È il “Corpo mistico della Chiesa cattolica”, spesso poco visibile, lo scopo permanente del cammino dell’uomo, altrimenti votato alla perdizione. Anche mentale e comportamentale! Pure il più divinamente dotato dei Movimenti cattolici ha come sola o principale destinazione l’approdo santificante alla Chiesa, con a capo sempre Cristo. E ciò, incarnato nella figura, quasi mai garantita a priori come oggi, dal suo “Vicario” Papa Francesco: nell’attuale intermittente tendenza modernista, immanente e protestantizzante.

Pena rimanere tragicamente infantile e pleonastico, un Movimento cattolico col suo carisma specifico, dunque sempre comunitario come in Comunione e Liberazione, può solo sfociare nel Mistero della Chiesa, fatalmente bistrattato dal mondo. Oggi anche ostruito alla vista sotto il presenzialismo eterodosso dell’attuale Papa, più che altro immanentista ed eterodosso significativamente e inutilmente applaudito dai miscredenti di sinistra. All’opposto del rigorosissimo e provvidenziale arcivescovo Viganò, pienamente convertito alla Chiesa petrina!
Papa Francesco corre appresso al mondo, come fa da decenni in quanto deteologizzato sangallista, il quale ritiene cervelloticamente l’umanità sostanzialmente già strategicamente investita, rahnerianamente, dalla immaginata gratuita e supposta sempre disposta Grazia di Dio. E questo, anche senza l’eterna indispensabile mediazione evangelica dell’Ecclesia divina di Pietro, con i suoi Sacramenti! La cui colossale e vanità teleologica, non solo di fatto, rispetto all’ossessiva rincorsa alla mentalità mondana, rende evidente il problema costituente della sua grande crisi storica di Apostasia. O meglio, della maggioranza di tutti i suoi uomini, nella Chiesa cattolica! Caracollante comunque da secoli e, specialmente, dalla morte di Papa Pio XII. Particolarmente dal Concilio Vaticano II. Oltre da questo Pontificato cocciuto per la sua eresia, astutamente dissimulata nella sua continua intermittenza… Il Movimento Comunione e Liberazione, con due crisi sconvolgenti di tipo rifondativo sebbene di natura opposta, in una cinquantina d’anni (nel ’68 e nel 2005, dopo la morte del fondatore e Maestro, don Luigi Giussani), deve ora affrontare una seria analisi detta di “doppia crisi”. Interna ed esterna, radicalmente nuova e molto significativa. In quanto deve attualmente porsi domande, sebbene negli ultimi quindici anni molto astutamente eluse e ben più radicali, rispetto alle abitualmente autoposte in questa sua terza fase. Soprattutto se si pensa che in CL non esiste ormai quasi nessuno che sappia chi comanda veramente nel mondo! Ora le attuali dimissioni del suo presidente monsignor Carron, delfino spagnolo definito sin dall’inizio molto “estraneo” alla storia gloriosa del Movimento, soprattutto dal punto di vista della sua altezza vitale. Tutta la situazione è così resa ancor più criticamente interrogativa. Il tipo di risposta in gioco è indispensabile per almeno comprendere il discorso escatologico, salvifico e universale del grandissimo provvidenziale e attuale monsignor Viganò. Ma ancora oggi, la stramaggioranza dei ciellini residui vive nella più completa ignoranza dell’analisi politica mondiale e sulla teologia reale che, almeno negli ultimi quindici anni, ha pure definitivamente demistificato, per esempio, l’ultimo Concilio. Il quale, sedicente fin dai suoi preamboli, si era dichiarato ridicolmente “esclusivamente pastorale” e non dottrinario-cristocentrico,  come sempre e per definizione! Nella cui Assemblea ecclesiale plenaria pure sguazzava ancora come leader culturale, passivamente indiscusso, l’ancora abbastanza sconosciuto “esperto” gesuita tedesco ed eretico, Karl Rahner.

La non solo recente ignoranza filosofica, teologica e storicamente ecclesiologica di Comunione e Liberazione, adagiata sulla cultura autenticamente sterminata e temeraria, del ritenuto più grande religioso cattolico del ventesimo secolo: quello del suo fondatore per cui “solo gli audaci e umilmente cristocentrici accederanno al Regno dei Cieli”…
Il quale modernista Rahner, non solo coerente alla sua copiosa e diabolicamente antropocentrica “teologia immanentista del successo” (altro che Mistero umile della Croce!), si accingeva a vivere “more uxorio” con la sua amante… E ne faceva pure “sommo insegnamento pubblico”, totalmente o quasi molto seguìto o giustificato, in modo anticipatamente anche sessantottino, già da una maggioranza ecclesiastica piuttosto o silenziosamente disorientata, non solo europea.
Svuotando, per almeno un mezzo secolo e più, il concetto stesso di Autorità veritativa e non solo formale. Indispensabile, ovviamente, alla grande assente nel ciarlare infinito e pubblico della nostra epoca, che ha anche definita impossibile e non fondata la definizione di “Verità unica” e non relativista della Cattolicità! Le ultime scoperte anche delle vere scienze hanno invece, nel frattempo, sorpassato, almeno in modo avanguardistico, la sordida ritrosia ingiustificata della Chiesa. La quale appare, nella sua squallida reticenza generale, non essere più fiera della Verità totalmente incarnata da Cristo. A parte i molti ciarlatani ora sedicenti medici detti generalmente “virologi” anche cosiddetti terapeuti – in realtà, a copertura ben prezzolata e in conflitto d’interesse per un potere politico realmente già desautorato e alquanto  disprezzato – i veri scienziati e non scientisti, sono discretamente così giunti quasi alle stesse conclusioni trascendenti che la religiosità culturale romana ha sempre affermato. Il rinnegamento relativistico del modernismo costituisce infatti, come tendenza eretica, la più grave eterodossia nella storia! Così anche il Cattolicesimo, dopo le altre ingiustificate o false religioni, sta correndo col mondo dell’errore di deperdizione: fino a presagire la più totale follia pure psichiatrica. Fatalmente essa si rende preda dei più totalitari e diabolici esseri sempre in circolazione predatrice!
Il sopraddetto “principe teologo” tedesco gesuita eterodosso, morto nel 1984, era anche stato ricevuto con molti onori da Papa Paolo VI in pieno Concilio (tra quasi l’unanime applauso di cardinali e vescovi). Egli ebbe forse l’involontario merito, con le sue letali “sparate” dottrinali antropocentriche e scervellate, di aiutare in maniera inconsapevole a convertire laboriosamente e profondamente anche il Papa stesso. Il quale se ne uscì, già nel 1968, con la sua molto “scomoda” e inattaccabile “Humanae vitae“: enciclica però tanto respinta in blocco e pure indegnamente ridicolizzata, quanto mai veramente contestata puntualmente, dottrinalmente e in modo razionale. E questo, ancora oggi, dopo più di mezzo secolo!

