattutto antropologiche e morali, contro la denatalità come produttrice di crisi anche economica.

Si potrebbe calcolare, pure in modo approssimativo per difetto, che i risultati economici della denatalità mondiale – salvo in certi territori musulmani e dell’Africa nera – possono solo rivelarsi come crollo tragico della domanda mondiale di prodotti, di beni e di servizi: dunque delle necessità interne e spontanee – naturalmente armoniose – in ogni paese. La caduta delle produzioni e la disoccupazione non sono una fatalità irrazionale e immotivata. Tutto l’ordine cosmico degli sviluppi non può essere stravolto dalle decisioni arbitrarie e narcise che interferiscono nelle divine proporzionalità che regolano il fondato funzionale dell’umanità: la sessualità è ontologicamente finalizzata soprattutto alla riproduzione naturale, checché se ne dica!
Le conseguenze sul piano politico, su quello della strategia a breve e a lungo termine, ne sono largamente determinanti. E in modo preponderante. Non è a caso se, dopo molti anni, la totalità de l’establishment politico e dei sedicenti “esperti” (che non hanno neppure previsto lz crisi) continua a sbagliarsi sulla detta “ripresa economica”. Mentre si è ricuperato solo una infima parte (meno di un decimo) di quanto si è perso nella sola ultima decina d’anni a causa della stessa crisi. E siccome si continua ad ignorare che le cause principali di questo disastro non narturale sono la denatalità e la sua altrettanto gigantesca e conseguente crisi della domanda, non ci sarà nessuna vera ripresa prima che il tasso di natalità diventi mediamente almeno doppio – e per decenni – al 2,1 considerato quello che permette il mantenimento costante solo della popolazione esistente.

Ma perché nessuno, o quasi, si azzarda a esaminare questa pista della denatalità che, in stretto partenariato con l’oceanica pletora dello statalismo, continua a produrre e riprodurre il crollo delle produzioni spirituali, culturali e materiali? Oltre a una nuova ignoranza generale spaventosa, bisogna considerare che ormai per poterlo fare bisognerebbe cominciare ad attaccare direttamente la follia massificata delle popolazioni che si sono date alla pazza gioia, da due generazioni, all’irrazionalità catastrofica (ed infelice) contro natura delle leggi eterne: sul piano globale ed economico, e naturalmente su quello politico.
Bisognerebbe uscire, in effetti, dalla demagogia fuorviante di indirizzare le critiche, tanto più se estremamente parziali e marginali, esclusivamente ai vertici dell’establishment prevedibilmente opportunista ed egoista. È necessario invece enunciare il disastro già compiuto ed indicare coraggiosamente la terapia apparentemente ed inevitabilmente non indolore e amara: cominciando per dire la verità, tutta la Verità. Chi saprà farlo salvo i soliti pochi?
Si assiste, tuttavia e felicemente, nell’ultimo anno ad avvenimenti molto intelligenti che hanno sorpreso i media conformisticamente delinquenziali oltre i poteri dittatoriali: la controversa Brexit, la vittoria di Trump negli Stati Uniti, la sconfitta del primo ministro Renzi al referendum popolare e, in generale, lo sviluppo di ciò che il mainstream sedicente progressista continua a denominare – in modo va da sé sommario, superficiale e offensivo – i “populismi” europei. Così, c’è una parte delle moltitudini che a volte diventa provvidenzialmente maggioranza. Il potere e l’ideologia soprattutto di sinistra e “dominanti” non vogliono veramente conoscerne le ragioni e riconoscerli. La speranza è così sempre permessa.

Anche quello che considero il più grande profeta cattolico moderno, il più laico e più sapiente dei fedeli in quanto cristocentrico e giussaniano tra i più rigorosi, non ha inserito il discorso della denatalità nella sua analisi strategica dell’8 maggio scorso sullo stato attuale del mondo. Forse si tratta di un caso o di una semplice circostanza… Eppure Antonio Socci, con la sua profonda e sterminata cultura, conosce molto bene l’importanza e la gravità della denatalità malthusiana. In Francia, uno dei personaggi che più si avvicinano alla globalità integrata della sua coscienza cognitiva e di fede è l’abate Laguérie www.abbelaguerie.fr: anche lui sul suo blog fa una analisi spietata del laicismo e della piccolezza dalle idee conformiste (molto… socialiste!) e perniciose del suo nuovo presidente Macron. Quanto a me, trovo il giudizio sulla situazione mondiale di Socci molto preciso e articolato, anche geniale allorquando egli riprende il parere di Sapelli, salvo che rimane alquanto orfano sulla cruciale demografia… www.lostraniero.it.
In effetti, è forse oggi possibile essere probanti sul destino umano senza integrare esplicitamente, sempre e in modo ben ponderato (anche se solamente di passaggio), i due temi centrali della nostra era: il mathusianesimo di massa e lo statalismo spirituale (quindi economico) dominante?

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