Otto domande retoriche sull’emigrazione clandestina, puntualmente argomentate, indirizzate ai sindaci italiani di sinistra ribellatisi (dicono) alla legge. E rivolte anche ai vescovi bergogliani che non finiscono di dichiararsi a favore dell’invasione migratoria (esclusivamente economica e parassitaria oltre che mai richiesta). All’eccezione, naturalmente, dei rarissimi immigrati in fuga dalle guerre e dalle persecuzioni involontarie: quelli dell’asilo politico.

Dopo aver ascoltato e letto le molte dichiarazioni dei sindaci italiani di sinistra ribelli alla nuova legge nel Bel Paese che ha appena chiuso (infine!) l’accoglienza indiscriminata degli immigrati. Come il solo Paese dell’Unione europea, da parecchi decenni accogliente coatto in solitario, rispetto agli altri Paesi che avevano chiuso le loro frontière all’invasione dei popoli extracomunitari. I quali erano di varie centinaia di migliaia di immigrati per anno che sbarcavano clandestinamente soprattutto sulle coste italiane e non potevano che restare nelle regioni dello Stivale abbandonato ignobilmente dagli altri Paesi membri dell’Europa. E dopo aver anche letto le interminabili geremiadi cattoliche dei laici e del clero soprattutto romano, attivamente impegnati a incoraggiare questa assurda immigrazione. Non senza, infine, aver pure ben esaminato l’ultima intervista del molto famoso presidente di Comunione e Liberazione, monsignor Carron. Dopo tutto ciò, indirizzo da qui queste otto domande commentate. Così nell’ordine spontaneo senza troppe premeditazioni organizzate, a tutte codeste “anime belle”, molto e “infinitamente belle”, per ricordar loro alcune questioni cruciali che hanno certamente dimenticato. Oppure mai prese in conto a vantaggio delle loro scelte ideologiche ed anche abusivamente utlizzate.
La mia posizione di doppiamente emigrato dalla sua terra natale, mi permette di situarmi nel dibattito in questione in modo pertinente. Perdipiù, sono pure a sostegno come cattolico, del partito ancora estremamente minoritario (dalla sua molto recente fondazione, nemmeno per ora rappresentato al Parlamento) chiamato Popolo della Famiglia. Con questo, sono alquanto al di sopra di ogni sospetto politicistico, partigiano e di potere. E in conseguenza del fatto che sono sempre, benché critico, obbediente in modo molto petrino alla Santa Autorità ecclesiale. Non sparerò quindi esplicitamente – almeno per l’occasione – contro la politica della croce rossa storica della Chiesa. Anche se essa continua in questi tempi a presentarsi in modo almeno eterodosso ed intermittente al Popolo di Dio (come lo dicevo nel mio precedente post, ed anche molto prima).

Le otto domande

1 – “Naturalmente – mi dicevo – in che modo è anche lui cascato nelle posizioni praticamente a favore dell’invasione di tutto quest’oceano di immigrati (a dire il vero, riflettendo, era peraltro anche molto prevedibile): quasi tutti esclusivamente economici, così come lo motiva nella sua ultima intervista al Corriere della Sera” monsignor Carron?
Era infatti scritto nel Cielo che le posizioni generalmente bergogliane sarebbero state ancora ben sostenute dall’erede del movimento di CL, in ragione anche delle altre direttive papaline ben seguite, anche se prive di pretese petrine di tipo dogmatico, dunque non obbligatoriamente impegnative. Il conformismo abituale piccolo borghese, ridotto ormai a seguire la stessa direzione e la stessa agenda politicistica dei partiti residuali proclamati ex-marxisti, è stato ancora una volta ben onorato. Allo stesso tempo, le posizioni socio-politiche progressiste dell’Azione cattolica, contro le quali aveva lottato strenuamente tutta la vita don Giussani, il fondatore e leader carismatico per più di mezzo secolo del Movimento, sono state ancora una volta confermate nel loro totale sostegno. La sola differenza consiste, negli ultimi tempi, all’attacco continuo e pregiudiziale delle posizioni sovraniste o populiste, ben definite in modo spegiativo e proditorio, malgrado una rigorosa e grandi tradizioni ecclesiali, come nazionalista o fascista. A difesa del potere sociale ben consolidato di tipo verticistico e antipopolare del clero: potere elettoralmente e democraticamente perso, in decadenza nel mondo intero. Lo stesso potere politico, tuttavia, che la sinistra sta internazionalmente cercando di riconquistare, almeno nelle intenzioni. Ma in modo disperato e radicale, fino al totalitarismo pretenzioso e demente.