L’alquanto falsificato amore nativo e “personale” di CL per le citazioni di don Giussani, fino al punto da renderle acriticamente sopravvalutate nel deserto generale antropocentrico della sua decontestualizzazione epocale: nella sottovalutazione abissale della misconoscenza teologica.
Anche i fuoriusciti da CL, dopo il tradimento del Movimento soprattutto all’inizio del terzo millennio, in occasione della successione al suo Gius fondatore e animatore, sono rimasti con però molto spesso un piede situato adolescenzialmente “dentro la cosiddetta loro storia, in CL“…: ovvia, scontata e immutabile naturalmente. In modo curiosamente acritico rispetto a tutta l’esperienza ciellina giussaniana giudicata indenne da pecche (!), malgrado il tradimento da loro stessi denunciato. Una pur grande mutazione è sempre foriera di precedenti, di almeno ambiguità teologiche pregresse! Negli ultimi anni, molti di loro giungono pure a considerare modernisticamente la “Verità” evangelica cattolica piuttosto inferiore o molto subordinata, al concetto di “compagnia” di Comunità amichevole ed esistenzialista. Intesa come vocazionalmente – già da parecchio tempo – e primariamente “autoreferenziale”. Essi attribuiscono all’antropocentrista “amicizia”, notoriamente appartenente al mondano mondo buonista bergogliano, valori cristiani molto ambiguamente, oppure erroneamente interpretati. Molto parzialmente e marginalmente, debitori anche al pur grandissimo e storico san Papa Vojtyla. Ormai anche caratterizzati pateticamente da vecchi che sono diventati maggioritariamente (!), sul piano della vita esistenziale e immanentista, si potrebbe dire, alla francese: nel parecchio illuminismo secolarizzato, perdipiù anche molto assimilato – per l’appunto – “personalista” e umanoide… E generalmente detto “cattolico” d’oltr’alpe dalle immense pianure non solo cerealicole e solo apparentemente ricche di spiritualità…: in realtà solamente di letteratura gnosticheggiante. Con le parecchio e altrettanto ambigue e, come al solito, moderniste e perlopiù antropologiche influenze, da Maritain a vagamente fino a Teilhard de Chardin. Tutti coinvolti o lontanamente toccati dalla cosiddetta eterodossa della “Nouvelle théologie“… I teologi attuali han di che indagare qui molto a fondo.

Don Giussani: quattro suoi ammiratori Papi come un loro gran Maestro religioso e amico, pure personale dei primi tre. Nella crisi più grave storica della Chiesa cattolica!
Si è stati così convinti progressivamente che anche la religiosità naturale, come talento trascendente e sofisticatamente studioso nella Tradizione di don Giussani, forse il più grande cristocentrico al mondo nel ventesimo secolo, con il suo paradossalmente e personalmente lontano monsignor Lefebvre (ancor più efficace in quanto costituente perfino una nuova Chiesa di dimensione mondiale, reintegrata poi nella Comunione cattolica)! Non a caso, don Giussani costituisce un caso unico nella storia per essere diventato il più stimato cattolico in via di santificazione da tre grandissimi Papi consecutivi: san Paolo VI, sans Giovanni Paolo II e Papa Ratzinger (peraltro considerati sospetti di larvato, anche se poi molto curato, modernismo). Durante il loro stesso cammino, anche se marginalmente indotto in “errore storico”, non intenzionale e involontario, ma abbastanza trasparente nella  immancabile sottoposta influenza, molto marginale e forse pure inevitabile. Come altri moltissimi cattolici moderni di rango, san Paolo VI anche in quanto pregresso arcivescovo di Milano, metropoli e diocesi dello stupefacente nostro prete brianzolo dalla grande tradizione locale  religiosa; san Giovanni Paolo II, fin dall’epoca in cui era glorioso vescovo nella sua Polonia, visitato da tutta CL in cerca di esperienze religiose storiche paragonabili alla loro, e significativamente pure politiche; senza dimenticare  il sempre vivente Benedetto XVI (già da cardinale nell’ultimo suo gesto pubblico, che scelse di commemorare il nostro grande prete brianzolo, al partecipatissimo e storico suo funerale a Milano (alla vigilia del  Pontificato poi destinato alle sue dimissioni, mai comprese veramente). In sovrapppiù, si aggiunga che il cardinale Bergoglio lo aveva inizialmente adorato ambiguamente quando era ancora lontano, molto futuro Papa Francesco, ancora in Argentina, alle prese con la cosiddetta “teologia  della liberazione” totalmente condannata dai due Papi successivi. E questo, in occasione della sua prefazione a uno dei libri del nostro fondatore esaminato e sommo educatore, della sua era, nel suo capoluogo milanese, tradotto in spagnolo e tratto dal suo famoso “PerCorso”… Non si deve neppure dimenticare poi, che se si parla di monsignor Giussani, si descrive  inevitabilmente la fase primissima, anche reattiva, al modernismo come piaga infernale non solo dei nostri giorni, ma da più di due secoli!

Più di dieci anni rapidi di veloce secolarizzazione finale di un Movimento anti-borghese e perfino anti-clericale, profondamente religioso e all’origine di una rinascita salvatrice per il mondo intero.
Mentre il Gius, anche molto malato, si accingeva soprattutto a prepararsi al supremo incontro anche   agognato col suo Creatore, non proprio allo stesso modo di due grandi campioni invece del modernismo rahneriano aderenti cioè alla sedicente (!) “Mafia di San Gallo”, cioè il cardinal Martini e Papa Francesco. I quali avevano potuto affibbiare la critica fondamentale prevedibile e ben pubblica al nuovo Movimento di CL. Movimento diventato fatalmente, nel frattempo e di fatto  sempre piuttosto erudito, ma in modo radicale alquanto eternamente giovanile ed elementare nel suo percepito semplice e sconvolgente, almeno sul piano stilistico razionalista. Mi rendo però conto che ormai i cattolici non distinguono più gli aggettivi dai loro degradanti o degradati: usano spessissimo il termine” razionale” al posto di “razionalista” (come laico in luogo di laicista…). Critica questa, quindi nel senso della sua pura cronologicità riguardante cioè l’ormai “terza età avanzata” della grandissma maggioranza interna dei suoi membri che si fregiano del vantaggio anche della loro sociologistica maggioranza. Non solo in un Movimento prevalentemente e giustamente sempre detto educativo non, naturalmente, nella sua eterna caratteristica veritativa, ma nella sua vocazionalità però sostanzialmentetroncata. Quindi anche nella ripetitiva visione unica e unitaria e dalla costante inizialità ormai tardo-adolescenziale nella sua effettualità. E nettamente ormai infantilizzante per i suoi militanti, soprattutto della prima ora o della sua prima fase, ma non solo. Cosa che ricorda, naturalmente per contrasto, la famosa sua autentica “baldanza” studentesca divenuta però anch’essa fatalmente assente o solo patetica nella sua fenomenologia strutturalmente stantìa o “ritirata” nel rinunciatario. Ancora oggi  nostalgica, nel generale intimismo spiritualizzante e tardo-personalistico, anche ossessivo o grottesco. Con un mondo detto moderno, invece, la cui esistenza quotidiana diventa, sempre più aggressiva e piattamente pure materialista, già da molto prima della morte nel 2005 del Gius.
Caratteristica religiosa esattamente opposta a quella fatalmente acquisita ancor più da CL, addirittura socialmente sparita e dormiente ormai come l’Azione Cattolica, abitualmente schizoide tra leggerissima religiosità auto-applaudente e vita sempre più borghese e gnostica. Quattamente interna nello psicologismo abituale generalizzato, mutuato direttamente pure dal mondo (individualizzato apparentemente ma totalmente pubblico nel suo efficace totalitarismo). Quasi in modo incredulo, nel fatale sonno nella Gnosi completamente deteologizzata e nel pauperismo filosofico e dottrinale: parlo qui evidentemente non solo della massa del Movimento cattolico, ma anche della sua élite tutta genuflessa, in modo anche anchilosato e quasi inconsapevolmente, a una religiosità amaramente eretica che finge la modernità, anche per falsa opposizione! Tutto questo, anche mediante e sotto il fuoco di “opportune e importune” argomentazioni, come diceva san Paolo però con ben altri scopi ortodossi. E di origine però soprattutto immanente: si trattava di critiche, dicevo, da parte del cardinal Martini, prima del suo volontario trasferimento pensionistico in Israele. E come secondo cosiddetto critico, ricordavo Papa Francesco  già nel 2015, in udienza aperta e mirata in Piazza San Pietro, alla presenza di 100.000 membri di CL. Però completamente secolarizzata o quasi, da una decina d’anni della nuova gestione direttiva non solo  carroniana. Si era già nell’evidenza pubblica del paradosso di quando si fosse giunti semplicemente, al bue che accusa di essere colpevolmente cornuto lo splendido e fiero cervo…

