Bologna 2016 : un lampo molto luminoso nel cielo piuttosto buio della nostra cattolicità alla deriva. Il felice caso Passali.

L’immensa e rigorosa concezione religiosa di don Giussani, nella grande tradizione ambrosiana, ha sempre identificato il liberalismo politico come indispensabilmente preliminare e conseguente alla visione globale propria del cristianesimo cristocentrico, particolarmente lombardo.
Il prete milanese, in via di canonizzazione, stava annunciando dall’inizio degli anno ’50 una concezione originaria e autentica del cattolicesimo. Quella che ha permesso di salvare, almeno per l’essenziale, tutto il periodo eretico postconciliare combattuto strenuamente dai suoi tre papi : il beato Paolo VI, san Paolo Giovanni II e Benedetto XVI, tutti riconoscenti al più alto livello al nostro prete ambrosiano. Fino alla sua morte nel 2005, egli ha sempre continuato a connettere la visione liberale et, soprattutto, antistatalista, alla vista e alla sostanza della religiosità sia istintiva che teologicamente fondata nella tradizione della Chiesa. Quella appartenente sia al senso religioso che alla Verità rivelata. Il cristianesimo non giunge solo alla Passione e Resurrezione, ma comincia il suo  cammino su una concezione intrinsecamente e massimamente liberale. Gesù è morto insultato, torturato e inchiodato sulla croce per la libertà degli uomini. Il Salvatore aveva già affermato e testimoniato, riportato vei Vangeli, che la libertà è il primo valore umano e indiscutibile. Al punto che ha dovuto decidere, obbedendo alla volontà del Padre onnipotente, di donare la sua vita per celebrare in modo supremo questo principio primordiale per l’umanità. Non ci sarebbe cristianesimo senza la Croce. Ma, siccome Gesù faceva parte già della Trinità, ecco che ha dovuto e ha potuto risuscitare per stabilire, anche e soprattutto, la sua natura divina e salvifica. Così come era stato annunciato profeticamente nel Vecchio Testamento.

Quando i dirigenti di Comunione e Liberazione e don Carron, il successore di don Giussani alla sua morte, hanno deciso che la nuova linea del movimento era l’indifferenza o la polivalenza in rapporto alle scelte politiche, la cosa – tra le altre – ha iniziato la crisi globale e molto profonda del movimento. E del suo rapporto con il carisma giussaniano tradito nella sua totalità e ridotto a simulacro anche mistificato!
Peraltro, questa crisi continua sempre e si allarga. Questa, ormai chiaramente irreversibile, non può che s’aggravare, naturalmente: così come si è potuto vedere nel caso emblematico dell’Azione Cattolica, il movimento ecclesiale contro il quale don Giussani e tutta la ricchissima esperienza della sua CL hanno dovuto lottare molto intelligentemente, in più di tutta la metà dell’ultimo secolo. Affermare, in effetti, che opzioni politiche – come lo fa una larga parte della Chiesa spiritualista e intimista, compresa ora CL in prima linea – sono esterne al destino religioso e alla vita escatologica, costituisce in pratica la sottomissione all’ideologia dello statalismo. Il quale è ormai corrente, vincente e invadente nel mondo intero: diretto dalle televisioni del potere, al livello delle masse subordinate. E pure nella storia. Vale a dire sottomesse all’ideologia che si vuole dominante sulla volontà irriducibile della Persona e di tutti i suoi organismi detti intermedi: contro la famosa e gloriosa sussidiarietà cristiana.
Sempre più, ormai abitualmente, un certo riduttivismo cattolico, ma sarebbe meglio chiamarlo “cattoprotestante”, considera nei fatti lo statalismo assolutamente “compatibile” con la via della “santificazione cristiana”: la radice cioè eretica di ogni perversione e degenerazione anticattolica.
Quella che aveva fondato l’atteggiamento, i gesti e la predicazione di sant’Ambrogio, vescovo non a caso di Milano, al quarto secolo, che aveva portato a espellere l’imperatore Teodosio, molto statalista, dalla sua basilica. E questo prima di condurlo misericordiosamente al pentimento dei suoi delitti: per esempio, In Siria, la distruzione di una sinagoga (attribuendone la responsabilità anche a sant’Ambrogio!), oppure al massacro fatto realizzare a Salonicco (crudelmente e cinicamente preordinato). Il santo della “diocesi più importante al mondo” (giudizio di Benedetto XVI!) pervenne al massimo perdono dell’imperatore empio e statalista in gran pompa: Teodosio si presentò in basilica senza corona e in ginocchio.
Tutto il contrario dell’attuale clero che non fa che correre dietro alle masse abbrutite pseudo-edoniste da almeno cinque decenni di statalismo ateista. Il tutto mistificato dai politicanti, e pure da una quasi maggioranza di prelati, in modo riduttivamente e falsamente economicista e politicista: è ben questo il vero statalismo, che è fondamentalmente subordinato, afono e antireligioso!

A mia grande e gioiosa sorpresa, ho ritrovato Giovanni Passali, l’informatico esperto in economia, tra i nomi degli aderenti all’iniziativa di Bologna, il 25 settembre 2016. In settembre 2015, il 12, avevo postato in questo blog un documento nel quale prendevo le difese di Giovanna Jacob la quale si era posizionata brillantemente contro lo statalismo reiterato di Passali. Il vederlo attualmente tra i membri, come me stesso, che si sono rivoltati alla deriva antireligiosa e statalista dei dirigenti di Comunione  Liberazione e che si sono riuniti al santuario della Vergine di san Luca a Bologna, è stata una delle mie più belle gioie degli ultmi tempi. A dire il vero, la mia dissidenza dalla comunità di Bruxelles, dove vivo in famiglia e lavoro nella mia agenzia da quarant’anni, trae origine da una decina d’anni. È stato così che mi sono precipitato alla lettura di tutti gli ultimi post di Passali che commentano criticamente, per esempio, l’enciclica Amoris laetitia.

Ho avuto così la conferma del mio entusiasmo: la constatazione di un rigore culturale assoluto, almeno sul piano teologico, nella critica allo statalismo ideologico sotteso, anche molto eplicitamente, nelle tesi cattoprotestanti bergogliane (peraltro sempre discutibilissime eccetto quelle espresse ex-cathedra), da parte del Passali, che non ho il piacere di conoscere personalmente. Quest’ultima presa in esame del magistero petrino è, purtroppo, piuttosto eretica e neo-protestante, secondo anche una larga opinione tradizionale all’interno della Chiesa. È ben noto che i luterani praticano una ideologia politica che si situa sistematicamente sempre all’interno di quella del potere mondano. Oggi dunque allineata, in ultima analisi, al potere statalista, nichilista e relativista: irreligiosa almeno quanto irresponsabile e totalitaria.
Vogliate leggere un piccolo estratto dell’attuale Passali a proposito di questa ultima enciclica di Papa Francesco:

« A tal proposito mi viene da pensare che Cristo è morto in croce per salvare il mondo, ma senza togliere una sola virgola della legge stabilita, perché Lui è venuto per compiere non per togliere. La Chiesa di questi tempi invece sta prendendo un’altra piega. Ma non tutta la Chiesa, grazie a Dio »  http://ciellinopartigiano.blogspot.be/?m=0.

Quando la Chiesa non difende più la Verità assoluta propria ai Valori non negoziabili della Tradizione cristiana, non ci si deve sorprendere di una cattolicità che corre diabolicamente dietro al relativismo del mondo.

Laisser un commentaire