2 – Perché sono ancora così numerosi ad essere indotti ad abboccare, da parte di questi politicanti (sia di mestiere che di pensiero) a siffatta scelta pro-immigranti, come ingenui semplicioni (ma molto revanscisti) all’ideologia perdente di tipo americano-liberale (detto “democratico”) e indifferente a tutto, comprese soprattutto le leggi naturali e divine?
Hanno abboccato fondamentalmente a causa del semplice fatto che sono sempre restati, malgrado tutto, “de sinistra” e modernisti (non moderni), come i progressisti démocratici alla maniera dell’abortista sfegatata signora Clinton statunitense, con la loro vera fede ideologica, narcisista e liquida direbbe Zygmunt Bauman, dunque profondamente e autenticamente irreligiosa. Et soprattutto, a causa del loro primitivo rapporto coi trend attuali. Questi rimangono in ogni caso dominanti su tutti i piani, anche quelli prepolitici rispetto al bene comune pubblico di cui, in modo realistico, non si preoccupano assolutamente. Senza parlare del fatto che non hanno nemmeno nella loro disponibilità intellettiva il concetto indispensabile d’“identità di civiltà cristiana” della quale è costituita, in modo rimosso, tutta la cultura occidentale classica e fondativa. Le argomentazioni diventano così fatalment manipolatrici e intellettualisticamente fumose, intorno a quanto continuano a chiamare la “realtà”. Vale a dire, per la sinistra residuale a livello internazionale, la verità suprema nel loro razionalismo (non razionale!) inefficace. Si tratta, nel qualcaso, della distorsione radicale che ha anche giustificato il successo (soprattutto non cosciente o sempre rimosso) della pseudo-teologia, specialmente del teologo gesuita relativista e casuistico tedesco, Rahner, che ha portato sordidamente all’attuale crisi molto grave della Chiesa.

3 – E dov’è finita la reciprocità almeno culturale (anche precedente all’accoglienza) che non solamente non è nemmeno presa in considerazione, ma che è anche sfidata esplicitamente dai musulmani (la più larga parte degli immigrati!) mai integrati in nessun Paese e, in principio, non integrabili per definizione e per antonomasia?
La condizione preventiva di una buona accoglienza comincia sempre prima. Anche quando ci sarebbero tutte le precondizioni di una possibile accoglienza minimale – che non è ora data, oppure, in ogni caso, è molto contestabile – bisogna che la “visita inattesa e per nulla richiesta” possa almeno prima suonare alla porta. E si annunci dopo essersi presentata con almeno molto buone intenzioni visibili e intelleggibili. Per lavorare, ad esempio. Ma, per l’appunto, non c’è abbastanza lavoro per gli occidentali stessi a causa delle loro due ultime generazioni che si sono già date perdutamente all’edonismo della denatalità, in modo pure infame. Per conseguenza, la disoccupazione non è mai stata così alta nella nostra epoca per gli europei medesimi: a causa, naturalmente, della derivante penuria della domanda nei mercati (le culle vuote hanno finalmente colpito molto duro).
Nella storia dell’umanità, peraltro, non è mai esistito nemmeno teoreticamente, il diritto assoluto di emigrare e soprattutto di accogliere! Prima di mettersi in viaggio, a migliaia di chilometri (!), e prima di raggranellare tutte le ricchezze della loro grande e personale“famiglia”, bisogna rendersi chiaramente accettabili – se la cosa non possa apparire utopica – ai futuri ospiti di accoglienza.
Tutto questo diventa invece il bottino degli iniqui malfattori trafficanti di umani che, torturandoli, a volte e non troppo raramente, li portano alla morte! I migranti hanno così perso ogni loro risorsa pagata e strapagata per il viaggio, equivalente a quello necessario per fabbricare più di una casetta o mettere in attività una piccola azienda nel loro Paese. Non troppo raramente i detti trafficanti assassini fanno pagare a rate, alle famiglie restate inamovibili, debiti usurai relativamente giganteschi. Oppure, per le donne emigranti destinate coattivamente alla futura prostituzione, i debiti da rimborsare non sono mai meno di 30.000 euro… La Chiesa italiana raccomanda “di non dividersi sui poveri”. Ma sono veramente poveri questi immigrati? Lo sono certamente diventati volendo emigrare per un progetto abitualmente sbilenco e molto spesso illusorio. Senza l’assistenza eccezionale per loro, e consueta dello Stato statalista incredibilmente riempita strutturalmente d’ingiustizie, l’emigrazione non ha più supporti per rendersi, almeno a volte, possibile. Nel frattempo, i cattolici hanno allegramente confuso la Carità con la generosità fattuale, strutturata in organismi, peraltro ben sovvenzionati dallo stesso Stato statalista d’accoglienza e sempre totalitario. Non parlo nemmeno dell’infiltrazione costante terroristica proveniente dai paesi islamici…