La teleologia finalizzata di un qualsiasi “Movimento cattolico” – se non in modo vocazionale e, solo per certuni, a vantaggio dei giovani gnosticizzati anche dal laicismo scolastico – è di concepirsi cioè come adulti se possibile non senilizzanti nell'”amichevolezza nostalgica della compagnia”, tanto detestata dal Gius. Condurre cioè gli uomini alla Chiesa cattolica petrina, non in modo spiritualista!
È la Verità la caratteristica primaria ed essenziale del messaggio cristiano, di cui il cristocentrismo è il fulcro. Per cui la molto malintesa fedeltà al Papa eterodosso e intermittente (per calcolo, solo per ragioni opportunistiche di tipo auto-pedagogico infondato, alla maniera da falso parroco di campagna ormai storicamente sparito dappertutto), viene intesa, non solamente a partire dalla sua elezione a Papa, in modo ancora sentimentale e pedissequamente. Senza cioè rapporto con il rigore magisteriale veritativo e oggi storicamente evidente. Pure nel residuo Movimento di CL e suoi dintorni. Indipendentemente cioè dalla Verità frequentata come inferiore o indifferente alla politica mondana ecclesiale. E ancor più, rimasta nella deriva storica immanentista propria alla gnosi, relativista ed eretica: nell’accezione anche di “compagnia esistenziale”. Per cui spessissimo don Giussani esplodeva collericamente nel suo polemicissimo “della vostra compagnia me ne infischio!”. Politica ecclesiale verticale la sua, sempre meno veramente compresa da tutti. E parzialmente percepita e ricevuta anche sterile… Sempre più infondata nel suo ossessivo rincorrere come “leitmotif”, non nella sua finalità tragicamente sconosciuta (o travisata) pratica della compagnia cosiddetta esistenziale, da parte di una paurosa progressiva maggioranza. Militante devastazione e diabolicamente rimemoratrice questa, soprattutto per le fasi diciamo fondative amorose, naturalmente volute candidamente entusiaste pure dai nuovi militanti giovani, mirati conformisti in erba con la generale mentalità vitalista ma non troppo… Per esempio, se ne trovano in quantità oceaniche nella comunicazione interna ed esterna, ancora oggi, ma anche nel cosiddetto illusorio evangelismo dell’ecumenismo, oggi molto praticato in modo parecchio eterodosso e, come sempre, a dir poco apparentemente ingenuo da Papa Francesco. Costantemente nella sostanza di ricordanza evocativa fino al sacrilego stucchevole ipermediatizzato, in concorrenza al migrazionismo! Tutto questo, con pure contenuti piuttosto uguali o analoghi (in ogni caso alquanto patologici) a quelli di Assisi, già presenti con danni o inutilmente, dagli anni settanta del secolo scorso. Funzionale inconsapevolmente e in modo inaccettabile per un Movimento supposto fedele alla… Verità come CL. Sempre reiteratamente richiamato all’educatività permanente e rigorosa, nella sua tradizionale funzione gloriosa sociale e, per conseguenza, politica (ma ormai esclusa!): totalmente responsabile e adulta e socialmente anche comprensibile, senza bisogno di “interpreti” ben traduttivi per la comprensibilità anche degli altri cattolici (ignari del gergo diventato anche vuoto ciellino)! Critiche tutte queste, esagerate? In realtà, esse sono appena simmetriche all’attuale superficialità tanto in relazione alla tradizione storica d’intelligenza teologica e politica, esercitata da tutto il Movimento fino, si può dire, alla morte del suo fondatore Giussani. E questo durante un mezzo secolo anche internazionalmente, malgrado l’alquanto forse inevitabile piccolo cedimento, seppur certo, del Gius riguardo ai cosiddetti “Viaggi apostolici”. I Papi devono rimanere generalmente a Roma – si sa – vicariamente come eterno scopo di pellegrinaggi (cui si deve dedicare tutta la Chiesa missionaria!), di fede redentrice per il mondo intero e per tutti i membri delle false religioni. Quelle in supposta penitenza di conversione petrina! La dottrina delle gerarchie gnostiche, astutamente dittatoriali nel laicismo irriducibile a livello mondiale (e di ogni Paese) aderenti al NOM, aveva già fatto magnificamente il suo infame lavoro distruttivo generale, di quasi totale scristianizzazione.
Da cui il dovere di soprattutto evangelizzare. Il portiere di una squadra di calcio non va mai naturalmente all’attacco intelligente, per fare gol in azione, lasciando sguarnita la sua porta!

Le invisibili influenze storiche del modernismo più o meno scivoloso, soprattutto europeo e francese, nella religiosa CL. Mentre l'”esperienza” ben ontologica di don Giussani si scontrava spesso con il “personalismo” molto gnostico del mondo, ma pure  irreligioso dei nuovi ciellini!
Il lavoro di cinica secolarizzazione scristianizzante nella civiltà occidentale e, soprattutto, nell’Europa a partire appena subito dopo la degenerata e orribile rifondazione cosiddetta europea di Maastricht (anche esplicitamente dichiarata contro l’evidenza della Tradizione cristiana dell’Europa e del mondo consegnato alla modernità). In tradimento alla cristiana “Comunità Europea” iniziale. Quella dei tre cattolici fondatori (Adenauer, Schumann e De Gasperi, tutti e tre germanofoni e già mitteleuropei).
E la cosa, mentre tutti i fedeli romani erano ancora “concentrati” sul concetto, sempre valido, della nuova e autentica religiosità come pure delle crisi mondiali auto-confessate da parte dei comunisti al potere, completamente auto-dichiarate fallite nel 1989. Opera questa, di sordida e falsificante secolarizzazione effettuale da parte dei fautori dell’ancora piuttosto ignoto Nuovo Ordine Mondiale, ignorato ma ben operativo, da tutti i molto ignari e sempliciotti cattolici, alquanto sempre più, intimisti e catacombali, senza alcuna ragione giustificativa nemmeno esterna. Con poi alla testa la maggioranza disorientata del suo clero sempre più immanente e acquiescente, appositamente via via nominato ai posti chiave con intenti anche sostitutivi, soprattutto da Papa Francesco. E già a favore dei più subordinati al modernismo politicista ideologico (grazie allo statalismo scambiato per la realtà “immutabile” del mondo) della cosiddetta modernità… Perdipiù anche nascosto e soprattutto sempre maggiormente nell’ideologia del finanziario internazionale anonimizzante. Così ora l’arcivescovo Viganò ha avuto il “demerito” di aver analizzato tutto ciò quasi improvvisamente per tutti i papalini, davanti al mondo intero. Rigorosissimamente, con grande sagacia realistica e con competenza storica di precisione meticolosa. Dato anche il grado d’ignoranza irreligiosa e ideologica, in auge da decenni, e mentre ci si preoccupava – non a caso – dell’evaporazione diabolica della fede cristiana. Oppure per la sbigottita silenziosa e abituale estraneità vescovile pusillanime… Si aggiunga anche il caso centrale del concetto di “esperienza”, cardine del discorso veritativo ciellino da sempre. Dal significato così spesso malinteso tra quello veramente religioso del Gius, nel senso ontologico del suo termine anche originariamente fondato. E quello molto spesso inteso dai suoi seguaci sempre più obnubilati, che lo intendono ancora oggi in maggioranza in modo piuttosto meccanicisticamente automatizzato, nel senso anche di personale esperienza relativistica, acritica ed esistenzialmente gnostica, come in ogni partito politico moderno operativo… Le precedenti pubblicamente pentite esperienze politico-religiose di Viganò, nei suoi alti incarichi ecclesiastici mondiali fatalmente oggi subordinati in cui aveva acquisito personalmente rare perizie fattuali e preziose, hanno permesso al grande prelato l’incantevole miracolo della sua profonda conversione, anche culturale. Nella storia di cotanto immanentismo anche progettuale, gli ha così permesso un livello di documentazione, nella sua nuova e disincantata visione del mondo e della Chiesa sua cattolica, pure nel suo nuovo annuncio. E questo, descrivendo tutti i passaggi e le concatenazioni delle devastazioni reali, ormai anche già avvenute e non viste.
Da cui si stanno realizzando le sciagure esistenziali e politiche attuali come fonti certe e rimaste tragicamente sconosciute. Egli è anche indotto nella sua nuova missione, dal relativo e orribile segretismo totalmente falsificante oggi regnante, prodotto all’origine dal NOM internazionale. Il vero potere cioè mondialista transumano, che ha ingenerato così da più di mezzo secolo, una ideologia anti-umana propria del neo-malthusianesimo. Senza contare i precedenti preparativi secolari e strategicamente efficaci della massoneria internazionale. La quale ha aiutato a provocare quasi imperturbabilmente la deriva gnostica della secolarizzazione nell’attuale pensiero unico.

