Il funerale della regina Elisabetta II, il più famoso della storia visto e seguito da quattro miliardi di spettatori, è forse quello dell’autentica religiosità. Cioè si tratta del sempre provvisorio trionfo dello gnosticismo immanente e antropocentrico che ha voluto seppellire, senza mai riuscirci, la nozione di famiglia naturale. Ormai, invece, molto generalmente praticata: doppiamente responsabile, al massimo grado, del disastro totale già quasi compiutamente perseguito. Per di più ancora una volta mistificato con la poligamia pseudo-edonista di fatto celebrata, sebbene con ritegno, con la liturgia opulenta del capo della Chiesa anglicana, nella ex-persona della Regina stessa ritornata al Padre! Ciononostante, il “successo” planetario del funereo avvenimento, insegue l’inizio, appena percepito e imperituro, dell’eterna rinascenza della Verità monogamica e sacramentale. Ribadita dall’enciclica “Humanae vitae” del 1968, apparentemente mai veramente accettata… Osannata, è stata così la Regina monogamica ora morta, a baluardo solitario del regno pure storicamente più lungo. Insieme alla Verità – creaturale e irriducibilmente cosciente – della figlialità incomprimibile e felicemente grandiosa: nella sua dipendenza religiosa dalla Paternità divina di suprema e amorosa pienezza.

Un funerale non solo formalmente religioso ma, nell’eresia generale del ribellismo umano, sancito con protestante arroganza, mentre vive e rivive l’ineliminabile Verità della nemesi monogamica.
La caoticità coatta del nostro mondo contemporaneo è stata ancor più aggravata dal paradossale “successo” dell’avvenimento inversamente espressivo rispetto alla fatale realtà, grandiosamente e di fatto celebrata nell’occasione. E notevolmente contraddetta nei suoi costitutivi salienti. Tutto il declino dell”Occidente è stato in effetti fulgidamente rappresentato, per più di una settimana di falsa  narrazione planetaria, nell’ancora supremo residuo di civiltà cristiana. Sopravvissuto nell’idea, ancora più che tuttora fondata, nella autentica monarchia di fronte alla scemenza acefala, sempre più diffusa, delle democrazie moderniste in crisi ateista. E forgiata nella loro saggezza da millenni, clamorosamente negati. A partire dallo scisma britannico, sempre protestante di cinque secoli fa (sulla scia di quello tedesco-luterano, mezzo millennio fa). Il quale sarebbe diventato, a breve, l’eresia del modernismo razionalista attuale di quasi tutti gli Stati assoluti e totalitari cosiddetti moderni, di tipo hobbesiano! Cinque matrimoni e una esecuzione capitale muliebre per “tradimento coniugale” comandati da Enrico VIII, valevan bene un’Apostasia scismatica dal Cattolicesimo! L’esito teleologico, fatale, è precipitato ora, fatalmente e quasi impercettibilmente, sotto gli occhi della metà del mondo intero. Il quale ha potuto realizzare l’anonimistica devastazione prodotta, anche a livello di massa, del ribellismo che il Cattolicesimo ha sempre denominato del “Peccato originale”. In realtà, non si è  veramente capito  quasi nulla di tutto ciò, da parte del mondo attualmente massificato. In sostanza tutti gli uomini sono rimasti piuttosto nella superficialità epidermica del cosiddetto “gossip” fattuale immanente e cosiddetto… nobile. In un oceano di banalizzazioni, malgrado le solennità e le magnificenze inconsuete commemorate.  Tra la ridda infernale degli innumerevoli giornalisti ciarlatani accorsi sullo schermo mondiale, il solo commentatore televisivo è stato il cattolico Langone a reintrodurre nel linguaggio mediatico conformista, massimamente gnostico, la Verità profonda, essenzialmente storica: egli ha osato parlare impetuoso e fervente di “Religiosità”! Anche se solo con un rapido accenno, subito interrotto, come al solito dai conduttori prezzolati e semi lobotomizzati. Una parola, questa, ormai totalmente estranea, come un capello fatto cadere nella minestra, distribuita anche dal mediatico convento, dalla cultura pure cattolica ed ecclesiastica! Generalmente e in modo assolutamente minoritario, è così riemerso l’inizio di un discorso introduttivo e liberale però immancabilmente rimasto “illimitato e infinito” all’americana. Alla maniera di un Capezzone di turno, comunque in piena forma critica. Il quale ha posto l’accento, tra la sorpresa generale di altri cosiddetti giornalisti tranquillamente ideologici, l’enorme contraddizione insita in un interesse mondiale esplicito. E ridestato, dalla tematica della “Regina virtuosa”, eccedente sulla tiritera edonista consueta con cui viene trattato solitamente l’argomento. Notte e giorno in tutto il mondo.

