I « Nonni 2.0 », movimento al centro dell’“emergenza educativa” a tutto campo: dalla coscienza della Tradizione all’orrore del Gender.

Il nichilismo contemporaneo, vale a dire l’ideologia che nega l’uomo come creatura, quindi appartenente all’amore e alle leggi del Creatore, si pretende anche pensiero progettuale dominante nel nostro mondo. Tutto ciò che viene definito “moderno”si oppone così radicalmente a quanto la storia ha distillato e affermato come verità. Il moderno si concepisce a priori antagonista al patrimonio spirituale e culturale della tradizione.
Come può una siffatta generazione adulta, senza radici esperienziali, privata di reale patrimonio verficato di civiltà, porsi come necessaria educatrice delle generazioni seguenti?
Questo è l’interrogativo di fondo, molto retorico, che la nuova associazione italiana, Nonni 2.0, si è posto fin dalla sua nascita nel 2014. In realtà, la nostra epoca nemmeno si pone più veramente il problema di educare: la parola educazione, nel suo senso originale di condurre criticamente, è pressoché scomparsa. Essa è stata sostituita o fatta coincidere con la cosiddetta parola neutra istruzione. La tecnoscienza, la visione cioè detta oggettiva e “indiscutibile” ancor più che indiscussa, si è arrogata la funzione di “trasmettere” o di “indurre automaticamente l’educazione”: l’ambigua parola omnicomprensiva comunicazione se ne occupa… Così, è la nuova ideologia tecnoscientista – modernista e acriticamente non moderna –, scaturita dal pensiero unico relativista e individualista, ad illudersi di educare o istruire. Ad inventare ab ovo tutta la visione del mondo e della vita. Donde la distruzione delle vecchie e sommariamente condannate istituzioni come la famiglia, le leggi naturali, la Chiesa. Oppure la loro marginalizzazione, la loro resa riduttiva ed insignificante ai fini vitali (o mortali). Tutte cose concretissime e non (solo) sovrastrutturali: in Belgio, un anno fa, si è approvata la legge che permette di eutanasiare, cioè uccidere, anche i bambini! Quando si nega l’esistenza di Dio oppure se ne proclama l’indifferenza nell’insignificanza, come fanno i laicisti (incolti, primitivi e violenti), si giunge a tali leggi eugenetiche, naziste ed assassine.

 La massificazione generalizzata del nichilismo, non solo ha prodotto lo tsunami del non Essere e la mancanza generale di senso del nostro mondo, ma ha anche ingenerato una “Emergenza educativa”, così chiamata dai Nonni 2.0.
Non potevamo mancare, mia moglie ed io, alla prima conferenza-dibattito (delle previste quattro) tenuta dal prestigioso vescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri, a Milano: tema La tradizione. Le altre tre saranno tenute sui temi dell’orrore dell’ideologia del Gender, dell’Affettività e del Gender (d)istruzione. Quest’ultima vedrà l’avvocato Gianfranco Amato, già citato in questo Blog per il suo bel articolo su La Croce, alle prese col tema giust’appunto dell’istruzione invasa dalle iniziative (dis)educative e (d)istruttive LGBT. Di fronte ad un teatro pieno (al centro Culturale Rosetum) l’eccezionale vescovo Negri, già allievo di don Giussani fin dagli anni ’50 e responsabile della cultura del movimento – quando l’ho conosciuto mezzo secolo fa lui era già una piccola star intellettiva –, ha fatto letteralmente risuonare nelle orecchie dei numerosi convenuti le parole e i concetti del grande Maestro: il più prestigioso educatore al mondo del Ventesimo secolo (così definito da quasi tutto l’universo cattolico e non solo!). Il numeroso pubblico era guidato da Peppo Zola (un altro giussaniano di valore della prima ora, attualmente vice presidente dei Nonni).
Esemplificativamente, tre sole verità brevi e cruciali espresse nello speech del vescovo: 1) Il vero problema educativo riguarda sempre ed eclusivamente l’educazione degli adulti, degli educatori;
2) Senza tradizione, senza il Magistero della Tradizione, non c’è coscienza del valore da comunicare;
3) Se un valore non è comunicabile o non si comunica, non è un valore.
Ma i contenuti della conferenza sono quasi innumerevoli, al punto che Negri, anche massimo polemista, ha dovuto gentilmente imporre la chiusura del dibattito.

 A questo incontro non ha potuto partecipare il presidente dei Nonni 2.0, Pierluigi Ramorino, in quanto impegnato al Parlamento a Roma. Era stato audizionato dalla Commissione Giustizia, in cui difendeva, tra l’altro, il principio pedagogico fondamentale per cui “è la famiglia e non la scuola, naturalmente, a doversi assumere l’educazione sessuale dei bambini e dei ragazzi”. Tanto più che c’è in atto la tendenza opposta, da parte dei sessuonichilisti Gender. Anche all’insaputa inaudita delle famiglie!
È anche questo, affermava veemente l’avvocato Zola, la ragione per cui è nella vocazione dell’associazione dei Nonni, già molto attiva in tutta Italia e non limitata ad occuparsi di accompagnare i nipotini a scuola, di poter partecipare ed incidere nelle decisioni politiche…
Tra il folto pubblico, letteralmente spinto fuori dal teatro vista l’ora molto tarda, non ho potuto notare due grandi e strepitosi leader del movimento educativo italiano: Eugenia Scabini e Franco Nembrini, ambedue intelligentemente devoti e fedeli al genio culturale e religioso (nel qualcaso trattasi di aggettivi veri sinonimi!) di monsignor Giussani. La prima, storica responsabile di CL da molti decenni e redattrice di una sorta di profondo manifesto fondativo di Nonni 2.0 ; e il secondo, riconosciuto numero uno come educatore massimo e fine pedagogo, non solo in Italia: leggere i suoi molto seguiti articoli sul quotidiano cattolico La Croce.

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