Dalla morte di Papa Pio XII, che aveva ben scomunicato il comunismo (all’opposto di san Giovanni XXIII che ne aveva poi fatto l’oggetto di un accordo infame con il  Soviet Supremo alla vigilia del Vaticano II, in cambio di non parlare (!) del marxismo nel Concilio), anche il Magistero della Chiesa cattolica è ora diventato modernista fino a prefigurare le dimensioni profetiche dell’Apocalisse.
In realtà tutti i settant’anni di esistenza di CL si sono svolti sotto l’intensificazione progressiva del processo di secolarizzazione delle società, con anche le relative religioni in tutto il mondo. Soprattutto che, progressivamente, si sono allontanate dalla testimonianza e quindi dall’analisi socio-politica. Il cattolicesimo non poteva sfuggire, proprio come “massimo spirito del tempo”, alle sue influenze nefaste. In modo particolare, l’oggettiva deriva tutt’ora in corso, anche accelerata, che è divenuta specialmente anti-cristocentrica. E che si è anche espressa nell’influenza perniciosa più o meno consapevolmente percepita. Tant’è che tutto il Cattolicesimo si è connotato, soprattutto dopo la morte di Papa Pio XII, come un oceanico movimento di orizzontalità culturale. A cui le organizzazioni ecclesiali hanno dovuto progressivamente e fatalmente sottostare, anche se solo in parte criticamente. Da qui si spiega anche il fulgido splendore di CL, in contro tendenza generale nel secolo scorso. I maggiori portatoti di neo-gnosticismo nella spiritualità decrescente nel ventesimo secolo sono stati così guidati, e non solo, dalla già citata “Nouvelle théologie” del Cattolicesimo dalle tendenze secolariste. Erede a sua volta anche dell’illuminismo materialista e devastante della rivoluzione francese: ideologia e totalitaria (molto sanguinaria!) fino a quelle personaliste e soprattutto quelle razionaliste, soprattutto anglo-sassoni, che hanno “infettato” ulteriormente il Cattolicesimo tutto. Malgrado – nel migliore dei casi – le molto generalmente deboli resistenze. CL ne era senza dubbio il Movimento opposto, forse anche inconsapevolmente più “resistente” perché il più religioso, ma non proprio completamente e ovviamente impermeabile. Anche i più piccoli cedimenti quasi non immediatamente percepiti si rivelano poi, pure in brevissimo tempo, vere e proprie voragini. Fino a vederci eleggere un Papa, come attualmente, perfino sangallista. La cui prassi ha già svelato al mondo il tempo compiutamente interpretato detto dalle profezie descritte nelle Sacre Scritture sull’Anticristo, come apocalittiche!

L’esempio fulgido dell’esilio punitivo per il vescovo Atanasio di Alessandria, comminato dal suo clero eretico ariano e quasi unanime. E della sua nomina a santo e Dottore della Chiesa dopo la sua morte. Come intrepido difensore della divina Trinità, sancito anche dal Concilio di Nicea! Mai questo esempio è stato così calzante con l’attuale situazione interna nella Chiesa cattolica!
Ora molti cattolici anche dell’area ciellina, rientrati ambiguamente nella falsa ortodossia gerarchica dell’obbedienza al Papa, però senza condizioni evangeliche e canoniche, osano anche attaccare risibilmente la grandezza e la profondità storica dell’umile arcivescovo Viganò, comunque paragonabili a quelle del Gius. E questo relativamente al titanesco e attuale prelato, oltre che pubblicamente anche doveroso profetico annunciatore attualizzato dell’eterna salvezza. Molto, a ben vedere, anche al di sopra e con evidenza (disperata) a quella di don Giussani, beninteso diversissima pur suprema in tutta la sua epoca nel ventesimo secolo. La fortuna della Grazia divina di disporre di Papi quasi impercettibilmente di subordinazione marginalissima alla Gnosi. L’eterno Peccato originale non è infatti indenne dall’alacrità diabolica e incessante del principe dei dèmoni. Questi sanno bene come ora tenere lontana, dalla vera Chiesa petrina, la religiosità cristiana nel suo “splendore del Vero”. Avendo perdipiù, già subìto l’insegnamento testimoniale, ad esempio, della loro prevedibile sconfitta comunque postuma, di un immenso vescovo, l’Atanasio d’Alessandria d’Egitto. Esiliato per cinque volte, quasi unanimemente dal suo clero nel quarto secolo, appena prima dell’avvento di sant’Ambrogio e di sant’Agostino a Milano. Ma proclamato poi addirittura santo e pure Dottore della Chiesa (!), dopo la sua morte. Più vicino ai nostri giorni sorprendenti, monsignor Lefebvre, ha realizzato, se vogliamo chiamarla in modo già avvenuto “vanaglorioso”, per decenni soprattutto dai chierici papalini, un’analoga parabola divina per la sua Fraternità Pio X. Questa fu “graziata” a discarico della evitabile dolorosa scomunica, solo da Papa Benedetto XVI. Al punto che essa è potuta ultimamente giungere a essere anche inattaccabile (“obtorto collo”), da parte dello stesso detto “liquidatore della Chiesa cattolica, Papa Francesco” (ripetono illustri teologi e filosofi). Con il cosiddetto epiteto a lui riferito di “riformatore e sterminatore finale sempre in tendenza volontariamente gnostica“. L’imperativo modernista resta sempre di eliminare totalmente la Messa sacralizzante in ogni particolare, in latino. Nella lingua imperiale utilizzata da quasi due millenni! E questo, come prefigurato Pontefice, dall’inizio del terzo millennio, dalle forze eretiche moderniste e sangalliste. Non sarebbe ora inverosimile immaginare un don Giussani in procinto di celebrare, con la sua CL, la Santa Messa, ora praticamente e virtualmente vietata, come sempre si era fatto prima di Papa Montini, nell’universale santificante rito pure tridentino. Ben all’opposto del posizionamento realmente fedifrago, e anche troppo degenerato, Movimento ciellino suo attuale. Altro che cercare di presentare il suo molto santo fondatore nella sua persona, o tentare di celebrarlo, come papalino virtuale senza Verità e Libertà prioritarie. Lui, massimo cantore del valore divino e umano della Libertà, per cui l’Incarnato Gesù giunse al supremo sacrificio sulla Croce e alla sua Risurrezione! Per la Verità del Cielo e per la Libertà dell’uomo. E questo, nella cosciente e disgraziatamente probabile imminente e progressiva Apostasia. Interna alla Chiesa cattolica, nell’era nostra Anticristica, già ormai praticamente giunta! Ci si chiede, cosa ancora dovrebbe mancare per la sua storica compiutezza…