La reazione dell’attuale universo massificato, situata tra la compartecipazione allo gnosticismo   edonista e la vaga ormai intuizione, sempre incancellabile, della vera consapevolezza sacrale…
La doppia polarità della celebrazione, implicitamente espressiva di una magnitudine e anche di una trascendenza storica dell’evento, ha stupito e strabiliato, per la sua dimensione tendenzialmente verticale e per i suoi contenuti inusuali oggettivamente magnificati. Il “dressing code“, cioè l’abbigliamento protocollare imposto dall’ordinanza di un’alta uniformizzazione “sacrale”, rispetto a quello borghese (piccolo borghese), per i ben noti diseredati infedeli della rimasta comunque familiare corona, colpevoli di tradimento morale alla legge divina e regale, ha visualizzato in ogni caso l’intrusione del capello nel piatto succulento, o almeno sontuoso. E questo anche al di là dalla coscienza, imprigionata nel perimetro del materialismo reso consuetamente nell’ideologia mondana. Abitualmente trattata e sempre pure concepibile in modo, si direbbe, inestirpabile per l’uomo. Così, alla “normale” immagine di un universo solo antropocentrico e standardizzato, ha fatto capolino prepotentemente l’architettura di un altro paesaggio, comunque divino e molto celeste, in controcanto armonioso, anche se non immediatamente notato consapevolmente. Il “sound” consuetudinario dell’udibilità dell’avvenimento evocato, infatti, presentava ben altre disarmonie e dissonanze! È il piacere straccione, relativista personale e individuale (materialista, uniforme e invasivo), a essere stato in gran parte percepito, quasi esclusivamente nella sua volgare e immediata violenta evidenza. E non la trascendenza scaturibile e ricolma della sacralizzazione eterna che pure appariva chiaramente dalla ritualità e dalla maestosità cultualizzata del grandioso funerale. Quella che appaga sempre anche l’anima eternamente ontologica e aristocratica dell’uomo. Di ogni uomo! Il bisogno essenziale di divino è comunque stato reso visibile nonostante il fastidio, immediatamente percettibile dell’omologazione vitalistica e vociante della numerosa figliolanza generalmente    fedifraga (contenuta però nella decenza). Rispetto al silenzio sempre ieratico e magnificente di ogni gesto liturgico e protocollare, visto avidamente in tutte le televisioni del mondo.

L’inganno del liberismo “infinito” del clero e dei suoi “fedeli”, ora statalisti nell’incredulità, come protagonista morente nella devastante crisi relativista dell’Occidente, però ancora formalista.
Una doppia dimensione, nonostante tutto ancora spirituale, si è così presentata, anche involontariamente, tra i commenti in genere di fatto ovvi e sconci che hanno totalizzato e cercato sistematicamente d’incapsulare l’esistenza di continuità dell’uomo massa e dannatoQuello cioè modernista, onnipresente  e contemporaneo. La parola “Libertà” è stata così oggettivata di colori e profumi dalle assonanze profondamente sempre fascinosamente desiderate: nel riduzionismo infernale dominante. Per la medesima ragione, la libertà dozzinale in cui si concentra tutto il proprio anelare detto veramente moderno, appare, anche se spesso inconsciamente, in tutto lo squallore della decisionalità arbitraria e individualisticamente poveraccia. Sempre però insoddisfacente e comunque percepita (anche confusamente) per il vocazionale destino umano. Così, l’unicità detta suprema della celebrata “Regina generalmente silenziosa“, anche se priva del cosiddetto potere assoluto (politicista più che politico leviatano), rifulge come valore dell’Essere, al di là di quello della diponibilità, ad esempio, di favolosi e mitici castelli… La diffusissima mitologia moderna, sebbene apparentemente fondata piuttosto sulla nomea per cui, prima di coricarsi la sera, la Regina virtuosa amava girare nelle sue  innumerevoli stanze per anche spegnere le luci rimaste accese… Mentre meditava, in tal modo, le brevi frasi, concettualmente sintetiche e memorabili, da rivolgere settimanalmente al Primo ministro di turno: al fine di almeno fissarlo sul nucleo essenziale delle sue molte attività inevitabilmente pure demagogiche e scellerate! Anche il liberalismo più sapiente, senza il colpo d’ala della trascendenza divina e regale, finisce tragicamente per diventare dannatamente “illimitato”, post-umano e, soprattutto, anti-cristocentrico. Contro, per esempio, la natalità, inevitabilmente guerrafondaia e riduzionista, con ogni mezzo. Mostruosamente al 50% della popolazione malthusianamente ora mondiale, da parte del Nuovo Ordine Mondiale diel vero padrone del mondo a Davos.