4 – Perché la follia si è imposta sia nei Paesi occidentali (che non possono materialmente accogliere, allo stato raggiunto della loro dépravazione morale) che presso i migranti che abbandonano i loro Paesi per puro desiderio edonistico, visto elargito nelle loro televisioni ovviamente fallaci e confermato dagli emigrati di lunga data, “miracolati” nei nostri Paesi già da molti decenni così massimamente accoglienti?
Tutte le migrazioni che si sono realizzate nella storia non si sono mai prodotte nelle condizioni così inumane come quelle della nostra epoca: del resto, mai richieste, queste! Facendo salvo e a parte, evidentemente, tutte le invasioni militari di barbari armati che imponevano stupri e saccheggi.
Che si smetta dunque di parlare di “accoglienza”! Anche da un punto di vista strettamente cristiano: l’Occidente è ai nostri giorni di fronte al molto previsto e annunciato caos (già, per esempio, dagli anni ’50 descritto da Romano Guardini; e molto prima ancora con la cosiddetta morte di Dio da parte di Nietzsche o dal “tutto sarà possibile senza Dio” di Dostoievski). L’opulenza economica supposta per l’Europa è ben solo apparente, in quanto fondata sul debito pubblico da rimborsare che, a sua volta, è molto caro in interessi e deve essere pagato cash ogni anno: non è un caso che nessuno ne parli, soprattutto della sua identità globale. È cosi quasi certo che l’emigrato è oggi destinato all’assurda assistenza pubblica dei Paesi di accoglienza: con tutte le conseguenze nefaste ed impossibili da mettere in campo rispetto alla cosa. Le emigrazioni precedenti erano all’opposto non a caso fondate in anticipo dai popoli, allora sì sostanzialmente accoglienti. Oggi non possono essere che produttive di ostilità reciproca: così anche il sedicente lavoro pesante o “sporco” rifiutato dai popoli di accoglienza, quando esso esiste veramente, non è praticamente mai legale, ma piuttosto in nero.
Ed è pure all’origine della delinquenza massificata da parte degli immigrati stessi. Io che sono emigrato due volte, dagli Abruzzi verso la Lombardia (nel 1952), e da Milano a Bruxelles (nel 1977), posso dirlo così come tutti quelli che prendono onestamente, anche nei nostri giorni, questo rischio migratorio (il solo vero diritto è quello di non emigrare!). Naturalmente non come una volta in quanto membro di una armata bellicosa: nei nostri tempi dovrebbero riflettere a tutta questa complessità prima di partire senza obiettiva necessità razionale. Né con la carenza di volontà da parte dei detti “accoglienti”… Per entrare in un qualsiasi Paese del mondo – non solamente dell’Occidente – è, infatti, necessario innanzitutto farne richiesta scritta per ottenerne il permesso… Tanto più che tutti i vescovi, tutti, dell’Africa, del Maghreb e del Medio Oriente non fanno altro che lanciare appelli perché non si parta e si ritorni nei loro Paesi abbadonati in modo scellerato: tutti questi giovani in piena forza di salute (generalmente anche senza le loro donne!) dovrebbero essere utilizzati nello sviluppo e nella democratizzazione dei loro propri Paesi, così come è già successo per i Paesi occidentali. I quali sono molto ricchi, ma solo apparentemente. In effetti, i Paesi di provenienza migratoria sono oggi tutti paradossalmente in attivo (quando non in guerra, certamente non a caso…). Mentre l’Europa è in declino ideologico a causa dei propri errori e passioni edoniste, senza volerlo sapere: la denatalità assurdamente malthusiana è sempre più diffusa dopo più di mezzo secolo, anche negata alla conoscenza e alla coscienza! Oppure con molto false giustificazioni: non si è mai stati così agiati. Si è giunti anche a parlare, da parte degli eterni e incondizionati accoglienti, dei cosiddetti politicamente criminali secondo cui, impudentemente, gli “immigrati pagheranno le nostre pensioni”…

