Grande scandalo ha provocato la pubblicazione di una foto, nei media di vari Paesi, di un gruppo sorridente LGBT, con al centro che stringe loro le mani Papa Francesco. Il quale, alcuni giorni dopo a Loreto, ha ancora riaffermato, naturalmente, il “valore insostituibile della famiglia costituita da padre, madre (e figli)”

Ho scritto, nell’ultimo mio post che questo Papa ha una linea anche “intermittente, ambigua e eterodossa”: ancora una volta lo ha confermato al popolo di Dio nelle Marche
Alcuni miei lettori hanno rimproverato la mia “peccaminosa mania di attaccare il Pontefice”. Nel mio post ho cercato accuratamente di chiarire che mai l’Autorità del Papa può essere contestata, a condizione che egli assuma la sua natura petrina e non solo papale.
Il Mistero della Chiesa si gioca da due millenni in questa condizione drammatica: la differenza tra “petrino divino ” e “papale umano” costituisce tutto il dovere, l’onere e l’impegno responsabile di ogni cristiano. Cos’è, in ultima analisi, il cristianesimo se non la difesa costante e la pratica nella vita del Deposito della Fede nella sua ortodossia? Il “Non possumus” del Papa, cioè il primo dovere anche di ogni cristiano – aldilà della sua intrinseca e fatale peccaminosità – è quello di continuamente affermare la Verità eterna di questo “non possiamo”, il non posso di tutti i cristiani. Cioè il riconoscimento della propria intrinseca natura di peccatore. Essa è la precondizione naturale, ontologica, sempre originaria dell’uomo libero che chiede di essere salvato dal Cristo trinitario!
La coscienza permanente di questa dimensione fondante dell’Essere è precondizione nella vita di ciascun uomo: piccolo o grande che sia il suo destino o il suo personale carisma. Che però è sempre – si  sa – sottoposto al suo peccato e liberamente pronto alla sua redenzione. Compresi quelli del pontefice, come anche Papa Francesco. Il quale, molto giudiziosamente, chiede continuamente che si preghi per lui. Per la sua coerenza nella Fede rigorosa e per la sua salvezza. Ecco perché, sottolineavo – sempre nel mio post come pure sistematicamente in ben altri – che felicemente non c’è nessuno che “oggi nella Chiesa cattolica chiede lo scisma”. Perdipiù avendola anche “scampata bella” da quello possibile prima degli otto anni del pontificato di Benedetto XVI. “Ringraziando la sua grande grazia pastorale” che ha fatto sì che sia riaccolto nella Chiesa il possibile “scisma” definitivo della Franternità Pio X.
L’”intermittenza” da me segnalata relativa alla linea bergogliana, per esempio, sull’ecumenismo soprattutto riguardo all’atteggiamento e alla pratica nei confronti del gravissimo e diabolico scisma luterano condannato fin dal Concilio di Trento, costituisce una delle eterodossie più preoccupanti dell’attuale cattolicità. Non ci si dimentichi dell’esposizione della statua di Lutero in Vaticano (!) o della partecipazione ai “festeggiamenti protestanti” per il cinquecentesimo annivesario dello scisma luterano. Da parte dello stesso Papa Francesco, in Svezia!
Cosa avrebbero da festeggiare i cattolici per la detta Riforma?
È dovere in coscienza di ogni cattolico – non solo un diritto! – di vegliare al famoso e veramente libero “Non possumus”. Non solamente personale ma anche come critica sorgiva ed evangelica nei confronti del confratello cattolico. Soprattutto se Papa!
Il vescovo di Astana, monsignor Schneider, ha appena pubblicato un dettagliatissimo lungo documento di critiche legittime, anche doverose e antieretiche ai papi, su duemila anni
Cosa fa un cattolico allorquando ha, in coscienza, la certezza di eterodossie papali? Innanzitutto, non deve nemmeno essere sfiorato dall’idea di ribellarsi al principio sacro dell’obbedienza rispettosa, almeno formale: questa deve essere sempre garantita. Naturalmente, soprattutto quando è il papa stesso che non pretende, in sovrappiù, impartire direttive “ex cathedra”, non si deve temere censure. Le opinioni personali e sottoculturali del papa – soprattutto se anti-tradizionaliste – non richiedono, giuste o sbaglaite che siano, veramente obbedenza! Per essere autentico, il cattolico fedele non deve essere supinamente acquiescente e acritico al “papismo di papolatrìa”: la Fede può essere solo sempre critica e vigilante! E nemmeno, il fedele deve permettere di installarsi in un atteggiamento virtualmente scismatico. Prima dello scisma, anche personale, viene il preventivo sentimento scismatico! Non è poi memmeno da contemplare la possibilità di consumare il divorzio dalla sempre divina e misteriosa unità della Chiesa cattolica. Ci si prepari cioè alla sofferenza di preghiera per il dolore di avere un papa piuttosto errante e praticamente eterodosso, sebbene solo in modo intermittente e occasionalmente nell’ incoerenza. Quante volte si è verificato nella storia che, anche se scomunicati dal clero, siano stati riabilitati pure dopo più di un secolo, anche nella santità canonica e in quanto Dottori della Chiesa (come sant’ Attanasio, anche esiliato per più volte)! Chi può, del resto, essere certo che la scelta attiva o passiva di un papa (che può anche diventare) eretico, possa far parte dell’intelligenza piuttosto pianificata e imperscrutabile della Santissima Trinità? Ho appena letto una brevissima citazione del grande Don Bosco molto adatta a proposito: “Se Dio é con noi, abbiamo [anche] la maggioranza!”: la Verità – è noto! – è incommensurabile con l’opinione del senso comune o della maggioranza. Si è certi solo nel conforto della continuità della Tradizione del Magistero nella Chiesa.
