Il tradimento masochista della diaspora cattolica, diventata oltremodo totalitaria, di fronte al suo partito identitario e sempre più indispensabile.

L’impossibile influenza culturale e politica di un comitato strutturalmente impotente ha appena confermato, contro l’evidenza di un laicismo invadente e vincente, la sua fatale dispersione.
Per chi votano i cattolici? La mancanza o l’insufficienza di identità culturale e politica oggi dei cattolici in Europa ha prodotto la diaspora elettorale dei loro voti. E questo, da quando hanno deciso di sopprimere i loro partiti identitari, all’inizio degli anni ’90.
Hanno forse ben fatto a dissolvere siffatti partiti nazionali chiamati democristiani? Sì certamente!
Questi non erano più d’ispirazione cristiana, se mai lo fossero stati prima veramente. Essi erano diventati, in ogni caso, sempre più secolarizzati e veicolavano la cultura del pensiero unico e del politically correct nichilisti. Il loro compito storicamente chiaramente assolto fu, per esempio, di salvare lo Stivale dall’appetito sempre insaziabile del blocco comunista.
Niente di più anticattolico mentre ne usurpavano l’identità veramente religiosa, sempre tanto necessaria alla dimensione pubblica. Quella che fonda, sviluppa ed è sempre alla base della civiltà occidentale. La quale, invece, ha pure raggiunto, da almeno un quarto di secolo, un livello apparentemente irreversibile della sua crisi identitaria: quella di essere generata, già a partire dal Rinascimento del resto, anche dall’interno della Chiesa.
Ora, l’anomalia si verifica a causa del protagonismo dissennato e particolare dell’attuale clero generalmente situato in consonanza con questo pontificato a fedeltà petrina intermittente.
Al posto di disperdere assurdamente l’importanza e il peso residuo dei cattolici praticanti e della loro grande e imparagonabile Tradizione, bisognava dedicarsi alla totale rifondazione (e ricostruzione) del partito ispirato dalla sempre più negletta DSC (Dottrina Sociale della Chiesa). Tanto più che i cattolici veramente praticanti sono ridotti apparentemente in Europa ad una frazione di appena qualche unità in percentuale. Si è così seguita l’idea (se così si può dire!) di influenzare tutti i partiti esistenti, più o meno laicisti, cercando di portare loro i valori cristiani. Senza però troppo chiedersi se questi partiti fossero mai stati disposti a veramente interloquire e comprendere. Strategia, codesta, rivelatasi totalmente folle e illusoria nella misura in cui tutta la cultura secolare e nichilista era (e resta) in procinto di compiersi in un progetto di globalizzazione. E di rifiuto particolarmente liquidatorio al riguardo pure del cristianesimo. Questa linea non identitaria, non è solamente politicamente perdente, ma si è rivelata anche catastrofica.
Come poter pensare di influenzare questi partiti nichilisti e secolarizzanti mentre si sta anche indebolendo storicamente e radicalmente la generale religiosità?
La stessa domanda va posta, nel contesto di una diaspora indegnamente mendicante non solamente politica, soggettivista e arbitraria, al popolo di Dio impegnato in una guerra inevitabilmente anche   fratricida!

