Come avere la fede per il Creatore vivente nel nostro mondo tutto materiale, “calcolato e previsto”? Questo però non è in sé solo materialista, né calcolabile e soprattutto non prevedibile! Quaerere Dominem.

Tutto quello che ci circonda è presentato come obiettivamente estraneo da ogni trascendenza. L’esistenza, ce lo si dice cento volte al giorno, ci appartiene dalla A alla Z in quanto sarebbe creato direttamente da noi stessi, da me personalmente e dal mio denaro. È sufficient che io decida. Ogni spot pubblicitario me lo ripete quotidianamente, oh quante volte. Il fatto di credere solo a quanto tu vedi, tocchi e desideri ti fa appena sorridere, se mai ti succedesse di pensare al “Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra. Et in Gesù Cristo, suo figlio unigenito, nostro Signore; che è stato concepito dallo Spirito Santo, è nato dalla Vergine Maria…”.
Vedendo vostra moglie o la vostra amica che estrae dalla borsetta la pillola contraccettiva del giorno, al sorriso piuttosto sarcastico si aggiunge istintivamente il leggero tentennare della testa riguardante la verginità della Madre di Dio… Il vostro Credo, imparato a memoria da quando eravate marmocchi, lo vedete confinato praticamente in una sorta di universo mitologico di ricordi vagamente appartenenti ai sogni ludici della prima esistenza. Paradossalmente, l’estrema materializzazione calcolata delle vite dette moderne, portandoci in piena crisi culturale ed economica, mostra all’uomo ciò che noi siamo, che la nostra creaturalità non ci appartiene veramente. Tutto ciò che doveva essere calcolato, in effetti, non è stato per nulla previsto: anche gli ”esperti” si sono sbagliati totalmente. Gli effetti materiali e contabilizzabili della crisi economica non sono altro che il risultato delle cause culturali e spirituali che trascendono i comportamenti che la massificazione modernista (non moderna!) ci “impone” con il suo pensiero unico. Così, quanto è stato rifiutato, come dicono i francofoni, “ritorna al galoppo” inesorabilmente: il nostro mondo che si potrebbe definire massimamente materialista ed immanente esprime un senso religioso paradossale, almeno come domanda spirituale innaturalmente negata e relegata nello scetticismo incredulo.

La fede – la dottrina cattolica lo dice chiaramente – è un dono di Dio: essa non scaturire come “creazione umana”. Possiamo solo eliminare tutti gli ostacoli che in modo razionalistico (non razionanlmente!) gli opponiamo. È per questo motivo che papa Emerito Benedetto XVI, nel suo discorso storico ai Bernardini  a Parigi, ha richiamato il classico Quaerere Dominem (Cercare il Signore) come metodo per l’uomo attuale di porsi di fronte al problema della fede. Cercare attivamente sempre razionalmente in quanto la fede – nella nostra èra – è strutturalmente fragile, se non inesistente. Essa ha bisogno di fondarsi sulla ragione e non solamente sul sentimento, ovvero più abitualmente sul sentimentalismo. È per l’appunto questo il legame – e non la separazione – tra la fede e la ragione! È volontariamente, sulla base della ragione che la fede va cercata: la fede è, in effetti, ontologica, vale à dire naturale, fondata intrinsecamente sulla struttura primaria dell’esistenza. Quella che fa riconoscere la nostra creaturalità, in quanto esseri che nascono e muoiono inevitabilmente nel mistero, al di fuori da tutte le tendenze non pseudo-razionali del nostro mondo dominato dall’ideologia scettica del nichilismo relativista!
La prova dell’incapacità basilare dell’uomo di darsi un senso globale e completo, profondo e eterno, alla sua esistenza è, per esempio, l’attuale crisi detta economica che è in ogni caso generata dall’idea narcisista e falsamente autosufficiente dell’uomo moderno e tecnoscientista. Il fatto, soprattutto nelle due ultime generazioni, di avere abbandonato completamente i principi e le leggi di Dio – con la denatalità (separando tragicamente il piacere sessuale dall’apertura alla vita); e l’altro fatto dei debiti statalisti sempre accumulati e mai rimborsati (che le generazioni future devono pagare) non fa che mostrare questa impossibilità eterna per l’uomo di salvarsi. Non a caso la Rivelazione monoteistica (ebraica) prima e quella cristiana e trinitaria dopo, con l’annuncio evangelico della Buona Novella, hanno presentato all’umanità tutta l’offerta incarnata di Salvezza di Dio e della Chiesa.

Di fronte all’attuale gigantesca crisi religiosa propria dell’agnosticismo, in sovrappiù superficiale, della contemporaneità, anche all’interno della Chiesa si trovano tendenze nichiliste che separano la ragione dalla fede: il tutto, per correre dietro l’autosufficienza generalizzata delle masse miserabilmente edoniste. Tutte le tendenze autolaiciste e spiritualiste nell’intimismo, proprie a un certo cattolicesimo dei nostri giorni, scaturiscono da questa vera e propria eresia: in altri tempi la si sarebbe definita in questo modo. Una negazione, questa, della religiosità globale e totalizzante della missione del Cristo nella storia, oltre che per ogni uomo. La missione cristiana di collegare la Terra al Cielo, l’orizzontale sociale col verticale divino, la giustizia alla fede, è così praticamente annullata. Quaerere Dominem nel mistero della Croce, sia orizzontale che verticale del suo legno incrociato, è ciò che resta da fare agli uomini insieme e singolarmente.

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