Il buon senso, la teologia ortodossa e il diritto canonico prevedono sempre la critica al Papa. Ma allora l’obbedienza all’Autorità petrina? Anche spesso errante ed eterodossa
La Chiesa è divina ma allo stesso tempo umana, quindi – si sa – peccaminosa a causa della dimensione fatalmente fallibile dei suoi membri: compresi i suoi papi. Il problema qui preso in esame è quando l’errore è sistematico, teoretico, teologico, dottrinario, ecclesiologico. Quante volte, oltre alla denominazione di “cattolici LGBT” che, ce lo si ricordi, è l’acronimo di Lesbian, Gay, Bisexual e Transgender: cosa di più anticattolico? Incontrati, ricevuti e salutati dal Papa Francesco (!) in San Pietro, questi incredibili “cattolici” non si sentono isolati da ben altri fedeli definiti con altre espressioni: “cattolici marxisti o catto-comunisti”, “cattolici progressisti”, “cattolici fascisti”, “catto-modernisti” o “cattolici tradizionalisti” e altre amenità aggettivate in modo così antagonista. La crisi nichilista della nostra era, detta antropocentrica, da cui dipende anche quella irreligiosa nella Chiesa, non permette più la comprensione della semplice definizione di “cattolico” senza aggettivi.
In effetti, Papa Francesco ripete abbastanza frequentemente e ereticamente che è stata “la scelta di Dio a volere la Sua cultualità differenziata in diverse religioni”. Preludendo così al sincretismo con altre religioni praticamente onusianamente equivalenti.
Il sapiente san Paolo aveva ripreso, pure pubblicamente, il primo Papa apostolo Pietro, nominato direttamente da Cristo a pontefice della Sua Chiesa. Il primo tra i pari degli iniziali discepoli di Gésù, cui il gallo aveva tragicamente cantato tre volte nella notte della tradita Passione, aveva cristianamente e umilmente accettato la critica, anche da un confratello che non aveva mai incontrato Gesù personalmente. E che, in quanto ebreo potente, ne era pure stato un massimo persecutore dei Suoi seguaci. La critica al Papa è non soltanto possibile ma un dovere pure del singolo cristiano. Naturalmente essa deve essere impartita nell’ umiltà del dolore personale di obbedienza cosmica all’Autorità divina, dunque dell’Ecclesia, fondata sul Mistero e sulla certezza della sapienza del Magistero ecclesiale. Paradossalmente, è per una idea rigorosamente cristocentrica della Chiesa, e non mondana (alla maniera del teologo molto eterodosso e gesuita Rahner o per un materialismo immanente eretico!), che le critiche al Papa attuale piovono quasi tutte le sttimane. É dall’atteggiamento avverso ad ogni apostasia casuista, anche se saltuaria, che vengono ingenerate le sacrosante critiche alla condotta purtroppo non sempre petrina e discontinua di Papa Francesco.
La giusta paura del Sacro Collegio di fronte alla crisi della Chiesa aveva lasciato via libera ai modernisti del gruppo San Gallo per far infine eleggere il loro candidato destinato casuista
I cardinali riuniti per l’elezione del nuovo papa dopo le dimissioni eccezionali e significative di Papa Emerito Ratzinger, erano giustamente e talmente preoccupati per il futuro della Chiesa, che si affidarono al gruppo che brigava l’elezione del cardinal Bergoglio già dal 2005. E questo, sebbene fosse già un casuista argentino e piuttosto legato ancora alla marxiana e irreligiosa “teologia della liberazione”, già molto ovviamente ed esplicitamente condannata almeno dai due papi precedenti. Li aveva forse incoraggiati il fatto che il cardinale latino-americano fosse anche molto modernista (sebbene non moderno), e proposto dal famigerato gruppo San Gallo del nord europeo piuttosto protestante, guidato dai più arditamente rivoluzionari tra i cardinali della Chiesa (non solodel nord Europa).
Quelli cioè che seguivano da vicino il trio di prelati formato dai cardinali Kasper di Amburgo, Marx di Monaco di Baviera e Danneels di Bruxelles. E che soprattutto erano inebriati della pseudo-teologia di Karl Rahner, la più lontana, delirante e opposta a quella degli ultimi papi tradizionali postconciliari: veramente – si direbbe – una scelta eretica! Perdipiù, era già nota la fotografia in cui, inginocchiato davanti a due pastori protestanti a Buenos Aires, il cardinal Bergoglio si faceva benedire luteranamente e emblematicamente. La paura, come sempre, è cattiva consigliera. Rapidamente, molto rapidamente, Papa Francesco fu eletto!

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