La necessità di rifondare un partito autenticamente cattolico ha infine preso piede dopo i successi sorprendenti dei Family Day che hanno superato il milione di partecipanti (in Francia e Italia)!
Il livello di follia scellerata ha ora anche raggiunto il grado di irreversibilità, malgrado l’evidenza pratica dell’inconsistenza della mitica, sproporzionata e vanagloriosa “capacità d’influenza”.
Essa si è mostrata, se fosse mai stato necessario avvenisse, totalmente inefficace e inconcludente anche dopo gli ultimi e ulteriori tre anni di approvazioni, sotto il naso, al parlamento pure italiano, di orribili leggi transumaniste. E questo, malgrado lo choc delle due storiche manifestazioni romane che hanno colpito tutto il mondo politico. La qual cosa, appena dopo quelle di Parigi e prima di quelle della Polonia. Ma con una opinione pubblica sotto lo stordimento miscredente e sempre tendenzialmente portata all’amnesia!
Gandolfini, il presidente di questo comitato ormai diventato fatalmente una piccola lobby di ex-avanguardisti (la nostra epoca consuma e dimentica tutto in gran fretta!), ha appena riconfermato questa linea di “non fondare un nuovo partito”, soprattutto identitario e cattolico. E, quindi, di continuare a far disperdere dissennatamente i cristiani nei partiti esistenti, ormai quasi fattualmente equivalenti fra loro nell’orrore. Questi, mentre si svolge una feroce competizione elettorale per la conquista dei voti particolarmente molto incerti (ormai si teme la metà o più d’astensionisti!) sono situati in azione con margini economici di partenza nulli!
Si stanno promettendo, in effetti, una congerie di leggi mirabolanti, per un paese indebitato alle stelle e in piena disoccupazione a due cifre. Queste non potranno essere che dimenticate, rimandate o ridimensionate non appena finite le elezioni. Nessuna di siffatte promesse è infatti relativa alla preventiva eliminazione del milione e più di funzionari statali eccedentari di cui nessuno parla (!), già inutilmente a libro paga dello Stato italico da decenni, che lo statalismo europeo (non solamente italiano) ha cumulato nello scorso mezzo secolo. Che ognuno faccia il conto del costo fisso da decenni che il popolo italico paga senza troppo saperlo. Aggiungendolo a quello degli interessi stratosferici (70-90 miliardi!) del debito pubblico già in sé inarrestabile, impagabile e messo sul gobbone delle giovani generazioni di dissipata oltreché edonistica origine. Parlo qui dell’eliminazione del costo gigantesco della forza eccedentaria burocratica inutile e dannosa (salvo come immorale e parassitaria clientela statalista) che permetterebbe veramente – se non esistesse – il finanziamento delle promesse giuste, ma demagogicamente avanzate.
Così, tutte le future leggi diventate prioritarie e indispensabili per i veri cattolici, quelle dette dei “ Princìpi non negoziabili” (peraltro già messi da parte dall’attuale pontificato perché, sembra, troppo divisive) saranno le prime, come abitualmente, ad essere accantonate o dimenticate.
Queste leggi sono generalmente quelle corrispondenti ai dettati riaffermati dall’arcivescovo di Trieste, Crepaldi, responsabile della Dottrina Sociale della Chiesa. Esse sono state identificate già da molti anni dai partiti laicisti intorno e intrinsecamente legate al tema della Famiglia. Vittima economica e culturale, questa, sempre designata (tanto più nella sua qualità ideologica) da parte di una politica perdipiù impoverita dalla denatalità oceanica ormai anche perennizzata!

Non contenti di proseguire nel tragico errore della diaspora, questi cattolici sedicenti d’avanguardia, ma perfettamente tradizionalisti nei fatti, sono anche diventati totalitari!
Nella stessa dichiarazione della ultima settimana, il presidente Gandolfini del comitato Difendiamo i nostri figli, dopo aver argomentato con molte ragioni soggettivamente anche genericamente condivisibili (nella tiepidezza cristiana), ha affermato al primo posto (!), che “nessun partito è il partito del Family Day”. Perché? Il movimento che si è avverato nelle due mega-manifestazioni a Roma nel 2015 e 2016, non avrebbe così il diritto di essere rappresentato, sul piano politico, da un partito. All’evidenza esso consiste, dopo il drammatico errore di apprezzamento sulla diaspora e la strategia fatalmente arrogante relativa alla cosiddetta influenza, nella pretesa indebitamente imposta per cui nessuno potrebbe esercitare la stessa opzione già esercitata da siffatto comitato di movimento, in senso però opposto! In effetti, il Partito politico Il Popolo della Famiglia è stato ben fondato nel 2016 totalmente ispirato anche dal Family Day. I movimenti popolari, per definizione, sono destinati ad essere liberamente interpretati e tradotti in partiti politici operativi per ogni Paese. Senza che alcuni possano impadronirsene.
Perché l’opzione di sterilizzare il movimento popolare (Family Day) dovrebbe essere annoverata come unica e possibile nell’esclusione in modo apodittico e autoritario (senza alcuna autorità e legittimità) di dare vita ad un partito specifico riferito funzionalmente alle sue rivendicazioni?
Perché partiti laicisti, relativisti e senza valori prioritari potrebbero e dovrebbero riferircisi (tanto più chiaramente in modo demagogico) mentre un partito identitario, rigorosamente cattolico, ben riferito alla DSC e ai “Princìpi non negoziabili” non potrebbe storicamente farlo?
La speranza è, piuttosto, che il PDF, questo nuovo partito politico veramente cattolico possa far uscire da una certa ignoranza politica e, soprattutto, dall’antica  spocchia religiosa i cattolici almeno italiani e europei.

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