La denatalità e i debiti pubblici hanno prodotto la colossale crisi economica attuale, tra l’immorale cecità scontata del nichilismo. L’esempio della Grecia non è per nulla isolato. Anche i cattolici non son stati da meno!

Finalmente il mondo cattolico inizia a svegliarsi e riappropriarsi del suo messaggio escatologico eccezionalmente coincidente col problema moderno, apparentemente numero uno, della nostra era: quello della più colossale crisi economica planetaria della storia. Cosa è successo e cosa sta succedendoL’uomo cosìddetto moderno ha deciso, tra l’altro, di generare grosso modo la metà dei figli di prima. Le medie europee e occidentali sono attestate da decenni su indici di fertilità da 1 virgola qualche decimale invece del 2,1: minimo demografico per mantenere solo il livello di esistenza precedente. E le statistiche non annunciano nessuna risalita, anzi.
Da quando la pillola è stata utilizzata a livello di massa (anni ’60), è l’aborto che si è aggiunto in modo banalmente generalizzato – era fatale! – anche tra i giovani.
Il fenomeno delle “culle vuote”, della mostruosa decrescita della popolazione, si è così ben impiantato che nemmeno l’immigrazione extra-comunitaria, molto massiccia e ancora demograficamente prolifica, non è riuscita a compensare – nemmeno da lontano – il pauroso deficit umano così prodotto. È successo un fatto epocale: che le popolazioni occidentali (compreso il Giappone e l’immensa Cina con la sua politica totalitaria del figlio unico cominciata nel 1978), staccandosi dalla Legge di Dio, da quella naturale e da quella della Chiesa che ha sempre sostenuto l’apertura alla vita, si sono inoltrate in un modello esistenziale sempre più apparentemente edonista con l’imperativo di generare al massimo un figlio solo. Dimenticando che i figli sono un dono. Ma non ci si ribella alle leggi naturali senza provocare conseguenze disastrose. La denatalità generalizzata, dopo vari decenni, è giunta progressivamente a far crollare ciò che viene chiamata, sul piano economico, la “domanda interna” dei paesi detti opulenti. I quali hanno così sganciato strutturalmente il loro destino dal Piano divino sulla Terra. Donde la crisi economica: il circa miliardo e mezzo non nato (anche abortito) nell’ultimo mezzo secolo, è questa la stima dei demografi, non ha bisogno evidentemente di nulla: né di case, di frigoriferi o di macchine… Da cui la stagnazione, anche recessiva, dell’economia. E pensare che ancora oggi si è spesso convinti conformisticamente che nel mondo ci siano troppe persone: allo stesso modo dei maltusiani di due secoli fa, allorquando sulla Terra c’era un inimmaginabile quinto della popolazione attuale!

Per quanto possa apparire assurdo, questa semplicissima constatazione non è stata ancora massicciamente rilevata: dopo decenni (!) nemmeno dai cosìddetti (forse soprattutto) esperti economisti e dagli innumerevoli giornalisti tuttologi. A dire il vero, qualcuno, da qualche anno e raramente, ne comincia a parlare. Ma chi si azzarda a mettere in rapporto gli ormai innumerevoli non nati con la crisi economica? I luoghi comuni sulle cause della crisi sono numerosi e tengono sempre banco… Salvo che, a sentire i media, gli annunci della sua fine e delle conseguenti riprese e ripresine sono talmente numerosi che più nessuno, dopo molti anni, ora ci crede. Eppure, dopo così tanti flop successivi che hanno completamente screditato gl’infondati e plurisfondati esperti, la somma di recessioni – almeno quella – dovrebbe una buona volta arrestarsi (come negli USA)!

Quanto alla crescita economica reale e duratura, ovviamente, si dovrà attendere – come lo ha più volte dichiarato l’attento e veramente colto monsignor Luigi Negri, vescovo di Ferrara – dopo che la natalità avrà ripreso il suo corso almeno naturale: ben al di sopra dell’indice di riproduzione (praticamente quasi almeno il doppio dell’attuale). La cosa è molto lontana dal verificarsi. Senza parlare della seconda causa della crisi: quella dei debiti pubblici che stanno anch’essi inevitabilmente continuando ad aumentare: con il costo dei loro interessi annuali colossali e inesorabili!
Il livello di cecità e, al meglio, di spiritualismo dei cattolici, può essere visualizzato dal silenzio siderale, quasi generalizzato, su questi temi: la denatalità e i debiti inarrestabili dello statalismo welfare. Eppure, i due fenomeni dovrebbero essere un vero e proprio cavallo di battaglia nella catechesi della Chiesa nella nostra epoca particolarmente ribellista alle leggi di Dio. Ricordiamocelo, tutto è cominciato dalla quasi generale derisione, lobotomizzata e sempre più arrogante, dell’enciclica “Humanae vitae”, nel 1968, di papa Paolo VI ora riconosciuto santo!
Da allora, tutto il nostro mondo detto opulento e edonista ha vissuto dissennatamente al di sopra dei propri mezzi: indebitandosi irrimediabilmente, e antidemocraticraticamente, con le generazioni seguenti e future.
Va pur detto che qualche cattolico l’aveva pur detto esplicitamente quanto per niente ascoltato già ben prima del 2014! Per esempio, l’ex responsabile delle finanze vaticane, Gotti Tedeschi.
Ma le leggi naturali dell’economia e della vita spirituale vengono sempre al pettine. L’esempio della Grecia non è certo isolato.

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