Perché anche Giovanni Passali, uno dei più grandi esperti finanziari della nostra epoca, non osa fare previsioni sulla ripresa economica del nostro mondo in crisi? Egli ne constata la permanenza e ne sospetta anche una possibile altra recessione prossima. L’incapacità degli economisti di analizzare il caos del mondo.

Eppure è molto semplice: si potrà constatare una vera ripresa economica solo dopo anni  aver iniziato, nel nostro mondo soprattutto occidentale, la battaglia contro la peste della denatalità.
Ho conosciuto anche personalmente Passali e i suoi (quattro) figli, nelle vacanze cattoliche alle meravigliose Dolomiti, quest’estate 2017 a San Martino di Castrozza. L’occasione è stata la settimana di ferie di un gruppo di dissidenti, molto dissidenti da Comunione e Liberazione, il movimento ecclesiale cattolico che ha operato una svolta radicale nella sua linea pastorale e nel carisma del rimpianto servo di Dio, suo fondatore Luigi Giussani, morto nel 2005 nella sua cara Milano.
Avevo accusato anch’io due anni fa Passali, l’esperto in finanza, come statalista. Ma avevo già cominciato a dubitarne l’anno scorso scoprendo il suo nome tra i partecipanti ad una riunione di dissidenti radicali di CL a Bologna. Questi, evidentemente, non lo erano sicuramente. Peraltro non è facile situarsi e distinguersi tra finanziari che sono generalmente quasi sempre statalisti. Passali in sovrappiù è non a caso professionalmente uno specialista di sistemi informatici: la sua padronanza nel campo finanziario è stata conquistata anche dalla precedente sua esperienza in matematica. Ma come tutti i molto competenti nel campo finanziario ha dovuto mettere spesso un bel apparente bemolle al rapporto intrinseco ma ben separato da quello molto globale dell’economico: i suoi interventi hanno dunque dovuto caratterizzarsi in quanto specialista molto analitico, anche necessariamente “troppo” analitico, secondo le tendenze abituali e perniciose in valsa nella disciplina, di cui egli vuole legittimamente essere un innovatore. La lunga esperienza in quanto lavoratore autonomo in informatica nel settore economico, l’ha in effetti molto presenvato da questo handicap redibitorio che l’avrebbe quasi condannato ad uno statalismo certo.

La semplicità elementare che permette di vedere la colossale denatalità, che ha colpito soprattutto il mondo occidentale dagli anni ’60 e che costituisce la causa principale, se non esclusiva, della crisi economica mondiale, sembra essere totalmente negata alle intelligenze – seppure indebitamente autoproclamate come supreme – degli esperti finanziari. Da moltissimi anni, Gotti Tedeschi, l’ex-responsabile delle finanze vaticane, e qualche altro grande sapiente d questo mondo (ai quali si sono aggiunti ultimamente neo-antimalthusiani anglofoni scienziati illustri!), continuano a ripetere inutilmente che è molto semplicemente il crollo della domanda interna ai diversi paesi occidentali ad aver provocato la crisi economica ed oceanica attuale. È il miliardo e mezzo o più di non nati (tre o quattro volte la popolazione europea!) la causa dell’edonismo progressivamente straccione, da due generazioni a partire dagli anni ’60, ad aver reso eccedentarie o quasi tutte le strutture produttive, esistento e in costruzione, dell’Occidente. Così i finanziari, che peraltro non hanno minimamente previsto l’esplosione di questa crisi economica nel 2007 (ma iniziata silenziosamente e per gradini già negli anni ’70 dove l’iniziale denatalità cominciava a manifestarsi subdolamente), continuano a meravigliarsi che anche i loro numerosi annunci di ripresa, da una buona decina d’anni, non si realizzano veramente. Passali, abituato a fornire e surrogare rigorosamente nelle sue analisi un pieno di dati indiscutibili, ha ancora constatato che, per esempio in Italia (ma si potrebbe dire in tutta Europa salvo marginalmente in Germania) il reddito attuale pro capite è inferiore a quello di una ventina di anni fa. Senza troppo parlare del livello di disoccupazione a due cifre. Il nostro esperto anticipa anche, sempre in un articolo parso su Il Sussidiario, quotidiano online molto vicino se non identificato a CL, i timori di molti finanziari per una bolla gigantesca nella borsa internazione con un montante in perdita spaventoso.
Avevate parlato di ripresa, mentre non si giunge nemmeno a ricuperare una piccola parcella di quanto inghiottito dalla recessione?
Ecco quanto i finanziari continuano a rimuovere e a nascondere, quando non capiscono nemmeno la natura del loro oggetto di studio e di lavoro.

Allorquando si continua à voler modificare tragicamente e pervicacemente le leggi naturali e quelle rivelate del Dio trino – soprattutto relativamente alla natalità e ai debiti pubblici (cumulati fino al livello incredibilmente immorale della non rimbosabilità soprattutto riguardo alle generazioni dei loro figli e nipoti) – che ci si aspettino ulteriori e sconquassanti catastrofi.
Se non si diagnostica correttamente la malattia, come la si può curare?
Ci vorrà, in realtà, una buona ventina d’anni per poter constatare una vera ripresa economica: non prima che i non ancora augurati e indotti boom di bambini abbiano permesso che essi divengano anche produttivi (almeno fin quando non giungano all’età di giovani adulti).
Gli immigrati come soluzione? Un’altra chimera, questa, ben ideologica della stupidità neo-cattolica e tardo-marxiana, ambedue nichiliste e oderniste, in ultima analisi anche se ripiene di buone intenzioni anticristiane e onusiane. È di ieri 8 agosto l’ultima imbecillità sull’argomento da parte delle televisioni italiane: introdurre il paragone assurdo degli emigrati morti nella miniera di Marcinelle, nel mio paese di residenza belga dopo una sessantina d’anni, con gli attuali immigrati extracomunitari: mentre i primi erano richiesti per esempio dal Belgio con tanto di contratto stipulato con una colossale fornitura di carbone all’Italia, gli attuali immigrati (unilaterali e illegali) sono inutili e pleonastici oltre che rifiutati dagli Stati comprese le loro popolazioni! Per non parlare dei vescovi e del clero del continente nero che non finiscono di strillare di non partire verso il miraggio europeo e per non impoverire delle migliori risorse i loro paesi in via di sviluppo…

Lo statalismo che fino ad oggi non ci ha ancora consegnato tutti i suoi orrori è, in ogni caso, infelicemente vincitore dappertutto. Anche una gran parte della Chiesa cattolica, soprattutto quella centrale, dopo i grandi pontificati di san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, si è messa a rincorrere la scemenza masochista del mondo del pensiero unico e del politically correct. In tutti i campi, non solamente in quello economico: lo statalismo è innanzitutto la vittoria globale di Cesare sul Dio Trinitario. A dire il vero, questa prevaricazione era cominciata già con la sua radicale e terrificante impresa in corrispondenza – apparentemente – dello “slendore” del Rinascimento. Sotto il bello e il buono cova spesso l’anticipazione diabolica del nichilismo, soprattutto attualmente quello del modernismo.
E quando si è perduta l’origine del Vero, non si è più capaci di ritrovare la via della Savezza.
Ecco perché i nostri sedicenti leader intellettualoidi non sanno più prevedere né vedere.
Privati dell’infinita sapienza Trinitaria sono diventati, spesso sotto i nostri occhi ugualmente accecati, ignari e irragionevoli incoscienti dell’esistenza contemporanea.

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