L’attuale Chiesa cattolica in maggioranza eterodossa, invischiata e ingolfata nell’eresia variamente modernista e insostenibile, nel caos della nostra era. Fatalmente molto duraturo e predeterminato! Tuttavia è stato notato, in realtà non molto spesso, come la Chiesa anglicana, col solo suo formalismo mutuato dall’aristocratico splendore cristiano soprattutto militare, seppure eretico avendo fondato la sua esistenza protestante sui principi vanagloriosi e razionalisti (non razionali!) esclusivamente umanoidi, ha ora paradossalmente dato alla Chiesa cattolica una indebita lezione. Sull’abitudine di pontificare intorno al sempre falso sociologismo della bontà dei sentimenti personali e politico-spiritualisti! Meglio, molto meglio – anzi indispensabile! – è la ritenuta ben nota allusiva e alquanto  taciturna ritenzione inglese (l’understatement), piuttosto che la logorrea acefala modernista dell’attuale Chiesa romana: sempre tendenzialmente protestantizzante attivamente nel politicismo anacronistico e irreligiosamente sinistroide. E pure antidemocratico! Elisabetta II aveva passivamente limitato la sua eresia a quella solo ereditata dalla sua tradizione – in quanto  responsabile suprema della “sua” Chiesa anglicana – tacendo al massimo. Come richiesto, del resto,  dalla sua stessa Costituzione britannica. Anche se, così facendo, non ha saputo o potuto educare perfino la sua personale famiglia regale alla Grazia divina, che solo la fedeltà all’unità cattolica e dogmatica della Tradizione magisteriale petrina può permettere. Peraltro in piena e progressiva devastazione da secoli, almeno a causa delle infiltrazioni filosofiche gnostiche (quindi teologiche), denunciate da prima del Sillabo di Papa Pio IX, in pieno Ottocento. Non c’è salvezza, si sa o si dovrebbe ancora ben sapere, fuori dalla Chiesa mistica romana. Anche quando, come specialmente nell’ultima sessantina d’anni, quando ci si smarrisce maggioritariamente e particolarmente, nell’ultima decade di Pontificato bergogliano. In modo esplicito nel modernismo ranheriano e sangallista: comunque strenuamente combattuto da una minoranza petrina molto santificata cattolica e umilmente pregante! La sua santità è, infatti, sempre fondata sul Corpo Mistico centrato sul Mistero dell’Eucarestia tipicamente ed esclusivamente petrina e antimodernista. E sul suo Magistero tradizionale dogmatico. Ora disatteso quasi completamente, soprattutto dal suo clero. E quindi, dal suo popolo detto di Dio, però sempre dalla fatidica “dura cervice“, fatalmente debole di fronte al peccato. Anche di Apostasia generale ben camuffata, come profetizzato nelle sacre Scritture! Allo stesso modo avvenuto endemicamente nella famiglia della Regina morta, ora falsamente venerata nella consueta ed “ecumenica” idolatria pure detta “cattolica”.
Sarà forse che le cose, malauguratamente, debbano anche peggiorare rispetto al presente. Allo scopo che l’evidenza possa apparire e tutti possano veramente capire dove dimora la Verità divina, cristocentrica ed eterna. Preghiamo.

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