“La politica è un bene”: ma quale politica ? Il pensiero unico dominante fa sì che non si parli neppure dei contenuti politici per cui si deve votare. E gli elettori votano con i piedi, astenendosi.

Ho letto e riletto il volantino “La politica è un bene” pubblicata all’inizio di maggio su Tracce (www.tracce.it) “in vista della prossime elezioni amministrative”, da Comunione e Liberazione. Avendo fondato e dirigendo imprese di comunicazione multilingui con head office a Bruxelles (e con agenzie situate da Shanghai a Londra, San Paolo, Parigi, Milano, Madrid, ecc.: www.eurologos.com), rivendico una capacità almeno di lettura critica propria e quasi esclusiva, purtroppo, dei traduttori: dovendo restituire o nascondere nella lingua d’arrivo i contenuti del testo scritto in quella di partenza, è indispensabile che questi siano capiti prima pefettamente e nel loro completo significato. Da cui il mio giudizio positivo su questo volantino, sul piano dei princìpi e, allo stesso tempo, dal punto di vista non solo politico, perfettamente inutile. Del resto, essendo teleologicamente essenziale, nella fattispecie! Esso è pure concretamente infingardo e falsificante. Mi spiego.
In una decina di fitti paragrafi e una quarantina di righe, non è presente nemmeno un contenuto politico. Neanche uno! Tutti gli appunti sono rigorosissimi sul piano metodologico e fondante il giusto rapporto con la politica, con la sua categoria per cui “la politica è un bene”. Tutta l’analisi della disaffezione da parte del popolo rispetto a “questa specifica e attuale” politica, per cui si è chiamati a votare, non è presa neppure in esame. E, pertanto, del popolo – soprattutto italiano – non si può notoriamente dire che sia disinteressato all’attività della polis. Anzi!
Già due doppie citazioni teoretiche e molto pregresse sia di papa Francesco che di don Giussani, riempiono la quasi totalità concettuale del volantino. A queste non brevi quattro citazioni si aggiunga quella cultural-letteraria di Pavese del secolo scorso: tutte tese a definire ciò che politica genericamente non è, oppure deve essere. Rimangono alcune righe per appena indentificarsi soggettivamente rispetto al famoso e abusato discorso identitario dell’”Io in crisi” e della “speranza” cui “si appartiene in quanto cristiani” col “desiderio di bene comune” che fonda “lo spirito di una autentica democrazia”…
Infine, se si aggiungono i raccordi introduttivi alle cinque citazioni remote più i commenti applaudenti, non rimane molto più che lo spazio per la firma finale e la data!

Il tenore del volantino è stato ripreso favorevolente dai vari giornaloni tutti laicisti, fino alle ancora poco diffuse (se non per nicchie) pubblicazioni online generalmente cattoliche progressiste: i primi con sollievo per il grosso movimento cattolico reso innocuo e sostanzialmente non defavorevole al pensiero unico politically correct incarnato dai governi e amministratori pubblici; i secondi in quanto spesso subdolamente interessati da loro candidati a dette elezioni oppure da un clima di mediocre o di profonda ignoranza relativista del mondo cristiano in cui i riferimenti metodologici, fatalmente astratti, bastano e avanzano per soddisfare ogni esigenza di cultura anche solo preventiva alla politica. L’idea che il cristianesimo abbia un vastissimo patrimonio culturale nella sua DSC (Dottrina Sociale della Chiesa) in grado di condannare senz’appello lo statalismo ambiente, vale a dire il cancro più mortifero – per cui le masse hanno perso la fiducia della politica! – sfugge agli uni come agli altri. Oppure, anche se ne sono coscienti, “che importa purché non se ne parli”…
L’unica cosa ritenuta importante è che gli elettori vadano a votare e non si astengano votando, come si dice, con i piedi: andando invece “a pescare”.

Visto che il volantino di CL per le elezioni non ha contenuti politici, nemmeno generali, chi lo dirà al popolo abbrutito dal nichilismo imperante che se non si rimettono a fare figli, molti figli,  contrariamente a quanto hanno fatto negli ultimi cinquant’anni (da parte delle due generazioni attuali di adulti), nemmeno i debiti pubblici messi ignobilmente e peccaminosamente sul gobbone dei giovani ci faranno uscire dalla crisi economica in Occidente? Chi lo dirà allo stesso popolo che il vero bene comune è di liberarsi in Europa dei molti milioni di statali parassiti, come si è fatto e si continua a fare nel settore privato, di cui si é mortalmente appesantita la sazia società clientelare europea? Chi lo dirà agli elettori sempre più reticenti e “annoiati nel rapporto col loro Io” che il solo voto utile è quello del “desiderio da cui scaturiscono valori e iniziative che mettono insieme gli uomini”, quello cioè dove solo programmi politici  antistatalisti che riaffermino chiaramente il predominio innanzitutto religioso dello Spirito e della Persona sullo Stato (e non viceversa)? Chi dei candidati alle elezioni avrà il coraggio di dire chiaramente al popolo elettore di votare per scelte di fondo contro cui la politica dissennata sta disarticolando e distruggendo la civiltà, contro ogni tradizione culturale?
E questo in cambio di sempre più apparenti vantaggi miserabilisti concepiti per peccaminosi e massificati  edonisti pezzenti, pur sempre indispensabili elettori!

Che ci si ricordi, piuttosto di continuamente citare invano le parole di don Giussani anche del  1992 su questioncine ormai solo marginali e metodologiche, delle sue scelte molto dure e drammatiche di appoggiare perfino l’”impresentabile e sardanapalesco” Berlusconi. Il quale, almeno, non rivendicava lo statalismo come sistema modernista irreligioso e devastatore sul piano economico, tra la marea e la canea degli inveterati statalisti, a manca ma pure a destra!
Non dire nulla contro lo statalismo oggi significa avvallare, continuare ad avvallare, il disastro giudicato incolmabile e mortifero (se continuato) della nostra era. Quello del boy scout, irresponsabile parolaio Renzi, sedicente cattolico, ma primo ministro ineletto (!) per una legge, per esempio, oggettivamente assassina e maledettamente stravolgente di tutta la nostra civiltà: come quella sciagurata della Cirinnà  senza, in sovrappiù, alcuna discussione – nessuna! – in parlamento, acrobaticamente dittatoriale.
Del mai visto, in tutti gli annali anche nei periodi più bui.

Siamo già, in Italia, in avanzato inseguimento della follia legislativa criminale del Belgio, in cui vivo da quarant’anni, che ha adottato perfino la legge nel 2014 di eutanasia dei bambini!

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