5 – Come trattare questa supposta mancanza di “umanità galoppante” dei popoli europei contro il diritto inalienabile, civile e religioso di garantire la permanenza della propria civiltà, anche attaccata espressamente dai migranti, senza ritegno e arrapati dal possibile ma illusorio welfare occidentale a gogo?
La conservazione dell’identità culturale non solamente è un diritto ma è innazitutto un dovere di fronte al divenire immancabilmente evolutivo. Viviamo oggi una epoca di nullificazione di quasi tutte le civiltà a vantaggio della mitica ideologia oggi onusiana: una cultura sempre riduzionista e omologata, peraltro preconizzata da secoli dai massoni ovviamente ben eretici. Un orrore di mistificazione umana premonitrice delle peggiori possibilità inumane, già in atto! Soprattutto, i cattolici dovrebbero essere i più prudenti prima di associarsi alla parte delle popolazioni mondiali che corrono in siffatta direzione, in sovrappiù conformista, sebbene, per essi, diperatamente sempre più minoritaria. E che esclude ogni idea della priorità del Cristo Re dell’Universo!
Per saper bene dove si va è indispensabile ben conoscere da dove si viene e di cosa si è fatti, in rapporto alla propria… destinazione.
Così la difesa della propria identità originaria diventa simmetricamente una scelta primordiale che i Paesi che oggi dovrebbero accogliere devono conoscere in toto molto, ma molto meglio.
In tutti i fattori della loro ricchezza storica. In questo modo, si può essere candidati a emigrare solo se si è coscienti e disposti a fare propri la civiltà di fondo che dovrebbe accogliere.
E sottoposti alla possibilità che la società che accoglie possa effettivamente integrarli senza creare mostruose ingiustizie nei confronti dei suoi propri cittadini! Oppure che essa sia tollerante almeno per le differenze non antagoniste, nella dimensione di possibile, ma improbabile attualmente, melting pot. Ma c’è anche la posssibilità che l’accogliente teorico non possa accogliere – come è concretamente il caso – almeno con gli stessi standard di vita edonista-stracciona che s’è immoralmente e arbitrariamente accordati!
Oppure che possa farlo, ma solamente per ragioni dette umanitarie: dunque per motivi sedicenti obiettivi (guerre e persecuzioni)… E non per ragioni semplicemente economiche, va da sé.