L’idealismo hegeliano e conseguentemente marxista, in fine materialista e dominante nel mondo da quasi due secoli, falsamente imperante nella cultura politica soprattutto europea.
Ora, infatti, anche la reiterata e sempre fondamentale fedeltà al Papa, di un Papa però conseguente   e ortodosso del quotidiano “Non possumus“, in difesa suprema del rigore calpestato soprattutto  inconsapevolmente, in modo superficializzante e burocratico, come se si trattasse della fedeltà emblematica dell’epoca Giussani, da parte dell’ultima CL. Però con Papi solo marginalissimamente e inconsapevolmente in errore dottrinale. La nuova regola richiamata da Papa Francesco, per cui ogni cinque anni (massimamente raddoppiati) il presidente di un qualsiasi movimento cattolico deve essere avvicendato, si trova inficiata così dalla intermittente e calcolata infedeltà antropocentrica dello stesso Papa alla sua missione volutamente dimenticata opportunamente di primo e indefettibile suo custode. Quella della perfetta fedeltà, in quanto assoluto guardiano, al teocentrismo e specialmente al cristocentrismo nella funzione originale assegnata da Gesù stesso a Pietro. Come lo ricorda spesso forse il più grande teologo-filosofo contemporaneo, Stefano Fontana, direttore del Dicastero della Dottrina Sociale della Chiesa, Osservatorio Van Thuân di Trieste, con l’ex-presidente ora onorario, il gigantesco fondatore dell’Osservatorio, arcivescovo Crepaldi. In filosofia, la vera soluzione della contradizione insita in una “coppia teoretica detta dialettica” è sempre solo risolvibile allorquando si privilegia, anche nella prassi, un termine rispetto all’altro. E non li si tenga affatto sullo stesso piano ingabbiato, come nella detta dialettica hegeliana. Siccome la filosofia certa è indispensabilmente sempre volta a dover svolgere il suo ruolo di “ancilla theologiae“, e non viceversa come affermano arrogantemente e incoerentemente gli stessi filosofi modernisti, del resto anche militanti di quella altrettanto terrificante, quanto anestetizzante, statalista. Quando non giungano a escludere, piatto-piatto, lo stesso “inaccettabile” dualismo. La fede deve essere quindi ontologicamente privilegiata nel rapporto razionale con la ragione. Come ripetuto e più volte confermato dal comunque grande tra i grandi, il dimissionario e ancora molto lucido Papa Benedetto XVI. L’idealismo hegeliano sempre immanente entra in tal modo in opposizione, pretendendo di contare sempre sulla procedura intrinseca, tragicamente non risolvibile nell’illusione in sé, mettendo tutto sullo stesso impossibile ugualitarismo. Appiattendo cioè immanentisticamente tutta la realtà, nel giochettino solo razionalista e idealista del pur grande filosofo Hegel, ora marxiano materialista della famosissima “tesi, antitesi e sintesi”. Di conseguenza, il discorso evangelico, anti-eretico e salvifico dell’arcivescovo Viganò non viene ormai realmente capito, nemmeno ideologicamente intercettato – quand’anche lo conoscessero veramente – dalla maggioranza dei cosiddetti abbrutiti, anche ciellini attuali (spesso loro malgrado). Nel soqquadro della completa e generale apostasia, sempre più in atto. Ripeto come al solito insistendo: l’aggettivo sostantivato “abbrutito”, che io prendo la libertà di utilizzare spesso, non può essere considerato offensivo (anzi!). In quanto costituisce il significante della conseguenza culminante di un processo di degradazione anti-aristocratico per l’uomo!

Come pensare, per i cattolici, di essere presenti e non insignificanti nel mondo, come cioè operare oggi nella politica inevitabilmente subordinata, senza prima risolvere il problema dello statalismo, cioè della prevalenza e dell’esclusività dello Stato detto moderno sullo spirito del Regno di Dio?
E analogamente, come credere di produrre un pensiero cattolico socio-politico e operativo utilizzando false filosofie positiviste atee, neo-gnostiche o malthusiane, e non quella cattolica?
Non è pertinente in questo blog analizzare, anche molto sinteticamente tutta la “Dottrina Sociale della Chiesa” nella sua grande Tradizione. Già questo post si presenta per me con una lunghezza troppo anomala. Tuttavia, non è possibile eludere queste due domande centrali e preliminari – come invece si fa da quasi trent’anni nel Cattolicesimo – dovendo definire una minima linea operativa (ma lo si vuole veramente?) di azione razionale nel mondo da cristiani. A tutto questo ha pensato e pensa sempre più, il detto dicastero della DSC che ha sede a Trieste, e nella massima persona del filosofo e teologo contemporaneo Stefano Fontana. Tre connotazioni sono assolutamente indispensabili per situare e caratterizzare i due problemi qui sopra posti nel titolo di questo capitoletto.
Innanzitutto, il fatto piuttosto “miracoloso” che tra tutti i comparti della Chiesa cattolica, la DSC sia forse il solo che non sia stato toccato dalla crisi antropocentrica dell’eresia storica tutt’ora in corso e trasformata dal riformismo irrazionale del clero modernista.
In secondo luogo, la notazione per cui senza una teoria, vale a dire senza un “theoros” descrittivo della realtà, una precisa dottrina, come diceva don Giussani già in una delle sue “scuole di metodo” dell’inizio anni ’60, la domenica mattina a Milano (oggi piuttosto significante il contrario!), nella sede dell’Azione Cattolica; nel senso originario e concreto della parola greca, teoria. Applicata all’azione nel mondo e senza una propria visione cristiana, non è possibile, infatti, intervenire autonomamente ed efficacemente nella politica ben pubblica.
In terza posizione, la constatazione esplicita (che spiegherebbe in parte le cause delle prime due) per cui il processo di evaporazione della fede cattolica, e non solo, ha affievolito totalmente la cultura dottrinale che quasi nessuno conosce più per la DSC: prova ne sia – se ce ne fosse bisogno – che alcuna parrocchia o diocesi in Italia (proprio nessuna!) si è nemmeno iscritta ad uno dei tanti corsi di teologia sociale che l’Osservatorio di Trieste ha molto organizzato, per esempio nel 2018-21…
Si dovrebbe aggiungere che nemmeno la quasi totalità dei cattolici non conosce minimamente i principi che riassumono l’insegnamento sociale e politico di tutta la storia del Cattolicesimo. Ne parlano sempre, ne “pontificano”, ma non ne conoscono quasi nulla! Essa è stata sintetizzata all’uopo nel suo “Compendio” fatto pubblicare, anche sinotticamente strutturato e in molte lingue, da san Papa Giovanni Paolo II una trentina di anni fa.

Il Distributismo, dottrina del Cattolicesimo quasi sconosciuta, ma elaborata più di un secolo fa da un terzetto inglese (comprenente il famosissimo Chesterton). Tutti parlano interminabilmente oggi di politica, i cattolici in testa pure  in modo politicista e senza conoscerne i principi vitali!
 Soprattutto i fedeli cattolici non conoscono generalmente affatto (nemmeno nella denominazione) il “Distributismo”, cioè la dottrina ufficiale del Cattolicesimo cattolico stesso! Come occuparsi di politica senza conoscerne la dottrina? Elaborato da più di un secolo con vari libri e molti articoli, non da sconosciuti rimasti tali, ma da Chesterton, il più grande scrittore convertito cattolico al mondo all’inizio del ventesimo secolo. In compagnia del politico di professione suo amico strettissimo, bilingue col francese familiare, Belloc. Il terzetto distributista era completato dal monaco cattolico, l’irlandese McNabb, anche lui scrittore sociale e politico molto rigoroso. Il distributismo è stato naturalmente commentato e diffuso, senza troppi risvolti nella generale ignoranza anche del clero, preoccupato piuttosto da quasi due guerre mondiali. Mai una sola volta che io sappia, ne è stata citata anche la sola denominazione, in tantissimi anni da un qualsiasi Papa tra gli ultimi cinque o sei! Oppure da un singolo politicante detto cattolico disperso in un partito pseudo-borghese e sempre gnostico. Invece il nostro pianeta è sommerso da chiacchere politiciste di temi in costante discussione, inconcludenti o assurde, in modo diurno e notturno! Molte migliaia di canali televisivi e “informativi” ne sono stracolmi, con un linguaggio anche molto codificato e non facile da vera e propria neolingua forzata. Anche la Chiesa cattolica, ultima tra tutte le altre alquanto false (perché non lo si dice mai?), da tre decenni ha dato la direttiva generale assurda di realizzare la diaspora pratica dei suoi fedeli indifferentemente tra i partiti politici sociologicamente (!) da loro preferiti e relativisticamente! A conferma ulteriore del secolarismo irreligioso e gnostico conforme, non a caso, all’ideologia del NOM ben mondialista e ai suoi partiti e organizzazioni pubbliche! Non mi dilungo in quanto ho già scritto pa     recchio sul tema su questo blog. Riprendo qui sotto solo alcuni punti chiave.