6 – Come continuare a tollerare l’asimmetria di trattamento della libertà nei Paesi di partenza in rapporto a quelli invece pretesi, in sovrappiù arrogantemente, nella loro propria emigrazione?
Qualche mese fa, per esempio, il leader musulmano importantissimo turco, Erdogan, rivolto pubblicamente ai due milioni (!) dei suoi concittadini vecchi emigrati (e già ben accolti) in Germania, raccomandava loro “di generare non meno di cinque figli per coppia, allo scopo di poter sottomettere, con le stesse leggi” degli “infedeli occidentali”, tutte le popolazioni locali “accoglienti”, alla “chari’a” del Corano!
Questa strategia (non nuova: già Ben Bella in Algeria l’aveva espressa chiaramente…) appare ai nostri giorni più fondata delle quattro sconfitte militari, e decisive, che avevano impedito la conquista dell’Europa ai musulmani (con cui il cattolicesimo tanto vuole e concretamente tenta unilateralmente di dialogare oggi): a Poitier (in Francia) nel 762, ad appena qualche anno alla fondazione dell’Islam!; a Otranto (nel tallone delle Puglie, dove i guerrieri islamisti trucidarono per decapitazione, uno dopo l’altro con per primo il loro vescovo, la totalità degli uomini del villaggio (più di 800 adulti, con donne e bambini ridotti in schiavitù), avendo tutti questi rifiutato di convertirsi all’Islam (ma i musulmani furono respinti in Mediterraneo subito dopo dall’armata popolare del Re di Napoli con l’entusiasmo fiero degli Italiani del sud: è stato recentemente Papa Francesco che li ha canonizzati tutti, questi santi cristiani, come martiri; poi, per terza, la sconfitta di Lepanto (nello stesso mare Mediterraneo) nel 1571 nella storica bataglia navale; ed infine alle porte di Vienna (in Austria) nel 1683, dove le armate islamiche erano state ancora una volta battute, dopo aver tentato la via della Spagna e della Francia, quella dell’Italia e, in ultimo, quella dei Balcani, per la conquista europea sempre con le armi. Ma c’è anche di peggio: nei Paesi islamici di partenza migratoria, non c’è nemmeno la più pallida idea della libertà religiosa (la madre di tutte le libertà!) di cui gioiscono molto generosamnte, sempre senza reciprocità e senza alcun risultato relazionale, gli immigrati musulmani nei nostri paesi di vera e lunga accoglienza, massimamente generosa…

7 – Perchè la canea urlante dei sindaci di sinistra e pure dei cattolici bergogliani, detti progressisti e realmente modernisti, che reclamano ora un umanesimo sempre violato da loro stessi (di cui nemmeno conoscono la storia, da loro peraltro sempre sistematicamente mistificata), non riconoscono neanche le più elementari regole di razionalità naturali e di libertà umana?
Oltre ad ignorare completamente la responsabilità totale dell’attuale statalismo dominante (vale a dire la prevalenza dello Stato sull’Autorità inviolabile di Dio e delle Sue leggi, del resto anche minimamente non riconosciute e sempre combattute laicisticamente dai loro partiti!), in rapporto alla crisi globale e al suo caos di cui l’immigrazione è l’ultimo degli epifenomeni, questi laicisti di sindaci miscreenti o superficialmente sedicenti “fedeli” non riconoscono nemmeno i meccanismi più elementari della società moderna. Per esempio, dopo molti anni di migliaia di morti annegati in mare a causa, fondamentalmente, dei trafficanti schiavisti (e a causa, soprattutto, della loro stessa temeraria e scervellata follia di emigrare), questi settimini improvvisati umanisti locali e minoritari, sono forsennati nell’accoglienza ma alle spese dello Stato statalista antipopolare! Hanno anche l’impudenza di attribuire la responsabilità della non accoglienza legittima attuale e ben ignara della loro irresponsabile tragedia agli stessi Italiani. Ma non solamente, e sempre per esempio, ignorano totalmente anche l’esistenza di una tradizione nobile di riferimento, veramente gratuitamente misericordiosa e molto cattolica nella Chiesa: c’è voluto che il sito di Cultura Cattolica (www.culturacattolica.com) ripubblichi un documento di sette pagine articolate e geniali in Carità (tra le molte dichiarazioni) del grandissimo cardinale, arcivescovo di Bologna Giacomo Biffi. Per riportare agli spiriti e alla memoria l’a-b-c di un popolo che è stato massimamente emigrante lui stesso (ma in tutt’altre condizioni oggettive e soggettive!). Bisogna ricordarsi che il cardinal Biffi è sempre stato amico intimo di don Giussani, il più grande educatore al mondo nel secolo scorso (attualmente ben tradito nel suo stesso movimento) e fondatore, oltre che conduttore carismatico di Comunione e Liberazione durante una sessantina d’anni, fino alla sua morte, senza il più piccolo revanscismo nostalgico antimoderno! Questa amicizia – si direbbe oggi – completamente inutile, viste le posizioni ideologiche di CL. Un documento ripubblicato, questo del settembre 2000, che riproduce l’intervento magistrale di questo capo religioso immenso “(prima) italiano (e dopo) cardinale” come amava ripetere pubblicamente egli stesso. Anche a questo Seminario della Fondazione Migrantes in questione.