Pertanto l’eresia numero uno del cosiddetto liberalismo dominante e ovviamente totalitario nel mondo economico, col suo eccesso illimitato di capitale sul lavoro e a svantaggio dei lavoratori (con l’avversità sempre indomita e ora soprattutto della classe media comprendente quella operaia), sarebbe totalmente risolto col Distributismo. Nell’ordine però solamente celeste della collaborazione col solo Dio nella Creazione continua. Con al centro il lavoro dell’uomo!
È comunque qui necessario almeno richiamare tre fondamenti socio-politici di tale Distributismo, non a caso, molto dibattuto per molti anni in America settentrionale, tra le due guerre mondiali.
a – Malgrado l’infausta denominazione che trasmette l’idea della distribuzione gratuita “a pioggia”, da parte inevitabilmente dello Stato ben statalista, anticristiano e antisolidarista, il Distributismo è fondato sulla responsabilità  primaria dell’uomo in rapporto al suo lavoro. Vero produttore della sola ricchezza valida: sia materiale che spirituale e culturale. Nella centrale creazione di imprese!
b – Tutti sul piano economico hanno il dovere primario di cimentarsi con l’ipotesi vocazionale a creare impresa, dall’individuale fino alla multinazionale grandiosa, per far fronte, naturalmente, al proprio sovvenzionamento individuale. Oltreché per lo sviluppo economico generale del pianeta e  della propria famiglia (oggi principio anche piuttosto negato!). Il lavoro subordinato (e giustamente salariato) va considerato solo come in seconda opzione, anche se prevedibilmente molto generale, nel caso che la vocazione personale ne verifichi l’impossibilità realizzativa e spirituale: gli uomini non sono uguali ma diversi e differenti di natura (altro che l’ugualitarismo francese)!
c – Nel caso si scopra nel destino economico generale di divenire imprenditore oppure subordinato salariato (operaio, impiegato, manager o funzionario più o meno pubblico), ciascuno ha così la possibilità, ben consapevole e personalmente scelta, di evitare liberamente la perdizione anticristiana della sempre funesta “lotta di classe”: sia da parte dell’inevitabile ingordigia o famelicità imprenditoriale anche fraudolosa, detta liberale capitalistica (in realtà infinita e sistematicamente anche disproporzionata ai propri veri bisogni umani, fatalmente indotti, come attualmente e sempre, allo sfruttamento anche totalitario…).

In cento anni e più di dibattiti, si è giunti – dopo Papa Leone XIII che cominciò a ragionare specificatamente e sistematicamente della ben plurimillenaria dottrina sociale cattolica, con la sua enciclica Rerum novarum del 1892. Sulla cui ispirazione il Distributismo venne concepito, per apprezzare, sia da parte degli imprenditori che dei subordinati, tutti così realizzati per vocazione ontologica e naturale: nella collaborazione armoniosa alla continua Creazione divina! Appare così evidente la stupidità clericale di masse laiche cattoliche o di quella miscredente gnostica di non conoscere, approfondire sempre e sviluppare cotanta semplice sapienza universale (contro il Peccato originale sempre in resta). Nei confronti della presenza del Male assoluto nella vita: quello della realizzazione completa di ciascuno nelle varie funzioni naturalmente coordinate nel Vero e nella teologia dell’Essere! Così anche lo svuotamente delle attuali Chiese, può essere visto con ben altre lenti visive.
Naturalmente, il Distributismo ingloba nella sua dottrina tutta l’esperienza della Sussidiarietà, ora reputata – se si osa dire – il solo principio più o meno conosciuto del Cristianesimo. Anche perché utilizzato in modo molto parziale e spesso distorto da parte della delenda Unione Europea, ben allargandosi (da lisboma agli Urali). Da rifondare completamente secondo i suoi fondamenti naturali e iniziali.

L’immancabile e fatale deriva “eretica”, insita attualmente in CL nella falsa sopravvalutazione  anacronista del carisma giussaniano, sempre in lotta acuta (lui vivente) col “Peccato originale”. Lotta che non è riuscita, ovviamente, a deviare l’eterodossia modernista miscredente…
Una fede senza pensiero – diceva sant’Agostino – non ne è una“: è il livello di miracolosa sapienza umana e divina, quella del Logos, in una sintesi quasi inimmaginabile per la Chiesa anche giussaniana del secolo scorso. Che ora appare sorgivamente per il mondo intero, nella religiosità, ancora rara e aggiornata in rapporto alla realtà evidenziata dall’arcivescovo Viganò, se non soprattutto e fondamentalmente negli USA e in Italia! La semplicità della fede cattolica può oggi splendere solo nella Verità spoglia di una profonda e articolata cultura autentica della realtà, a condizione che sia coniugata costantemente alla consapevolezza del tragico nascosto dal nemico storico, il   “modernismo”, sia esso religioso che politico. Fatto anche identificare e polarizzare col politicismo mondano abbagliante, da cui tutta la cosiddetta intellettualità contemporanea è ipnotizzata progessivamente. Freud è infatti il tragico e relativo vincitore, col suo psicologismo totalizzante, tra tutte le ideologie più o meno false dell’ultimo mezzo millennio e più. I meandri dei misteri, falsamente “svelati” dalla cultura anche psico-sociologista dominante (e in valsa ora post-comunista), possono intrappolare tutti gli abbrutiti massificati con la gnosi apparentemente irreversibile della nostra epoca. Soprattutto se sottoposti all’idea che fra i due classici saperi disuguali, sanciti nella perfetta coniugalità però negata da tutti i fautori immanentisti e dell’impossibilità dell’unità tra fede e ragione. Essa rende impossibile e assolutamente “non-credibile”, per gl’ideologizzati radicali come purtroppo l’attuale Papa! La fusione antistatalista delle due entità semplicemente viganiane, da lui stesso messe in evidenza, vale a dire “Cristo Re dell’Universo e ideologia NOM”. Come il diavolo dei cosiddetti vaccini che non farebbero contagiare e, dall’altra, l’acqua santa della salvifica ed eterna Trinità. Per cui gli abbrutiti di turno (mai si è tanto pregato e si prega per un Papa come per la conversione di Francesco) si manifestano, forse lentamente o in modo astutamente intermittente, in tutta la loro invereconda pochezza e stupidità offensiva.In rapporto all’ontologica intelligenza umana ed eternamente antitotalitaria, anche se solamente o tendenzialmente antropocentrica. C’è un segreto, un cosiddetto segreto, in questa derivante procedura in avanzato processo anticristico o strategicamente antropocentrico.

La differenza tra il recalcitrante mulo e il cavallo nella sua possente e maestosa bellezza. Il nuovo presidente ad interim di Comunione e Liberazione ha svelato, anche con una sua metafora, l’errore radicale dell’obbedienza che scervellatamente cattolici (anche compresi CL) ancora oggi compiono: prima della fedeltà al Papa viene quella a Cristo, alla Tradizione e alla Sua Verità! Nel caso tragico di un possibile Papa umano ed eretico (oggi purtroppo il nostro!), l’ultimo cattolico ha il dovere di denunciarne la follia e di non obbedirgli. Fino al martirio, se necessario.
Nel processo di accettazione della sua presidenza per un anno, l’ex-vice presidente del detto Movimento di CL ha candidamente raccontato la natura dell’obbedienza negli ultimi anni al Papa Bergoglio (una quindicina, dalla morte di don Giussani), con la differenza netta tra il “mulo e il cavallo”. Il primo è sempre recalcitrante e bisogna pure “tirarlo” perché compia il suo servizio e svolga la sua obbedienza (papalina). Mentre il cavallo “galoppa veloce e libero” nel perfetto slancio, verso la meta fissata (anche spirituale, dal Papa). Perché conosce la verità intrinseca del suo dover   cavalcare! L’avanzare del mulo, normalmente ben carico, è sempre fatalmente contrastante nei confronti dell’obbedienza al cammino indicato spesso (dal Papa, in opposizione attuale con la dottrina magisteriale della Tradizione)… Si finisce infatti, sempre per inverare con un “lapsus” la verità di un discorso ideologico! In effetti, l’obbedienza del cavallo dona sempre le ali al suo incedere spedito e dottrinalmente incontrastato. Come nella canzone di Chieffo, egli sa sempre dove andare, o quantomeno ne è convinto. È l’approdo descritto nell’ontologico della Verità che stabilisce la perfetta obbedienza alla volontà “dogmatica”, solenne e universale del Papa fermo nella sua autorevolezza, perché scaturita dalla certezza anche del Magistero ecclesiale confermata nella linea mai interrotta col volere della Trinità. Quando però questa volontà viene tradita e, in sovrappiù, si ribadisce nella vicenda ambigua della storia e nelle sue immanenti tortuosità opposte allo svolgersi della Verità, la realtà spiega che il cavallo s’è pure accoppiato con l’asina: la nascita del mulo e del suo riluttare è così inevitabile. Per cui l’obbligo dell’obbedienza non può che produrre, al peggio, l’attuazione eterodossa e contrastante che scontenta tutti… Tanto più che, affinché ci sia la perfetta obbedienza (del cavallo), prima occorre che l’Autorità di ponga autorevolmente (i modernisti non lo fanno mai!), solennemente e, se necessario, con la dogmaticità propria dell'”ex cathedra“. E questo al contrario della coscienza attuale del Vero galoppante, insito nella certezza divina che lo Spirito Santo suggerisce dottrinalmente e nella santità, al reiteratamente detto “falso eretico”, come il vescovo Athanasio. Spedito cinque volte in esilio! In ciò consiste il dramma della Chiesa che può sempre incorrere nell’errore, data la natura umana e fallibile dei suoi uomini ecclesiastici, soprattutto di vertice. Il “Corpo mistico della Chiesa cattolica” con cui ho aperto questo post, racchiude il rischio, il solo e supremo, che Dio assicura di non potere, in ultima analisi, far prevalere nel Suo Tempo. È per questo che l’unico lavoro essenziale e principale del Papa, di ogni Papa, è quello per cui ogni mattino deve ripetere il giuramento del “Non possumus” rispetto al suo dire e al suo fare. Comportamento proprio del portiere col numero uno a guardiano della sua porta… Corrispondente al fedele cattolico pregante affinché mai l’antropocentrismo – anche nel più debole nel suo iniziale sentore di errore anti-cristocentrico – possa prevalere e far scuotere la sua rete dal gol dell’ambiguità o del falso. E ciò, per il primato assoluto ed eterno di Pietro anche peccatore ma sempre redento e immediatamente petrino. Pure al costo del martirio. Così, tutta CL, quand’anche fosse sfuggita indenne, rispetto alla sua vera natura ed esperienza storica, dallo sfioramento anche del commissariamento vaticanense,  dovrebbe sempre risolvere il problemino del clero più alto e ufficiale, antropocentricamente e modernisticamente eretico. A cui non si deve e non è possibile obbedire! Perché, molto semplicemente, impedisce al cavallo di essere l’animale più bello dell’universo nel suo impareggiabile e spontaneo galoppo al vero servizio dell’uomo “a somiglianza divina”. Anche se abitualmente si accettano brutti muli finalmente obbedienti, ma in intima obiezione d’irrisolvibile coscienza. Non senza la fatica umana di doverli correggere.     

Gli effetti delle preghiere per la conversione al rigore nella Verità della Tradizione del Papa Francesco e del suo clero fedifrago (da parte dei cattolici rigorosi e petrini, da quasi nove anni). Essi sembrano ottenere i loro obiettivi: negli ultimissimi tempi si ha la sensazione che gli attacchi papali col suo modernismo alla Dottrina cattolica appaiono ridotti in intensità e quantità. Ma nessun pentimento s’è reso visibile rispetto a tutte le eresie e ai comportamenti eterodossi già perpetrati.
I cattolici petrini detti impropriamente “tradizionalisti”, anche se giustificatamente rispetto alla grande Tradizione del Magistero ecclesiale, non hanno dimenticato la congerie di falsità per loro anomale, in  numero e quantità, da parte di questo Pontificato. L’impertinenza di tale denominazione eretica è data soprattutto dal fatto che si può cercare la sempre necessaria Verità teologica legittimamente, solo se si resta interni alla Tradizione ecclesiale e petrina del Cattolicesimo. La cosa, col nostro Papa sangallista, non è mai stata ovviamente garantita. Al contrario, si deve ancora oggi assistere a quella che i modernisti stessi dichiarano da secoli: che il loro modernismo deve agire col  potere nella Chiesa, allo scopo di assicurarne, con il massimo di efficacia, la trasformazione della sua Dottrina e delle sue strutture. Naturalmente tutto ciò deve essere sottoposto alle diverse opportunità e al livello di accettabilità “indolore” dei cosiddetti fedeli dell’orribile e transumana rivoluzione da attuare secondo le farneticazioni, realmente moderniste e immanenti, tutte protestantizzate. Per esempio oltre al 5 G, si è già cominciato a parlare del 6 G, quello applicato elettronicamente al corpo, col microchip sottopelle! A cui questo Pontificato ha già aderito. Così, quando ci si converte molto felicemente al cattolicesimo petrino, la prima cosa che si deve cattolicamente fare è umilmente accusare pubblicamente, altrettanto pubblicamente a quanto si è fatto per propagandare le eresie, i peccati così commessi. Con molta contrizione profonda, per chiederne il Perdono a Dio e alla sua comunità umana impunemente gabbata dall’alto e dell’Alto.
In primo luogo, quella ecclesiale con adeguato pentimento e proporzionata Penitenza conclamata. Se così ci si è ormai accorti della detta lieve diminuzione delle spessissime vere corbellerie del Papato di Francesco, gravissime per la fede cattolica anche con frequenze settimanali non si è registrata purtroppo nessuna novella riguardante il relativo processo di Riconciliazione. Per redimere, beninteso, il più mostruoso peccato contro la Verità cristocentrica. Anche la Chiesa cattolica sarebbe priva o scarsamente fornita, in questo caso specifico, del Sacramento della Confessione che tanto manca ai suoi stessi fedeli… Codesta rilevata “lieve diminuzione” non sembra essere effettivamente il segno di una inversione della tendenza abituale. A sovvertire cioè – per questi anni intensamente, e anche per i secoli passati progressivamente – la Dottrina da teocentrica a sostanzialmente antropocentrica, come fa il mondo e come fatto precedentemente dal Protestantesimo e dalle  filosofie atee preparatrici! Se si ascolta bene la novità assoluta della tendenza protestantizzante e immanente, quantomeno del linguaggio immutato papalino e delle ultime decisioni sempre equivoche o confuse pubbliche intraprese, non si può concludere altro che l’intermittenza eretica si è solo un po’ attenuata. In realtà, il primo segno con cui si entra o ci si inoltra in una fase eterodossa, è quello di deteologizzare fino al marcato disprezzo teologico di fatto (non espresso esplicitamente e, spesso, fatto coincidere assurdamente con quella nel qual caso dei teologi supposti modernisti contemporanei!). Con  ovviamente il suo linguaggio costantemente sempre “ambiguo”:  contrariamente alla chiarezza cristallina di tutta la teologia tradizionale! Il famoso e semplice evangelico “sì sì, no no” della parola scaturita dal Logos, viene messo sistematicamente nel dimenticatoio illusionista della modernità… Sempre! La Chiesa cattolica mistica e petrina, fiduciosa nello Spirito Santo e mai ribelle per partito preso o per ideologica “volontà di potenza” narcisista, attende costantemente con Speranza e Fortezza nella santità il vero esito di Verità tanto sperato.