8 – Come è potuto succedere che la sinistra battuta alle elezioni nel mondo intero (dalla Sicila agli Stati Uniti e dal Brasile all’Ungheria o alla Polonia e a Irsraele…) non capisca nemmeno la differenza centrale tra i muri per interdire provvidenzialmente l’accesso e quelli per impedirne odiosamente l’uscita, agli uomini verso la loro libertà agognata?
Un ultimo esempio qui, a favore dei muri e dei blocchi dei porti, e non degli scontati e conformisti ponti “a tutta birra”. Si tratta ancora della dimostrazione storica, fatta da Marcello Veneziani, il geniale intellettuale, dell’inanità ormai patologica di tutti i relativisti, casuisti e mondanamente perduti dietro i riduzionisti agnostici. In sovrappiù dementi della sinistra europea, pure ipocriti! Codesti casi sociali si ritrovano fuori anche dalla storia come il loro materialismo marxiano, se non marxista o pseudo-socialista, ma letteralmente fuori di testa. Veneziani ha appena mostrato (in Francia una operazione analoga è stata intrapresa dall’intellettuale Alain Finkielkraut) che il conformismo intellettivo di tutta questa banda di ormai disattati sociostorici, forniti ancora di un significativo seguito, sul modello dei Macron europei o dei “democratici” nordamericani (alla maniera delle ineffabili signore Clinton o Pelosi), non ha nemmeno compreso il beneficio degli innumerevoli muri, muraglie e ponti levatoi nella storia antica e contemporanea: che continuano a salvaguardare la pace. Contro la quale si scatenano ora irresponsabilmente i sinistroidi.
Esistono da sempre due funzionalità di questi muri alla maniera delle semplici e familiari porte di casa! La prima è di difendere l’eterna sovranità inviolabile della nazione, del suo popolo con l’eredità e la cultura identitaria, contro gli attacchi inevitabili dei barbari parassiti, detti migranti attuali.
E l’altra funzione è quella odiosa egli Stati totalitari che impediscono, con i loro orribili muri assassini, affinché i propri cittadini non possano fuggire alla loro dittatutra oppressiva (interna e coatta)!
I protagonisti ai quali queste otto questioni retoriche argomentate sono destinate, appartengono, ancora e sempre, piuttosto alla razza di questi Stati totalitari e orribilmente statalisti che costituiscono la vergogna della storia.
La lotta alle loro indistruttibili mistificazioni contiene tutto il sale della terra di cui si nutrono gli innumerevoli uomini dei nostri giorni antagonisti al pensiero unico nel mondo: come quelli degli Stati Uniti che, opponendosi alla costruzione del muro, per esempio, anti immigranti alla frontiera del Messico, da parte di Trump, il presidente del popolo diventato il più accogliente al mondo (ma regolamentato e sovrano!), si considerano, nell’assurdo più totale, eroi della ragione e della salvezza dell’umanità.

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