Il vero significato di “intermittenza” papale rispetto all’ortodossia: la sua vera necessarietà e periodicità consiste nel “primitivismo” ateologico per cui si era anche creata, prima della sua elezione a Papa da parte di una larghissima maggioranza di cardinali francamente obsoleti, il mito del suo tradizionalismo “rassicurante” da buon parroco di campagna pure anti-modernista…
Il vero punto cruciale è dato dal significato autentico da attribuire al termine “intermittenza” relativamente alla sua condotta fedele alla Tradizione. Bisogna risalire alla metodologia di conquista del suo potere nella personale carriera del cardinale Bergoglio. Tutti i vari commentatoti, veramente conoscitori a fondo della sua esperienza culturale argentina, affermano infatti congiuntamente una sola cosa relativa alla costituzione della più occulta sua volontà di nascondimento della ragione per cui non è più rientrato, nemmeno per un viaggio dei tanti, di ringraziamento e di omaggio alla sua Terra. Si tratta del suo “peronismo” come ideologia pre-cristiana del potere. Cos’è il peronismo e da dove prende ideologicamente le sue origini? Nessuno lo sa! Qui siamo nella dimensione pre-politica dove il criterio non è, come un qualsiasi europeo o di mondiale europeismo culturale ormai planetario. Il quel parte sempre dai “principi” da cui scaturiscono conseguenzialmente le linee politiche dette derivanti. E qui non sto parlando del cristocentrismo derivante dalla Vérità incarnata da Cristo stesso! Ma cerco di descrivere il criterio generativo del “potere” in quanto “volontà di potenza” antropocentrica  e primigenia originaria, propria dell’istintiva e caratteriale volontà di comando… Il peronismo, dunque! Vale a dire “il principio dell’assoluta mancanza di principi” a cui il Cristianesimo, nato in una era in cui “non esistevano le possibilità di registrazione della parola”, anzi della Parola, tutto rendeva possibile. Sia l’uno che l’opposto. Molti teologi suoi critici, parlano di un principio positivo come anche di uno negativo sempre in capo: inutile cercarne ingenuamente la Verità o la vera sua chiave interpretativa per scoprirne il fondamento o il suo contrario… Tutto è giustificato dal finalistico e totalitario potere tautologico! L’intermittenza , oltre alla sua fattuale funzionalistica è dato quindi dal suo “fondamento” estremamente gnostico, atavico e pre-razionale. Cosa di più che il potere del potere? Essere di sinistra o di destra? Macché, basta essere anti-yankee come la quasi totalità curiosamente anche subordinata degli argentini. Non si capirebbe l’ormai “compresa” e valutata arroganza riproduttiva di Papa Francesco senza captarne la radice con l’indole erudita ma poco educata e aderente a una Cattolicità meravigliosamente plasmabile: da cui la sua passione di oscura origine che tanto si addice alla cultura cattolicheggiante col tradizionalismo inafferrabile… Quello troppo complicato della legge dell’Amore: meglio e molto più facile quello della misericordia o del migrazionismo a gogo. Come esitare di fronte ad un potere totale e spiccio come il NOM oppure come quello dipendente diretto europeo, nel senso dell’UE?
Così tutto e il suo contrario, in fondo, costituisce il suo vero credo vitale e instancabile! Tutto il suo futuro, con la sua alacrità nelle innumerevoli nomine di cardinali, vescovi, dipartimenti, commissioni, incarichi speciali e interventi imprevedibili è già stato tutto stabilito: tutto il suo danno è stato ampiamente previsto affinché non possa fallire nella sua determinazione di innumerevoli sangallisti operativi… L’intermittenza non è mai stata calcolata in anticipo ma sempre in rapporto alle circostanze. Cosa si può immaginare di più pratico e di successo? Il Cattolicesimo è agli opposti!      

“Non è possibile vivere veramente e dialogare senza identità” – ripeteva spesso don Giussani – nella dimenticanza rimossa dei suoi attuali rari  falsi apologeti. I neo-malthusiani, pure non troppo nascosti nel clero cattolico, sono così totalitari perché usi ai truci assassinî per aborto ed eutanasia.
A riprova della Verità per cui il Cristianesimo non è solamente eternamente salvifico nell’unica tipicità della Sua Verità trascendente, essa rende umanamente impossibile anche la concezione solo logico-immanente, fatalmente pure soggettivista! Non a caso si assiste sempre più alla negazione dell’esistenza o all’oblìo di rimozione dal Peccato originale… Il modernismo, che comprende pure il panteismo (essendone parte nella sintesi delle filosofie e delle cosiddette teologie – come diceva san Papa Pio X nella sua enciclica Pascendi del 1907 – è il falso pensiero dell’altrettanto falsificato NOM. Con cui si dovrà combattere strenuamente dovendolo fare contro, purtroppo, Papa Francesco e il suo clero che vi hanno aderito non solo di fatto, anche se da anni. Comprese le amicizia con il regime più totalitario e pericoloso del mondo, l’impero cinese!,  e le rare “aristocrazie” totalitarie (anche precedenti a quella di Davos) che stanno cercando, in modo sornionamente pure vincitore, di azzerare tutta la civiltà nord-occidentale. E di produrre il loro famoso “grande reset” di atroce infantile riinizializzazione culturale. Il quale lo rende pure indialogabile, per mancanza conseguente di vera e compiuta identità interlocutrice. Non esclusa, anzi, la religione cattolica che ne è, in sovrappiù, sempre a fondamento e l’ultima in opposizione contro la sua parte umanoide e solo antropologica, oggi modernista. Il progetto è di sostituire il comunque falsamente riaffermato dialogo con una tirannide detta d’eccezione. Che non ha nemmeno paura dell’affermazione inconcepibile per cui si dovrebbe “ridurre idealmente di vari miliardi, il numero di umani nelle popolazioni mondiali“! Così anche scrivono da secoli, con spudoratezza ancora neo malthusiana, molte masse maligne e praticamente lobotomizzate nell’anima. Spessissimo senza saperlo, che difendono, con vari astuti modi, l’assassinio nell’aborto e nell’eutanasia. Soprattutto nelle opere letterarie, nel cinema nella televisione  e in filosofia progettuale. Compresi anche i massoni con gli onusiani incoscienti massificati e con alla testa i molti nuovi prelati modernisti benpensanti, pretesi cattolici di successo anche falsamente intellettuali. Tutto questo per “rendere l’umanità rimasta possibile di esistere – come ripetono sempre – con la sola felicità praticabile per le popolazioni, da loro giustificate e schiavizzate!
Il relativo metodo operativo è già sotto tutti i nostri occhi di cittadini e, soprattutto, di cattolici: anche con la cosiddetta “democrazia dittatoriale detta opportunisticamente terapeutica”, magistralmente descritta dall’arcivescovo Viganò. Va da sé, quella senza Dio. Quello personale di Gesù invece trinitario morto sulla Croce e Risorto è – si sa o si dovrebbe sapere – il solo salvifico. Come pure proclamato dal nostro attuale servitore di Dio neo-convertito arcivescovo e riempito di Grazia eterna,  solo fatta apparire ribelle a Papa Francesco. Naturalmente sotto l’occhio sempre vigile per la Vera Libertà degli uomini e per la loro Salvezza eterna garantita dalla santità del Santo Spirito!
Preghiamo fieramente.

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